Un anno al Furlo - Prima parte
Con l'istituzione della Riserva Naturale Statale della Gola del Furlo, la Provincia gestisce 3.600 ettari di boschi, prati e cime incontaminate.
È la terza area protetta della provincia e, con i suoi 3.600 ettari di boschi, pascoli e cime incontaminate, fa salire a 10.200 ettari la superficie del territorio di Pesaro e Urbino messo sotto tutela.
Accanto ai parchi regionali del San Bartolo (1.600 ettari) e del Sasso Simone e Simoncello (5.000 ettari), è stata di recente istituita la Riserva naturale statale del Furlo. Un autentico paradiso, attraversato dal fiume Candigliano che si insinua tra le imponenti pareti rocciose della Gola, dove la suggestione del paesaggio si unisce a una prodigiosa ricchezza naturalistica che vanta esemplari di flora e fauna davvero singolari. Basti pensare all'aquila reale, al falco pellegrino, al gufo reale, al picchio muraiolo, alla rondine montana, al rondone maggiore e al gracchio corallino. E poi al Furlo vivono lupi, caprioli, daini, cinghiali. La vegetazione che ricopre le cime del massiccio è costituita in prevalenza da querceti con roverella, carpino nero, orniello, acero, sorbo. Assai variegato anche l'habitat fluviale e ripariale, così come ricchissima è la vita che pullula nelle foreste, nei pascoli e nei cespuglieti.
Un serbatoio naturale da proteggere e valorizzare la cui gestione è stata affidata alla Provincia di Pesaro e Urbino. Una decisione assunta dal Ministero dell'Ambiente (sentiti gli enti interessati: Regione, le tre Comunità montane di Cagli, Fossombrone e Urbania, e i Comuni di Acqualagna, Cagli, Fermignano, Fossombrone e Urbino).
Per la gestione della riserva la Provincia può avvalersi anche dell'ufficio unico Sadaf (Servizio aree demaniali e aree forestali) creato dalle tre Comunità montane e con sede a Cagli.
L'istituzione della riserva rappresenta un riconoscimento delle peculiarità ambientali e naturalistiche della zona, già soggetta a numerosi vincoli, che comporta il vantaggio di offrire al territorio maggiori opportunità di tutela e salvaguardia, per esempio interventi di risanamento e restauro, in una programmazione unitaria, con finanziamenti certi che permetteranno di rendere meglio fruibile questo paradiso della nostra provincia. Dalla riserva derivano insomma non solo vantaggi economici per valorizzare tutta l'area (dalla flora, alla fauna, agli edifici rurali), ma anche una progettazione unitaria e maggiori controlli per la tutela dell'area.
Il Decreto Ministeriale prevede anche l'istituzione della Commissione di riserva. La Commissione è stata istituita con Decreto del Ministero dell'Ambiente (febbraio 2002) ed è formata da un esponente del Ministero dell'Ambiente, uno della Regione, uno della Provincia, uno per ogni Comunità montana e Comune interessato, un esponente delle associazioni ambientaliste e uno delle associazioni scientifiche.
E' in atto la predisposizione del Piano di Riserva che, dovrà prevedere gli interventi da realizzare per la tutela e la valorizzazione naturalistica, ambientale e urbanistica della zona e le modalità di gestione della Riserva medesima.
Fino all'entrata in vigore del Piano di gestione della Riserva, la disciplina di tutela dell'area protetta è regolamentata dall'art.6 del Decreto istitutivo
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