L’area archeologica di Halaesa Arconidea a Tusa (Messina)
Vi invito a visitare uno dei più bei siti siciliani di età ellenistico-romana.
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Tusa, c'è un teatro greco nell'area archeologica di Halaesa
Tusa, approvato il progetto per il sito archeologico di “Halaesa”
L'assessore regionale Tusa, in visita al parco archeologico di Halaesa
servizio su scavi alesa
servizio sugli scavi di Halaesa - Tusa trasmesso il 16 ottobre 2019
Scoperto il Teatro ad Halaesa Arconidea
Scavi archeologici a Tusa, Musumeci rassicura: “Regione finanziera prosecuzione campagna”
TeleOne, in Sicilia can.19 Digitale Terrestre.
La Regione Siciliana finanzierà la prosecuzione degli scavi archeologici nel sito di Halaesa Arconidea nel territorio di Tusa per iniziare a riportare alla luce il teatro antico scoperto l’anno scorso. Lo ha annunciato il governatore Nello Musumeci, che ieri ha compiuto un sopralluogo nel centro nebroideo del Messinese per conoscere lo stato dei luoghi.
“Metteremo subito a disposizione – ha evidenziato il presidente della Regione – un primo finanziamento di duecentomila euro. Il mio governo punta molto sulla tutela e valorizzazione dei reperi archeologici dell’Isola. Dobbiamo, da un lato, procedere con la campagna di scavi, dall’altro migliore la qualità dei servizi per rendere il sito più accessibile e attrattivo per i turisti. Ho trovato una grande dignità in questo luogo, soprattutto nell’antiquarium e ho voluto ringraziare il personale per l’impegno e la passione che mette nel proprio lavoro. Sono convinto che, tutti insieme, potremo trasformare il posto in un’area di grande richiamo”.
Ad accogliere Musumeci il neo direttore del Parco Salvatore Gueli, il vice presidente vicario della Commissione Cultura dell’Ars Pino Galluzzo, il sindaco e l’assessore alla Cultura di Tusa Luigi Miceli e Angelo Tudisca, oltre agli amministratori dei Comuni dell’hinterland.
L’ultima campagna di ricerche era stata avviata lo scorso 24 giugno. A condurla una missione italo-inglese presso l’area del Santuario di Apollo e una francese presso le tre aree dell’abitato dell’antica città.
Gli scavi, iniziati tre anni fa – a distanza di oltre sessanta da quella che portò alla luce una parte dell’agorà, il cuore politico-amministrativo ed economico, un’area sacra con i basamenti di due templi – sono divenuti ormai una consuetudine, per le università e per il territorio che accoglie i componenti delle missioni scientifiche. Si svolgono grazie alla concessione rilasciata dall’assessorato regionale dei Beni culturali, con la partecipazione del Parco archeologico di Tindari, della Soprintendenza peloritana e del Comune di Tusa. Tanti i dottorandi, archeologi specializzati e studenti degli atenei di Messina, di Oxford, di Amiens, di Poitiers, oltre che studiosi di altri atenei italiani e stranieri che hanno partecipato ai lavori.
Il Comune di Tusa ha fornito, come in passato, l’ospitalità a tutti i partecipanti confermando così l’interesse dell’amministrazione per lo sviluppo culturale del territorio. La missione archeologica italo-inglese è diretta dai professori Lorenzo Campagna e Jonathan Prag delle università di Messina e Oxford, quella francese da Michela Costanzi dell’università de Picardie Jule Vern. Il coordinamento scientifico delle attività è curato da Alessio Toscano Raffa del Cnr-Ibam di Catania.
GLI ULTIMI SCAVI
In particolare, in questa terza campagna di scavi è stato integralmente messo in luce un grande podio rettangolare di 46 metri x 18 e alto circa 4 metri, in parte gradonato e realizzato con blocchi squadrati e blocchetti di pietra locale. Ai piedi del podio si sviluppava un’elegante pavimentazione realizzata con laterizi, in alcuni punti molto ben conservata.
Le indagini hanno consentito di individuare anche la grande rampa di accesso che dalla “Via Sacra” della città, conduceva direttamente alla sommità del podio dove insistevano i principali edifici di culto del santuario.
Le attività del 2019 hanno provato l’esistenza di tre templi, orientati in senso Est-Ovest, posti uno di fianco all’altro e separati da dei corridoi che si raccordavano a delle scale laterali, molto ben conservate, di cui sono ancora visibili i gradini e i rivestimenti parietali dipinti.
Dei tre templi, quello centrale, è l’edificio più importante e grande del complesso (9 metri x 13). Conserva ancora parte della pavimentazione originaria con un mosaico a tessere bianche steso su una preparazione in cocciopesto e doveva presentare una cella con una fronte colonnata, caratterizzata da elaborate decorazioni architettoniche in pietra. Al suo interno è molto probabile che vi fossero delle statue, considerati i diversi frammenti recuperati nel corso dello scavo e il rinvenimento nell’area, negli anni ’50, di una statua raffigurante la dea Artemide, oggi conservata all’interno dell’Antiquarium del sito.
Gli scavi stratigrafici consentono di datare l’edificazione del complesso, seppure in forma preliminare, in età tardo-ellenistica, periodo in cui Halaesa è protagonista di un processo di monumentalizzazione che riguarda anche altri settori della città indagati dalla Soprintendenza di Messina e dalla missione francese.
I RESTI DEL SITO
Il Santuario di Apollo rappresenta l’area sacra più importante della città, posto sulla suggestiva Acropoli settentrionale che si affaccia sul Mar Tirreno e che controlla la foce e la vallata del fiume Aleso.
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