CASTELFRANCO DI SOPRA. LE BALZE DEL VALDARNO (AREZZO, ITALY)
Domenica 30 dicembre 2012: vedute delle Balze del Valdarno nella zona di Castelfranco di Sopra, provincia di Arezzo, Toscana, Italia. Le Balze del Valdarno, conosciute a Montevarchi anche come Smotte, sono un fenomeno geologico caratteristico costituito da sabbie, argille e ghiaie stratificate alte fino ad un centinaio di metri, di forme diversificate ed intercalate da profonde gole. Queste sono il risultato dell'erosione dei sedimenti pliocenici lacustri del Valdarno Superiore da parte degli agenti atmosferici e dei corsi d'acqua. Leonardo da Vinci osservandole comprese questi processi con qualche secolo di anticipo rispetto alle moderne teorie sull'erosione e sulla sedimentazione: ... questa valle (Valdarno di Sopra) riceveva sopra il suo fondo tutta la terra portata dall'acqua di quella intorbidita, la quale si vede ancora a' piedi del Pratomagno restare altissima, dove li fiumi l'han consumata e in fra essa terra si vede le profonde segature dei fiumi, che quivi son passati, li quali discendono dal gran monte di Pratomagno, nelle quali segature non si vede vestigio alcuno di nichi di terre marine. Il fondovalle del Valdarno come lo vediamo oggi è il risultato dei fenomeni geologici avvenuti dopo l'estinzione del Lago Pliocenico del Valdarno Superiore. Da questo momento in poi iniziò la fase erosiva che continua anche ai nostri giorni: il reticolo idrografico, formato da un fiume più grande nel fondovalle, l'Arno e da molti suoi torrenti trasversali più piccoli, ha iniziato a smantellare i sedimenti lacustri accumulati nelle varie epoche ed a trasportare questi ultimi più a valle. Il corso dell'Arno si è abbassato progressivamente dalla vecchia superficie di colmamento alla quota attuale, circa 150 metri più in basso. I sedimenti sono molto giovani e oppongono poca resistenza all'erosione: per questo si formano valli con pendii molto scoscesi. I sedimenti lacustri si presentano sempre con la stessa successione: più in basso quelli più fini (argille), depositati quando il lago era più profondo, più in alto i sedimenti grossolani (ciottoli), trasportati dagli immissari quando il lago lo era meno. Questa alternanza stratigrafica di terreni argillosi teneri sovrastati da terreni più resistenti (conglomerati ciottolosi) permette la formazione di pareti verticali. Il passaggio tra le due formazioni geologiche è netto e risulta facilmente visibile anche agli occhi meno esperti: la parte inferiore è costituita da limi argillosi e sabbiosi, gialli e grigiastri poco coerenti, la parte superiore invece da ciottoli arenacei tondeggianti, cementati e resistenti di colore marrone con presenza di orizzonti più rugginosi (paleosuoli), quando i vecchi sedimenti rimanevano all'asciutto.
Le Balze del Valdarno a Castelfranco di Sopra (Ar)
Il meraviglioso paesaggio dove si trovano le Balze del Valdarno tra Firenze ed Arezzo
CASTELFRANCO DI SOPRA (TOSCANA, ITALY)
Castelfranco di Sopra è un comune di 3.090 abitanti della provincia di Arezzo.
Si trova ai piedi del Pratomagno, lungo la strada provinciale Setteponti, a 45 km dal capoluogo. Situato lungo l'antico tracciato che collegava Arezzo a Fiesole, il territorio su cui oggi sorge Castelfranco di Sopra fu occupato in epoca preromana da un insediamento etrusco. Passato sotto il controllo di Roma intorno al III secolo, il territorio subì una intensa urbanizzazione, alimentata dalla costruzione della via consolare Cassia Vetus. Alla caduta dell'Impero Romano l'area finì sotto la dominazione longobarda, come attestato dai resti di strutture longobarde recentemente rinvenute nei pressi dell'antica Badia di Soffena, databili intorno all'825. Le prime testimonianze scritte riguardo a quest'ultima risalgono ai primi decenni del secondo millennio d.C. ed inquadrano la Badia di Soffena nel circuito culturale-religioso dei Monaci Vallombrosani. Pressappoco nello stesso periodo si attesta la presenza nell'area circostante la Badia del piccolo borgo di Casuberti. Fondato nel 1299 dalla Repubblica Fiorentina, Castelfranco di Sopra fu concepito come avamposto militare in funzione antiaretina, e come snodo commerciale per le tratte terrestri che collegavano il territorio della Repubblica all'aretino. Per popolare la Terra Nova, il borgo fu francato, cioè temporaneamente esentato dal pagamento dei tributi, attraendo così a sè numerosi popolani provenienti dalle comunità vicine. Nel giro di una cinquantina d'anni vennero costruiti la cinta muraria, la piazza ed i quartieri prospicienti ad essa. Nel XVII sec. il borgo conobbe un profondo rinnovamento della sua vita economica e sociale, che permise un aumento demografico sostenuto, prova del quale sono la costruzione di palazzi signorili quali Palazzo Renzi, e di strutture di vita comunitaria e religiosa quali l'Oratorio di San Filippo ed il Convento delle Agostiniane. Passata nel XIX sec. sotto l'amministrazione della Provincia di Arezzo, Castelfranco di Sopra subì la distruzione delle mura e dell'antica Loggia di Arnolfo di Cambio, l'architetto fiorentino che ne aveva curato la costruzione. All'ingresso del paese si trova la splendida torre del 1300, progettata da Arnolfo di Cambio. Nel 1996 Castelfranco ha festeggiato il settimo centenario della sua fondazione. È sede del Teatro intitolato a Wanda Capodaglio, famosa attrice di prosa che trascorse a Castelfranco gli ultimi anni della propria vita. Riprese realizzate venerdì 28 dicembre 2012, musica di Antonin Dvorak.
Tra le balze del Valdarno
Scopri i dettagli:
Aguzze piramidi di argilla, ghiaia e sabbia si staccano di colpo dal verde dei pascoli e dall’ombra delle valli.
Avvistarle è facile, seguendo uno dei sentieri tra le Balze che vanno da Castelfranco di Sopra verso il piccolo borgo di Piantravigne.
Tra pinnacoli e scarpate, queste formazioni geologiche di particolare suggestione e bellezza sono ciò che rimane del fondo del lago che, in un passato lontano, occupava l’intera area del Valdarno ai piedi del Pratomagno.
Basta mettersi in cammino per esplorare un mondo minerale fatto da infinite sfumature cromatiche, toccando con mano i risultati della lunga evoluzione geologica della zona in un paesaggio spettacolare.
CASTELFRANCO DI SOPRA (AREZZO, ITALY)
Castelfranco di Sopra è un comune di 3.090 abitanti della provincia di Arezzo.
Si trova ai piedi del Pratomagno, lungo la strada provinciale Setteponti, a 45 km dal capoluogo. Situato lungo l'antico tracciato che collegava Arezzo a Fiesole, il territorio su cui oggi sorge Castelfranco di Sopra fu occupato in epoca preromana da un insediamento etrusco. Passato sotto il controllo di Roma intorno al III secolo, il territorio subì una intensa urbanizzazione, alimentata dalla costruzione della via consolare Cassia Vetus. Alla caduta dell'Impero Romano l'area finì sotto la dominazione longobarda, come attestato dai resti di strutture longobarde recentemente rinvenute nei pressi dell'antica Badia di Soffena, databili intorno all'825. Le prime testimonianze scritte riguardo a quest'ultima risalgono ai primi decenni del secondo millennio d.C. ed inquadrano la Badia di Soffena nel circuito culturale-religioso dei Monaci Vallombrosani. Pressappoco nello stesso periodo si attesta la presenza nell'area circostante la Badia del piccolo borgo di Casuberti. Fondato nel 1299 dalla Repubblica Fiorentina, Castelfranco di Sopra fu concepito come avamposto militare in funzione antiaretina, e come snodo commerciale per le tratte terrestri che collegavano il territorio della Repubblica all'aretino. Per popolare la Terra Nova, il borgo fu francato, cioè temporaneamente esentato dal pagamento dei tributi, attraendo così a sè numerosi popolani provenienti dalle comunità vicine. Nel giro di una cinquantina d'anni vennero costruiti la cinta muraria, la piazza ed i quartieri prospicienti ad essa. Nel XVII sec. il borgo conobbe un profondo rinnovamento della sua vita economica e sociale, che permise un aumento demografico sostenuto, prova del quale sono la costruzione di palazzi signorili quali Palazzo Renzi, e di strutture di vita comunitaria e religiosa quali l'Oratorio di San Filippo ed il Convento delle Agostiniane. Passata nel XIX sec. sotto l'amministrazione della Provincia di Arezzo, Castelfranco di Sopra subì la distruzione delle mura e dell'antica Loggia di Arnolfo di Cambio, l'architetto fiorentino che ne aveva curato la costruzione. All'ingresso del paese si trova la splendida torre del 1300, progettata da Arnolfo di Cambio. Nel 1996 Castelfranco ha festeggiato il settimo centenario della sua fondazione. È sede del Teatro intitolato a Wanda Capodaglio, famosa attrice di prosa che trascorse a Castelfranco gli ultimi anni della propria vita.
CASTELFRANCO DI SOPRA E LA BADIA DI SOFFENA (AREZZO, ITALY)
Castelfranco di Sopra è un comune di 3.090 abitanti della provincia di Arezzo.
Si trova ai piedi del Pratomagno, lungo la strada provinciale Setteponti, a 45 km dal capoluogo. Situato lungo l'antico tracciato che collegava Arezzo a Fiesole, il territorio su cui oggi sorge Castelfranco di Sopra fu occupato in epoca preromana da un insediamento etrusco. Passato sotto il controllo di Roma intorno al III secolo, il territorio subì una intensa urbanizzazione, alimentata dalla costruzione della via consolare Cassia Vetus. Alla caduta dell'Impero Romano l'area finì sotto la dominazione longobarda, come attestato dai resti di strutture longobarde recentemente rinvenute nei pressi dell'antica Badia di Soffena, databili intorno all'825. Le prime testimonianze scritte riguardo a quest'ultima risalgono ai primi decenni del secondo millennio d.C. ed inquadrano la Badia di Soffena nel circuito culturale-religioso dei Monaci Vallombrosani. Pressappoco nello stesso periodo si attesta la presenza nell'area circostante la Badia del piccolo borgo di Casuberti. Fondato nel 1299 dalla Repubblica Fiorentina, Castelfranco di Sopra fu concepito come avamposto militare in funzione antiaretina, e come snodo commerciale per le tratte terrestri che collegavano il territorio della Repubblica all'aretino. Per popolare la Terra Nova, il borgo fu francato, cioè temporaneamente esentato dal pagamento dei tributi, attraendo così a sè numerosi popolani provenienti dalle comunità vicine. Nel giro di una cinquantina d'anni vennero costruiti la cinta muraria, la piazza ed i quartieri prospicienti ad essa. Nel XVII sec. il borgo conobbe un profondo rinnovamento della sua vita economica e sociale, che permise un aumento demografico sostenuto, prova del quale sono la costruzione di palazzi signorili quali Palazzo Renzi, e di strutture di vita comunitaria e religiosa quali l'Oratorio di San Filippo ed il Convento delle Agostiniane. Passata nel XIX sec. sotto l'amministrazione della Provincia di Arezzo, Castelfranco di Sopra subì la distruzione delle mura e dell'antica Loggia di Arnolfo di Cambio, l'architetto fiorentino che ne aveva curato la costruzione. All'ingresso del paese si trova la splendida torre del 1300, progettata da Arnolfo di Cambio. Nel 1996 Castelfranco ha festeggiato il settimo centenario della sua fondazione. È sede del Teatro intitolato a Wanda Capodaglio, famosa attrice di prosa che trascorse a Castelfranco gli ultimi anni della propria vita.
PIAN DI SCO' (AREZZO, ITALY)
Pian di Scò, provincia di Arezzo, Valdarno, Toscana, Italia. Questo Comune si estende per circa 18 kmq sulle pendici del Pratomagno, a circa 40 km. da Arezzo e da Firenze. Il territorio è diviso in due importanti centri: Pian di Scò capoluogo e la frazione di Faella. Esempio di incontaminato paesaggio toscano, spazia dai boschi di faggi alle colline terrazzate da ulivi, agli ordinati vitigni. Caratteristica paesaggistica unica è la presenza nella frazione di Faella di calanchi o balze, dai tipici riflessi rossastri, fenomeni erosivi dei Pliocene che hanno fatto affiorare resti fossili. L'origine del nome Pian di Scò è controversa: secondo alcuni deriverebbe da Pian di Resco (dal nome dei torrente che scorre vicino al Paese), secondo altri da Aesculus (quercia sacra a Giove). La storia di Pian di Scò coincide fino al 1800 con quella della Pieve Romanica di Santa María a Scò, che fu costruita sull'antica strada romana Cassia Vetus (attualmente strada provinciale dei Setteponti), intorno all'anno mille.
Castelfranco di Sopra
Circondata da una cinta muraria alta e merlata e da fossi e antifossi, si accedeva all'interno di Castelfranco da 4 porte con ponti levatoi sormontati da torri. Oggi percorrendo la direttrice principale della Terra Nuova, oggi via Arnolfo, si può ammirare il suggestivo scorcio della torre di Porta Campana, detta anche Fiorentina o dell'Orologio, o più comunemente Torre d'Arnolfo, che porta scolpito il giglio di Firenze e la data 1300, inizio della sua costruzione. Accanto alla torre, le mura cittadine conservano ancora un tratto del camminamento di ronda ed il cosiddetto vicolo lungo le mura.
Comune vecchio
Al centro dell'abitato sorge il Palazzo Comunale, edificato nei primi decenni del '300 e ampliato nel secolo successivo. La facciata è ornata dagli stemmi dei podestà e dei vicari e, nella parte alta, da un affresco settecentesco raffigurante San Filippo Neri, patrono del paese. Al piano terreno del palazzo, ora sede della Polizia Municipale, sono ubicate le antiche prigioni e una piccola cappella.
San Filippo Neri
Gli abitanti di Castelfranco sono sempre stati molto devoti a San Filippo Neri (1515 - 1595) che, da ragazzo, veniva a passare il periodo estivo nella casa paterna di Castelfranco. In suo onore fu così deciso di costruire la chiesa che ne porta il nome. Si presenta con un'elegante facciata barocca in pietra arenaria, mentre l'interno mostra pregevoli dipinti tra cui ricordiamo la Madonna con Bambino e San Giovannino, attribuita alla bottega di Andrea del Sarto e l'Estasi di San Filippo Neri, autografo di Matteo Rosselli, assieme alla volta a botte decorata dal montevarchino Marrubini.
Badia di Soffena
Complesso monastico costituito dalla chiesa, dal chiostro e dal convento, la Badia fu costruita alla fine del XIV secolo dai monaci vallombrosani su una preesistente struttura romanica dell'XI secolo. L'interno della chiesa, conserva pregevoli affreschi quattrocenteschi di maestri operanti nel Valdarno di cui ricordiamo una Madonna col Bambino di Paolo Schiavo e la pregevole Annunciazione di Giovanni di Ser Giovanni detto Lo Scheggia, fratello di Masaccio. Sulla destra possiamo ammirare il quattrocentesco chiostro circondato da archi sorretti da pilastri e il campanile con bifore nella cella campanaria dalla quale è possibile ammirare uno splendido panorama.
Le balze
Le balze rappresentano l'aspetto più spettacolare e singolare del paesaggio del Valdarno Superiore
Definita una Monument Valley in miniatura questo maestoso scenario naturale si è formato tre milioni di anni fa, quando si formò un lago intorno alle cui sponde vissero elefanti, ippopotami, rinoceronti, iene e tigri. Esso progressivamente fu colmato dai detriti delle rocce trascinati a valle dai torrenti che solcavano le pendici del Pratomagno e dei Monti del Chianti formando un altopiano, oggi intagliato da altissime pareti verticali chiamate appunto balze. Percorrere a piedi o a cavallo uno dei canyon che si insinuano fra le alte e scoscese pareti delle balze, ci troviamo immersi in un'atmosfera fiabesca e misteriosa.
Una cartolina da Castelfranco Pian di Scò
Alcuni degli scorsi più belli e suggestivi del Comune di Castelfranco Piand i Scò, un lembo di Valdarno appoggiato sui colli che portano al Pratomagno, un territorio ricco di olivi, vigneti e giaggioli, una terra da secoli abitata e modellata con sapienza dall'uomo e dove è possibile ammirare le particolari balze.
Riprese e moontaggio di Rossano Corsi.
Valdarno, Cartolina dalle Balze
Leonardo da Vinci osservando le balze del Valdarno capì questi processi con qualche secolo di anticipo rispetto alle teorie moderne sull'erosione e la sedimentazione:
«... questa valle (Valdarno di sopra) riceveva sopra il suo fondo tutta la terra portata dall'acqua di quella intorbidita, la quale si vede ancora a' piedi del Pratomagno restare altissima, dove li fiumi l'han consumata e in fra essa terra si vede le profonde segature dei fiumi, che quivi son passati, li quali discendono dal gran monte di Pratomagno, nelle quali segature non si vede vestigio alcuno di nichi di terre marine»
Stag. 1 Ep. 22 - Le balze del Valdarno e la preistoria
Grandi piccoli in gioco. Fabrizio e Raimondo entrano in contatto con il territorio delle Balze del Valdarno che mostrano le rimanenze collinari dopo l'estinzione del lago Pliocenico.
“La parte inferiore è costituita da limi argillosi e sabbiosi, gialli e grigiastri, poco coerenti. La parte superiore da ciottoli arenacei tondeggianti, cementati e resistenti di colore marrone, con presenza di orizzonti più rugginosi (paleosuoli) quando i vecchi sedimenti rimanevano all'asciutto.
Leonardo da Vinci osservando le balze del Valdarno capì questi processi con qualche secolo di anticipo rispetto alle teorie moderne sull'erosione e la sedimentazione:
« ... questa valle (Valdarno di sopra) riceveva sopra il suo fondo tutta la terra portata dall'acqua di quella intorbidita, la quale si vede ancora a' piedi del Pratomagno restare altissima, dove li fiumi l'han consumata e in fra essa terra si vede le profonde segature dei fiumi, che quivi son passati, li quali discendono dal gran monte di Pratomagno, nelle quali segature non si vede vestigio alcuno di nichi di terre marine » (Citazione da Wikipedia.org)
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Il Pratomagno. Dal Saltino Vallombrosa a Case Sant' Antonio.wmv
La Foresta di Sant'Antonio è compresa nella catena del Pratomagno, dorsale preappeninica che si allunga per circa 40 chilometri, dal Passo della Consuma, fino a sud di Talla e che limita a nord est il bacino della Valdarno superiore ed a sud ovest quello del Casentino, allungati parallelamente alla catena. Forma un semicerchio snodandosi lungo il bordo più alto del bacino del torrente Resco, nel comune di Reggello. È delimitata a nord dal crinale di Poggio Massa Nera (metri 1075 s.l.m.) che, con direzione nord est, si ricongiunge al crinale del Pratomagno.
La foresta segue, nel suo limite latitudinale, il crinale principale interessando il Poggio della Risala (m 1485 s.l.m.), la Croce del Cardeto (m 1356 s.l.m.), Il Poggio alla Cesta (m 1446 s.l.m.), il Varco di Reggello (m 1354 s.l.m.) poi, più a sud, se ne scosta e segue il crinale secondario di Poggio Castelluccio, a confine con il comune di Castelfranco di Sopra. Il suo limite inferiore presenta un andamento frastagliato, seguendo fossi e crinali, segnato da Pian della Farnia e Case Levane.
La morfologia è accidentata con ripide pendici, crinali marcati, balzi rocciosi e fossi profondi che confluiscono verso il torrente Resco, con i borri di Sant'Antonio, della Rota e della Stufa. L'altimetria media è compresa fra 950-1000 m s.l.m., con minimi intorno ai 600 m e massimi di 1490 m lungo il crinale principale.
Fra le balze del Valdarno
Un breve tour fra le balze del Valdarno Superiore, da Castelfranco di Sopra a Sammezzano, in una giornata di sole
L'URSEA ALLE BALZE DEL PRATOMAGNO
L'Ursea alle Balze del Pratomagno - Foto di Aldo Innocenti - ursea.it - Le Balze del Pratomagno sono il prodotto del modellamento di zone in cui si alternano terreni teneri (argilla e limi) e resistenti (conglomerati).
MONTE LORI / PRATOMAGNO (AREZZO, ITALY)
Passeggiata invernale del febbraio 2011 al Monte Lori (1363 m s.l.m.), Pratomagno, provincia di Arezzo, Toscana, Italia. Non è stato possibile percorrere il tratto finale causa neve e ghiaccio che hanno reso impraticabile la strada. Zone delle Comunità Montane del Casentino e Pratomagno, Varco dell'Anciolina (1140 m s.l.m.), Campeggio di Fonte allo Squarto, Carda, Badia S.Trinità e inquadrature finali del Valdarno e delle sue Balzeda Castelfranco di Sopra e Pian di Scò.
PIANTRAVIGNE (TERRANUOVA BRACCIOLINI, AREZZO, ITALY)
Piantravigne, frazione di Terranuova Bracciolini, provincia di Arezzo, Valdarno, Toscana, Italia. Sorge a 255 metri sul livello del mare e vi risiedono 138 abitanti. Caratteristico il circostante paesaggio delle Balze, che si sono formate dai sedimenti depositati da un lago nel Pliocene e nel Pleistocene, lungo circa 20 km, che occupava l'attuale Valdarno. Nel corso dei millenni, quando il lago si è ritirato, i suoi sedimenti sono stati sottoposti ad una continua azione di erosione da parte degli agenti atmosferici, che li hanno modellati fino ad assumere le affascinanti forme conosciute con il nome di Balze. Con i loro pinnacoli e guglie rocciose rappresentano un paesaggio caratteristico, ma poco conosciuto, del Valdarno, che merita di essere visto Anche Leonardo Da Vinci ne rimase affascinato e lo raffigurò in alcuni suoi dipinti, come nel paesaggio di sfondo alla Gioconda.
Le balze del Valdarno
La spettacolare cordigliera delle balze intorno al piccolo borgo di Persignano
MONTE PRATOMAGNO. TUNNEL DEL VARCO AI GIOGHI (AREZZO, ITALY)
Sabato 29 dicembre 2012: vedute del monte Pratomagno lungo l'itinerario Loro Ciuffenna, Trappola, tunnel del Varco ai Gioghi (1480 m.s.l.m. che collega il Valdarno al Casentino) ed Anciolina (933 m.s.l.m., frazione montana di Loro Ciuffenna), Arezzo, Valdarno, Toscana, Italia. Impraticabile causa neve il successivo tratto di strada fino alla croce del Pratomagno. Il Pratomagno è un gruppo montuoso che si innalza tra il Valdarno superiore e il Casentino a nord-ovest della città di Arezzo; interessa l'omonima provincia ed in piccola parte la sponda sud-orientale di quella di Firenze. La vetta più alta del massiccio montuoso raggiunge quota 1592 metri s.l.m. ed è denominata Croce di Pratomagno; altre cime elevate sono Poggio Masserecci (1548 metri s.l.m.) e il Monte Secchieta (1449 metri s.l.m.) che divide la provincia di Arezzo da quella di Firenze. La Croce del Pratomagno è un monumento che fu inaugurato il giorno di Ferragosto del 1928: si tratta di una grande croce modulare in ferro che domina tutto il massiccio ed è visibile anche da grande distanza. I territori comunali che si estendono sulle pendici del Pratomagno sono quelli di Montemignaio, Castel San Niccolò, Raggiolo, Ortignano, Castel Focognano, Talla, Loro Ciuffenna, Castelfranco di Sopra e Pian di Scò in provincia di Arezzo; Reggello, Pelago, Rufina e Londa in provincia di Firenze. Il massiccio montuoso è nettamente delimitato ad est, sud ed ovest dal fiume Arno. Sulla cima del Pratomagno si schiantò il trasvolatore australiano ed eroe della prima guerra mondiale Herbert John Louis Hinkler durante un tentativo di viaggio dall'Inghilterra all'Australia. Una lapide commemorativa ricorda il tragico evento avvenuto probabilmente l'8 gennaio 1933.
balze - Apple TV (2nd Gen.).m4v
Le Balze del Valdarno, sono un geotopo caratteristico, costituite da sabbie, argille e ghiaie stratificate, alte fino ad un centinaio di metri,di forme diversificate, intercalate da profonde gole. Queste sono il risultato dell'erosione dei sedimenti pliocenici lacustri del Valdarno Superiore da parte degli agenti atmosferici e dei corsi d'acqua.
(tratto da wikipedia)
Piandiscò
Pian di Scò, attraversato dalla Strada Setteponti, antica Cassia Vetus, si estende alla destra dell'Arno su una stretta fascia collinare, dal fondovalle fino al crinale del Pratomagno. L'abitato non ha origini urbane ben delimitate, ma si è sviluppato intorno ai numerosi frantoi e mulini costruiti lungo il fosso macinante: canale artificiale medievale le cui acque venivano sfruttata per produrre energia meccanica per alimentare le ruote a pale di macine e fucine.
Pieve santa Maria.
Sull' antica strada Setteponti, o Cassia Vetus, sorsero nell'XI secolo una serie di pievi a controllo politico e religioso del territorio tra cui l'imponente Pieve Santa Maria. Documentata già nel 1008, è stata edificata in due momenti diversi, visibili osservando il paramento murario della facciata e dell'abside. L'austero interno è suddiviso in tre navate sorrette da colonne con capitelli decorati con figure antropomorfe, animali ed elementi ve¬getali, simili a quelli della pieve di Gropina. Qui sono conservate alcune opere quat¬trocentesche tra cui un affresco raffigurante la Madonna col Bambino in trono, attribuito a Paolo Schiavo e la tavola con la commiserazione di Cristo tra i Santi Nicola e Francesco attribuito dopo il recente restauro all'ambito di Luberto da Montevarchi.
Casabiondo/ Simonti
Il territorio di Pian di Scò è costellato di piccoli borghi di origine medievale ancora ben conservati, dove sorgono cappelle, oratori e chiese che arricchiscono il suo patrimonio artistico, paesaggistico e naturale. Spicca tra questi l'Oratorio dell'Immacolata concezione a Casabiondo, realizzato, a fine Seicento, in uno stile architettonico unico nel suo genere nell'intero Valdarno, e Simonti con la piccola chiesa di Santo Stefano dove si possono ammirare due pregiatissime tele seicentesche di scuola fiorentina.
Faella/Balze
Faella, il cui borgo in epoca medievale si sviluppò attorno alla chiesa di Santa Maria, è la frazione più grande del comune di Pian di Scò. Il suo abitato, insieme a Vaggio e al Matassino è situato a 200 metri di dislivello rispetto al capoluogo e proprio questo ha conferito al suo paesaggio una nota singolare, le balze: un spettacolare fenomeno dovuto a secoli di erosione causato dal defluire delle acque del grande lago che in epoca pleistocenica copriva l'attuale Valdarno.