Sepino (CB)
Saepinum
Saepinum è un'area archeologica di epoca romana ubicata nella regione Molise, in provincia di Campobasso, e situata nella piana alle falde del Matese aperta sulla valle del fiume Tammaro. Il sito, localizzato lungo l'antichissimo tratturo Pescasseroli-Candela, sorge 3 km a nord dell'attuale borgo di Sepino, cinto da mura medievali e posto a circa 700 m s.l.m.. Una collocazione geografica certamente favorevole e strategica, perché posizionata in un'area di cruciale importanza economica, la piana di Boiano, su un nodo stradale che collegava già tra il IV ed il III sec. a.C. il Sannio Pentro con il territorio dei Peligni a nord e l’Irpinia a sud, con un agevole accesso sia in Campania sia in direzione della costa adriatica della Daunia, secondo importanti direttrici economiche, come risulta documentato dalla presenza consistente non solo di monete campane, ma anche epirote ed illiriche, che testimoniano i contatti tra il Sannio interno e le aree commerciali dell’Egeo. Tale vantaggiosa condizione favorirà un precoce sviluppo economico del centro sannitico, legato strettamente al sistema viario, e ne garantirà il benessere economico per lungo tempo.
Le taberne del castello Sepino
“Le Taberne del Castello-II ed.”
Percorso gastronomico nel suggestivo centro storico di Sepino
Proloco Sepino e Comune di Sepino presentano la seconda edizione di “Le Taberne del Castello”, un percorso gastronomico che si svolgerà attraverso i vicoli e gli angoli più affascinanti del centro matesino.
Con l'arrivo dei Normanni, a Sepino, venne edificato un vero castello: il Castellum Saepini. L'abitato era circondato da una cintura muraria a forma quasi ellittica, con quattro porte, munita di torri sulle quali spiccava il maniero.
Il castello fu distrutto in un disastroso terremoto nel 1805. Di esso restano tuttora conservate alcune torri e tre porte: la Porta Meridionale, la Porta Orientale, la Porta di Corte o Porta Borrelli..
L'intera area urbana sulla quale sorgeva il castello ha continuato ad essere identificata, appunto, con il toponimo “Castello” e rappresenta una delle zone più suggestive del paese.
Il “Castello” ospiterà, il 6 agosto 2016 dalle ore 20.00, Le Taberne, nelle quali sarà possibile degustare piatti tipici e bevande. Figuranti in costume medievale animeranno la serata.
A conclusione del percorso e della serata, in piazza N. Prisco sarà possibile assistere allo spettacolo A. D. 1116 – Parvula blandula fabula: echi dell’era di mezzo tra le mura del castello”(di A.Tammaro).
I partecipanti riceveranno, a ricordo, un bicchiere di terracotta..
Mailto. proloco.sepino@gmail.com
Saepinum (Sepino)
Saepinum è un'area archeologica di epoca romana ubicata nella regione Molise, in provincia di Campobasso, e situata nella piana alle falde del Matese aperta sulla valle del fiume Tammaro. Il sito, localizzato lungo l'antichissimo tratturo Pescasseroli-Candela, sorge 3 km a nord dell'attuale borgo di Sepino, cinto da mura medievali e posto a circa 700 m s.l.m.. Una collocazione geografica certamente favorevole e strategica, perché posizionata in un'area di cruciale importanza economica, la piana di Boiano, su un nodo stradale che collegava già tra il IV ed il III sec. a.C. il Sannio Pentro con il territorio dei Peligni a nord e l’Irpinia a sud, con un agevole accesso sia in Campania sia in direzione della costa adriatica della Daunia, secondo importanti direttrici economiche, come risulta documentato dalla presenza consistente non solo di monete campane, ma anche epirote ed illiriche, che testimoniano i contatti tra il Sannio interno e le aree commerciali dell’Egeo. Tale vantaggiosa condizione favorirà un precoce sviluppo economico del centro sannitico, legato strettamente al sistema viario, e ne garantirà il benessere economico per lungo tempo.
Dal 2010 l’area è stata oggetto di una serie di scavi archeologici che hanno riportato alla luce quasi integralmente la cinta muraria: tuttavia è stato possibile concentrare gli interventi esclusivamente sulle aree ormai acquisite al demanio dello Stato. Alcuni di questi interventi sono stati realizzati anche grazie ai finanziamenti provenienti dal gioco del lotto, in base al comma 83 della legge 662/96.
Nel 2017 il sito archeologico ha fatto registrare 20 305 visitatori. L'ingresso è gratuito ad esclusione del museo.
Drone Series @ Sepino - Altilia (CB) - Raffaele Pilla
Molise: da Bojano a Campobasso, Isernia, Termoli, Agnone (Storico documentario del 1992)
Tour documentario delle città più famose della regione, a partire da Bojano fino a Isernia, Termoli, Campobasso, Civitacampomarano, Castelmauro e Castelpetroso. Alcuni di questi borghi raccolgono veri e propri tesori, come il teatro sannitico di Pietrabbondante, e l'area archeologica di Altilia - Saepinum in zona Terravecchia di Sepino (CB), a testimonianza del glorioso passato italico-romano di questa regione.
TURISMO IN MOLISE - COSA VEDERE
ncrementarsi nei primi anni 2000. La regione possiede soprattutto vaste aree di verde incontaminato[senza fonte], nonché pianure, montagne e 35 km di costa. Il turismo marittimo è concentrato su Termoli e Campomarino, mentre il turismo di montagna riguarda specialmente l'attività sciistica presso Campitello Matese e Capracotta. Il turismo artistico e culturale riguarda le principali città di Campobasso e Isernia, ma molto visitato, specialmente dai turisti che viaggiano verso la Puglia, è il borgo medievale di Termoli, frequente meta di visite per il Duomo e il Castello Svevo. Campobasso è famosa per essere una cosiddetta città giardino, durante il risanamento di Gioacchino Murat, e per il borgo medievale con chiese storiche del romanico e con il Castello Monforte; Isernia è conosciuta per la Cattedrale, per la pregevole Fontana Fraterna, ma soprattutto per l'Homo Aeserniensis, datato 700.000 anni e risalente al Paleolitico; Larino è nota come la piccola Roma,[senza fonte] poiché custodisce l'Anfiteatro Romano, il Foro, le Terme e altri luoghi di interesse come i mosaici della Lupa, del Polpo, del Kantharos, del Leone.
Altri piccoli centri di interesse sono soprattutto Agnone, la cosiddetta Atene del Molise, per aver dato i natali a vari letterati e artisti, e per la presenza della storica fabbrica di campane della Fonderia Pontificia Marinelli e per la tradizione natalizia della Ndocciata, evento dedicato al fuoco che richiama molti visitatori; Frosolone, capitale meridionale della lavorazione artigiana di forbici e coltelli, tradizione con radici medievali nella lavorazione delle spade; Bojano, con il borgo medievale di Civita Superiore), Venafro (con il borgo rinascimentale in stile napoletano), Guglionesi, Pietrabbondante (resti archeologici), Pescolanciano, Sepino (con la famosa area archeologica romana di Altilia) e Capracotta. Del turismo artistico sono state riscoperte le testimonianze delle storiche abbazie di San Vincenzo al Volturno (Rocchetta a Volturno) e Santa Maria del Canneto (Roccavivara), testimonianza del romanico molisano, come anche la chiesa di Santa Maria Maggiore di Guglionesi e quelle di San Giorgio di Campobasso e Petrella Tifernina.
Il territorio è anche molto ricco di castelli e borghi fortificati, come Bagnoli del Trigno, Civitacampomarano, Agnone, Torella del Sannio, Lupara e Sant'Elia a Pianisi. Alcuni castelli come Castropignano e Civitacampomarano hanno conservato la forma originaria del XIII secolo circa, mentre molti altri sono stati trasformati in residenze signorili dai nobili napoletani, come il castello Pandone di Venafro, il castello D'Alessandro di Pescolanciano o il castello De Capoa di Gambatesa.
Per ultimo, di recente il Molise ha riscoperto il suo passato presto-romano, con varie campagne di scavi presso il territorio dell'antico Sannio, scoprendo vari villaggi e fortificazioni dei popoli Sanniti Pentri. Così attualmente sono rappresentativi il villaggio di Saepinum a Sepino e l'area sacra del Teatro di Bovianum Vetus a Pietrabbondante.
Altilia Saepinum (Sepino)
Saepinum è un'area archeologica di epoca romana ubicata nella regione Molise, in provincia di Campobasso.Dal 2010 l’area è stata oggetto di una serie di scavi archeologici che hanno riportato alla luce quasi integralmente la cinta muraria. Condividete il video con i vostri amici e iscrivetevi al canale. Continuate a seguirci anche su Facebook:
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Nell'antica Saepinum (CB)
Andiamo a fare due passi nell'antica città romana di Saepinum, sotto la quale sono state ritrovate vestigia sannitiche. Il Foro, la Basilica, le tabernae, il mercato, le terme, il quartiere residenziale, i templi, le fonti, tutto racchiuso entro 4 massicce porte e da mura in opera quasi reticolata. All'esterno, sorgevano due necropoli. Di particolare rilevanza, per l'ottimo stato di conservazione, il Teatro, attorno al quale, a semicerchio, si trovano ancora oggi le abitazioni che vennero addossate in epoca settecentesca. Su uno dei pilastri si trova incisa una Triplice Cinta. Della città è emerso soltanto il 30%, c'è dunque ancora molto da scoprire...
Cercepiccola (Campobasso, MOLISE - ITALY)
Cercepiccola (Cèrcë in abruzzese[2]) è un comune italiano di 659 abitanti della provincia di Campobasso, in Molise.
Si ipotizza che in epoca sannito-romana una “città dell'incontro” si estendesse sulle colline Padulatta, Filoseta, Veticaro, Piscine di Fabio, Padulo la Corte, Validea, Citerna e Vicende dell'Incontro. Tale ipotesi pare sia suffragata dal rinvenimento di alcuni reperti archeologici nei siti citati. La città, nata sul lato opposto del fiume Tammaro rispetto ad Altilia, pare fosse denominata Cornificia per via dei Sanniti Pentri, che apponevano corna sull'elmo e fregiavano di corni d'oro e d'argento i loro soldati. Con maggiore probabilità è da ritenersi che la città si chiamasse Celsa (o alta, elevata, sublime) dall'idea della montagna Universale che la sovrastava.
Nel 295 a.C. la celebre città di Sepino veniva espugnata dal console Lucio Papiro Cursore. Nello stesso periodo il generale di cavalleria, Fabio Rulliano, conquistò l'antica città di Celsa, alleata di Sepino. Fu probabilmente lo stesso Fabio che lasciò il nome alla contrada ancor oggi denominata “Piscine di Fabio” e “Citerna di Fabio”. Ad ogni modo è certo che nel 295 a.C., la città cadde nelle mani dei romani.
Vuole la tradizione che, durante la seconda guerra punica, gli abitanti dell'antica città, chiamati dai romani, si fossero recati a guerrigliare nelle Puglie e che i nemici, ne avessero approfittato per devastare l'intera regione. L'esercito sannitico-romano, comandato da Numerio Decimo, ebbe uno scontro con l'esercito di Annibale vicino alla città che in seguito a questo fatto venne denominata città dell'incontro. I superstiti si rifugiarono in parte sulla montagna più elevata, ove fondarono l'attuale paese di Cercemaggiore, ed in parte su una collina rocciosa più vicina (oggi Coste di S. Angelo) fondando l'attuale Cercepiccola. Della disfatta della città che diede origine ai due paesi, chiamati verso l'XI secolo “Quaercus Maior” e “Quaercus Minor”, si hanno solo congetture.
Nel periodo angioino compare il nome “Cerula Piccola”. Nel corso degli anni si è passati dalla dicitura “Cerza Piccola” a “Cercia Piccola”, sino alla denominazione attuale.
Durante il medioevo, Cercepiccola fu un feudo che passò, per vendite e successioni, a varie famiglie nobili fino ad arrivare ai Carafa che nel 1571 fecero costruire l'attuale Palazzo Ducale a pianta quadrangolare.
Adiacente ad esso sorge la chiesa parrocchiale intitolata al SS.mo Salvatore ricostruita nel 1950 unitamente alla torre campanaria risalente al Duecento.
Italia: Viaggio nella bellezza. Passaggio a Saepinum in Molise
“Tra le dissepolte, è questa in Italia la più romantica”, così Guido Piovene definiva Saepinum, il piccolo municipio romano nel cuore del Sannio che gli scavi avviati da Valerio Cianfarani nel secondo dopoguerra avevano progressivamente contribuito a riportare alla luce .”Un connubio di antichità morte e antichità vive“, dove la vita rurale, ancora alla fine degli anni settanta, continuava a scorrere tra le rovine monumentali dell’età imperiale. Tra il cardo e il decumano, tra il foro, la basilica e negli edifici settecenteschi sorti ad emiciclo sopra il teatro.
Un mondo a parte, sospeso nel tempo. Chiuso tra le mura turrite dotate di porte regali e aperto sulla valle del fiume Tammaro, distesa alle pendici del Massiccio del Matese. Sorto come posto di sosta per le greggi e i pastori lungo le vie della transumanza, Saepinum completa il processo di romanizzazione alla fine del primo secolo a. C, in età augustea.
L’abitato sannitico viene cancellato del tutto ma la città conserva, attraverso epoche e civiltà diverse, l’originaria funzione di luogo di passaggio tra gli scenari solitari e incontaminati del Molise.
(fonte
Places to see in ( Campobasso - Italy )
Places to see in ( Campobasso - Italy )
Campobasso is the capital of Molise region & Province of Campobasso. Campobasso is located in the high basin of the Biferno river, surrounded by Sannio and Matese mountains.
Campobasso has many nice places to see and visit, castles, churches, ancient palazzis, etc. In fact, it is the unknown side of Italy, out of the hordes of tourists hunting Italy's secrets.
Nuovo Museo Privinciale Sannitico; this museum gives a wide range of the first population in Molise, the Sanniti
Palazzo Pistilli; a museum of modern art
Palazzo Magno; a museum showing the history of the Army and of other curious things
Il museo civico di Baranello; a small museum that explains the traditions and arts of Molise
Castello di Capua a Gambatesa; a lovely palazzo that goes through medieval times with beautiful rooms
Il Museo di Arte sacra della Diocesi del Trivento; a museum that tells the history of the church in Molise, a must for lovers of History of rural Italy
Il Castello di Monforte; a must too if you're seeing Campobasso, a place to see and learn Medieval Molise
The borgo of Campobasso, a different place from Rome or Milan, small alleys and tall squeezed houses with little churches blending in the streets
There are lots of churches around the old borgo, it is half the fun to get lost there;
Cattedrale della SS. trinita
Chiesa di Sant'Antoinio Abate a Campobasso
( Campobasso - Italy ) is well know as a tourist destination because of the variety of places you can enjoy while you are visiting the city of Campobasso. Through a series of videos we will try to show you recommended places to visit in Campobasso - Italy
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Campobasso città. Italy in 4K
Riprese con Sony FDR AX33 4K-Editing con Pinnacle 19, della Città di Campobasso in Molise. Italy.
Luoghi Visitati
Panoramica a Nord con vista sulla città. Palazzo di Governo. Piazza Vittorio Emanuele II. Comune di Campobasso. Monumento San Giorgio. Corso Vittorio Emanuele II. Monumento ai Caduti di Tutte le Guerre. Piazzetta Palombo. Porta San Paolo. Vico Colonna. via Salita San Paolo. Porta Mancina. Porta Sant'Antonio Abate. via Sant'Antonio Abate. via Anselmo Chiarizia (scalinata Medievale). Museo Sannitico. Palazzo Pistilli. Chiesa San Bartolomeo. Torre Terzano. Chiesa San Giorgio. Santa Maria del Monte. Castello Monforte (Fortificazione con Vista sulla città).
Ringrazio della Visualizzazione.
SUMMER IN MOLISE - Albergo Diffuso BorgoTufi - FLAVOUR of ITALY
Borgo Tufi is an Historic town in Castel del Giudice in Molise. It has been trasformed and restored into an Albergo Diffuso.
TERMOLI ( Campobasso ) - La Citta' e i Tesori del Borgo Antico -
Termoli è un comune italiano di 33 562 abitanti della provincia di Campobasso in Molise.Per popolazione è il secondo della provincia e della regione dopo Campobasso. Si caratterizza per la presenza di un promontorio sul quale sorge l'antico borgo marinaro, delimitato da un muraglione che cade a picco sul mare. La città si estende oggi sulla costa e verso l'interno, ma il suo centro propulsore è il promontorio sul mare Adriatico, sede del caratteristico Borgo Antico, topograficamente diviso dal resto della città dalle mura di contenimento e dal castello.
La conferma
Sintesi sui mucchi di pietra che ho già trattato
RIVISONDOLI - Italy(Tonino Fiore)
Passeggiata a Rivisondoli- estate 2008
Festa Borgo Fornelli
Ha preso il via ieri a Fornelli la due giorni de “Le giornate al borgo” Migliaia le persone accorse, nell’incantevole centro storico, per assistere agli spettacoli all’insegna di storia, tradizione e folklore
La chiesa medievale di San Giorgio martire a Petrella Tifernina (Campobasso)
UN SERVIZIO STORICO RAI DEL 1988, documentario culturale sul Molise
Al centro della parte vecchia dell'abitato sorge un trittico architettonico di notevolissimo interesse storico ed artistico, meta di molti studiosi (ma ancor pochi turisti): tre monumenti incastonati l'uno nell'altro e di epoche differenti: un tempio bizantino, uno longobardo ed uno romanico.
Il Tempio di San Giorgio Martire è una delle più interessanti realizzazioni dell'architettura romanica nella regione. Iniziata la costruzione nel secolo XII, si protrasse con lentezza, per cui fu portata a termine solamente nel secolo XIII, in modo che tra l'esterno e l'interno la Chiesa rivela un diverso sviluppo artistico. Unico documento relativo alla datazione, conservato dall'edificio stesso, è l'iscrizione posta nella lunetta del portale principale.
Nella Biblioteca Apostolica Vaticana, inoltre, è conservata copia notarile di un documento datato 20 aprile 1241 dal quale si rileva l'ordine impartito da Federico II di inventariare i tesori delle Chiese della Diocesi di Boiano: tra le varie Chiese menzionate vi è quella di Petrella. Un vuoto storico di alcuni secoli, dovuto all'incendio che devastò la Chiesa nel 1627 distruggendo l'archivio parrocchiale, non ci permette di avere ulteriori notizie sino agli inizi del 1700.
Testimonianza di tale incendio restano 1e pareti annerite dalle fiamme, visibili nella parte superiore dell'entrata principale.
Con l'influsso dell'arte barocca, iniziarono a partire dal 1712 e sino al 1731, periodo in cui la Chiesa rimase chiusa al culto, tutta una serie di trasformazioni: si sostituì il pavimento in pietra con uno in mattoni, si sopraelevò il tetto, si ricoprirono le colonne ed i muri interni di intonaci e cornicioni e fregi di stucco nella volta a botte. Si riaprì e fu riconsacrata nel 1731; nel 1740 si costruirono diversi altari addossati alle pareti laterali e nelle absidi più piccole.
Da uno stato estimativo dei lavori urgenti da farsi per la ricostruzione delle volte e del tetto della Chiesa madre, eseguito in Campobasso il 28 agosto 1854 dall'Architetto Antonio Bellini si rileva: La Chiesa parrocchiale del comune di Petrella si compone di tre navate, l'una principale nel mezzo e di altre due più piccole lateralmente alla stessa, coverte con volte di pietra tufo, delle quali quelle di covertura della navata di mezzo trovasi tutta lesionata e cadente ....nonché restaurare le due scalinate nell'esterno e d'ingresso al tempio....
Nel biennio 1868/69 si provvide all'appalto ed all'esecuzione dei lavori di restauro. Nel novembre 1868 i lavori alla navata centrale erano già terminati: fu rifatta una volta a botte, formata da 132 cassettoni di metri 1,00 x 1,20 con cornice di listello tondino e 132 rosoni di gusto barocco. All'inizio del 1869 erano terminati anche quelli alle navate laterali. Fu inoltre costruito un nuovo cornicione archivoltato di coronamento di giro alle pareti della navata centrale, decorandolo di ornato di stucco di stile dorico; furono prolungati i fusti di fronte delle colonne sino al cornicione di coronamento e risistemati a livello tutti gli arcati delle pareti intermedie tra la nave di centro e le laterali.
Furono fabbricate in mattoni le scale di accesso all'organo e da allora la chiesa non subì più alcun restauro.
Nel 1901 la Chiesa di San Giorgio fu dichiarata Monumento nazionale e l'anno successivo ascritta tra gli edifici monumentali d'Italia.
Nel 1903 fu rifatto il pavimento a basole rettangolari e riempita di pietre la Cripta che serviva da sepoltura; l'anno successivo furono rimossi stucchi nell'interno e nelle colonne.
Nel 1933, a cura della Sopraintendenza ai Monumenti dell'Aquila, furono eseguiti altri restauri e fu tolto l'intonaco dato alle pareti interne; altri lavori si susseguirono negli anni successivi.
Nel 1954, causa la vetustà e gli eventi bellici che avevano reso pericolante l'edificio con il susseguirsi di alcuni crolli, la Chiesa fu chiusa al culto con ordinanza dell'8 maggio.
Radicali lavori di restauro iniziarono nel settembre 1954 con la demolizione delle sovrastrutture che durò oltre un mese; ripresi nel marzo 1955 furono portati a termine a fine anno e con una solenne cerimonia cui parteciparono Autorità religiose e civili il Tempio fu riaperto al culto il 26 dicembre.
Fu ricostruito ex?novo il tetto, furono riportate le antiche capriate scoperte alle volte, furono riaperte le antiche finestre?feritoie (tre nella nave di centro, due nelle absidi, quattro nella nave di sinistra ed una in quella di destra); furono liberate le absidi dagli edifici posticci che le opprimevano; sparirono gli altari laterali e la posticcia loggetta sorretta da due colonne in mattoni rivestite d'intonaco costruita in passato per sistemarvi l'organo.
Tutto l'insieme ripresenta ora unità stilistica, grazie anche a numerosi altri lavori effettuati negli ultimi anni per liberare la Chiesa dalle aggiunte dei secoli XVIII e seguenti.
MAUSOLEO DI CECILIA METELLA. VIA APPIA (ROMA, ITALY)
ZONA ARCHEOLOGICA DEL MAUSOLEO DI CECILIA METELLA.
TOMB OF CECILIA METELLA. ROMAN ARCHAEOLOGICAL ZONE.
Il Mausoleo di Cecilia Metella e il Castrum Caetani costituiscono un continuum archeologico che sorge a Roma poco prima del III miglio della via Appia Antica, subito dopo il complesso costituito dal circo, dalla villa e dal sepolcro di Valerio Romolo, figlio dell'imperatore Massenzio.
Di Cecilia Metella non si hanno notizie personali salvo che era figlia di Quinto Cecilio Metello Cretico e moglie di un Crasso, che si presume fosse il figlio di quel Marco Licinio Crasso (forse il questore di Cesare Marco) che nel 71 a.C. aveva represso la rivolta degli schiavi capeggiata da Spartaco e nel 60 a.C. aveva costituito il primo triumvirato con Cesare e Pompeo. La costruzione del mausoleo, come mostrano le scene di guerra che accompagnano l'epigrafe, era finalizzata a celebrare l'importanza della famiglia assai più che della dedicataria e viene datata alla seconda metà del I secolo a.C. Il monumento originario era costituito dall'edificio circolare, che ancora si erge installato su fondamenta quadrangolari di opera cementizia. Il tamburo che conteneva la camera funeraria del diametro di circa 30 metri e alto 39 con la merlatura era interamente rivestito di blocchi di travertino e terminava presumibilmente in una piccola cupola (non più esistente ma ancora testimoniata da un anello di blocchi di travertino e dall'indicazione “monumentum peczutum”, cioè monumento appuntito con cui veniva descritto nell'XI secolo). In alto al di sopra della tabula con il titulus correva un fregio di festoni floreali alternati a bucrani dai quali nacque il toponimo di Capo di Bove, che identificò la località a partire dal Medioevo. La stessa merlatura poi rifatta più alta nel medioevo era già presente nella struttura in travertino e ricordava gli antichi tumuli con il perimetro segnato da cippi. Alla camera sepolcrale (oggi di nuovo visitabile) si accede da un dromos nel basamento stesso; essa occupa l'intera altezza dell'edificio. L'arredo è andato completamente disperso come era inevitabile per un luogo così a lungo frequentato: di un sarcofago trasferito a Palazzo Farnese si disse che era quello di Cecilia Metella, ma il Nibby lo attribuiva più plausibilmente ad Annia Regilla, moglie di Erode Attico, il quale nel secolo successivo aveva acquisito vasti possedimenti in quella zona. Non è univoca la scelta della fonte di ispirazione per un monumento funebre circolare come il Mausoleo di Cecilia Metella: secondo alcuni studiosi i mausolei ellenistici, secondo altri le tholos etrusche. In ogni caso è interessante appurare il clima di restaurazione antiquaria che esisteva nella Roma del tardo I secolo a.C., tanto che si contano diversi esempi di architetture simili oltre i confini di Roma (a Sepino, Falerii, Gubbio, Pompei, Sarsina, ecc.) per tutta l'epoca giulio-claudia. In seguito il tamburo acquistò forme architettoniche sempre più complesse fino alla sintesi con i mausolei a naiskos (tempietto) e a guglia come nel mausoleo di Augusto (28 a.C.), quelli di Munazio Planco e Sempronio Atratino a Gaeta, nonché dei Plauzi Silvani, dei Servilii, dei Lucilii, ecc. In un documento del IX secolo il mausoleo è citato come monumentum quod vocatur ta canetri capita. La costruzione e i terreni circostanti erano già in possesso della Chiesa, ma la definitiva fortificazione dell'edificio a cavallo della via Appia e la sua integrazione in un vero e proprio castello fortificato avvennero alla fine del XIII secolo ad opera dei Caetani, la potente famiglia di Bonifacio VIII. Nel recinto furono incluse altre torri, un borgo e un'ampia chiesa intitolata a S.Nicola di Bari di cui oggi resta in piedi ben restaurata la sola struttura muraria. Il castello fu poi occupato dai Savelli, dagli Orsini, dai Colonna, dai Cenci e infine con le tenute circostanti giunse in mano ai Torlonia.
Galleria di immagini con fotografie scattate sabato 20 giugno 2015.
MAUSOLEO DI CECILIA METELLA. VIA APPIA (ROMA, ITALY)
ZONA ARCHEOLOGICA DEL MAUSOLEO DI CECILIA METELLA.
TOMB OF CECILIA METELLA. ROMAN ARCHAEOLOGICAL ZONE.
Il Mausoleo di Cecilia Metella e il Castrum Caetani costituiscono un continuum archeologico che sorge a Roma poco prima del III miglio della via Appia Antica, subito dopo il complesso costituito dal circo, dalla villa e dal sepolcro di Valerio Romolo, figlio dell'imperatore Massenzio.
Di Cecilia Metella non si hanno notizie personali salvo che era figlia di Quinto Cecilio Metello Cretico e moglie di un Crasso, che si presume fosse il figlio di quel Marco Licinio Crasso (forse il questore di Cesare Marco) che nel 71 a.C. aveva represso la rivolta degli schiavi capeggiata da Spartaco e nel 60 a.C. aveva costituito il primo triumvirato con Cesare e Pompeo. La costruzione del mausoleo, come mostrano le scene di guerra che accompagnano l'epigrafe, era finalizzata a celebrare l'importanza della famiglia assai più che della dedicataria e viene datata alla seconda metà del I secolo a.C. Il monumento originario era costituito dall'edificio circolare, che ancora si erge installato su fondamenta quadrangolari di opera cementizia. Il tamburo che conteneva la camera funeraria del diametro di circa 30 metri e alto 39 con la merlatura era interamente rivestito di blocchi di travertino e terminava presumibilmente in una piccola cupola (non più esistente ma ancora testimoniata da un anello di blocchi di travertino e dall'indicazione “monumentum peczutum”, cioè monumento appuntito con cui veniva descritto nell'XI secolo). In alto al di sopra della tabula con il titulus correva un fregio di festoni floreali alternati a bucrani dai quali nacque il toponimo di Capo di Bove, che identificò la località a partire dal Medioevo. La stessa merlatura poi rifatta più alta nel medioevo era già presente nella struttura in travertino e ricordava gli antichi tumuli con il perimetro segnato da cippi. Alla camera sepolcrale (oggi di nuovo visitabile) si accede da un dromos nel basamento stesso; essa occupa l'intera altezza dell'edificio. L'arredo è andato completamente disperso come era inevitabile per un luogo così a lungo frequentato: di un sarcofago trasferito a Palazzo Farnese si disse che era quello di Cecilia Metella, ma il Nibby lo attribuiva più plausibilmente ad Annia Regilla, moglie di Erode Attico, il quale nel secolo successivo aveva acquisito vasti possedimenti in quella zona. Non è univoca la scelta della fonte di ispirazione per un monumento funebre circolare come il Mausoleo di Cecilia Metella: secondo alcuni studiosi i mausolei ellenistici, secondo altri le tholos etrusche. In ogni caso è interessante appurare il clima di restaurazione antiquaria che esisteva nella Roma del tardo I secolo a.C., tanto che si contano diversi esempi di architetture simili oltre i confini di Roma (a Sepino, Falerii, Gubbio, Pompei, Sarsina, ecc.) per tutta l'epoca giulio-claudia. In seguito il tamburo acquistò forme architettoniche sempre più complesse fino alla sintesi con i mausolei a naiskos (tempietto) e a guglia come nel mausoleo di Augusto (28 a.C.), quelli di Munazio Planco e Sempronio Atratino a Gaeta, nonché dei Plauzi Silvani, dei Servilii, dei Lucilii, ecc. In un documento del IX secolo il mausoleo è citato come monumentum quod vocatur ta canetri capita. La costruzione e i terreni circostanti erano già in possesso della Chiesa, ma la definitiva fortificazione dell'edificio a cavallo della via Appia e la sua integrazione in un vero e proprio castello fortificato avvennero alla fine del XIII secolo ad opera dei Caetani, la potente famiglia di Bonifacio VIII. Nel recinto furono incluse altre torri, un borgo e un'ampia chiesa intitolata a S.Nicola di Bari di cui oggi resta in piedi ben restaurata la sola struttura muraria. Il castello fu poi occupato dai Savelli, dagli Orsini, dai Colonna, dai Cenci e infine con le tenute circostanti giunse in mano ai Torlonia.
Riprese video effettuate sabato 20 giugno 2015.