Scavi Ercolano - Casa del Salone Nero
La casa del Salone Nero è considerata una delle più lussuose di #Ercolano: al suo interno sono state ritrovate venti tavolette cerate, appartenenti a L. Venidius Ennychus, nelle quali erano riportate notizie come la sua eleggibilità ad #augustale, la nascita di sua figlia e l'acquisto di una schiava; da questo ritrovamento si suppone che Ennychus potesse essere o il proprietario o un liberto che si occupava della casa[4]. Così come il resto della città, la dimora venne seppellita sotto una colte di fango durante l' #eruzione del 79: le prime indagini iniziarono per volere dei Borbone nel XVIII secolo tramite cunicoli, mentre le esplorazioni a cielo aperto si ebbero nella prima metà del XX secolo, in particolare nel periodo compreso tra il 1933 e il 1948, anche se caratterizzate da lunghi periodi di stasi. Altre campagne di scavo si ebbero tra maggio e luglio del 1961 e negli anni settanta quando un gruppo di archeologi canadesi studiò la zona del peristilio.
La casa del Salone Nero ha una superficie di trecentonovantacinque metri quadrati ed è realizzata interamente in opus reticolatum, con l'aggiunta in alcune parti di opus incertum, mentre la pavimentazione è in #cocciopesto nella zona dell'atrio, talvolta con l'inserimento di tessere di mosaico bianco e pezzi di marmo a forma geometrica, ed a mosaico nel #peristilio e negli ambienti circostanti. L'ingresso alla casa avviene direttamente dal #decumano maggiore e si presenta con una cornice in tufo, una soglia in calcare bianco e resti di legno carbonizzato dell'architrave e degli stipiti della porta; le fauci conservano alle pareti affreschi in secondo stile.
L'atrio, con poche decorazioni pittoriche, ha al centro un impluvium rivestito con lastre di marmo bianco lunense, il quale era coperto da tegole angolari in cotto, di cui solo due ritrovate, e arricchito con un puteale in calcare bianco scanalato ai lati. Lungo il lato est dell'atrio si notano i resti di una porta con un architrave carbonizzato, la quale fu murata dopo che il vano venne ceduto alla vicina bottega e si aprono un cubicolo ed un'ala, priva di decorazioni, dov'è possibile notare l'incasso nel quale era posizionato il letto; lungo il lato ovest si aprono altri due cubicoli, entrambi intonacati in bianco con riquadri in rosso, in particolare uno adornato con disegni di elementi architettonici, sovrastato da un fregio con animali marini e navi, ed una cucina con banco in muratura e resti di una latrina e di un ammezzato. Sul lato sud che divide la zona d'ingresso dal resto della casa, si apre il corridoio, il tablino ed un oecus: il corridoio ha pareti con uno zoccolo tripartito dipinto in nero, con fasce bianche e arricchito da disegni di elementi vegetali, la zona centrale con pannelli in viola e un fregio con candelabri e maschere teatrali poste in lunette; il tablino, uno dei più grandi tra tutte le case di Ercolano, presenta un soffitto a cassettoni e alle pareti affreschi in quarto stile: zoccolatura in rosso, zona centrale tripartita con al centro un'edicola sovrastata da un timpano ed ai lati pannelli in nero e zona superiore con disegni di elementi vegetali; l'oecus, quasi interamente distrutto dall'eruzione e ricostruito durante gli scavi del XX secolo, ha un mosaico sulla soglia d'ingresso che tende a riprodurre un tappeto.
Ercolano - La Casa del Rilievo di Telefo
La casa del Rilievo di Telefo è una casa di epoca romana, sepolta durante l'eruzione del Vesuvio del 79 e riportata alla luce a seguito degli scavi archeologici dell'antica Ercolano: è così chiamata poiché al suo interno venne rinvenuto un altorilievo raffigurante il mito di Telefo.
Originariamente la casa del Rilievo di Telefo era unita con la casa della Gemma ed apparteneva con ogni probabilità a Marco Nonio Balbo:durante dei lavori di ristrutturazione, nel periodo augusteo, le due abitazioni vennero divise, assumendo l'aspetto definitivo; altri lavori di restauro si resero necessari a seguito dei danni provocati dal terremoto di Pompei del 62. Durante l'eruzione del Vesuvio del 79, così come il resto della città, anche la casa venne sepolta sotto una coltre di fango e fu riportata alla luce agli inizi del XX secolo a seguito degli scavi condotti da Amedeo Maiuri.
Con i suoi milleottocento metri quadrati, la casa è la seconda più grande di Ercolano dopo la casa dell'Albergo: sorge nei pressi delle Terme Suburbane a cui è collegata tramite un accesso privato, ha un impianto irregolare, frutto dei continui ampliamenti per avvicinarsi al mare, e strutturata su tre livelli. Superato il vestibolo, si accede all'atrio: dal tipico aspetto ellenistico, è molto simile ad un peristilio, con impluvium centrale in marmo, trasformato dopo il terremoto del 62 in un pluteo per accogliere piante e due colonnati laterali, utilizzati per reggere il piano superiore: le colonne sono realizzate in mattoni ricoperte di stucco rosso, mentre le pareti hanno affreschi in terzo stile di colore giallo, anche se per effetto dei gas sviluppatisi a seguito dell'eruzione sono diventati rossi, con decorazione di elementi architettonici; tra le colonne sono stati rinvenuti otto oscilla, ossia dischi in marmo sui quali sono raffigurati scene dionisiache. Sull'atrio si aprono una diaeta, all'interno della quale è stato rinvenuto un altorilievo, di cui oggi è possibile osservare una copia, raffigurante il mito di Telefo, un oecus, originariamente rivestito in marmo, l'accesso alla stalla, che gode anche di un ingresso direttamente dalla strada e il tablino, con pavimento a mosaico bianco e doppio bordo nero e pareti in stucco giallo. Un corridoio a rampa conduce al livello sottostante dove si trova il peristilio, porticato su tutti e quattro i lati con trentadue colonne in opera listata: circonda un giardino ed una piscina che conserva ancora l'intonaco di colore blu. Intorno al peristilio si aprono tre ambienti tutti pavimentati a mosaico ed al di sotto di questi, ancora da esplorare, si trovano altre stanze delle quali sono visibili solo i bordi decorati a stucco. Un altro corridoio porta ad una sorta di torre, caratterizzata da più livelli, dei quali i più bassi al momento dell'eruzione erano già in disuso poiché soggetti all'azione negativa del mare: esternamente la torre è decorata da semicolonne che sorreggono archi, mentre all'interno ogni piano è suddiviso in tre o quattro camere ed in particolare, ben conservati sono sia l'ultimo piano con pavimento in marmi policromi e pareti in cipollino e africano, sia quello sottostante che presenta marmi meno pregiati in opus sectile come pavimentazione e stucchi alle pareti in rosso e bianco che tendono a riprodurre la carta da parati.
All'interno della casa sono state ritrovate un gran numero di statue tutte di scuola neoattica, oltre ad un sigillo in bronzo appartenente con ogni probabilità ad un servo. Durante alcuni scavi condotti sulla spiaggia, dopo aver rimosso circa un metro di fango, sono venuti alla luce trenta metri quadrati di pezzi di legno non carbonizzato appartenenti all'abitazione: questi dovevano far parte del tetto ed hanno conservato la loro colorazione in azzurro e rosso, oltre a mostrare segni d'incastro tra loro.
POMPEI - Scavi e Villa dei Misteri - HD
© CLAUDIO MORTINI™◊
Dopo quasi due anni di restauri (2013-2015) e una chiusura al pubblico di tre mesi, ha riaperto al pubblico la Villa dei Misteri di Pompei, nota per gli affreschi ispirati al mito di Dioniso.
La Villa dei Misteri comprende oltre 70 ambienti per circa 3mila metri quadrati ed è un esempio di commistione tra villa d’otium, dal panorama unico, e villa rustica situata nella parte suburbana di Pompei. Appartenuta forse alla famiglia degli Istacidii, risale al II secolo a. C. con successive trasformazioni fino al momento dell’eruzione nel 79 d. C. Le decorazioni delle pareti si differenziano a seconda del periodo storico durante le quali sono state realizzate: il tablino è affrescato con pareti nere mentre nel ciclo pittorico del Salone dei Misteri è il rosso a prevalere.
“Le pitture che si trovano nel grande salone ora sono un unicum ma forse prima non era così – spiega l’archeologo Antonio Varone – Uno straordinario ciclo pittorico, una megalografia, con persone rappresentate a grandezza naturale, di un artista campano, con un’elevata qualità pittorica. In alcuni volti ci sono spinte ritrattistiche, anche se l’artista non creava ma copiava da modelli”. “Dietro c’è un grosso sforzo economico – sottolinea l’esperto – lo dimostra il cinabro, il colore rosso utilizzato, che ai quei tempi veniva importato dall’Oriente e quindi fornito dal committente dell’opera”.
Le origini della località sono davvero antichissime, tanto quanto quelle romane, infatti la Gens
Pompeia discendeva dal popolo degli Oschi, una delle prime popolazioni che occuparono la
penisola. Nella seconda metà del VII secolo a.C. nacque un insediamento primitivo, un
agglomerato di abitazioni raccolte nei pressi di un nodo commerciale importante, laddove si
intersecavano le vie provenienti da Cuma, Nola e Stabia.
Il traffico continuo lungo le strade comportò, insieme ai vantaggi economici, degli inconvenienti
da un punto di vista della sicurezza: ben presto arrivarono gli attacchi dei popoli confinanti,
primo fra tutti quello sferrato dalla colonia greca di Cuma tra il 525 e il 474 a.C. Ma
l’avvenimento davvero saliente della storia pompeiana, quello che ha reso famosa in tutto il
mondo la città della Campania, fu l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C, che rase gli edifici del
centro e sterminò gli abitanti impreparati
Non a caso nel 1997 l’UNESCO ha dichiarato Pompei Patrimonio Mondiale dell’Umnaità,
insieme alla vicina Ercolano e ai comuni limitrofi, tutti sepolti dalla lava e cristallizzati per
sempre.
Casa tipica di Ercolano
2 Novembre 2013
In giro per gli scavi di Ercolano!
Gli scavi archeologici di Ercolano hanno restituito i resti dell'antica città di Ercolano, seppellita sotto una coltre di ceneri, lapilli e fango durante l'eruzione del Vesuvio del 79, insieme a Pompei, Stabiae ed Oplonti.
Ritrovata casualmente a seguito degli scavi per la realizzazione di un pozzo nel 1709, le indagini archeologiche ad Ercolano cominciarono nel 1738 per protrarsi fino al 1765; riprese nel 1823, si interruppero nuovamente nel 1875, fino ad uno scavo sistematico promosso da Amedeo Maiuri a partire dal 1927: la maggior parte dei reperti rinvenuti sono ospitati al museo archeologico nazionale di Napoli, mentre è del 2008 la nascita del museo archeologico virtuale che mostra la città prima dell'eruzione del Vesuvio[1].
Il sito di Ercolano, gestito dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, viene visitato mediamente da trecentomila turisti ogni anno: nel 1997, insieme alla rovine di Pompei ed Oplonti, è entrato a far parte della lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO[2].
Scavi di Ercolano
Gli scavi archeologici di Ercolano hanno restituito i resti dell'antica città di Ercolano, seppellita sotto una coltre di ceneri, lapilli e fango durante l'eruzione del Vesuvio del 79, insieme a Pompei, Stabiae ed Oplonti.
Ritrovata casualmente a seguito degli scavi per la realizzazione di un pozzo nel 1709, le indagini archeologiche ad Ercolano cominciarono nel 1738 per protrarsi fino al 1765; riprese nel 1823, si interruppero nuovamente nel 1875, fino ad uno scavo sistematico promosso da Amedeo Maiuri a partire dal 1927: la maggior parte dei reperti rinvenuti sono ospitati al museo archeologico nazionale di Napoli, mentre è del 2008 la nascita del museo archeologico virtuale che mostra la città prima dell'eruzione del Vesuvio.
Il sito di Ercolano, gestito dalla Soprintendenza Pompei, viene visitato mediamente da trecentomila turisti ogni anno: nel 1997, insieme alle rovine di Pompei ed Oplonti, è entrato a far parte della lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Nel 2016 gli scavi hanno fatto registrare 437107 visitatori.
Places to see in ( Ercolano - Italy )
Places to see in ( Ercolano - Italy )
Ercolano is a town and comune in the Metropolitan City of Naples, Campania of Southern Italy. It lies at the western foot of Mount Vesuvius, on the Bay of Naples, just southeast of the city of Naples. The medieval town of Resina - read Resìna - was built on the volcanic material left by the eruption of Vesuvius (79 CE) that destroyed the ancient city of Herculaneum, from which the present name is derived. Ercolano is a resort and the starting point for excursions to the excavations of Herculaneum and for the ascent of Vesuvius by bus. The town also manufactures leather goods, buttons, glass, and the wine known as Lacryma Christi (Tears of Christ).
According to legend, Herculaneum was founded by Hercules, who was returning from one of his Twelve Labours. Historically, it was most likely founded by the Oscans, an Italic tribe of the 8th century BC, and later became part of both the Etruscan and Samnite dominions. Under the control of the Romans, the city was a renowned seaside resort where some of the richest Roman citizens spent their summer vacations. It was built according to the standard model of Hippodamus of Miletus with a grid of crossing Decumans and Cardos.
After the eruption of AD 79 the area was slowly re-populated and in AD 121 the old coast road from Naples to Nocera was probably in place. In the Basilica di Santa Maria a Pugliano are two early Christian marble sarcophagi from the 2nd and 4th centuries AD which give evidence of habitation on the site of the buried Herculaneum.
In 1418 Queen Joanna II of Naples conceded the Università (villages with local governments) of Torre del Greco, Resina, Portici and Cremano to her favourite Sergianni Caracciolo and later to Antonio Carafa. Since then, these villages belonged to the Carafa family and passed from hand to hand following the historical events of the family and the Kingdom and Vice Kingdom of Naples.
In 1709 Emmanuel Maurice, Duke of Elbeuf, while constructing his residence on the coast of Portici, heard of a man who had discovered ancient marbles and columns while digging a well in the nearby town of Resina. The duke bought his farm and started digging wells and galleries underground and excavated statues, columns and marbles that he used for his Portici residence, also giving them as precious gifts to his friends, relatives and monarchs around Europe.
The Archeological site of Herculaneum (in Italian: Scavi di Ercolano) is the area south of the town centre of modern Ercolano where the Roman town of Herculaneum has been excavated. The Basilica Pontificia of Santa Maria a Pugliano, in Piazza Pugliano, is the main church of Ercolano and the oldest in town and the area all around Mt. Vesuvius.
The Miglio d’Oro is the leg of Corso Resina ( the old Strada Regia per le Calabrie) in Ercolano from the Archeological Site of Herculaneum leading to Torre del Greco where are lined the largest, the finest and the most sumptuous villas designed by the best architects of that time and built in the 18th century by the noble families of the Kingdom of Naples around the Royal Palace of Portici. Villa Campolieto was built in 1755 and designed by Luigi Vanvitelli the architect of the Royal Palace of Caserta who enriched the original project of Mario Gioffredo.
Villa Favorita, also known as Real Villa della Favorita, was designed by architect Ferdinando Fuga in 1762 for the Principe di Jaci e di Campofiorito who bought and restored a pre-existent smaller building. Villa Aprile also known as Villa Riario Sforza after the first owner who built it in the second half of the 18th century. Other interesting and nice villas of the 18th century are: Villa Ruggiero, owned by Fondazione Ente per le Ville Vesuviane, Villa Durante, Villa Granito di Belmonte, Villa Signorini and the Town Hall although the last three are not lined on the Miglio d’Oro.
( Ercolano - Italy ) is well know as a tourist destination because of the variety of places you can enjoy while you are visiting Ercolano . Through a series of videos we will try to show you recommended places to visit in Ercolano - Italy
Join us for more :
Scavi Archeologici di Ercolano:2 parte- Cardo III Inferiore
Herculaneum Ruins: Better than Pompeii?
Herculaneum is the wealthier, smaller sister city to Pompeii. Its houses are bigger, mosaics are cooler, and the ruins are more intact. Explore Herculaneum with us to see everything in this beautiful seaside town, including some 2000-year-old wooden beams!
If you'd like to see our experience in Pompeii, watch this video:
Herculaneum is much smaller than Pompeii, and it's laid out on a grid with only seven blocks to explore, so it's easy to see everything. You can walk the entire length of the city in just a few minutes, but each block is packed with amazing houses and structures to explore, so you can see it all quickly or take your time wandering and looking at every little detail.
Herculaneum is also closer to Naples than Pompeii, making it a better choice for a quick day-trip if you want to see ruins but also want to spend time exploring Naples or eating pizza (see our video about the best pizza in Naples here:
We visited too many ruins to include them all in this list, but here are timestamps for some of the major highlights in Herculaneum:
0:28 - Casa del Salone Nero (House of the Black Hall)
1:01 - Sede degli Augustali (College of the Augustales) - with 2000-yr old wooden beams!!
1:45 - Herculaneum history: Mount Vesuvius eruption and how it was different from Pompeii
3:05 - Casa dei Cervi (House of the Deer) - with the drunken Hercules statue
3:50 - Casa del Bel Cortile (House of Beautiful Courtyard)
4:13 - Casa di Nettuno e Anfitrite (House of Neptune and Amphitrite)
4:28 - Casa Sannitica (Samnite House)
4:50 - Casa del Tramezzo di Legno (House of the Wooden Partition)
5:13 - Casa dell'Atrio a Mosaico (House of the Mosaic Atrium)
5:33 - Casa dello Scheletro (House of the Skeleton)
5:44 - Thermopolium (Hot food stand)
6:04 - Terme Maschili e Femminili (Men's and Women's Baths)
6:45 - Casa d'Argo (House of Argus)
7:05 - Casa dei Due Atri (House of the Double Atrium)
8:14 - Fornici (Shoreline Vaults) - where about 300 skeletons were found
8:55 - Visitor Center - with many artifacts and household goods from Herculaneum
9:48 - Herculaneum review and comparison to Pompeii
10:16 - The future of Herculaneum (they're still excavating!)
Thanks for watching! If you have any questions about visiting the Herculaneum Archaeological Park or Naples or traveling with a baby/toddler, ask us in the comments. We answer everything!
-Brian and Isa
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Music is royalty free from YouTube's Audio Library:
Ice Cream by Joey Pecoraro
Distance by Anno Domini Beats
Filmed on May 27, 2019 on a Canon G7X Mark II.
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Our Gear:
Check out all the gear we use, from cameras and tech to our awesome camping gear, here:
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I'm Brian and my wife is Isa. We travel A LOT. We're all about making memories and creating great experiences. We try to stay positive and optimistic and show you everything our perfect little planet has to offer.
Thanks so much for watching, liking, and commenting! We really appreciate you spending your time with us! We hope you have a great day and experience something new today!
Scavi di Ercolano | Archeologia
Puntata 1: Ercolano. Il nostro viaggio attraverso le meraviglie archeologiche campane inizia ad Ercolano, una delle sfortunate cittadine travolte dall'eruzione del Vesuvio del 79 d. C.
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ALTRI EPISODI:
- Scavi di Pompei:
- Templi di Paestum:
- Alberto Angela. I tre giorni di Pompei:
*Questo video documentario ha soltanto scopo divulgativo*
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POMPEI (Napoli, Campania, ITALY): pt 6
I quartieri di abitazione hanno reso vari tipi di case, da quello italico del 4°-3° sec. a.C. fino a quello romano del 1° sec. d.C. Le più antiche hanno l’atrio tuscanico e presentano facciate massicce e austere (Casa del Chirurgo). Nel 3° e 2° sec. a.C., sotto l’influsso ellenistico, la struttura delle abitazioni si fa più articolata (case del Fauno, del Labirinto, di Meleagro). Nel periodo imperiale la decorazione pittorica parietale delle case patrizie assume una maggiore ricercatezza, si riscontra grande cura nell’ornamentazione dei giardini, mentre dal punto di vista dell’architettura si nota la tendenza a frazionare le aree, a sopraelevare, a costruire ballatoi, avancorpi, tramezzi leggeri; si aggregano talvolta più case aprendo solo vani di passaggio (case dei Vettii, degli Amorini dorati, del Poeta tragico, di Lucrezio Frontone, del Menandro). Lungo la via dell’Abbondanza sono ben conservate oltre alle case molte botteghe.
All’edilizia urbana fa riscontro una fitta corona di ville situate nell’agro circostante. Le tipologie sono quanto mai diverse, passando dalle modeste fattorie alle grandiose dimore patrizie (ville di Cicerone, dei Misteri, di Boscoreale).
Per la pittura pompeiana si parla di 4 stili pompeiani. Il gusto decorativo passa da quello semplicemente strutturale di tradizione ellenistica del primo stile a quello architettonico del 1° sec. a.C. del secondo stile (quando per la prima volta si assiste all’introduzione dell’elemento paesaggistico), a quello più schematico ed egittizzante del terzo stile, fino a quello illusionistico, fantasioso ed esuberante del quarto stile. I soggetti sono attinti dal mondo mitico degli dei e degli eroi, dai poemi omerici e ciclici. Il già copioso repertorio di pavimentazioni musive si arricchì ulteriormente di marmi colorati a formelle geometriche (opus sectile). I templi, gli edifici pubblici e le case erano poi ampiamente ornati di statue marmoree e bronzee. A queste opere maggiori si affianca una gran quantità di statuette, piccole erme, gruppi di animali, ornamenti di fontane e giardini. Di notevole importanza è inoltre il vario arredamento delle case (letti, casseforti, candelabri, tripodi ecc.). L’altissimo numero di graffiti testimonia la notevole diffusione dell’uso della scrittura. Di grande importanza dal punto di vista giuridico, storico e paleografico sono anche le 127 tavolette cerate contenenti documenti privati di vario genere.
Un piccolo gruppo di tombe sannitiche (4°-3° sec. a.C.) è stato scoperto sulla via dei Sepolcri, e un altro di tombe preromane presso la porta di Stabia; ma quelle conservate sono soprattutto di età romana e attestano una notevole varietà tipologica (a sacello, a tempietto, a esedra ecc.), con tradizioni ellenistiche accanto a forme romane.
Scavi di Ercolano - Fornici e Terrazza Balbo
Nella primavera del 1980, i lavori diretti da #GiuseppeMaggi per sanare le #TermeSuburbane, costantemente invase dall'acqua che confliuiva alla base dei prodotti vulcanici, misero casualmente in luce un primo scheletro. Con il procedere dello scavo, i ritrovamenti di resti umani divennero sempre più frequenti. Gli archeologi si resero conto, non senza sorpresa, non essendo mai stata smentita dagli #scavi precedenti la confortante convinzione che la popolazione di Ercolano si fossa quasi tutta salvata, che le arcate di sostegno della terrazza dedicata a #NonioBalbo, così come la spiaggia, erano disseminate di scheletri.Le difficoltà nel fronteggiare il recupero, lo studio e la conservazione dei nuovi reperti, accresciute dal problema della falda d'acqua che invadeva l'area, spinsero Giuseppe Maggi a cercare collaborazioni esterne. Quella con la National Geographic Society sfociò, nel 1982, con l'arrivo di numerosi specialisti, tra i quali l'antropologa Sara Bisel, cui si deve il recupero e lo studio dei primi 148 resti umani.
Nonostante i lavori pubblicati da giornalisti, archeologi e vulcanologi coinvolti in quegli scavi segnassero una svolta decisiva nella ricostruzione della storia di #Ercolano e riportassero in auge un sito considerato minore rispetto a Pompei, i contrasti con quanti non gradivano la massiccia interferenza straniera, costrinsero Maggi ad abbandonare l'incarico nel 1984. Gli scavi ripresero nel 1986 con l'esplorazione di altri ambienti, ma senza più la spinta interdisciplinare e l'entusiasmo di prima.Oltre 250 scheletri umani furono trovati liberando dalle ceneri meno di 100 metri di spiaggia. Gli abitanti di Ercolano, nel disperato tentativo di salvarsi, si erano stipati nei fornici aperti verso il mare con una densità superiore a 3 persone per metro quadrato, in gruppi da 15 a 40 persone sotto ogni arcata. La più alta concentrazione di vittime era al coperto, sotte le volte, mentre alcuni corpi giacevano immediatamente all'esterno, con il capo rivolto verso le arcate.Quelli al coperto avevano in maggioranza la testa rivolta verso l'angolo Sud del locale. Dal momento che i fornici servivano presumibilmente per il ricovero delle barche, che non si sono trovate, si suppone che molti ercolanesi le abbiano utilizzate cercando di salvarsi via mare. Ma, dalla descrizione di #Plinio, sappiamo che il mare era in burrasca e anche questo tentativo di fuga deve essere stato vano.Diverse vittime apparivano ancora nella posizione in cui erano cadute, strette una all'altra o con le mani sul volto. La maggior parte giaceva su un fianco, altri a faccia in giù e pochi sdraiati sulla schiena. In alcuni ambienti vi era prevalenza di donne e bambini, spesso con lo scheletro femminile sopra quello del piccolo, in un ultimo abbraccio tra madre e figlio. Un cavallo emergeva in parte sopra gli scheletri umani, probabile segno di una morte più lenta.A differenza di #Pompei, a Ercolano si vedono scheletri perfettamente conservati. Le diverse circostanze della morte, pur avvenuta per la medesima causa, hanno inciso sulla preservazione dei corpi. A Pompei, molte vittime dell'eruzione giacevano a circa due metri e mezzo dal suolo, appoggiate sopra un poroso strato di pomici, isolati dall'umidità del terreno e coperti da soli due-tre metri di ceneri. L'acqua piovana non era trattenuta nello strato di ceneri, ma poteva scorrere nelle sottostanti pomici fino al primitivo livello del terreno. In queste condizioni, la cenere si è indurita intorno al corpo prima che i tessuti molli si decomponessero, formando la cavità che durante gli scavi viene riempita di gesso o altri materiali fluidi e permette di ricavare l'impronta del corpo.I fuggiaschi di Ercolano, al contrario, caddero direttamente sul suolo umido e furono poi coperti da decine di metri di ceneri. Mancando il drenaggio delle pomici sottostanti, i corpi si sono trovati avvolti da materiali che, trattenendo l'umidità e l'acqua piovana, rimasero soffici e plastici a lungo. I tessuti molli hanno così avuto modo di decomporsi e lo strato di ceneri, non completamente indurito, ha avvolto gradualmente e preservato le ossa degli scheletri.
Gli Scavi di Ercolano
Un breve viaggio indietro nel tempo.
Gli Scavi di Ercolano hanno restituito i resti dell'antica città di Ercolano, seppellita sotto una coltre di ceneri, lapilli e fango durante l'eruzione del #Vesuvio del 79, insieme a #Pompei, #Stabiae ed #Oplonti.
Ritrovata casualmente a seguito degli scavi per la realizzazione di un pozzo nel 1709, le indagini #archeologiche ad #Ercolano cominciarono nel 1738 per protrarsi fino al 1765; riprese nel 1823, si interruppero nuovamente nel 1875, fino ad uno scavo sistematico promosso da #AmedeoMaiuri a partire dal 1927: la maggior parte dei reperti rinvenuti sono ospitati al Museo archeologico nazionale di Napoli, mentre è del 2008 la nascita del MAV Museo Archeologico Virtuale che mostra la città prima dell' #eruzionedelVesuvio.
Il sito di Ercolano, gestito dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, viene visitato mediamente da trecentomila turisti ogni anno: nel 1997, insieme alle rovine di Pompei ed Oplonti, è entrato a far parte della lista dei #patrimonidellumanità dell' UNESCO.
Nel 2015 gli scavi hanno fatto registrare 352. 365 visitatori, risultando il ventesimo sito museale statale italiano più visitato, per un introito di 2.218.429,90.
Ercolano, secondo la leggenda narrata dagli Dionigi di Alicarnasso, venne fondata da #Ercole nel 1243 a.C.: con tutta probabilità invece fu fondata o da Osci nel XII secolo a.C, come scritto da Strabone, o dagli Etruschi tra il X ed l'VIII secolo a.C.. Venne conquistata dai Greci nel 479 a.C. e successivamente passò sotto l'influenza dei Sanniti, prima di essere conquistata dai Romani nell'89 a.C., a seguito della guerra sociale, diventando un municipio. La città divenne quindi un luogo residenziale per l'aristocrazia romana e visse il suo periodo di massimo splendore con il tribuno Marco Nonio Balbo, il quale l'abbellì e fece costruire nuovi edifici. In seguito fu colpita dal terremoto del 62 e poi completamente sepolta sotto una coltre di fango e materiali piroclastici alta dai dieci ai venticinque metri a seguito dell'eruzione del Vesuvio del 79: tale strato, col passare degli anni, si solidificò, formando un piano di roccia chiamato pappamonte, simile al tufo ma più tenero, che protesse i resti della città.
Scavi di Ercolano - Napoli
Visita guidata dell'Associazione Culturale Iterarte a Napoli ed agli scavi
di Ercolano ed Oplontis (Torre Annunziata) (24-25/03/2012).
Foto e montaggio: Edoardo Pone.
Musica: Trencitos de los Andes; Album: Overdrive; Titolo: Alturas.
REFERENZE
- A. Maiuri Sugli scavi di Ercolano (Documento storico. Durata: 00:02:09)
- SimSnr Scavi Ercolano (Buona spiegazione. Durata: 00:05:13)
-Labyrinthosvideo L'ultima scoperta di Ercolano (Durata: 00:05:13)
- Valoridinapoli Scavi archeologici di Ercolano (Durata: 00:01:26)
- CulturaNetWork
1/4 - Gli scavi di Ercolano (Pompei) 14 (Durata: 00:15:08)
2/4 - Gli scavi di Ercolano (Pompei) - (Durata: 00:01:05)
3/4 - Gli scavi di Ercolano (Pompei) (Durata: 00:14:22)
4/4 - Gli scavi di Ercolano (Pompei) (Durata: 00:08:56)
(I 4 video sono foto motion. Ottima spiegazione. Video mediocre)
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Visita agli Scavi di Ercolano
Visita agli scavi di Ercolano. Per altri eventi visita il sito web megarideart.com
Scavi archeologici di Ercolano
Gli scavi archeologici di Ercolano hanno restituito i resti dell'antica città di Ercolano, seppellita sotto una coltre di ceneri, lapilli e fango durante l'eruzione del Vesuvio del 79, insieme a Pompei, Stabiae ed Oplonti.
Ritrovata casualmente a seguito degli scavi per la realizzazione di un pozzo nel 1709, le indagini archeologiche ad Ercolano cominciarono nel 1738 per protrarsi fino al 1765; riprese nel 1823, si interruppero nuovamente nel 1875, fino ad uno scavo sistematico promosso da Amedeo Maiuri a partire dal 1927: la maggior parte dei reperti rinvenuti sono ospitati al museo archeologico nazionale di Napoli, mentre è del 2008 la nascita del museo archeologico virtuale che mostra la città prima dell'eruzione del Vesuvio.
Il sito di Ercolano, gestito dalla Soprintendenza Pompei, viene visitato mediamente da trecentomila turisti ogni anno: nel 1997, insieme alle rovine di Pompei ed Oplonti, è entrato a far parte della lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Scavi di Ercolano - giugno 2017 - Claudio Costanzi
Ercolano, completamente sepolta sotto una coltre di fango e materiali piroclastici alta dai dieci ai venticinque metri a seguito dell'eruzione del Vesuvio del 79. Tale strato, col passare degli anni, si solidificò, formando un piano di roccia chiamato pappamonte, simile al tufo ma più tenero, che protesse i resti della città. Il suo ritrovamento avvenne per caso nel 1709 da un contadino di nome Ambrogio Nocerino, detto Enzechetta, durante lo scavo di ampliamento di un pozzo per l'irrigazione del suo orto.
La Notte di Plinio agli Scavi archeologici di Ercolano
Da mercoledì 8 luglio a domenica 13 settembre 2015
Plinio si lascia sedurre dal mistero della natura. Dalla meraviglia del mondo. Una nube, in lontananza.
Segnali luminosi, che annunciano il pericolo. Va incontro alla catastrofe Plinio, per amore, per curiosità, bramosia del sapere. È giovane Plinio con i suoi anni e la sua forza quando il tempo si ferma e la morte avvolge tutto nel suo manto di silenzio, spegnendo le urla, le speranze di salvezza.
Gli ultimi istanti di Ercolano rivissuti attraverso un evento unico che utilizza i linguaggi del teatro, della divulgazione e del multimediale.
Le Domus Romane - Scavi di Ercolano Parte 1
Le Domus Romane - Introduzione Gita a Ercolano Parte 1
Scavi archeologici di Ercolano
Un luogo della memoria che, come affermava già Amedeo Maiuri, “va considerata come una città e non come una miniera di opere d'arte, una città minore e diversa da Pompei, ma non per questo meno importante, con la sua ,fisionomia urbanistica, con la sua civiltà e, quel che più importa con il suo volto umano.
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ERCOLANO ANTICA - OPLONTIS VILLA DI POPPEA - HD
© CLAUDIO MORTINI™◊
La città romana di Ercolano, distrutta e sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., fu riportata alle cronache della storia nel Settecento grazie alle esplorazioni borboniche.
Provvisto di mura modeste, il centro abitato fu costruito su un pianoro vulcanico a strapiombo sul mare posto ai piedi del Vesuvio, limitato sul lato orientale e su quello occidentale da due torrenti; due insenature fluviali vi costituivano approdi naturali e sicuri. Le dimensioni della città erano in realtà piuttosto modeste: è stato ipotizzato che la superficie complessiva racchiusa dalle mura fosse di circa 20 ettari, della quale sono ora visibili a cielo aperto circa 4,5 ettari, per una popolazione di circa 4000 abitanti.
Nonostante la storia plurisecolare, dunque, gli scavi hanno rimesso alla luce solo una parte della città antica, cosicché gran parte dell’antica Herculaneum rimane ancora sepolta sotto terra, custodendo tra l’altro tutta l’area forense, gli edifici sacri e civili con i loro preziosi arredi ed apparati decorativi.___________________________
Gli scavi di Oplontis si trovano al centro della moderna città di Torre Annunziata.
Il nome Oplontis è attestato unicamente nella Tabula Peutingeriana, copia medioevale di un'antica mappa relativa alle strade esistenti in Italia all'epoca dell'Impero Romano. In questa carta il toponimo Oplontis indica alcune strutture posizionate tra Pompei ed Ercolano.
Pertanto è stata attribuita ad Oplontis una serie di rinvenimenti archeologici, che in realtà sono relativi ad una zona suburbana di Pompei: una villa residenziale, la villa di Poppea ; una villa rustica attribuita a L. Crassius Tertius, nella quale, accanto a numerosi corpi di vittime dell'eruzione, è stata rinvenuta una notevole quantità di monete in oro e argento, assieme a numerosi pezzi di finissima oreficeria; una struttura termale, presso l' Oncino, sotto le attuali Terme Nunziante, attribuito da A. Maiuri al console M. Crassus Frugi.
Il monumento principale, unico visitabile, è la villa di Poppea inserita tra i beni che l'UNESCO ha definito Patrimonio dell'Umanità: grandiosa costruzione residenziale della metà del I secolo a.C., ampliata in età imperiale, era in corso di restauro al momento dell'eruzione.