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Castelvecchio di Rocca Barbena (Il tesoro di pietra )
Il tesoro di pietra (Castelvecchio di Rocca Barbena)
di Massimo Malco
In quell'enorme scrigno di tesori che è la provincia di Savona, nessuna fortezza, al
pari di Castelvecchio di Rocca Barbena presenta un così felice connubio tra
architettura ed ambiente.
L'eccezionale posizione geografica del borgo, costruito su uno sperone roccioso a
picco sulla val Neva da cui dipartono le direttrici per la val Bormida e l'alta val Tanaro,
ha fatto di Castelvecchio un punto strategico importante e conteso nei secoli.
Anticamente chiamato castrum Cohedani, in periodo alto-medievale era una
postazione bizantina antilongobarda. Nel XI secolo venne edificato il castello dai
marchesi di Clavesana, che nel 1248 fondarono anche il borgo di Zuccarello come
postazione divensiva contro il Comune di Albenga e dove vi eressero un nuovo
castello, da questo momento prese il nome di catrum Veteris ovvero Castelvecchio.
Nel 1287 il paese subì le incursioni di Giorgio II di Ceva che ne incendiò le case,
sebbene nel 1310 Enrico VII di Lussemburgo sceso in Italia per restaurare l'autorità
imperiale, confermò ai Clavesana il dominio su Castelvecchio e l'intera val Neva, le
lotte intestine proseguirono fino al 1320 quando nella sede pontifica di Avignone, alla
presenza di papa Giovanni XXII e Roberto D'Angiò riconfermarono nuovamente il
dominio ai Clavesana. Nel 1326 con un'abile politica matrimoniale i Terzieri del Finale
ne entrarono in possesso nella persona di Enrico IV Del Carretto, prozio della
bellissima Ilaria Del Carretto, le cui spoglie sono custodite nel Duomo di Lucca nella
tomba considerata il capolavoro di Jacopo della Quercia. Dal 1449 sino al 1672
Castelvecchio passò più volte dal dominio della Repubblica di Genova al controllo
sabauda fino al 1797 quando Castelvecchio, dopo essere stato conivolto nella prima
battaglia napoleonica di Loano del 1795, riconquistò la libertà. Il castello venne
acquistato dai marchesi del Carretto di Balestino nel 1844, in seguito nel 1879 dalla
famiglia locale Malco e nel 1997 da Isa ed Elio del Conte tuttora proprietari.
La posizione geografica di Castelvecchio, oltra alla sua densa storia ne ha
determinato anche l'articolazione urbana di tipo lineare il cui centro di maggiore
accrescimento è determinato dall'asse ideale costituito dal castello e dalla chiesa di N.
S. Assunta
Storicamente la chiesa oltre alle funzioni liturgiche, era sede dell'investitura dei
marchesi che qui giuravano al popolo protezione del paese ed il popolo fedeltà al
marchese.
Nel 1414 il popolo era talmente numeroso che la cerimonia di investitura del marchese
Pirro II Del Carretto dovette essere ripetuta per ben 3 volte.
La chiesa fu anche luogo di sepoltura dei marchesi fino al 1570 quando Porretta Doria
moglie di Filiberto I Del Carretto lasciò 500 scudi d'oro purchè non essere sepolta qui
poiché luogo troppo umido.
Tutte le XX lapidi sepolcrali vennero asportate nel XXXX quando venne rifatta la
pavimentazione.
La chiesa per adeguarsi ai canoni del Conciglio di Trento venne allungata e la
copertura a capriata sostituita con l'attuale volta terminata nel 1663.
Gli affreschi della volta furono coperti con la calce per questioni igieniche poichè la
chiesa venne utilzzata come ricovero dei malati di peste.
Di particolare bellezza e fine fattura è la statua della Madonna in marmo bianco di
Carrara portata fino ad Albenga via mare quindi a Zuccarello su un carro
e all'attuale sede grazie ai cittadini di Castelvecchio che la trascinaro con la forza delle
braccia per oltre 10 km di sentieri tortuosi...
Castelvecchio di Rocca Barbena
Il borgo fu anticamente un importante feudo dei marchesi di Clavesana, fondato da essi tra il XII e il XIII secolo. A partire da tale secolo perse una sostanziosa importanza feudale, a causa della fondazione del vicino feudo di Zuccarello che, eretto a sede di marchesato, inglobò il borgo di Castelvecchio.
Nel 1623 venne acquistato dalla famiglia Savoia, la quale fu costretta a cedere il borgo a favore della Repubblica di Genova, a seguito dell'assedio - dei soldati genovesi - del castello locale nel 1672. Il fatto costrinse la famiglia piemontese alla resa delle terre.
Nel 1746 l'esercito piemontese cercò di assediare il borgo e il castello durante la guerra di successione spagnola, ma invano.
Nel 1815 rientrò nei confini del Regno di Sardegna e nel 1861 nel Regno d'Italia.
Dal 1973 al 31 dicembre 2008 ha fatto parte della Comunità Montana.
Clavesana. Siamo Dolcetto
La corona, il cerchio, la chiave, la campana e il campanili, il dieci e la quadra piemontese: il segno distintivo di Clavesana è ricco di simbolismi. Nella corona di Clavesana sono i campanili eletti a rappresentare i dieci Comuni di Langa in cui vivono i Coviticoltori in Clavesana: Belvedere, Clavesana, Cigliè, Dogliani, Farigliano, Marsaglia, Monchiero, Murazzano, Piozzo, Rocca Cigliè. Le chiavi sono il simbolo del paesino di Clavesana: la porta delle Langhe. E sono dieci anche i Comuni ammessi Dogliani, la DOCG delle colline d'origine del Dolcetto.
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