TORELLA DEI LOMBARDI ( Avellino - Irpinia - Italy ) - IL CASTELLO CANDRIANO - Castle Candriano -
Sulla parte “alta” dell’antico insediamento medievale sorge un Castello di origine longobarda (X- XII sec.) che rinnovato in epoca normanno-sveva (XII-XIII sec.) ha subito ampie ristrutturazioni nel XIII- XIV secolo e nel XIV-XV. L’edificio fu nuovamente restaurato dopo il sisma del 1466, quando furono costruite le due torri cilindriche con base a scarpa, che incorporavano le precedenti torri quadrangolari. Nel XVI-XVII secolo fu realizzata la trasformazione in casa palaziata, ad opera della famiglia Caracciolo. Il castello, distrutto dal sisma del 23 novembre del 1980, è stasto ricostruito: attualmente è la sede del Municipio, di un museo antiquarium archeologico, dell’Associazione Sergio Leone e dell’ufficio turistico dell’Alta Irpinia. Il feudo di Torella e quello di Girifalco sono appartenuti originariamente alla famiglia Saraceno, la cui dinastia testimoniata dal 1151, perse tali territori per essersi schierata con Francesco I nella guera tra la Francia e la Spagna di Carlo V (1521-1529). Torella e Girifalco passarono, alla fine del conflitto, ad Alfonso della Rosa, che li cedette, per 31000 ducati, a Domizio Caracciolo. I Caracciolo acquisirono il titolo di principi di Torella nel 1638. Tra i Caracciolo di Torella va almeno menzionato Giuseppe III ( 1747-1808), uno dei protagonisti della rivoluzione Napoletana del 1799. Con la morte di Giuseppe V (1920), principe di Candriano si estinque la famiglia. Il titolo e il castello passarono al nipote Camillo Ruspoli, figlio della sorella Laura e di Emanuele Ruspoli. Il catello fu poi donato nel 1959 da Terry Margherita Blanc, vedova di Camillo, alla città di Torella. Ricerche archeologiche hanno reso possibile riconoscere le fasi di costruzione, trasformazione e impiego dell’edificio, permettendo di ricostruire aspetti della vita quotidiana testimoniati da manufatti d’uso domestico, residui dell’alimentazione, oggetti riguardanti alcune attuività produttive . La ricerca archeologica ha consentito: il rinvenimento di numerosi manufatti in ceramica da cucina e da mensa: la maggior parte risale al tardo medioevo e ai secoli XVI-XVIII., nonchè al periodo tra il XII- XV secolo. Al pentolame da fuoco (testi, bollitori , tegami e coperchi) si affiancano anfore, brocche, boccali, bacini, coppe e piatti. Legati alla stioria del castello sono i piatti con lo stemma dei Caracciolo, su fondo bianco. La classe ceramica documentata in percentuale maggiore rispetto alle altre è la smaltata monocroma bianca, versione economica delle maioliche a decorazione policroma. Gli scavi hanno restituito monete, oggetti in invetro (calici e bottiglie), in metallo (chiodi, pentole, ditali, coltelli, ferri da cavallo), in terracotta (fuseruole, pipe, biglie) e manufatti in pietra ( proietto, mortaio, frammenti scultorei e architettonici). N.B. la descrizione del castello e' tratta dal sito del Comune di Torella dei Lombardi.
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Avellino - Piccola Grande Italia
Capoluogo della omonima provincia campana, ha più di cinquantaseimila abitanti. Sorge in posizione leggermente sopraelevata sulla valle del Sabato, alle falde del Montevergine, nella conca Avellinese. E' medaglia d'oro al merito civile.
BISACCIA (Avellino-Irpinia-Italy ) - Castello Ducale - Museo Civico Archeologico - il Paese -
Bisaccia[Bi 'sa tʃ:ia], Vesazza in dialetto bisaccese) è un comune italiano di 4.044 abitanti della provincia di Avellino in Campania.Ha origini medioevali, sebbene scavi archeologici abbiano rivelato che il luogo era già abitato nel X secolo a.C..Il clima è molto rigido, a causa della sua altitudine (860 m sopra il livello del mare) e della forte continentalità presente su tutto l'altopiano irpino. I luoghi più caratteristici del paese sono il Convento, il Castello Ducale, la Cattedrale in piazza Duomo e la chiesa dei Morti..Bisaccia si trova in Provincia di Avellino ai confini con la Puglia e la Basilicata.Situata su una collina che si estende in verso nord-sud, definita in gergo geologico zatterone conglomerato roccioso con collante argilloso,Alla base dello zatterone torno torno a forma di cerchio, il terreno appare scavato da torrenti alimentati da sorgenti di acqua perenne e da acque piovane.
Il Castello ducale di Bisaccia è il castello federiciano di Bisaccia, paese in provincia di Avellino; si trova a pochi passi dalla cattedrale. Fu costruito dai Longobardi intorno alla seconda metà dell'VIII secolo. Distrutto dal sisma del 1198 il maniero fu ricostruito verso la fine del XIII secolo da Federico II di Svevia. Ai tempi di Federico II il feudo apparteneva a Riccardo di Bisaccia[2]. Nel XVI secolo fu trasformato in residenza signorile.Sul portone c'è lo stemma della famiglia Pignatelli d'Egurant che tenne il castello dalla fine del XVI agli inizi del XIX secolo. La struttura muraria è costituita da grossi ciottoli fluviali misti a blocchi di calcare squadrati e malta durissima. Nel castello sono presenti una cisterna con depuratore e tubi fittili, per il deflusso delle acque, una torre alta 12 metri e larga 8 metri e le rovine di una piccola chiesa absidata. Le stanze del castello sono 42.
La zona residenziale, dove soggiornava il feudatario, si trovava nell'Ala Sud.
Storicamente il castello di Bisaccia era uno strategicamente importante bastione di controllo, che faceva parte di una linea difensiva che aveva la funzione di proteggere i territori della Puglia occidentale e settentrionale. Questa linea di difesa, che correva lungo la via Appia e la Via Traiana e di cui facevano parte, oltre alla fortezza di Bisaccia, quella di Sant'Agata di Puglia e quella di Ariano Irpino, fu opera del catapano bizantino Basilio Boioanne, che la realizzò nel corso della sua riorganizzazione amministrativa della Capitanata occidentale. Il castello di Bisaccia in quell'epoca si chiamava castrum Byzacium o Byzantii ed era un avamposto difensivo bizantino.Verso la fine del 500' il castello di Bisaccia apparteneva a Giovan Battista Manso, amico del celebre poeta Torquato Tasso. Quest'ultimo, giunto a Napoli, si lasciò prendere dalla malinconia per le sue precarie condizioni di salute e per le ristretezze economiche a cui si aggiunsero le polemiche letterarie religiose sulla Gerusalemme liberata da parte dei pedanti. Fu così che accettò l'invito dell'amico G.B. Manso di accompagnarlo nel suo feudo di Bisaccia, dove poteva acchetarvi alcune discordie sorte tra quei suoi vassalli (cap. IV della Vita). A Bisaccia, dove si trattenne per il mese di ottobre e novembre 1588 il Tasso trovò grandissimo sollievo e, come si apprende da una lettera di Manso al principe di Conca, si diede alla caccia, mentre, quando le condizioni del tempo erano cattive, passava lunghe ore udendo suonare e cantare.. Il famoso critico letterario Francesco De Sanctis, che aveva visitato il castello di Bisaccia e ammirato il panorama da una finestra, scrisse: « E mi fermai in una [stanza] che aveva una vista infinita di selve e di monti e di nevi sotto un cielo grigio. Povero tasso! pensai; anche nella tua anima il cielo era fatto grigio. Che vale bella vista quando entro è scuro? » (Francesco De Sanctis)
Il Museo Civico di Bisaccia si sviluppa nell'ambito del piano terra del Castello Ducale e si articola in un percorso espositivo cronologico in senso orizzontale lungo il quale sono esposti i reperti in mostra, di proprietà statale, provenienti dagli scavi eseguiti sulla collina di Cimitero Vecchio. Obiettivo dell'esposizione è quello di ricostruire la storia di Bisaccia in età protostorica e arcaica attraverso i corredi delle numerose sepolture tombali scoperte nel noto sito archeologico irpino rendendola di facile acquisizione e comprensione ai visitatori. La grande quantità di materiali acquisiti in tanti anni di ricerche archeologiche ha portato alla scelta dei reperti più significativi dei corredi funebri di 30 tombe della prima e della seconda età del Ferro (fine IX-VII secolo a.C.) costituiti prevalentemente da manufatti ceramici e oggetti d'ornamento personale per la prima volta presentati, in forme definitive, al pubblico italiano.
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ROCCA SAN FELICE (Avellino-Irpinia-Italy) - il castello,il borgo medievale,la mefite,il paese -
Rocca San Felice è un comune italiano di 894 abitanti della provincia di Avellino in Campania.I momumenti e luoghi di interese sono il Castello,l'area archeologica della Valle d'Ansanto detta anche Mefite,la Chiesa di Santa Maria Maggiore,il borgo medievale,il Santuario di Santa Felicita.Un odore di uova marce preannuncia la presenza della Mefite. La strada che si percorre, anche se asfaltata, è antichissima: dalla gente del luogo viene chiamata ancora la Domizia, la Napoletanao, più modernamente, la via dei contrabbandieri, in quanto di qui passano coloro che vogliono raggiungere Napoli dalla Puglia, evitando la 303 e l'autostrada. Tra Rocca San Felice, Frigento e Villamaina, in contrada Santa Felicita, è ubicata quindi la Mefite o Mofeta della Valle di Ansanto. Ricordata da Virgilio (Eneide, libro VII, 568), che vi immaginò uno degli ingressi degli Inferi e da altri scrittori latini, consiste in un laghetto di circa 50 m di diametro nel quale l'acqua grigia e melmosa ribolle non per l'alta temperatura, ma per lo sprigionarsi violento di gas venefici. Intorno al laghetto vi sono altre piccole pozze, banchi di fango e pendii privi di vegetazione ricoperti da cristalli di gesso e zolfo; immediatamente al lato scorre un ruscello, noto come Vallone dei Bagni. Il sito Ampsanctus o Ansactus (oggi Valle d'Ansanto) venne celebrato da diversi autori latini, tra cui il celeberrimo poeta Virgilio nell'Eneide (VII Canto, Versi 563-565):
Est locus Italiae medio sub montibus altis,
nobilis et fama multis memoratus in oris,
Ampsancti valles...
Hic specus horrendum et saevi spiracula Ditis
Monstrantur, ruptoque ingens Acheronte vorago
Pestiferas aperit fauces.
Traducendo liberamente:
Esiste nell'Italia centrale un luogo ai piedi di alte montagne
conosciuto e famoso dovunque,
la valle d'Ansanto...
Qui un orrendo speco e gli spiragli di Dite
vengono mostrati, e una vasta voragine dove inizia l'Acheronte
che spalanca le fauci pestifere.
La descrizione della Mefite fatta millenni fa da Virgilio è attualissima: egli parla di specus orrendum e di pestiferas ... fauces, fornendo una descrizione fedele del sito.
Infatti, il centro delle Valle d'Ansanto è occupato da un'area pianeggiante arida e desolata dal colore grigiastro con chiazze gialle (zolfo), priva di vegetazione. Sotto ad un dirupo, si trova il laghetto detto Mefite, caratterizzato dai gas che provengono dal sottosuolo, che a contatto con l'acqua superficiale, la fanno ribollire, originando delle esalazioni gassose, rumorose e tossiche, in quanto ricche di anidride carbonica ed acido solforico. Vengono creati anche dei vortici e gorghi che inghiottono tutto ciò che vi si getta (per restituirlo, talvolta, dopo tempo totalmente disidratato, come tanti oggetti antichi).In alcuni momenti, avvicinarsi troppo è estremamente pericoloso, tanto l'aria sia pesante ed irrespirabile. Non a caso, purtroppo, si sono registrate diverse morti, sia di persone che di animali. Ciò spiega perchè coloro che vogliano avvicinarsi al luogo, possono evitare i gas mettendosi sopra vento. II laghetto, visitato ancora oggi da vari studiosi, ha un perimetro di circa 40 metri e una profondità non superiore ai due metri.
I rinvenimenti archeologici dimostrano che qui sorgeva il santuario della dea Mefite, il cui culto era diffuso in tutta l'Italia meridionale sin dal VI secolo a.C. Ad esso si sovrappose in seguito la devozione per Santa Felicita, venerata in una chiesa vicina. Vincenzo Maria Santoli, appassionato studioso della storia delle Mefite così scriveva: fermarsi in questi luoghi non è sicuro per gli uomini, specialmente se soffiano venti. Il luogo è stato da sempre frequentato da curiosi che talvolta sono quivi deceduti, come documentano sin dal XVII secolo i registri parrocchiali di Rocca San Felice. Risale al 21 agosto 1993 l'ultimo decesso di due geologi che hanno perso la vita ignorando la pericolosità del luogo. Nel 1820 il geologo Giovan Battista Brocchi dimostrò che gli effetti venefici erano dovuti all'anidride carbonica scrivendo: ho computato che l'altezza dello strato di gas acido carbonico sta nel maggiore bulicame di cinque palmi all'incirca (130 cm)... e la mofete è più energica ancora presso la ripa destra del contiguo torrente in luogo perciò chiamato vado mortale. La causa di morte è rappresentata quindi dai gas venefici provenienti dal sottosuolo, più pesanti dell'aria e, perciò, soggetti a ristagnare quando non ci sono venti o quando questi impediscono la loro dispersione.
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BISACCIA (Avellino-Irpinia-Italy ) - Torre,cortile del castello ducale e panorama del paese -
Il Castello ducale di Bisaccia è il castello federiciano di Bisaccia, paese in provincia di Avellino; si trova a pochi passi dalla cattedrale. Fu costruito dai Longobardi intorno alla seconda metà dell'VIII secolo. Distrutto dal sisma del 1198 il maniero fu ricostruito verso la fine del XIII secolo da Federico II di Svevia. Ai tempi di Federico II il feudo apparteneva a Riccardo di Bisaccia[2]. Nel XVI secolo fu trasformato in residenza signorile.Sul portone c'è lo stemma della famiglia Pignatelli d'Egurant che tenne il castello dalla fine del XVI agli inizi del XIX secolo. La struttura muraria è costituita da grossi ciottoli fluviali misti a blocchi di calcare squadrati e malta durissima. Nel castello sono presenti una cisterna con depuratore e tubi fittili, per il deflusso delle acque, una torre alta 12 metri e larga 8 metri e le rovine di una piccola chiesa absidata. Le stanze del castello sono 42.
La zona residenziale, dove soggiornava il feudatario, si trovava nell'Ala Sud.
Storicamente il castello di Bisaccia era uno strategicamente importante bastione di controllo, che faceva parte di una linea difensiva che aveva la funzione di proteggere i territori della Puglia occidentale e settentrionale. Questa linea di difesa, che correva lungo la via Appia e la Via Traiana e di cui facevano parte, oltre alla fortezza di Bisaccia, quella di Sant'Agata di Puglia e quella di Ariano Irpino, fu opera del catapano bizantino Basilio Boioanne, che la realizzò nel corso della sua riorganizzazione amministrativa della Capitanata occidentale. Il castello di Bisaccia in quell'epoca si chiamava castrum Byzacium o Byzantii ed era un avamposto difensivo bizantino.Verso la fine del 500' il castello di Bisaccia apparteneva a Giovan Battista Manso, amico del celebre poeta Torquato Tasso. Quest'ultimo, giunto a Napoli, si lasciò prendere dalla malinconia per le sue precarie condizioni di salute e per le ristretezze economiche a cui si aggiunsero le polemiche letterarie religiose sulla Gerusalemme liberata da parte dei pedanti. Fu così che accettò l'invito dell'amico G.B. Manso di accompagnarlo nel suo feudo di Bisaccia, dove poteva acchetarvi alcune discordie sorte tra quei suoi vassalli (cap. IV della Vita). A Bisaccia, dove si trattenne per il mese di ottobre e novembre 1588 il Tasso trovò grandissimo sollievo e, come si apprende da una lettera di Manso al principe di Conca, si diede alla caccia, mentre, quando le condizioni del tempo erano cattive, passava lunghe ore udendo suonare e cantare.E poiché il Tasso credeva nell'esistenza degli spiriti, il conte di Bisaccia lo persuase di averne a familiare uno; questo spirito amoroso come racconta il Tasso nel dialogo Il messaggero, che lo visitava nei suoi sogni, gli appariva sotto la figura di un giovanetto dagli occhi azzurri, simili a quelli che Omero alla dea d'Atene attribuisce.La permanenza del Tasso a Bisaccia è ricordata in un dipinto di Bernardo Celentano e nei versi di una poesia di Luigi Conforti; e Armando Ciollaro, in un articolo pubblicato sul Roma, propose che i già citati versi venissero scritti sulla facciata del castello. Il famoso critico letterario Francesco De Sanctis, che aveva visitato il castello di Bisaccia e ammirato il panorama da una finestra, scrisse: « E mi fermai in una [stanza] che aveva una vista infinita di selve e di monti e di nevi sotto un cielo grigio. Povero tasso! pensai; anche nella tua anima il cielo era fatto grigio. Che vale bella vista quando entro è scuro? » (Francesco De Sanctis)
VOLTURARA IRPINA (Avellino-Italy) - Vista Panoramica- il Castello - il Paese -
Volturara si trova in Campania,sull'appennino Meridionale, alle pendici di uno dei monti più significativi della catena montuosa, il Terminio con i suoi 1806 metri di altezza. L'abitato di Volturara Irpina è disteso al margine sud occidentale della conca denominata Piana del Dragone, tra le pendici di due straordinari montagne, il Faggeto e il Costa. L'abitato si erge a 700 metri di altezza s.l.m., ed è circondato da campi coltivati. Si presenta oggi come un grazioso paese incastonato nei verdi monti dei Picentini. Nel territorio sono presenti le famose Bocche del Dragone interessanti e suggestive grotte carsiche, inghiottitoio naturale dei ghiacciai invernali, a formare delle sorgenti sotterranee che alimentano l'acquedotto di Cassano e da qui tutto il mezzogiorno d'Italia. Il Comune, centro della Comunità Montana Terminio Cervialto, dista 18 km dall'autostrada Napoli-Bari con uscita al casello di Avellino est, con cui è collegata da una moderna superstrada, l'Ofantina Bis. Dal territorio comunale, partono due tra le più belle strade panoramiche dell'Irpinia: quella che va a S. Stefano del Sole e quella che porta al Piano di Lagarelle (1477 m.) in prossimità della località Acqua delle Logge. Altra strada di notevole interesse naturalistico e quella che conduce al territorio montano di Volturara, il Pianoro di Campolaspierto. In questa zona sono presenti un ristorante tipico e due maneggi turistici con cavalli, con la possibilità di misurarsi in fantastiche e avventurose escursioni sulla vetta del Terminio. La diffusa distesa calcarea fa assumere al nostro paese un notevole sviluppo idrografico carsico. L'acqua penetrando nei calcari fessurati, forma una rete sotterranea fitta ed intricata. I corsi di acqua, costretti a girare continuamente incavano sempre più i calcari e formano profonde gole. Tutte le fiumane sono alimentate dal monte Terminio e dai suoi contrafforti, condensatori di nubi su cui cadono abbondanti piogge. Dalla cima del Terminio lo spartiacque continua il suo corso per l'Acque delle Logge, il piano di Chiavolella, e attraverso la mulattiera che porta a Piedisava, s'innalza al monte Serrapullo e scende alla pianura di Bolofano per riversarsi sulla Piana del Dragone. Le zone idrofile più abbondanti sono quelle che abbracciano tutta la zona della Serra. Qui appaiono dei vari laghi sotterranei, ma a causa della scarsa pendenza, i laghi vanno scomparendo e le acque acquistano una maggiore profondità. E' opinione dei geologi che il monte S. angelo (San Michele), nei tempi remoti, si sia staccato dai contrafforti del Terminio e si sia incastrato tra i monti Maroia e Mortariello, proprio a causa delle abbondanti acque esistenti nel sottosuolo e per il terreno molto scivoloso per la sua conformazione tufacea. Le sorgenti che sgorgano dal Terminio nel nostro versante sono numerose. Quelle a monte prendono i nomi di: Acqua della Logge, Acqua degli Uccelli, Acqua dei Candraloni. Quelle che sgorgano più a valle invece sono: Acqua Mieroli, Tufara, Acqua di Za 'Maria, Acqua Nuci, fontana Santo Marco, fontana Vimmarola, Acqua re 'la Serra.Il bosco è molto ricco e rigoglioso soprattutto nelle alte quote, con la presenza del Faggio da circa 100 metri in su. Dai seicento in poi invece insiste l'albero del Castagno da frutto. Lo spettacolo che offre ai visitatori quest'ambiente certamente non si può considerare unico, ma certamente presenta caratteristiche inaspettate. Alberi di alto fusto e vegetazione rigogliosa nei pressi dei valloni. Gole, grotte carsiche, sorgenti, pianure che interrompono la vegetazione di montagna all'improvviso. I frutti del sottobosco presenti nel territorio come funghi, bacche, fragole, origano, timo, sono facili da incontrare e offrono spesso ristoro ai visitatori. Il panorama che offre la cima del Terminio, da cui possiamo vedere nelle giornate serene, il panorama dei due mari, e la consapevolezza di trovarsi in un preciso posto in Italia. Sono presenti anche svariati gruppi di cinghiali, volpi, e persino il lupo fa sporadiche apparizione nel suo spostamento per l'Appennino. Corvi reali, rapaci di svariate specie, il laghetto nella piana è in primavera sosta per uccelli migratori. Inoltre piccoli uccelli, merlo, pettirosso, picchi, usignoli, passeri, ecc. Un ambiente che esiste ed è parte importante del comprensorio del Parco regionale dei Monti Picentini.
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IL CASTELLO DEGLI IMPERIALE - SANT'ANGELO DEI LOMBARDI - ( Avellino - Irpinia - Italy ) -
Il Castello - Altro sito di particolare interesse è il Castello Longobardo, ai cui piedi si sviluppò il borgo medievale della città. Sorge sul colle più alto e si distingue per la sua imponenza. L'impianto originario della fortezza risale alla prima metà del X secolo. Modificato in età normanno-sveva, il fortilizio subì ulteriori mutamenti che lo trasformarono in dimora gentilizia. Le trasformazioni più sostanziali furono volute dai Caracciolo nel XVI secolo e dal principe Placido Imperiale nel 1768. Nella facciata si distinguono il cinquecentesco portale d’ingresso ed un’importante epigrafe di epoca classica. Il Castello fu adibito nel 1862 a tribunale e carcere. Recentemente i locali del Castello, opportunamente ristrutturati, hanno ospitato gli uffici della magistratura e l'archivio notarile. L'impianto attuale è a pianta quadrilatera con cortine murarie perimetrali lievemente scarpate. La struttura custodisce al suo interno reperti archeologici bizantini.
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Bisaccia ( Avellino) il Castello Ducale ed il centro storico
Bisaccia ( Avellino) il Castello Ducale ed il centro storico
Riprese e montaggio
Alessandro Solazzo 2015
BAGNOLI IRPINO (Avellino-Italy)-TOUR COMPLETO -Viaggio nei Paesi d'Irpinia- La gemma dell'Irpinia
Bagnoli Irpino è un comune italiano della provincia di Avellino in Campania. Il comune conta circa 3.300 abitanti e fa parte della regione storica del Sannio Hirpino, quando intorno all'anno 1000 a.C. i Sanniti Hirpini giunsero alle sorgenti del Calore sotto la guida dell'Hirpus (Lupo). Con la conquista del Sannio da parte dei romani e il suo smembramento, il paese rinasce nasce sotto il dominio dei Longobardi e del loro castello intorno all'anno 870. L'arrivo dei Normanni, intorno all'anno 1000, serve a ricomporre il paese, unendo tutti i suoi casali. Nel 1450 l'arrivo dei Cavaniglia, che comperano la contea di Montella, da nuovo impulso al paese non solo nell'artigianato, famosa la seta di Bagnoli, ma anche nelle arti. Oggi Bagnoli è noto per il lago Laceno, annesso nel suo territorio, per la produzione del Tartufo Nero di Bagnoli Irpino, e la Castagna di Montella.[3] Molto nota la sagra del tartufo e della castagna che avviene l'ultimo sabato e domenica di ottobre. Bagnoli Irpino nasce a ridosso dei Monti Picentini, non lontano da Montella. Le vette più alte che appartengono al territorio comunale sono il Monte Cervialto 1810 m, il Rajamagra ed il Monte Cervarolo. L'altopiano di Laceno è sito tra questi ultimi; sul piano sono presenti un lago di origine carsica, le Grotte del Caliendo e piccole sorgenti che alimentano l'acquedotto comunale.[4] Il bacino idrografico del Cervialto, invece, dà tutta l'acqua alle sorgenti di Caposele, di conseguenza all'acquedotto pugliese.
Evoluzione demografica
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La Storia Di Montemiletto (Avellino - Campania - Italy)
Montemiletto (Mons Militum in latino) è un comune italiano di 5 464 abitanti della provincia di Avellino in Campania. Posizionato sul rilievo montuoso che forma lo spartiacque tra le valli del Calore e del Sabato, nelle colline centrali dell'Irpinia. Dista dal capoluogo Avellino 20 km.
Il borgo ha avuto origine agli albori del Medioevo anche se la zona è stata frequentata fin dalla preistoria. Le prime notizie certe su Montemiletto risalgono al XII secolo. Fu feudo dei Della Leonessa e dei De Tocco fino al 1806.
Il centro storico del paese si sviluppa proprio attorno al Castello della Leonessa, situato in posizione dominante sulle colline irpine. La porta della terra è un antico arco adiacente al castello, una volta attraversato si giunge al rione definito in dialetto N'coppa a piazza, ossia Piazza Umberto I, dove si trova inoltre l'ingresso principale del castello.
Di rilievo è anche il Borgo Medievale, che si snoda lungo Via Regina Margherita e le numerose ruve, caratteristici vicoli in pietra.
La storia di Montemiletto è visibile anche nelle due chiese presenti nella cittadina, la chiesa madre di Santa Maria Assunta è situata lungo Via Regina Margherita ed è affiancata dalla torre campanaria, che risulta staccata dall'edificio della chiesa.
Ricca di dipinti e degna di nota è la chiesa di Sant'Anna, lungo Via Roma. La chiesa è adiacente all'attuale sede del Municipio, un tempo convento dei frati domenicani. Qui è tuttora presente un suggestivo chiostro dotato di portici e pozzo.
Il nuovo centro di aggregazione cittadino è divenuta Piazza IV Novembre, posta al di sotto del castello della Leonessa. La maggior parte delle attività economiche e commerciali di Montemiletto si trovano invece lungo il Viale degli Astronauti.
Molto suggestiva è anche la zona del paese denominata Torrecella, un vero e proprio terrazzo sulle colline dell'Irpinia, da cui si ammira un panorama mozzafiato sulle colline circostanti e la vista spazia fino ai rilievi del Sannio.
Cilentano.it vi porta al castello dei principi Grimaldi a Monteverde, Avellino
Il Castello di Monteverde si erge sulla cresta di un dosso in posizione dominante sulla valle attraversata dai fiumi dell'Ofanto e dell'Osento.
Fonti storiche fanno risalire le prime origini del Castello al IX secolo. Originariamente aveva una pianta trapezoidale con quattro torri cilindriche situate agli angoli della costruzione e fino agli inizi del secolo scorso un ponte levatoio, oggi scomparso. Nel corso dei secoli, con i normanni, gli svevi, gli angioini e gli aragonesi, il Castello ha subito notevoli cambiamenti che ne hanno trasformato la struttura originaria. Quasi interamente ricostruito dopo il disastroso terremoto del 1851, l'aspetto attuale è ancora quello tipico dell'architettura difensiva quattrocentesca del periodo aragonese. I signori del Castello furono numerosi e tra questi si ricorda la famiglia Orsini, nel 1532 il principe di Monaco Onorato Grimaldi, nel 1642 passò a Michele Sangermano e dal 1689 fino all'abolizione dei diritti feudali nel 1806, appartenne alla casata dei Caracciolo.
Il maniero ha avuto quindi sia la funzione di una fortezza e proteggere il territorio circostante dalle incursioni nemiche, sia la funzione di una residenza signorile delle famiglie aristocratiche che si sono avvicendate dal 1059 fino al 1932, anno in cui morì l'ultimo proprietario.
Castello Lancellotti a Lauro (Avellino)
Non ho visto tutti i castelli d'Italia, ma di sicuro questo è uno dei più bei castelli, forse a livello europeo.
Resti del castello di Rocca San Felice (Avellino) #RoccaSanFelice
Scopriamo le bellezze dell'Irpinia
Immagini dei resti del castello di Rocca San Felice (Avellino)
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MONTELLA ( Avellino - Irpinia - Italy ) - Tour dei tesori d'arte e paesaggistici - Paesi d'Irpinia -
Montella è un comune italiano di 8.013 abitanti della provincia di Avellino, in Campania, nella regione storica dell'Irpinia. La zona era abitata già nel periodo neolitico. Il paese nasce come villaggio sannita nel I millennio a.C., per poi diventare municipio romano, sede gastaldale e poi contea sotto i Longobardi.È nota per la produzione della Castagna di Montella, cui è riconosciuto il marchio IGP. l territorio, compreso nel Parco regionale Monti Picentini e prevalentemente montuoso, è rinomato per la bellezza del paesaggio. Montella fa parte della Comunità montana Terminio Cervialto, dal nome dei due monti alle piedi dei quali si sviluppa (il Terminio, che raggiunge quota 1.786 m s.l.m., e il Cervialto, 1.809 m s.l.m. . Numerosi i punti di osservazione panoramica: le Ripe della Falconara; il Pizzillo; il tratturo regio da Montella al Castello del Monte; la Foa sulla sommità del monte Sassetano che domina l'abitato.Il fiume Calore ha la sua sorgente nel comune di Montella. Importanti sono le valenze paesaggistiche, in particolare l'altopiano di Verteglia, vasto e ricoperto da faggi; tra le numerose grotte esistenti, la Grotta dei Cantraloni e la Grotta del Caprone
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BISACCIA (Avellino-Irpinia-Italy ) -Loggiato rinascimentale del castello e panorama del paese -
Verso la fine del 500' il castello di Bisaccia apparteneva a Giovan Battista Manso, amico del celebre poeta Torquato Tasso. Quest'ultimo, giunto a Napoli, si lasciò prendere dalla malinconia per le sue precarie condizioni di salute e per le ristretezze economiche a cui si aggiunsero le polemiche letterarie religiose sulla Gerusalemme liberata da parte dei pedanti. Fu così che accettò l'invito dell'amico G.B. Manso di accompagnarlo nel suo feudo di Bisaccia, dove poteva acchetarvi alcune discordie sorte tra quei suoi vassalli (cap. IV della Vita). A Bisaccia, dove si trattenne per il mese di ottobre e novembre 1588 il Tasso trovò grandissimo sollievo e, come si apprende da una lettera di Manso al principe di Conca, si diede alla caccia, mentre, quando le condizioni del tempo erano cattive, passava lunghe ore udendo suonare e cantare.
E poiché il Tasso credeva nell'esistenza degli spiriti, il conte di Bisaccia lo persuase di averne a familiare uno; questo spirito amoroso come racconta il Tasso nel dialogo Il messaggero, che lo visitava nei suoi sogni, gli appariva sotto la figura di un giovanetto dagli occhi azzurri, simili a quelli che Omero alla dea d'Atene attribuisce. La permanenza del Tasso a Bisaccia è ricordata in un dipinto di Bernardo Celentano e nei versi di una poesia di Luigi Conforti; e Armando Ciollaro, in un articolo pubblicato sul Roma, propose che i già citati versi venissero scritti sulla facciata del castello. Il famoso critico letterario Francesco De Sanctis, che aveva visitato il castello di Bisaccia e ammirato il panorama da una finestra, scrisse: « E mi fermai in una [stanza] che aveva una vista infinita di selve e di monti e di nevi sotto un cielo grigio. Povero tasso! pensai; anche nella tua anima il cielo era fatto grigio. Che vale bella vista quando entro è scuro? »
(Francesco De Sanctis)
ANDRETTA (Avellino-Irpinia-Italy) - Viaggio nei Paesi d'Irpinia - Travel in countries Irpinia -
Andretta e' un comune della provincia di Avellino, Campania, Italia. Piccolo centro dell'Alta irpinia,e' situata a 850 metri sul livello del mare, al margine meridionale dell'altopiano del Formicoso,su uno sperone roccioso da cui domina domina l'ampia vallata dell' Ofanto.Dista circa 70 km. da Avellino.
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AVELLINO ( Italy ) - IL CENTRO STORICO con DUOMO e CRIPTA ( long version ) - The Historic Center -
Avellino ( Irpinia ) -- Una passeggiata nel cuore della citta' capoluogo. il nostro giro nel centro storico,grembo della citta'.
La provincia di Avellino è una provincia italiana della Campania di 427 936 abitanti. Gran parte dei suoi comuni fanno parte della regione storico-geografica dell'Irpinia.
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BISACCIA (Avellino-Irpinia-Italy) - Vista panoramica con il castello ducale -
Bisaccia[Bi 'sa tʃ:ia], Vesazza in dialetto bisaccese) è un comune italiano di 4.044 abitanti della provincia di Avellino in Campania.Ha origini medioevali, sebbene scavi archeologici abbiano rivelato che il luogo era già abitato nel X secolo a.C..Il clima è molto rigido, a causa della sua altitudine (860 m sopra il livello del mare) e della forte continentalità presente su tutto l'altopiano irpino. I luoghi più caratteristici del paese sono il Convento, il Castello Ducale, la Cattedrale in piazza Duomo e la chiesa dei Morti.
A Bisaccia si parla il dialetto Bisaccese, dialetto che sta scomparendo. Il giornale di Bisaccia è La Torre che pubblica anche storielle antiche in dialetto, nella rubrica: Nu Cuntarieddro, cioè un racconto.Bisaccia si trova in Provincia di Avellino ai confini con la Puglia e la Basilicata.Situata su una collina che si estende in verso nord-sud, definita in gergo geologico zatterone conglomerato roccioso con collante argilloso, Bisaccia domina dal lato nord la vasta area del Calaggio. Lo zatterone su cui insiste il paese è incuneato nella zona Calli ed è rasentato a est come ad ovest da due avvallamenti argillosi: Vallone dei corvi e Vallone dei Ferrelli. Questi due valloni si sono formati nel tempo per lo scivolamento di masse di terreno argilloso composto da fango e detriti che hanno fatto scendere a valle, lungo il torrente Ischia, il terreno sovrastante.Alla base dello zatterone torno torno a forma di cerchio, il terreno appare scavato da torrenti alimentati da sorgenti di acqua perenne e da acque piovane.
GESUALDO (Avellino-Irpinia-Italy) - IL VOLO DELL'ANGELO - CRONISTORIA -
Dall'anno 1833,ogni ultima domenica di agosto avviene a Gesualdo una grande rappresentazione tra religione e folclore.Un Angelo impersonato da un bambino inizia il suo volo legato a una fune d'acciaio tesa fra la torre del Castello di Gesualdo e il campanile della Chiesa del SS.Rosario, ad un'altezza di 25 metri per un percorso lungo circa 100, scorrendo su carrucole fino ad incontrare un uomo che nelle vesti del Diavolo che troneggia da un palco simboleggiante la porta dell'inferno sistemato nella sottostante Piazza Neviera.Qui avviene la recita dell'Angelo e del Diavolo,le scene e i dialoghi evocano l'eterno scontro tra il bene ed il male .Poi La lotta si placa e il diavolo sconfitto ritorna all’inferno inveendo e minacciando, mentre l’angelo vincitore, nel tripudio generale riprende il suo volo fino al campanile.Una delle tante meraviglie da non perdere della nostra Irpinia .
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CASTELLO FEUDALE A CANALE IN PROV DI AVELLINO
COME SEMPRE ALLA RICERCA DI NUOVI CASTELLI
IO E IL MIO GRANDE AMICO GERARDO