L'intervento del Sindaco di Cariati durante la messa in Cattedrale
Il discorso commemorativo del Sindaco di Cariati, Filippo SERO, durante la messa nella Cattedrale di S.Michele Arcangelo nel Centro Storico (4 Novembre 2009).
SAN LEONARDO PATRONO DI CARIATI
6 Novembre 2008 - La comunità civile e religiosa di Cariati festeggia il suo Santo Patrono. Il Sindaco Avv. Filippo SERO consegna le chiavi della Città al Santo. Mons. Santo MARCIANO' celebra la santa messa nella Cattedrale di S.Michele Arcangelo nel Centro Storico.
Live stream di Parrocchia San Michele Arcangelo
CARIATI - Arrivo della reliquia di San Cataldo
Video.
na folla di fedeli si è radunata oggi a porta Pia, nel centro storico di Cariati, in occasione dell'arrivo, da Taranto, della reliquia di San Cataldo. Tra gli applausi, alla presenza Don Angelo Pisano e del Presidente del consiglio comunale Cataldo Minò, la reliquia è stata portata in processione verso la Cattedrale San Michele Arcangelo dove rimarrà fino a lunedì 4 maggio
San Cataldo, dal Duomo al molo
Taranto, 8 maggio 2019
Rombiolo e il suo tempo.mpg
documentari realizzato dall'amministrazione comunale 20042009 guidata dal sindaco Ferraro...
un bel lavoro fatto bene ma poteva essere arricchito... ci sono tanti altri posti che si potevano aggiungere... questa vuole essere una critica costruttiva...ad maiora semper.....
RIVELLO
RIVELLO
Nell'area sud-occidentale della Basilicata si colloca, in posizione panoramica splendida, sul crinale dei colli Motta, Serra e Poggio, Rivello uno dei paesi più suggestivi di tutta la regione.
A differenza di quanto si possa pensare, l'attuale borgo sorge di fronte il nucleo insediativo originario che si era sviluppato alcuni secoli prima sulla collina di Serra Città. Quest'ultimo, dice la leggenda, sarebbe scomparso a causa di un'invasione di formiche giganti e l'odierno abitato si sarebbe costituito tra il VI e VIIII secolo d.C.
Più o meno nello stesso periodo era stata distrutta sulla costa campana, ad opera dei pirati saraceni, la città di Velia, la vecchia Elea greca dove era sorta la scuola filosofica di Parmenide che da essa aveva preso il nome. Osservando lo stemma del paese si legge la scritta: Iterum Velia Renovata Rivellum (VeIia di nuovo ricostruita è Rivello), nonché sul frontespizio della chiesa di San Nicola un'altra iscrizione riporta: Olim Velia, Nunc Renovata Rivellum.
Questi fatti fanno dunque pensare che i Velini fuggiaschi avrebbero fondato Re- Velia, come risulta chiamato il paese nel primo documento ufficiale risalente all'XI secolo (Bolla di Alfano I arcivescovo di Salerno - 1079, atto costitutivo della diocesi di Policastro).
Oltre i profughi cilentani, certamente contribuirono altre popolazioni a formare il nucleo urbano. I Longobardi del Ducato di Benevento si stabilirono nella parte alta dell'abitato dove sulla Motta edificarono una delle roccaforti più avanzate del territorio. I Bizantini occuparono invece il Poggio, cioè la parte 'bassa intorno all'anno 1000 e le Comunità Basiliane. Forse tra il XII e il XIII secolo si sarebbero venuti a stanziare qui colonie gallo-italiche provenienti con probabilità dal Monferrato in quantità piuttosto elevata tanto da imporre la loro parlata. Infatti la zona di provenienza risentiva maggiormente del linguaggio usato nella Gallia Cisalpina, nella quale il latino si era sviluppato in modo del tutto particolare.
I due gruppi principali però, non riuscirono a prevalere gli uni sugli altri e giunsero così ad una insolita coesistenza. La conseguenza fu lo svilupparsi di due relativi centri distinti, con due culture, usi, tradizioni e soprattutto religioni diverse. I Velini e i Longobardi praticarono il culto latino nella chiesa di San Nicola, i Bizantini il rito greco presso la chiesa di Santa Maria del Poggio.
Questa diversità portò a dispute e lotte tra gli opposti cleri e, di conseguenza, tra gli abitanti dei quartieri per molti secoli.
All'inizio ed alla fine del paese per questo motivo c'erano due porte che, la sera o in caso di invasione nemica, venivano chiuse.
A testimoniare la presenza di queste popolazioni rimangono ancora visibili i resti di due fontane, quella dei Longobardi e quella dei Greci costruite nelle zone da essi rispettivamente occupate, dove le donne dell'epoca andavano ad attingere acqua e a lavare quando non avevano grossi carichi da portare al fiume e che servivano anche per abbeverare gli animali.
Alla scissione del Ducato di Benevento, Rivello fu incorporato nel Principato di Salerno. Quando i Normanni conquistarono l'Italia meridionale, gli abitanti del paese si schierarono con essi, poi passò nelle mani degli Angioini ed infine fu feudo dei Sanseverino. Nel 1576 il paese riscattò la sua indipendenza, dietro pagamento di 13000 ducati ai principi di Monteleone . La Regia Corte lo rivendette a Daniele Ravaschiero a cui furono versati 36000 ducati. Il 6 gennaio 1719 Rivello riscattò per la seconda e definitiva volta la sua indipendenza dietro pagamento di 55000 ducati e quattro cantàra di salame rivellese da versare ogni anno a Orazio Pinelli Ravaschiero, Duca di Acerenza e Principe di Belmonte, come risulta dall'atto Restituta Libertas, pagina 10, conservato e consultabile da anni presso l'archivio municipale. In questo modo l'Università (come era chiamato allora il comune) veniva a dipendere solo dalla Maestà del Re.
Il paese attraversò così un periodo di floridezza economica. Lungo il corso del fiume Noce c'erano ramiere e ferriere che sfruttavano l'acqua per fornire prodotti semi-lavorati alle cento botteghe che vi erano a Rivello. Qui provetti maestri contornati da nugoli di discepoli, rifinivano abilmente gli utensili con cui si presentavano alle fiere della regione, del Cilento, della Calabria, della Puglia e anche della lontana Sicilia. L'agricoltura forniva uva e olive di buona qualità da cui si ricavava vino ed olio anch'essi destinati in parte ad essere venduti nella regione e in parte fuori. In questo momento il paese raggiunse anche il maggior incremento demografico superando i 5200 abitanti, compresa la frazione di Nemoli, che divenne indipendente il 1° gennaio 1834.
Agli inizi del 1900 lo splendido artigianato rivellese andò perduto a causa della massiccia emigrazione di giovani soprattutto verso le Americhe.
In diretta dalla Basilica di San Magno: Veglia della Croce
In diretta streaming dalla Basilica di San Magno in Legnano la Parrocchia Prepositurale di San Magno trasmette la Veglia della Croce.
La cerimonia religiosa con protagonisti i capitani di contrada, sarà celebrata da mons. Angelo Cairati, prevosto della città, e arricchita dai canti del Coro Jubiliate diretto dal maestro Paolo Alli. Si tratta di un momento di riflessione con il quale le otto Contrade rendono omaggio alla Croce di Ariberto d’Intimiano, copia fedele dell’originale conservato nel Mueso del Duomo di Milano
..Fuochi Piromusicali.. 2.. Torre Melissa 2013
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Processione San Luca Praiano
processione San Luca e San Marco Praiano
Ringraziamenti Don Mosè per il 25 anniversario di Sacerdozio
Parrocchia Cristo Re Cariati -
Vibo Valentia Chiesa di San Giuseppe “STABAT MATER” in dialetto 21 Marzo 2019 3/3.
Vibo Valentia Calabria Italia.
BY EUGENIO SELVAGGIO VV.
Viminal Hill
Recorded live at Queensland Conservatorium, Griffith University on Oct.19, 2011
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Santa messa Getsemani a Capaccio
La statua di San Rocco traslata nella Chiesa Madre 8 agosto 2012
Con il tradizionale trasferimento della statua di San Rocco dalla chiesetta in Via Roma alla Chiesa Madre cominciano le celebrazioni in onore dei Santi Patrono e Protettore di Ruvo del Monte.
Processione con il simulacro dell'Assunta
Processione con il simulacro dell'Assunta
Servizio di Sergio Leonardi
Montaggio di Maria Teresa La Via
Una produzione TeleNicosia
telenicosia.it
Editore Studio Immagine
abcsitiweb.com
CORO DI SAN GIOVANNI BATTISTA MIRTO
Alla Concattedrale di Cariati il nostro coro ha cantato diversi brani natalizi in modo eccezionale in un clima di festa e amicizia con altri cori. E,dulcis infundo,la musica ha unito tutti i cori presenti e tutti insieme hanno cantato i brani tu scendi dalle stelle e astro del ciel.Video by Anselmo Greco.Cariati 27 Dicembre 2014
Papa Francesco nomina don Francesco Savino vescovo di Cassano
L'annuncio, in Basilicata Cattedrale a Cassano all'Jonio, di mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, che lascia la diocesi per dedicarsi esclusivamente alla Conferenza Episcopale Italiana come gli ha chiesto il Pontefice.
Roma, 4 dicembre: Marina Militare celebra la festa di Santa Barbara
La Marina militare celebra il 4 dicembre, come ogni anno, la sua patrona, Santa Barbara a bordo e in tutti i comandi a terra. A Roma, alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi, si è tenuta una messa solenne nella basilica di San Giovanni, officiata da mons. Santo Marcianò, Ordinario militare per l'Italia.
Oltre al personale della Marina in servizio e in congedo erano presenti rappresentanze dei Vigili del Fuoco e delle armi di Artiglieria e del Genio dell'Esercito - che insieme ai minatori condividono la patrona con la Marina - oltre alle associazioni combattentistiche e d'arma, prima tra tutte l'Anmi.
Durante la preghiera dei fedeli sono stati ricordati i due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, la cui vicenda giudiziaria in India non si è ancora risolta. Al termine della funzione, mons. Marcianò ha consegnato all'ammiraglio De Giorgi la lampada della pace ricevuta da Papa Francesco in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, che sarà custodita nella cappellina di Palazzo Marina.
Il mio pensiero grato va agli equipaggi che sono in mare e a tutti i reparti a terra - ha detto al termine della cerimonia il Capo di Stato Maggiore della Marina, stringendo idealmente la mano a ufficiali, sottufficiali e marinai - che servono la nazione con tanta disciplina e abnegazione, spesso da navi malandate e in condizioni logistiche complicate.
Il Capo di Stato Maggiore ha anche ringraziato tutti gli ammiragli che con lealtà e fiducia lo hanno aiutato nell'opera di comando della nostra amata Marina e ha rivolto un pensiero ai suoi predecessori, che sono qui in un giorno così importante per noi e che hanno consegnato al futuro una forza armata vitale, viva e piena di potenziale.
Accorata l'omelia di mons. Marcianò, che, riferendosi alla recente enciclica 'Laudato si' di papa Bergoglio, ha definito le donne e gli uomini della Marina custodi del mare e dell'ambiente marino: un lavoro quotidiano di protezione che mette insieme compiti militari e civili, basato su quella logica del donare che ha ispirato le azioni coraggiose di Santa Barbara e degli altri martiri.