Salita antropologica di Antonio Tortora al Moiariello da Foria fino a Capodimonte passando
Salita antropologica di #antoniotortora al #Moiariello da #Foria fino a #Capodimonte passando per palazzo Palasciano
Moiariello
Dopo la salita di Capodimonte, si svolta a destra, per proseguire lungo il Moiariello, da Moio, Muoio, moggio, che nel sistema di misura napoletano, corrisponde alla terza parte di un ettaro: circa 3.364,86 m2. In realtà, la vastità dell’area, non consente di pensare ad un solo ettaro; probabilmente, Moiariello sta ad un particolare podere, un tempo compreso tra la chiesa di Santa Maria degli Angeli alle Croci e Capodimonte.Oggi si possono ammirare ancora orti e giardini ma anche palazzine molto decorose - in una di esse visse il famoso scultore Vincenzo Gemito - diverse delle quali innalzate dopo la Seconda Guerra Mondiale. Lungo questo percorso avvennero terribili scontri tra nazisti e partigiani durante le Quattro Giornate.Anche il sottosuolo è da scoprire. Sotto i palazzi ai civici 29, 39, 42 e 45, sono stati individuati delle ampie cave di tufo. In particolare al giardino retrostante l’ottocentesco palazzo al civico 45 anche se però, al momento, è impossibile l’accesso, per la notevole quantità di detriti che ostruisce il passaggio.
PALAZZO PALASCIANO
salita Moiariello, 53
Fu edificato nel luogo che a metà del Settecento, apparteneva ai Grossi ma che già alla fine dello stesso secolo, risultava di un illustre luminare della medicina, Domenico Cotugno che la cedette a Ferdinando Palasciano. Questi nel 1868, affidò i lavori di trasformazione, all’architetto Antonio Cipolla che rispettò gli spazi verdi - con i numerosi alberi da frutta - e un tempietto. Nel corso dell’intervento, apportò delle modifiche secondo lo stile eclettico (tipico dell’epoca), caratterizzato da forme neogotiche e neorinascimentali, la cui massima rappresentatività, si ottenne nell’imponente torre detta “Torre Palumbo” - rimando alla più nota Torre del Palazzo della Signoria a Firenze - che si ammira da diversi punti della città: un vero e proprio luogo urbano. Si racconta che questa struttura fu fatta costruire dalla moglie del Palasciano, Olga Vavilow, per avere sempre un riferimento, con il “Quadrato degli Uomini Illustri” del Cimitero di Poggioreale, dove ancora oggi, si trova la tomba del marito. Attraversato il breve androne, a sinistra, quasi attaccato al muro, si ammira un obelisco in piperno, datato al 1868, con incisi nomi di uomini illustri. Qui si aprono due viali. Quello a destra, conduce al palazzo, riconoscibile dall’alta torre, con alcuni spazi interni affrescati. L’altro a sinistra, Palazzo Palasciano 73 dà all’area verde, dove si trova un delizioso “Caffeaus”: piccolo fabbricato per la sosta.
Ferdinando Palasciano
Di origini pugliesi, nacque a Capua nel 1815 e fin da piccolo, dimostrò grandi propensioni allo studio, al punto da laurearsi in lettere, filosofia, veterinaria, medicina e chirurgia. A 25 anni, fu subito arruolato come ufficiale nell’esercito borbonico e, nel 1848, durante i moti risorgimentali a Messina, prestò cure anche ai messinesi che si erano rivolti contro il re Ferdinando II, di cui divenne in seguito medico personale. Tale esperienza, attirò le ire di molti ufficiali borbonici ma fu anche una delle basi della Convenzione di Ginevra del 1864, da cui nacque la Croce Rossa. Caduti i Borbone, rimase ancora una figura di notevole prestigio all’interno del panorama medico internazionale, al punto da coprire una cattedra universitaria. Divenne amico di Giuseppe Garibaldi, per avergli curato una terribile ferita subita durante uno scontro sull’Aspromonte. Tra i due nacque una lungo rapporto epistolare conservato nel Museo di San Martino di Napoli. Fu Deputato e poi Senatore del Regno, in seguito anche consigliere e assessore comunale. Morì il 28 novembre del 1891, per una grave malattia mentale.
Tratto da “Guida della collina di Capodimonte” del Comune di Napoli – Municipalità 3 – Stella San Carlo all’Arena pag.70 - 73