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Chiesa di San Domenico di Spoleto -The church of San Domenico di Spoleto
Macchina fotografica Nikon Coolpix P5000.
Da Cammoro a Postignano di Sellano 11 febbraio 2018
#postignano #cammoro #valledelmenotre
Postignano è una frazione del comune di Sellano in Valnerina (Umbria), caratterizzata da un borgo medievale denominato anche “Castello di Postignano” un castello di pendio le cui origini rimontano ai secoli XI-XIII, che domina la valle del Vigi e le strade che dalla Valnerina conducono a Spoleto e Foligno. Fu conteso a lungo tra Foligno e Spoleto, alla quale nel 1429 fornì uomini e mezzi per la guerra contro i ghibellini.
Si tratta di un borgo triangolare, nel cui vertice a monte è situata una torre esagonale, dalla quale si dipartivano le mura perimetrali; l'architetto statunitense Norman Carver negli anni tra il 1967 e il 1975 lo definì “l'archetipo dei borghi collinari italiani” in un libro pubblicato in America nel 1979 con il titolo Italian Hilltowns, che ha in copertina proprio una foto di Postignano.
Particolarmente degna di nota è la chiesa di S Lorenzo, detta anche della SS Annunziata, a navata unica e copertura a due spioventi su capriate, con la sua caratteristica facciata dall'andamento curvilineo e irregolare. Dell'apparato decorativo della chiesa primitiva si è conservato un dipinto murale di scuola folignate, di notevolissima qualità e originalità, databile sul finire del XV sec. raffigurante una “Crocefissione” con i dolenti: la Vergine e San Giovanni e alla destra di quest'ultimo un San Michele Arcangelo rappresentato all'interno di un'edicola trilobata. Rimane poi, sulla stessa parete di fondo, una parte consistente di un grandioso apparato decorativo databile alla seconda metà del sec. XVI e attribuibile alla cerchia dei De Magistris, pittori marchigiani noti anche come i Caldarola, dal nome del loro paese di origine.
Tutti gli affreschi stati sottoposti a recupero, consolidamento e restauro, come anche le porzioni di intonaco originale. Progressivamente spopolatosi negli anni Cinquanta e Sessanta, come la maggior parte degli insediamenti collinari dell'Italia centrale fuori dalle grandi vie di comunicazione, Castello di Postignano fu dichiarato poi di interesse nazionale ed è oggi sottoposto a vincolo paesaggistico e architettonico rispettivamente dalla Regione Umbria e dal Ministero dei Beni culturali. Il borgo è oggi pressoché interamente restaurato sulla base di un progetto approvato dalla Soprintendenza ai beni culturali di Perugia e dalla Provincia, per quanto riguarda il rispetto della normativa antisismica. Durante il restauro sono stati scoperti ambienti di cui si era persa la memoria e sono stati ritrovati attrezzi artigianali, oggetti di vita domestica, letture e oggetti sacri, talvolta rinvenuti in nicchie murate. Questa documentazione sarà esposta nelle “Stanze della memoria”, il piccolo Museo in via di allestimento in alcune ex stalle, per testimoniare la storia e la vita del borgo.
L'intero borgo del Castello di Postignano, oggi meravigliosamente recuperato è stato riportato alla vita da uno straordinario e meticoloso lavoro di restauro, progettato e supervisionato da due architetti italiani, che per primi si sono innamorati del posto, sognando di farlo rivivere... Dal 2014, questo sogno è diventato realtà, Postignano è animato nuovamente dal passeggio serale, dal risuonare delle note dei concerti e dalle romantiche finestre finalmente illuminate. è qui nel cuore dell'Umbria, a pochi minuti da altri incantevoli borghi storici e tesori d'arte, in uno scenario verde ed incontaminato della straordinaria Valnerina, che troverete le sue meravigliose 60 case raccolte attorno alla torre ed alla incantevole Chiesa affrescata. Splendidamente restaurato e dotato dei più moderni confort e servizi è tornato ad essere un luogo magico e affascinante come pochi ne potrete vedere in Italia. Il Borgo di Postignano non nasce come una semplice operazione immobiliare, ma dal sogno di ridare vita ad uno straordinario piccolo gioiello.
Postignano is a fraction of the town of Sellano in Valnerina (Umbria), characterized by a medieval village also called Castello di Postignano a hillside castle whose origins date back to the XI-XIII centuries, overlooking the Vigi valley and the roads that from Valnerina they lead to Spoleto and Foligno. It was long contested between Foligno and Spoleto, to which in 1429 it provided men and means for the war against the Ghibellines.
It is a triangular village, with a hexagonal tower at its top, from which the perimeter walls branch off; the American architect Norman Carver in the years between 1967 and 1975 called it the archetype of the Italian hilltop villages in a book published in America in 1979 with the title Italian Hilltowns, which has on its cover a photo of Postignano.
12porte - 19 gennaio 2017
Apriamo il settimanale con un pensiero per le popolazioni del centro Italia colpite così duramente dal terremoto e dal maltempo.
RVM MONTEGALLO
Nei giorni scorsi, una delegazione della diocesi di Bologna, guidata da don Massimo Ruggiano, vicario episcopale per la carità, ha visitato gli sfollati di Montegallo, un centro in provincia di Ascoli Piceno, ai piedi del Monte Vettore, e che sono attualmente ospitati negli alberghi di Grottammare. La regione Emilia-Romagna si è gemellata con il comune di Montegallo e anche le diocesi faranno la loro parte per stare vicini alla gente così duramente colpita.
FRZ MAPANDA
E andiamo adesso in Tanzania, dove si trova il nostro Arcivescovo, in visita alla parrocchia di Mapanda, affidata ai sacerdoti bolognesi. Mons. Zuppi ha incontrato anche mons. Tarcisius Ngalalekumtwa, vescovo di Iringa con cui la nostra diocesi è gemellata. Contiamo la settimana prossima di darvi conto più ampiamente di questa visita.
Si è aperta la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che culminerà mercoledì 25 gennaio, con il vespro nella basilica di San Paolo Maggiore. Il primo appuntamento è stato nella Chiesa Valdo-Metodista di Via Venezian, dove è stato ricordato il quinto centenario della Riforma Luterana. Il servizio e un commento di don Andrea Caniato.
VEGLIA ECUMENICA
ECUMENISMO
Si conclude proprio in questi giorni il Giubileo per gli 800 anni della approvazione dell’Ordine Domenicano. Noi siamo stati in visita alla Chiesa della Mascarella che custodisce una delle più antiche e suggestive testimonianze delle origini di questa famiglia religiosa.
TAVOLA SAN DOMENICO
Con l’inizio dell’anno, mons. Massimo Mingardi è stato nominato presidente del Tribunale Ecclesiastico Flaminio per le cause di nullità matrimoniali, succedendo a mons. Stefano Ottani.
MINGARDI
Negli ultimi anni si registra un forte incremento del turismo nella nostra città. La basilica di San Petronio registra oltre un milione e mezzo di accessi all’anno. Il servizio ci presenta alcune iniziative di accoglienza dei visitatori.
SAN PETRONIO
Sempre in tema di turismo religioso, abbiamo incontrato mons. Giuseppe Stanzani, parroco emerito di Santa Teresa, vulcanico accompagnatore di numerosi gruppi in cerca di bellezza e verità.
STANZANI
Andiamo nella parrocchia cittadina dei Santi Gregorio e Siro, dove il parroco, mons. Franco Candini, mantiene viva una antichissima forma di partecipazione dei laici alla vita della comunità.
PRIORI GREGORIO SIRO
ASSISI (UMBRIA - ITALIA - STORIE DI PIAZZA)
Visita guidata a Assisi. Buona visione.
Campane della Basilica di San Gregorio Maggiore in Spoleto (PG) (02) v.263
Distesa festiva delle 2 campane maggiori + la IV a scampanio sincronizzato alle 9:45 per la messa domenicale delle ore 10:00.
Concerto di 5 campane elettrificate dalla Morellato e in manutenzione da B.b. (Borsato e Bordignon), ex Morellato:
I: Solb3 (batte i rintocchi delle ore) a battaglio cadente lento
II: Re4 (batte i rintocchi dei quarti) a slancio
III: Fa4 (fissa)
IV: Solb4 (fissa)
V: La4 (fissa)
Ecco finalmente la suonata festiva di queste campane di cui ripresi la programmazione feriale lo scorso Settembre! Ne è passato di tempo eh? Ma avendo altre campane da riprendere, e considerato l'orario un po' proibitivo, ho sempre rimandato la trasferta. Tanto... Ormai ho ripreso quasi tutto al centro storico, qui dovrò tornarci nuovamente per riprendere il rinterzo che suona solo nelle solennità (infatti il campanone ha il blocco sulla ruota).
Se sapeste quanto è stato agognato questo video... Anzitutto potete notare la qualità dello stesso, totalmente diversa al passato, in quanto ho acquistato la nuova Canon Legria HF R506; ammetto che mi dispiaceva lasciare la vecchia, che nonostante gli anni registrava bene, ma ormai si era fatta vecchia, e soprattutto non registrava più in cella campanaria. Visto che però funziona ancora bene, ho deciso di passarla ai miei che l'avevano tanto desiderata. E poi... Finalmente questa suonata l'ho ripresa, ma.... Dopo ben 3 tentativi! La prima volta risale alla mattina in cui ho ripreso le campane di San Nicolò, sempre a Spoleto. Dopo aver preparato bene il video, mi piazzo per la suonata ma... Alle 9:30... Suona nuovamente il din don feriale, già ripreso a suo tempo! Allora ho detto.. Qua non fanno distinzione tra feriale e festivo... Così, piuttosto sconsolato, vado via direttamente a San Nicolò, senonché ho deciso di aspettare, per curiosità, la suonata delle 9:45. Ero sicuro che avesse suonato solo la mezzana, soprattutto se volevano essere equi. Ma... Dopo i 3 tocchi sulla mezzana... Incredibile ma vero... Parte la distesa festiva! COSAAAA? Mah... Qua fanno un po' come glie pare, di solito il primo segno è sempre quello più bello, il secondo può essere identico, oppure un misero richiamo. Vacci a capir qualcosa... Avendo cmq fatto qualcosa quella mattinata, alla fine... Tanto male non mi è andata, in fondo. Però avrei voluto riprendere questa bella suonata il prima possibile, così ci torno nuovamente Sabato 23 Agosto, il giorno prima della partenza per le vacanze cadorine, perché almeno al Centro-Italia vige la tradizione di fare la suonata festiva anche alla messa prefestiva. Dopo che alle 17:30 ha suonato il solito din don, mi aspettavo la suonata più bella alle 17:45... E invece è partita solo la mezzana! Ma dico io... Che razza di programmazione è mai questa? Ai posteri l'ardua sentenza.
Il video inizia dalla ripresa panoramica a tutto il complesso, con un primo piano sulla Croce collocata sulla sommità della facciata, le 2 statue collocate nelle nicchiette poste lateralmente all'affresco a forma di mezzaluna (purtroppo non è rimasto quasi più nulla), e poi al colonnato con gli archi a tutto sesto che nascondono il portale; quindi mi sposto per inquadrare il monumento dedicato a Garibaldi (la piazza infatti prende il suo nome), e poi il campanile, con un primo piano particolare all'orologio a numeri romani (che si discosta totalmente dalla struttura), dopodiché mi sposto sulla cella campanaria ove è possibile intravedere le 4 campane, e poi la lenta videata alla guglia. Successivamente ho effettuato una ripresa più ravvicinata alla chiesa in modo da far leggere le scritte poste sopra al colonnato dei portali; in seguito una videata panoramica alla parte più alta di Spoleto, dove si vede il duomo, la Rocca Albornoziana, e la Croce monumentale posta sulla vetta della montagna. E per terminare le riprese esterne ho fatto un primo piano alla cella campanaria vista dal fiume (le campane si vedono di profilo).
La posizione che ho scelto è la stessa del video 167, così da poter far vedere molto bene le 2 campane maggiori, pur se di profilo. L'angolatura dalla piazza la vorrei conservare per il suono solenne. Dopo il battiore delle 9:45, finalmente parte la suonata tanto agognata! Alleluia! Come sentite, oltre all'antichità e al timbro particolare della mezzana, purtroppo il campanone fa pena, probabilmente dovuto al fatto che non è stata mai girata.
Il video si conclude con la ripresa al programmatore Belltron, riconoscibile il marchio B.b. in quanto sul contorno troviamo la parte manuale. Non mi è stato possibile riprendere l'interno della splendida chiesa in quanto vietato.
Per il momento è tutto, scusate se è andato in rete solo ora, ma oltre al nuovo approccio con la video nuova, il PC ha avuto un problema che sembra abbia parzialmente risolto. Buona settimana a tutti!
Cammoro - Sellano
Il castello di Cammoro con il suo abitato, rappresenta una importante frazione del comune di Sellano.
Posto a 958 m s.l.m., nella parte occidentale del territorio comunale e sulle pendici dell'omonimo monte, è all'incirca equidistante da Foligno, Spoleto e Norcia.
Il castello, documentato dal XIII secolo, fu oggetto di contesa fra Trevi, Spoleto e Foligno per la sua strategica posizione a ridosso della via della Spina, rilevante asse di comunicazione sin dall’epoca protostorica, e per la ricchezza delle sue risorse naturali.
All’ingresso del castello sorge la chiesa di Santa Maria Novella, costruita al di sopra di un ampio arco posto a copertura di un’antica via.
L’asimmetria della facciata è sottolineata dalla mole della torre campanaria, che si leva sul lato sinistro. Più recente è la scalinata d’ingresso.
L’edificio rappresenta un un raro esempio di chiesa pensile, costruita sopra una via coperta di cui possono ancora oggi riconoscersi i due accessi, uno ostruito dalla scala d’ingresso e un altro, non praticabile, in corrispondenza dell’accesso al castello. L’aspetto trecentesco è stato modificato e alterato da numerosi interventi occorsi nei secoli. Anche la torre campanaria fu ricostruita nel corso del XVII secolo riutilizzando i resti della precedente torre, probabilmente andata distrutta.
L’interno, a navata unica, conserva due altari barocchi in legno intagliato. In quello di destra, che reca un’iscrizione con la data 1759, è posta una tela raffigurante l’Annunciazione tra i santi Francesco e Antonio da Padova con in basso il committente; in alto una teletta raffigurante Cristo benedicente. Dietro l’attuale altare maggiore si trova una modesta tela raffigurante la Madonna col Bambino tra Santi. L’altare della parete sinistra è dedicato alla Madonna del Rosario, raffigurata tra i Santi Caterina da Siena e Domenico; lungo la parete è presente un’altra tela con la Madonna incoronata fra i santi Biagio e Giuseppe.
Scendendo lungo il Borgo, si incontra la chiesa di Santa Maria del Rosario. All’interno sono conservate tracce di affreschi cinquecenteschi, tra i quali una Madonna di Loreto datata 1523, riconducibile al pittore Paolo Bontulli da Percanestro.
Fuori dal castello, sorge la chiesa di Santa Lucia, che risale al XII secolo ed è la più antica del complesso di Cammoro. La chiesa è raggiungibile attraverso un sentiero nel bosco e conserva una decorazione pittorica di particolare interesse, databile prevalentemente al XIV secolo. Di particolare interesse artistico e architettonico risulta una cappella ottagonale risalente al XIV secolo e costruita a ridosso dell’edificio principale. Sull’arco trionfale sono raffigurati l’Angelo Annunziante e la Madonna Annunziata; nell’abside, compare il Cristo Pantocrator in trono tra i Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. Nel registro inferiore si vede una decorazione con motivi geometrici e, a destra, una Madonna col Bambino dei primi del XV secolo. Sulla parete sinistra della chiesa è rappresentata una Crocifissione cinquecentesca con un’interessante veduta della città di Trevi sullo sfondo. Sulla parete destra, un’ampia apertura ad arco ribassato immette in una cappella a pianta ottagonale decorata da altre pitture murali: da sinistra a destra, si riconoscono una Crocifissione, San Leonardo, Arma Christi (cioè gli strumenti della Passione di Cristo) e un’Ultima Cena (con l’inconsueto particolare della figura della Madonna accanto a Gesù); nella calotta absidale, entro un tondo, è raffigurato Cristo benedicente, mentre intorno compaiono, assai deperiti, i quattro Evangelisti.
A Piedicammoro, poco lontano dal castello, lungo la via della Spina, sorge l’edicola della Madonna della Pace, con affreschi di Paolo Bontulli da Percanestro. Sopra l’altare sono raffigurati la Madonna di Loreto tra i santi Sebastiano e Antonio da Padova; sulla parete destra un’altra Madonna di Loreto affiancata da una Santa Lucia; sulla parete sinistra una Crocifissione con san Rocco e un Sant’Antonio Abate, che reca la data 1515; sulla volta compare l’Agnus Dei.
Poco lontano, scendendo verso la frazione di Le Vene in direzione Campello, si incontra sulla destra la Chiesa di Santa Chiara, piccola chiesa campestre romanica che sorgeva a ridosso di un antico monastero femminile abbandonato in epoca medievale. L’edificio, è stato recentemente restaurato e recuperato dallo stato di abbandono in cui versava.
Marsica abruzzese: la Valle Roveto (Parte 1 di 2) documentario completo
La valle inclusa tra i Marsi antinati (che Plinio il Vecchio chiamò atinates) vedeva in Antinum (la contemporanea Civita d'Antino) il suo centro principale in epoca italica e fiorente municipio in età imperiale, nonché centro urbano strategico e punto di riferimento amministrativo noto con il nome medievale di Antena. Nell'Alto Medioevo la valle risultò inclusa come il resto della Marsica al ducato di Spoleto, rappresentandone il punto più meridionale situato al confine con Sora e con il ducato di Benevento. Il territorio si trovò coinvolto nelle vicende legate alle scorribande dei Saraceni e delle orde ungare che furono al centro delle lotte sanguinose che segnarono tutto il periodo altomedievale.
Successivamente inclusa nei possedimenti della dinastia dei conti dei Marsi tra il IX e il X secolo si svilupparono i nuclei urbani di Civitella Roveto (all'epoca nota con il toponimo di Petrarolo), Meta, Rendinara, Pescocanale, Morrea e Balsorano. In questi ultimi due centri vennero edificati nel XV secolo dai Piccolomini i castelli che furono scelti come residenza anche dai signori e dai baroni delle epoche successive della contea di Celano e in seguito dagli Orsini e dai Colonna, conti di Tagliacozzo ed Albe[2].
Castello Piccolomini di Morrea
I monti ubertosi della valle visti da San Vincenzo Valle Roveto
Del Giustizierato d'Abruzzo nato nel 1233 fecero parte i centri di Vallis Sorana, Civitas Antinae, Castellum Novum, Morreum, Rocca di Vivo, Rendinaria, Meta, Civitella, Castrum, Capranica, Pesclum Canale[3]. Dal 5 ottobre del 1273, anno della decadenza del distretto con capoluogo Sulmona, il territorio rovetano venne incluso nell'Abruzzo Ultra[4].
Qualche anno dopo l'eversione feudale, esattamente nel 1811 il territorio venne organizzato amministrativamente nel circondario di Civitella Roveto che includeva tutti i comuni rovetani dell'epoca e che fece parte del distretto di Avezzano. Nel XIX secolo il territorio rovetano fu al centro delle vicende dei briganti che attraversavano i passi montani tra San Giovanni Valle Roveto e Collelongo e l'intera valle per raggiungere la Marsica fucense o la fondo valle del Liri.
Dopo l'Unità d'Italia il mandamento di Civitella Roveto di cui fecero parte sei comuni rovetani[5] fu incluso nel circondario di Avezzano. Anche il territorio rovetano fu al centro delle vicende del brigantaggio postunitario fino al 1870[6][7].
Il 13 gennaio del 1915 il terremoto della Marsica segnò profondamente il territorio. Classificato tra i principali sismi avvenuti in Italia causò oltre 30 000 vittime e distrusse quasi completamente decine di centri e in modo irrimediabile i borghi rovetani di Meta Vecchia e Morino Vecchio. Oltre 500 furono le vittime nel territorio della valle Roveto. In particolare i centri di Balsorano, Canistro, Morino, Morrea, San Vincenzo e San Giovanni vennero ricostruiti più a valle delocalizzando le nuove costruzioni nelle vicinanze della strada nazionale n. 82, mentre solo dopo alcuni decenni furono lentamente recuperati i borghi originari posti in altura[8].
Situata sull'asse del fronte di Cassino la valle Roveto subì durante la seconda guerra mondiale bombardamenti a tappeto volti a interrompere le comunicazioni stradali e ferroviari tra la fondo valle del Liri, Sora ed Avezzano[9].
Capistrello fu teatro della tragica vicenda dei 33 martiri torturati e fucilati dai tedeschi[10]. Su queste montagne furono nascosti ed aiutati dai contadini dei borghi montani migliaia di alleati in fuga dal campo di concentramento di Avezzano e da quelli abruzzesi. Emblematiche le vicende eroiche dei fratelli Bruno e Mario Durante e di Giuseppe Testa, giovani partigiani catturati a Meta e Morrea, torturati e uccisi dalle SS per non aver rivelato l'ospitalità delle loro genti ai prigionieri evasi dai campi di concentramento, evitando gravi ritorsioni da parte dei tedeschi[11][12].
Basilica di San Salvatore, Spoleto
Chiesa di San Ponziano, Spoleto
san Pietro in Montorio al Gianicolo, la Chiesa dei Matrimoni (manortiz)
L'interno è a navata unica con tre campate con la copertura centrale,realizzata da Francesco Fontana con 5 cappelle laterali sia a destra che a sinistra ,l'abside poligonale adornato con la crocifissione di S.Pietro di Vincenzo Camuccini sull'originale di Guido Reni,in sostituzione della trasfigurazione di Raffaello ora esposto presso la cappella sistina in S.Pietro
Nella volta le pitture e gli stucchi sono attribuiti a Giulio Mazzoni.
Nella prima cappella di destra : Flagellazione di Gesù con i S.S.Francesco e Pietro olio a muro di Sebastiano del Piombo
Nella seconda : Quadro Madonna della lettera (Affresco di Niccolò Carciniani detto il Pomarancio 1516-1596)e nel catino affreschi di Baldassarre Peruzzi:
Incoronazione della vergine Santissima.
Nella terza :Presentazione al tempio Immacolata e Annunciazione di Michelangelo Cerruti mentre le sibille sono da attribuire a Baldassarre Peruzzi 1481-1536
Nella quarta : si nota il soffitto affrescato dal Vasari che inserisce a sinistra un suo autoritratto in abito nero.
Nella quinta : progettata da Giorgio Vasari Conversione di S. Paolo e ai lati monumenti funebri di Antonio e Fabiano del Monte statue della giustizia e della religione scolpite da Bartolomeo Ammannati.
Ai lati dell'altare giganteggiano 2 angeli marmorei Risalenti al secolo XIX
Nella quinta cappella di sinistra: architettata da Daniele da Volterra e raffigura il Battesimo di Gesù con affreschi e stucchi di Giulio Mazzoni 1568 S.Pietro e S.Paolo di Leonardo Sormani.
Nella quarta: Deposizione di cristo portacroce di Dirk van Baburen 1617,e cristo deriso orazione nell'orto di David de Haen
Nella terza: un allievo di Antoniazzo Romano ha affrescato la cappella e alla stessa mano si deve S. Anna al trono con la vergine e il bambino ,che sovrastano l'altare.
Nella Seconda: realizzata dal Bernini 1640 per il marchese Marcello Raymondi il bassorilievo Estasi di S.Francesco di Francesco Baratta.
Nella Prima: Stimmate di S.Francesco, funerali del Cardinal Dolera, S.Nicola e S.Caterina dipinti da Giovanni de Vecchi 1594. Nell'ingresso a sinistra Monumento di Giuliano da Volterra 1510. realizzato da scuola del Bregno.
Sul lato sinistro della navata della chiesa vi sono le tombe dei Conti Irlandesi.
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CONVENTO DEI PASSIONISTI DI ITRI (LT). 75 ANNI DI STORIA E PRESENZA
VIDEO SUL 75 ANNIVERSARIO DI PRESENZA DEI PASSIONISTI A ITRI E 33 ANNI DI PRESENZA AL SANTUARIO DELLA CIVITA. TESTI - RIPRESE E REGIA DI ANTONIO RUNGI - GIORNALISTA PUBBLICISTA.
Abbazia di Novalesa - servizio fotografico
L'abbazia dei Santi Pietro e Andrea
( Abbazia di Novalesa )
antica abbazia benedettina
fondata nel 726 d.c
Abruzzo: Terre di Casauria - alla scoperta di luoghi meravigliosi
Questo documentario da me realizzato, per cui ringrazio il gruppo Tocco e dintorni, è un omaggio a luoghi incantati e storici della Val Pescara, seguendo il fiume Aterno, che da Pescara, risalendo, arriva sino alle sorgenti di Popoli.
Vedremo i borghi di Tocco da Casauria, patria del pittore Francecso Paolo Michetti, Castiglione a Casauria dove si trova l'abbazia di San Clemente, Torre de' Passeri, Pescosansonesco patria di San Nunzio Sulprizio, il borgo della Majella di Roccacaramanico, e piccole chiese bellissime quali la chiesa di Santa Maria di Cartignano, la chiesa di San Pietro ad Oratorium, la chiesa di Santa Maria di Centurelle.
ABBAZIA DI SAN CLEMENTE A CASAURIA:
Rappresenta il gioiello dell’architettura romanico-gotica abruzzese. Situato nel territorio di Castiglione a Casauria a pochi metri dall'uscita autostradale di Torre De' Passeri sull’estremo versante orientale del Gran Sasso, il complesso benedettino ha uno schema longitudinale a tre navate con transetto, coro e portico antistante.
La fondazione dell’abbazia, in origine dedicata alla SS. Trinità, risale all’871, per volere di Ludovico II. L’anno successivo venne dedicata a S. Clemente, in occasione del trasferimento delle spoglie del Papa Martire.
Trovandosi proprio sul confine tra il Ducato di Spoleto e quello di Benevento, subì diversi saccheggi ad opera dei Saraceni e dei Normanni fino al 1105, quando l’Abate Grimoaldo fece riconsacrare il complesso. Ma la fabbrica attuale si deve all’Abate Leonate che, a partire dalla seconda metà del XII secolo, promosse la rinascita dell’abbazia, chiamando maestranze cassinesi di grande valore artistico.
Porta Abazia San ClementeNel XII secolo S. Clemente divenne un centro assai importante, quasi quanto Montecassino, tanto che la celebre Cronaca (Chronicon Casauriense), redatta dal monaco Giovanni, costituisce uno dei più importanti documenti storici del medioevo italiano.
All’esterno, il solenne prospetto del portico, sul quale si aprono tre archi di gusto borgognone in corrispondenza dei portali impreziositi da ornamenti e figure che celebrano, insieme alla gloria di Dio e dei Santi, la potenza dell’Abbazia; quello mediano è chiuso da battenti in bronzo databili intorno al 1191, sui quali si ammirano 48 delle 72 lastre originarie.
Pianta Abazia San ClementeL’interno è a tre navate scandite da pilastri e semi colonne, con transetto raccordato all’aula da gradoni, ed abside unica.
Balza subito all’occhio nella navata centrale lo sfarzoso pulpito (XII secolo), con ricercati fregi decorativi che inquadrano rosoni magnifici tanto per ampiezza quanto per rilievo; di particolare interesse anche il candelabro per il cero pasquale, che poggia su una colonna romana in granito, ed il ciborio trecentesco alle spalle dell’altare maggiore, ricavato da un sarcofago paleocristiano adorno di motivi floreali.
Il Santo del giorno Santi Marcellino e Pietro
Liturgia del giorno: 2Tm 2,8-15; Sal 24; Mc 12,28b-34
La più antica notizia su questi due martiri ci è stata tramandata da san Damaso, che fu Papa 366 al 384, il quale dichiara di averla appresa in gioventù dallo stesso carnefice, convertitosi poi alla fede cristiana. Siamo al tempo della sanguinosa persecuzione di Diocleziano. Nel 303, il prete Marcellino e l’esorcista Pietro vennero arrestati e condannati alla pena capitale, per il loro zelo apostolico e per essersi rifiutati di sacrificare agli dei. Il giudice ordinò che fossero decapitati in un bosco, in modo che le loro tombe rimanessero sconosciute. I due furono condotti al luogo del supplizio e prima di essere uccisi dovettero scavarsi con le proprie mani la fossa in cui sarebbero stati seppelliti. I loro corpi rimasero a lungo ignorati finché una pia matrona di nome Lucilla, venuta a conoscenza del fatto, riuscì a recuperarli e a farli trasferire nel cimitero detto ad duas lauros, al terzo miglio della via Labicana, dove Costantino fece costruire una basilica – di cui nel 1897 fu scoperta la cripta – che fu subito meta di pellegrinaggi. Il carme che papa Damaso aveva composto sul loro sepolcro fu distrutto dai Goti, ma papa Vigilio lo rifece e inserì i nomi dei due martiri nel Canone della Messa. La testimonianza di papa Damaso contribuì certamente a diffondere il culto dei due santi, la cui basilica a Roma, a nord-ovest di San Giovanni in Laterano, diventò sede di una ”stazione” nel secondo sabato di quaresima. Il Martirologio Geronimiano li commemora il 2 giugno, data su cui concordano i libri liturgici (Sacramentari) e i martirologi storici. Le loro reliquie nel secolo IX sarebbero state traslate in Germania, a Seligenstadt, secondo quanto riferisce l’abate scrittore Eginardo, ma di questo non si è del tutto certi. A Roma, nelle catacombe del cosiddetto “Cimitero dei SS. Pietro e Marcellino”, un affresco li presenta contraddistinti dal nome, accanto all’Agnello. Un altro affresco li ricorda nelle catacombe di San Ponziano ai lati di San Pollione.
⛪️ Chiesa di San Zaccaria, Venezia
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Il complesso della Collegiata di Santa Maria Maggiore a Lomello (PV) - AAUR-033_092
Il complesso della collegiata di Santa Maria Maggiore sorge a Lomello, un borgo di antichissima origine preromana e probabile sede di un pago dei Laevi, una popolazione gravitante nell’ambito della cultura di “Golasecca”. Lomello è posto al centro di una regione, la Lomellina, a cui da il nome. Non si conosce il momento di edificazione dell’attuale basilica, molti autori ne fanno risalire la costruzione tra La fine del X e il primo quarto dell’XI secolo inglobante però le fondamenta di una precedente costruzione, risalente al periodo longobardo. Negli scavi degli anni “40 si rinvenne una lapide cristiana dell’anno 554 e un mattone che, con il metodo della termoluminescenza, fu datato intorno al 765 d.C. Accanto lla chiesa sorge l’antico battistero di San Giovanni ad Fontes risalente alla fine del VI secolo, segno che al suo fianco doveva sorgere una chiesa, questo farebbe presupporre l’esistenza sul luogo di tre chiese successive di cui la prima coeva al battistero. Paolo Diacono nella sua “Historia Langobardorum” narra dell’incontro avvenuto a Lomello tra la regina Teodolinda, vedova di Autàri e Agilulfo Duca di Torino che volle sposare in seconde nozze. Una tradizione medievale narra che il matrimonio fu celebrato nello stesso borgo e nella stessa chiesa, ma di questo non vi è alcun riscontro. Nel 1107 Papa Pasquale II di ritorno dalla Francia passava per Lomello elargendo alla chiesa di S. Maria Maggiore dei privilegi tra i quali la facoltà al parroco di portare la mitra ed il pastorale. L'antica facciata della chiesa insisteva su un tratto delle mura tardo romane inglobando anche parte della base dell’antica torre campanaria, ma, forse, il terremoto del 1117 distrusse entrambe facendone arretrare la riedificazione delle prime tre campate. Infatti la nuova facciata verrà ricavata in corrispondenza di uno degli archi trasversali che caratterizzano l'interno della chiesa, ciascuno forato da due bifore di alleggerimento. Alla fine del secolo XVII la chiesa viene ristrutturata e ridimensionata riducendone la lunghezza e subendo un pesante restauro con l’edificazione di una nuova facciata e di un nuovo campanile. La navata fu coperta con una pesante volta a botte mentre l’interno fu rivestito di un vistoso stucco. Nel 1907 la chiesa venne di nuovo stravolta con l’edificazione di una nuova cappella a nord e una serie di dipinti non consoni alle linee semplici della struttura medievale. Solo i restauri avvenuti agli inizi degli anni ‘50, assieme a quelli del Battistero, hanno finalmente ripristinato in parte le forme romaniche della basilica. La chiesa è dotata di tre navate asimmetriche e con un transetto lievemente sporgente, con arcate a tutto sesto disuguali e grandi archi trasversali non paralleli tra di loro che un tempo sorreggevano l’originaria copertura lignea della navata centrale, nelle navate laterali troviamo invece le volte a crociera del tipico romanico lombardo. Tutto il materiale con cui è costruita la chiesa è quasi completamente romano. L’interno della basilica è illuminato da piccole finestre a tutto sesto ma la particolare originalità risiede nei grandi archi trasversali che attraversano la navata, alleggeriti da coppie di bifore, mentre i restauri del 1944, portarono alla luce, sotto l'abside maggiore, una cripta con colonne e capitelli, interrotta nella costruzione, riempita di terriccio e abbandonata. La costruzione della cripta sarebbe da porre all'ultimo quarto del 900. Il battistero è una è un edificio a croce raccordato da nicchie che rendono le cappelle alternativamente circolari e quadrate formando un ottagono come nei modelli dell’inizio del IV secolo. La muratura esterna nella parte inferiore è costruita con grandi mattoni che parrebbero risalire al V secolo mentre la muratura della parte superiore è più tarda con laterizi più piccoli. Sull’ottagono è impostata la cupola emisferica a otto spicchi triangola costruita con materiali di recupero probabilmente nel secolo X . All’interno troviamo il fonte battesimale di epoca longobarda a forma di esagono irregolare. La vasca ha il parapetto in muratura intonacata con nel lato sud un gradino di accesso al fonte con nel lato est un pozzetto usato per il battesimo ad aspersione, il materiale è tutto di recupero. La chiesa fu in Italia una delle prime chiese ad essere coperta con volte a crociera nelle navate laterali prima della grande diffusione dello stile romanico e oggi è ne è la più antica rimasta.
Coordinate Geografiche
45° 07’ 21”
08° 47’ 40”
h = 96 m./s.l.m.
Al Preggio Festival 2013 il Coro della Cattedrale di Perugia in Laudate Dominum di Vivaldi
Nella chiesa di San Francesco a Preggio per la XXXI edizione del Music Festival si è esibito il Coro della Cattedrale di Perugia accompagnato dall'Orchestra di Philadelphia diretta dal maestro Salvatore Scarpa. Hanno cantato il Salmo ' Laudate Dominum ' musicato da Antonio Vivaldi.
Un concerto apprezzato dagli appassionati di musica dovuto alla passione del direttore artistico il maestro Francesco Bastianoni.
Resort abusivo a S. Pietro di Castello - Venezia (TG5 20.08.2016 - Ore 13)
Servizio del TG5 del giorno 20 agosto 2016 (ore 13) sulla scoperta di un resort abusivo a Venezia, nell'isola di S. Pietro di Castello, da parte della Guardia di Finanza e della Polizia Locale.
Mostra fotografica su Giovanni Paolo II
Il 5 maggio 2011, nella Chiesa di Santa Maria in Via a Roma si è svolta una mostra fotografica su Giovanni Paolo II. Numerosi pittori hanno raffigurato il Beato pontefice, scegliendo alcuni dei momenti più significativi del suo pontificato.
Ospite d'eccezione anche Irene Gaeta, con una rappresentanza dei Discepoli di Padre Pio, che ha offerto la sua testimonianza agli artisti presenti in quella giornata
A Santa Maria in Via c'è la Madonna del Pozzo, chiamata così perché da un pozzo aggallò una sua immagine, portata in superficie dall'acqua che esondava, in una remota notte del 1256. Il dolce e materno volto di Maria dipinto su un pezzo di silice (o forse di lavagna, o su una tegola, forse), probabilmente da un artista di scuola romana del XIII secolo, ora guarda, dalla parete principale della cappella a Lei dedicata, le persone che ogni giorno s'affacciano, anche soltanto per un minuto, a bere un sorso dell'acqua dell'antico pozzo. Un sorso che, se Dio vuole, può essere una preghiera in cui ognuno esprime tutto l'affetto che nutre per Lei e chiede tutte le grazie di cui ha bisogno. Il gesto più semplice, come bere un bicchiere d'acqua. Barboni carichi di buste piene di carta straccia e politici gravati da borse colme di preziose carte da siglare, romani a spasso, liberi da qualsiasi sporta, e turisti appesi alle didascalie dei loro postmoderni baedeker si inginocchiano ogni giorno davanti all'immagine di Maria, nelle mani i bicchierini di plastica bianca distribuiti da un infaticabile sacrestano che si muove con la rapidità del consumato barista dietro a un lavandino e a un esile rubinetto. La domenica, quella cappella è aperta fino alle dieci di sera, perché nella chiesa di largo Chigi i padri Servi di Maria -- alla cui cura Santa Maria in Via fu affidata nel 1512 -- celebrano, alle 21, l'ultima messa festiva di Roma, per chi, avendo avuto un gran daffare, non è riuscito ad assistervi prima, per chi s'era dimenticato del precetto, per chi era indeciso se andarci o no, a messa, per chi passa da quelle parti per caso e per caso si ricorda di Maria, che sta là, paziente come solo una madre sa essere, da quasi otto secoli, felice di aspettarti, di stare a sentire le tue povere preghiere e di offrirti, se ne hai voglia, un bicchiere d'acqua fresca del suo pozzo.
In più di sette secoli di storia, favori speciali e grazie sono zampillati senza sosta dal rubinetto di Santa Maria in Via. Memorie per la maggior parte perdute nel tempo come lacrime di gioia nella pioggia, o sparse in accenni d'inchiostro sulle pagine rugose di antichi registri parrocchiali. I padri servitani hanno però voluto raccogliere in un'antologia (La Madonna del Pozzo. Grazie e favori. Testimonianze, a cura di padre Paolo M. Erthler, Avagliano Editore, Roma 2006) le testimonianze scritte di alcuni episodi legati alla devozione alla Madonna del Pozzo, cronache di guarigioni in forma di ringraziamento, ex voto molto spesso composti di pochissime parole e consegnati ai religiosi della parrocchia tra il 1960 e il 2006. Padre Azzalli dice che senz'altro alcune di queste persone hanno conosciuto padre Manetto Maria Salvador, vissuto a Santa Maria in Via per settantacinque anni, dal 1933 al 2008. A chi è andato qualche volta a messa la domenica sera, quella dei ritardatari, può darsi sia capitato di confessarsi da lui. Difficile scordarselo. Eri sicuro di trovarlo seduto nella cappellina adiacente a quella del Pozzo di Maria. Su quella sediola pareva esserci cresciuto. «Padre Manetto», racconta un parrocchiano, «era uno che ti comunicava fisicamente un sentimento di speranza, ti diceva col sorriso che con Gesù si può sempre ricominciare, e che ricominciare è bello... era uno che alla fine della confessione, mai lunga, t'assolveva con una carezza sulla testa e tu te ne andavi contento». Padre Manetto è morto l'11 agosto del 2008, e padre Franco racconta che quel giorno l'anziano sacerdote era tornato in stanza in tarda mattinata, dopo aver celebrato la messa delle 11. «Si sentiva un po' stanco, e allora ha chiesto a un confratello che era lì con lui di portargli un bicchiere d'acqua, che viene dalla stessa fonte cui attinge il Pozzo di Maria. Dopo aver bevuto, glielo ha riconsegnato. Il confratello, tornato dalla cucina dove era andato a riporre il bicchiere, lo ha ritrovato addormentato sulla poltrona». Così Maria ha voluto accompagnare l'anziano sacerdote nella sua ultima ora. L'ha fatto con il gesto di sempre, il più facile. Come bere un bicchiere d'acqua.