Chiesa dei Santi Severino e Sossio Napoli
Chiesa dei Santi Severino e Sossio Napoli
Via Bartolomeo Capasso, 22
L’interno, con pianta a croce latina, è ad unica navata ai lati della quale si impostano sette meravigliose cappelle. In apice l’abside rettangolare, molto profonda, ospita l’altare di Cosimo Fanzago (1640) e la balaustra del presbiterio. Nel 1783 l’altare maggiore subì modifiche per opera di Giacomo Mazzotti. La cupola, disegno di Sigismondo Coccapani, con i suoi affreschi fiamminghi, fu eretta nel 1561. Le ampie decorazioni del soffitto sono geometricamente ripartite mediante modanature in stucco (opera d Giuseppe Scarola). Elaboratissimo il coro ligneo in noce, concluso nel 1573, fu progettato nel 1560 da Benvenuto Tortelli da Brescia; per gli intagli e l’ornato presto divenne un modello da imitare. Imponente sull’opera di Tortelli si staglia il monumentale organo. Una vera meraviglia, nello spettacolare contesto napoletano, che con i sui 374 m² di affreschi (seconda metà del ‘600), gli intarsi lignei ricchissimi (‘500) e i preziosi pavimenti cosmateschi (vennero impiegati marmi di 14 provenienze diverse dalla Spagna alla Turchia) si conferma quale fulgido gioiello d’arte e storia; espressione del fasto e della ricchezza dei committenti religiosi e privati. Le opere d’arte custodite nell'edificio vanno dal XVI al XVIII secolo. Tra le cappelle si distingue per pregio la cappella Medici di Gragnano. Nella zona dell’abside si ricordano la cappella Sanseverino e quella di Girolamo Gesualdo. Un corridoio del XV sec., dall’antisagrestia conduce alla chiesa Inferiore rinascimentale curata da G. F. Mormando nella quale sono numerose tombe del ‘500. Nel XVIII sec. Giovanni del Gaizo ne curò la facciata. In chiosa si citano i chiostri del monastero: il cortile del Platano; lo spazio del Noviziato ed il chiostro del Marmo.
La Chiesa dei Santi Severino e Sossio viene restituita alla città
Dopo quasi 35 anni risplendono nuovamente gli affresci, i marmi e gli intarsi lignei di uno dei gioielli della città, dentro cui si svela una straordinaria sacrestia.
La Napoli senza mare, San Severino e Sossio: la sagrestia
Napoli, simboli misteriosi (e imbrattati) sulla Chiesa dei santi Severino e Sossio
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Sulle orme di Belisario Corenzio, il Greco di Napoli.
Chiesa dei Santi Severino e Sossio.
saraci
Sulle orme di Belisario Corenzio, il Greco di Napoli.
Chiesa dei Santi Severino e Sossio, Cappella Sanseverino , opera di Giovanni Merliano da Nola.
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Sulle orme di Belisario Corenzio, il Greco di Napoli.
Nella Chiesa dei Santi Severino e Sossio con Paul e Sotiris della Comunità Ellenica di Napoli e Francesco, volontario del Touring Club Italiano.
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Napoli - Il Grande progetto Centro Storico (04.02.14)
- Napoli - 26 interventi di riqualificazione urbana già pronti: si parte dal Duomo, dai complessi dei SS. Severino e Sossio e dei Gerolamini, e da San Paolo maggiore. 04.02.14)
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Napoli senza mare, il chiostro di San Marcellino e Festo
FRATTAMAGGIORE - NA - ITALIA
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Descrizione: Frattamaggiore si colloca nella zona dell'antica Campania Felix (nota anche come ager Campanus), anticamente l'area più fertile della penisola italica. Per l'esattezza è situata a est della piana dei Regi Lagni, parte della regione storico-geografica della Terra di Lavoro (nota anche come Liburia).
Il nome Fratta è di provenienza monastica benedettina ed indicava nell'Alto Medioevo un territorio di sterpaglie (in latino fracta), impervio ed incolto con macchie e dirupi, che i monaci ricevevano come donativo signorile e destinavano al lavoro dei coloni con vantaggiosi contratti agrari. L'attuale Frattamaggiore in pratica richiama nel nome l'antica Fracta di Atella che nel periodo carolingio (VIII secolo) fu terra monastica intorno all'abbazia di San Sossio. I documenti del IX-XI secolo, redatti nelle Curie di Atella, di Benevento, di Capua, di Napoli e di Aversa, riguardano infatti contratti agrari e scambi preferenziali degli abitanti del luogo con le organizzazioni monastiche benedettine di area longobarda (San Vincenzo al Volturno e Montecassino), di area napoletana (Santi Sossio e Severino e basiliani) e di area aversana (San Lorenzo e San Biagio).
I santi patroni sono San Sossio di Miseno, al quale la città eresse una chiesa risalente all'XI secolo, e Santa Giuliana di Nicomedia che era venerata a Cuma, altra città di provenienza di molti profughi frattesi. Oggi la chiesa, dedicata anche a Santa Maria degli Angeli è Basilica Pontificia e si presenta con un'architettura antica in stile romanico (cripta) e gotico (navate), con manifestazioni rinascimentali (portale e fonte battesimale) e barocche (cappelle ed altari).
Frattamaggiore ha dato i natali a numerose personalità illustri: artisti, professionisti ed insigni prelati. Nel 1997, con il ‘Placet' del Primate dell'Ordine di San Benedetto essa è stata solennemente intitolata Città Benedettina; il titolo è legato alla storia e alla custodia nella Basilica cittadina delle spoglie dei Santi Sossio e Severino traslate nel 1807 dall'abolito monastero benedettino napoletano. Nel 2008, con Decreto Dirigenziale della Regione Campania, essa ha ricevuto il riconoscimento ufficiale di Città d'Arte.
Lo stemma di Frattamaggiore è composto da uno scudo gotico a fondo giallo chiaro che denota ricchezza ed ubertà della Contrada. Le tre tau o croci di S. Antonio (le tre T) di color rosso in alto ricordano l'origine greca della località e simboleggiano le tre colonie dai cui profughi ha avuto origine la città di Frattamaggiore: Miseno, Cuma e Atella. In basso sullo scudo vi è un cinghiale nero su piano oscuro a simboleggiare che tal luogo è stato coperto da pruni, sterpi e fratte e terreno incolto ed abbandonato per molto tempo. Lo scudo è contornato da quadretti di color rosso e blu, colori regali della Casa Aragonese in Napoli: onorificenza ricevuta e concessa probabilmente per mano degli Aragonesi Re di Napoli, e più propriamente dal Re Ferrante I d'Aragona nel 1492, epoca in cui fu trasportata la Vicaria a Frattamaggiore. Tutto lo scudo è sormontato da una testa con collo di cinghiale di color bronzo, e ciò probabilmente per essere stata la sua origine maggiormente longobardica, quantunque il primo sorgere fosse stato greco. In effetti i guerrieri longobardi solevano coprire le loro armi con la pelle di tali animali. Sul capo del cinghiale vi è una Regia Corona guarnita di pietre preziose, e ciò perché il Casale di Frattamaggiore sin dai tempi remoti fu sempre Regio e Demaniale, cioè appartenente alla Corona e giammai andò soggetto a giurisdizione di feudatari.
«La bandiera del Comune di Frattamaggiore è araldicamente così composta: Cornice esterna blu presidenziale, quattro triangoli di colore amaranto, un rombo centrale di colore bianco con al centro la scritta Città di Frattamaggiore ed il classico cinghiale con le tre tau. All'interno del rombo centrale quattro strisce gialle di pari dimensioni.» Da
Il primo documento in cui il territorio è definito Fracta è del 9 settembre 923. Verso la metà del XIII secolo, a circa due chilometri da Fratta, si stabilì un piccolo gruppo di atellani dispersi, dando origine ad un nuovo minuscolo borgo che fu chiamato Frattula o Fracta Piczula (l'odierna Frattaminore). Di qui la necessità di distinguere i due nuclei abitati, per cui il casale prese il nome di Fracta Major (Fratta Maggiore). Il primo documento ufficiale ad attestare questo cambio di denominazione risale al 1310: un diploma di Carlo d'Angiò figlio di Roberto, in cui si legge per la prima volta Fratta con l'aggiunta di maggiore.
Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli
L’ingresso principale, preceduto da un pronao settecentesco, è situato in un cortile che si apre in Vicolo San Domenico. Il portale conserva numerosi elementi gotici, mente sulla parte alta esterna dell’arcata è posto un affresco raffigurante la Vergine che offre lo scapolare domenicano al beato Reginaldo, opera della scuola di Pompeo Landulfo.
(Tesori d'Arte Sacra)
Chiesa di Santa Chiara - Cappella del Crocifisso // Riprese con drone // Tricarico - Matera
Inedite riprese aeree con drone dell'interno della Cappella del Crocifisso - Chiesa di Santa Chiara - Tricarico - Matera [Lucania]
La chiesa di Santa Chiara, in origine di stile gotico e dedicata ai Santi Pietro e Paolo, divenne chiesa del monastero delle Clarisse fondato nel 1333 dal re di Napoli Roberto d’Angiò e da Sveva de Bethsan, contessa di Tricarico e moglie del conte di Marsico, Tommaso Sanseverino.
Gioiello del complesso è la Cappella del Crocifisso, a pianta quadrangolare e completamente affrescata dal pittore manierista Pietro Antonio Ferro. Lo splendido ciclo di affreschi fu commissionato dalle suore Clarisse nel 1611. La cappella custodisce un crocifisso ligneo della seconda metà del Seicento, commissionato dalla badessa Giulia Revertéra nel 1689.
Un progetto di drone photography di Dan Romeo, fotografo professionista umanitario e di viaggio. iviaggididan.it // dan.ph
Piano City Napoli 2019 - David's Pianosound Concert
6 April 2019
Piano City Napoli 2019
at Chiesa dei Santi Severino e Sossio
David's Pianosound Concert (all original Music)
Songs list:
00:10 Bed
04:35 5th Month
09:34 Flamingos
14:10 Decide
16:28 Flores
22:05 Ocean
27:12 Connection
33:33 Forest
37:53 Fraternity
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PauloPlayZHD | Duomo di Napoli & Dante Statue! - NAPOLI #45 ( Travel Meyts!? )
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Today I uploaded a video when we went to DUOMO of Napoli and visit Dante statue!
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Shoot with Nikon D5300
1080p50
I don't own any those music i used in the video.
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#Sorbillo #DuomoOfNapoli #DanteStatue
La Chiesa e il Chiostro di San Gregorio Armeno a Napoli
Un angolo di Paradiso in Terra. Costruita nel secolo VIII per ospitare le suore basiliane, fuggite dall’Oriente con le reliquie di San Gregorio, divenne in seguito monastero benedettino . La Chiesa completamente ristrutturata nella seconda metà del sec. XVI, presenta un’ unica navata con cinque cappelle laterali riccamente decorate con stucchi dorati e marmi policromi del XVII secolo.
PAN - PALAZZO DELLE ARTI NAPOLI
Speciale chiesa San Severino - Comiziano (Na)
da G Diodati SS Marcellino e Festo Napoli
La chiesa dei SS Marcellino e Festo a Napoli
Napoli. Chiesa di S. Giorgio Maggiore
saraci