Le campane di Ravenna - Basilica di S.Francesco D'Assisi
Ravenna - Piazza S.Francesco - Basilica di S.Pietro Maggiore (chiamata S.Francesco per la presenza di un convento di frati francescani)
5 campane in scala diatonica maggiore di Do#3 elettrificate a slancio:
Do#3 = Angelo Bianchi e Figli di Varese, 1951
Re#3 = Angelo Bianchi e Figli di Varese, 1951
Fa3 = Angelo Bianchi e Figli di Varese, 1951
Fa#3 = Angelo Bianchi e Figli di Varese, 1951
Sol#3 = Angelo Bianchi e Figli di Varese, 1951
La Basilica di San Francesco, dedicata in origine ai SS. Apostoli e poi a San Pietro, risale alla metà del V secolo d.C. Ben poco rimane, però, della prima chiesa paleocristiana, soprattutto a causa dei continui rifacimenti che hanno interessato l'edificio nel corso dei secoli (il robusto campanile quadrato risale al X-XI secolo), sino a quelli radicali di fine Settecento. L'attuale denominazione si deve ai frati minori francescani che, tra il 1261 e il 1810, e poi di nuovo tra il 1949 sino a oggi, la scelsero come loro sede. Durante il periodo medievale divenne la chiesa prediletta dei Polentani, signori della città e ospiti di Dante, e probabilmente la più frequentata dal poeta stesso, i cui funerali si celebrarono qui nel 1321. Le spoglie del Sommo Poeta riposano ancora oggi nell'adiacente Tomba di Dante. Come spesso accadeva alle chiese ravennati, anche San Francesco fu più volte sopraelevata. Il piano originario della basilica si trova, infatti, a 3,6 metri al di sotto dell'attuale livello stradale. La chiesa a tre navate presenta linee assai semplici, con la facciata in umile laterizio a vista movimentata al centro da una piccola bifora. Attraverso una finestra posta sotto l'altare maggiore, costituito da un sarcofago del V secolo, si scorge la cripta del X secolo, un ambiente a forma di oratorio sorretto da pilastrini destinato ad ospitare le reliquie del vescovo Neone, fondatore della chiesa. Il pavimento della cripta è costantemente sommerso dall'acqua, che tuttavia permette di ammirare i frammenti musivi del pavimento della chiesa originaria. Il campanile, alto 32,90 m., quadrato, inserito all’interno della navata destra, risale al X sec. Nel 1921 vennero riordinati i tre ordini di finestre per ogni lato: una bifora nell'ordine inferiore, una trifora in quello mediano ed una quadrifora in quello superiore. Il campanile custodisce cinque belle campane che ripetono l’austero squillante richiamo alla chiesa, in cui si trovano congiunti ed esaltati i due grandi spiriti tutelari d’Italia: FRANCESCO e DANTE. Tutte recano il simbolo del Crocifisso, lo stemma della Fonderia Bianchi di Varese e le scritte “Anno Santo 1951” e “Ablatum tempore belli A.D. MCMXL – MCMXLIV, restitutum publico sumptu, A.D. MCMLI” (Asportate durante la guerra 1940-1944, restituite a spese dello Stato l’anno del Signore 1951).Angeli, festoni, negli spazi molti gigli. Queste nuove campane, che hanno sostituito le precedenti danneggiate dalla II guerra mondiale, hanno le seguenti caratteristiche: Campana Maggiore (kg. 1403, Do#3; dedicata a S.Pietro Apostolo, titolare della basilica, con immagini di S. Pietro, S.Apollinare, S. Vitale, Basilica di S. Pietro Maggiore (vulgo S.Francesco), con stemmi del papa Pio XII, del Comune di Ravenna); Seconda Campana (Kg. 992, Re#3; dedicata ala B.V. Immacolata, con immagini di Maria Immacolata, S. Michele Arcangelo, S. Antonio di Padova, Battistero Neoniano, con stemmi); Terza Campana (kg. 720, Fa3; dedicata a S. Francesco di Assisi, patrono d’Italia, con immagini di S.Francesco, S. Domenico, S. Romualdo, basilica di S. Apollinare in Classe, con stemma francescano e una scritta che sintetizza le vicende dei Francescani cacciati dalla Chiesa nel 1810 e ritornati nel 1949); Quarta Campana (kg. 616, Fa#3; dedicata a S. Pier Damiano, con stemmi di Firenze e dell’Arcivescovo di Ravenna, con immagini di S. Pier Damiano, chiesa di Porto Fuori, S. Bonaventura, S.Giuseppe, Sposo della B.V.Maria); Quinta campana (Kg. 420, Sol#3; dedicata a Dante
Suonate:
-Plenum alle 17:00 come primo segno per la S.Messa Prefestiva delle Ore 17:30
-Plenum alle 17:15 come 2° segno
2 Marzo 2019
Buona visione :-)
Giacomo (Bolocampanaro02):
Andrea Tescari:
Nicolò (CampanaroBolognese 2002):
Giorgio Chiletti:
The Great Gildersleeve: Gildy Drives a Mercedes / Gildy Is Fired / Mystery Baby
Premiering on August 31, 1941, The Great Gildersleeve moved the title character from the McGees' Wistful Vista to Summerfield, where Gildersleeve now oversaw his late brother-in-law's estate and took on the rearing of his orphaned niece and nephew, Marjorie (originally played by Lurene Tuttle and followed by Louise Erickson and Mary Lee Robb) and Leroy Forester (Walter Tetley). The household also included a cook named Birdie. Curiously, while Gildersleeve had occasionally spoken of his (never-present) wife in some Fibber episodes, in his own series the character was a confirmed bachelor.
In a striking forerunner to such later television hits as Bachelor Father and Family Affair, both of which are centered on well-to-do uncles taking in their deceased siblings' children, Gildersleeve was a bachelor raising two children while, at first, administering a girdle manufacturing company (If you want a better corset, of course, it's a Gildersleeve) and then for the bulk of the show's run, serving as Summerfield's water commissioner, between time with the ladies and nights with the boys. The Great Gildersleeve may have been the first broadcast show to be centered on a single parent balancing child-rearing, work, and a social life, done with taste and genuine wit, often at the expense of Gildersleeve's now slightly understated pomposity.
Many of the original episodes were co-written by John Whedon, father of Tom Whedon (who wrote The Golden Girls), and grandfather of Deadwood scripter Zack Whedon and Joss Whedon (creator of Buffy the Vampire Slayer, Firefly and Dr. Horrible's Sing-Along Blog).
The key to the show was Peary, whose booming voice and facility with moans, groans, laughs, shudders and inflection was as close to body language and facial suggestion as a voice could get. Peary was so effective, and Gildersleeve became so familiar a character, that he was referenced and satirized periodically in other comedies and in a few cartoons.