Pianopoli ADDOLORATA festa 2019. Interno della chiesa omonima.
Pianopoli (CZ) Calabria Italia.
BY EUGENIO SELVAGGIO VV.
Gli angeli del Buon Pastore ritornano al canto - Santa Maria della Carità Brescia
Rimontaggio dell'Organo Giovanni Tonoli 1877 restaurato dalla Bottega Organaria Chiminelli di Darfo (Bs) 2013 - 2014
ESTERNI Saronno Santuario della Beata Vergine dei Miracoli (1/2) (Varese Lombardia) by night
Il santuario della Beata Vergine dei Miracoli, venne eretto nel 1498 dal popolo di Saronno per dare ospitalità al simulacro della Madonna del miracolo, una statua della seconda metà del XIV secolo, posta allora in una cappella sulla strada Varesina, ritenuta dispensatrice di miracolose guarigioni. Il territorio lombardo si arricchiva così di un nuovo santuario mariano che divenne presto meta importante di devozionalità e che si arricchì con il tempo di formidabili tesori d'arte.
Nel gennaio 1923 papa Pio XI elevò il santuario al rango di basilica minore.
Alla progettazione della facciata fu chiamato l'architetto Pellegrino Tibaldi, più noto come il Pellegrini. La costruzione iniziò nel 1596 e durò sino al 1613. Lo stile adottato dal Pellegrini si ispira a canoni classici, tardo rinascimentali, ed è fortemente teso a sottolineare la maestosità dell'edificio sacro. La ricchezza dei motivi ornamentali (con colonne, lesene, due grandi cariatidi che affiancano il portale di ingresso, fregi, balaustre, le statue nelle alte nicchie laterali, ecc.) produce un complesso architettonico di grande solennità.
Furono avanzati, subito dopo il completamento della facciata, rilievi critici da parte di quei deputati che la giudicavano alquanto tozza, in contrasto con l'armoniosa eleganza del tiburio. Nel 1630, per ovviare alla supposta pesantezza della facciata, Carlo Buzzi progettò il rialzo della balaustra mistilinea che regge la statua dell'Assunta e quelle di due coppie di angeli che suonano la tromba. Il progetto rimase a lungo sulla carta e fu realizzato solo nel 1666.
LE ACQUE DEL MINCIO LE GRAZIE
Il Santuario della Beata Vergine delle Grazie è una chiesa di stile gotico lombardo, dedicata alla Beata Vergine Maria, che sorge nella frazione Le Grazie. Edificata su un ampio piazzale, la basilica sovrasta e s'affaccia sulle acque palustri del Mincio creando un'atmosfera suggestiva per i numerosi turisti
16 di 41 La seconda vita degli edifici pubblici, Roma, da pagana a cristiana
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L'immenso retaggio di marmi e laterizi, di colonne e di capitelli, di trabeazioni e di volte, che costituiva il panorama di Roma antica, è la creta che secoli di applicazione – e l'intervento di architetti e di artisti geniali, come Michelangelo e Raffaello – trasforma nella seconda Roma, quella cristiana, quella dei Papi.
Templi, basiliche, terme, aule senatoriali, diventano così luoghi di culto cristiano, mentre le statue della Vergine prendono il posto di quelle di Venere.
Diversi luoghi dell'Urbe: il complesso di templi vicini all'Isola Tiberina, ora assorbiti nella chiesa di San Nicola in Carcere; il tempio di Antonino Pio e Faustina Maggiore, nella mirabile cornice del Foro Romano, che nel Cinquecento diventa San Lorenzo in Miranda, la chiesa dei farmacisti; il Pantheon, santuario dinastico poi dedicato alla Vergine; Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, che nasce sotto Diocleziano come il secondo complesso termale per grandezza di Roma.
RESTAURO ORGANO DEL 1694 JOSEPH DE DONATO CHIESA DI S. MARINA VERGINE CASOLE BRUZIO (CS)
ORGANO MECCANICO DEL 1694 JOSEPH DE DONATO NEAP.US FECIT 1694.
RESTAURO BOTTEGA O. DI ESPOSITO ROBERTO FUSCALDO (CS.
bottegaorganaria.com
***** DUOMO di MANTOVA Cattedrale di San Pietro Apostolo - esterni e interni
Esterno.
La facciata della cattedrale è a salienti, con la parte centrale, in cui si aprono i tre portali, scandita da quattro paraste corinzie e sormontata da un frontone triangolare. Lungo il fianco destro, si possono ancora vedere le cuspidi e le guglie di coronamento quattrocentesche; il campanile romanico ospita un concerto di sette campane accordate secondo la scala di Si♭2 maggiore. La più grande è ottima opera dell'insuperato maestro settecentesco Giuseppe Ruffini. Le restanti furono fuse dalla ditta Cavadini di Verona nella prima metà del XIX secolo.
Interno.
L'interno della cattedrale è a croce latina, con aula divisa in cinque navate da quattro file di colonne corinzie scanalate; mentre le due navate laterali esterne e la navata centrale sono coperte con soffitto piano, le due navate laterali interne sono coperte con volta a botte. Lungo ciascuna delle due navate laterali esterne si apre una fila di cappelle laterali, i cui altari sono ornati da pale dei più importanti artisti del manierismo mantovano (le tele di Paolo Veronese e Giulio Campi, le più importanti del ciclo, non sono oggi più a Mantova). Sulla crociera, si eleva la cupola, con tamburo ottagonale e priva di lanterna, dipinta internamente con il Paradiso. Tra le opere d'arte si segnalano un sarcofago paleocristiano, gli affreschi del battistero (inizi del XIV secolo), la Cappella dell'Incoronata, di architettura simile alle idee di Leon Battista Alberti, e la sacrestia (un tempo Cappella dei Voti), con la volta affrescata da un seguace di Andrea Mantegna. L'altare maggiore è in marmi policromi ed è sormontato da un Crocifisso ligneo scolpito.
Opere d'arte.
Tra le opere pittoriche conservate nel Duomo di Mantova si segnalano:
• La Trinità con la Vergine e S. Giovanni tra gli angeli di Antonio Maria Viani, affresco, m². 180 circa, catino absidale
• Santa Margherita (1552) di Domenico Brusasorci, dipinto su tela, cappella del Sacramento
• San Martino dona parte del mantello al povero (1552) di Paolo Farinati, dipinto su tela
• Transito di San Giuseppe (1616) di Niccolò Ricciolini
• San Domenico di Bernardino Malpizzi
• Madonna d'Itria di Antonio Maria Viani
• San Luigi Gonzaga di Ippolito Andreasi
Organo a canne.
Sulla cantoria del braccio di destra del transetto, si trova l'organo a canne della cattedrale, costruito dalla ditta organaria cremasca Benzi-Franceschini nel 1915 ed in seguito più volte restaurato ed ampliato. L'ordinaria manutenzione è eseguita dalla ditta Micheli di Volta Mantovana.
Lo strumento è a trasmissione elettropneumatica, con consolle mobile indipendente situata a pavimento nel transetto, nei pressi del presbiterio, avente due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. La cassa neoclassica, in legno scolpito e dorato, deriva del precedente strumento della prima metà dell'Ottocento ed è stata disegnata da Giambattista Marconi; presenta la mostra composta da tre cuspidi di canne di Principale con bocche a scudo allineate orizzontalmente.
Angeli a Santa Maria della Vita
Montaggio video delle fotografie di Andrea Samaritani, proiettate alla conferenza sugli Angeli tenuta a Santa Maria della Vita, a Bologna, nel 2009, da Pietro di Natale.
Fotografie di Andrea Samaritani
a cura di Graziano Campanini
Guastalla (2/2) p.za Mazzini Pal. Ducale Cattedrale S. Pietro Statua Ferrante Gonzaga - slideshow
IMMAGINI RACCOLTE DOPO IL TERREMOTO D'EMILIA DEL 2012.
Il cuore della città è piazza Mazzini, una tipica piazza emiliana circondata da portici, dominata dal monumento a Ferrante I Gonzaga, opera di Leone Leoni.
Sulla piazza si affacciano la Concattedrale di San Pietro Apostolo, opera cinquecentesca di Francesco Capriani (Francesco da Volterra) (ma la facciata risale a due secoli più tardi), il palazzo Ducale [1567] in gran parte ricostruito (al cui interno è allestito il Museo Cittadino), e il Municipio, iniziato nella prima metà del Quattrocento e terminato dai Gonzaga durante il Cinquecento. Esso reca sotto il portico i modelli delle antiche unità di misura.
Dalla piazza si accede ai portici quattrocenteschi di corso Garibaldi, la più antica via della città, che conducono alla Biblioteca Maldotti, ricca di manoscritti, antiche edizioni a stampa e una nutrita collezione di dipinti. Antistante la biblioteca sorge la chiesa di Santa Croce (detta anche della Morte), risalente al 1587. Dall'interno è possibile scendere nei sotterranei e visitare il precedente luogo religioso di origine medievale. Nelle vicinanze della chiesa è inoltre possibile notare l'edificio nel quale albergò Garibaldi durante la sua permanenza nella città.
Il corso si apre poi su piazza Garibaldi, al cui centro è presente il monumento a lui dedicato. Dalla piazza è inoltre possibile ammirare la chiesa dell'Immacolata Concezione (oratorio di pianta ottagonale), la chiesa del Santissimo Crocifisso (o delle Cappuccine) e la chiesa della S. Maria dei Servi (o Santa Maria Annunciata), eretta alla fine del Cinquecento su disegno di Francesco Capriani: notevole, all'interno, la Deposizione, tela di Giuseppe M. Crespi. Su lato est della piazza si trova Palazzo Frattini, sede del Centro Culturale Comunale.
Da piazza Garibaldi, percorrendo via Verdi si arriva al Teatro Comunale in stile neoclassico, risalente al 1671. Scegliendo invece via Volturno si arriva in piazza Matteotti, dove sorge l'imponente Torre Civica o Campanón, nel luogo che un tempo fu dell'antica rocca trecentesca abbattuta dagli spagnoli nel 1689. I lavori di costruzione della torre, progettata dall'architetto parmense Cristoforo Trivellino, iniziarono nel 1723 e terminarono nel 1732. L'edificio supera i 40 metri d'altezza e per la sua costruzione vennero utilizzati i materiali recuperati dalla vecchia rocca dei Torelli.
Più avanti, in via Piave, sorge il seicentesco Santuario in stile barocco Beata Vergine della Porta, progettato dall'architetto Prospero Mattioli per ordine del Duca Vincenzo Gonzaga. La chiesa conserva paliotti in scagliola policroma, opera di artigianato carpigiano.
Svoltando per via Cavour si giunge in piazza Martiri Patrioti (ex Piazza Roma), al cui centro è presente il monumento in memoria dei caduti della prima guerra mondiale. La piazza è ornata da lampioni in stile Liberty.
Tornando in Strada Gonzaga (comunemente nota come via Gonzaga) è notevole la ex chiesa di San Francesco, costruita nel 1606 su disegno di Ferrante II Gonzaga, adibita nel ventunesimo secolo a sala mostre.
Scegliendo via Spallanzani è possibile notare la chiesa di San Carlo (o delle Agostiniane), edificata nel 1626 sempre per ordine di Ferrante II Gonzaga.
Il centro reale della città storica non è la piazza principale, essendo quest'ultima decentrata rispetto all'assetto fisico cittadino, bensì La Croce del Volterra, punto dal quale ne hanno origine quattro bracci rivolti verso i quattro punti cardinali. All'estremità di ogni braccio è situata una chiesa (A nord il Duomo, ad est la chiesa della S. Maria dei Servi, la chiesa del Santissimo Crocifisso ad ovest, la chiesa di S. Carlo a sud).
SACRO MONTE DI CREA (Monferrato, Piemonte) Il Santuario e le Cappelle INTEGRALE (UNESCO)
Il Sacro Monte di Crea è situato su una delle più alte colline del Monferrato, nei pressi di Serralunga di Crea, in Provincia di Alessandria.
Il Sacro Monte si snoda lungo la salita che porta al Santuario mariano, e di lì procede lungo un sentiero che, in un bosco di querce e frassini, si inerpica tra le asperità di un friabile terreno roccioso sino ad arrivare alla cappella del Paradiso, posta alla sommità della collina.
Come gli altri Sacri Monti di Piemonte e Lombardia, anche quello di Crea è situato in un vasto parco naturale: in esso si realizza quella suggestiva sintesi tra paesaggio, arte e memoria storica, che ne costituisce la cifra interpretativa.
I Sacri Monti del Piemonte, assieme a quelli della Lombardia, sono stati inseriti nel 2003 dall'UNESCO nell'elenco dei patrimoni dell'umanità.
Molteplici sono le opere di grande interesse artistico conservate nella chiesa-basilica di Santa Maria, a cominciare dagli affreschi (1474–1479) della Cappella di Santa Margherita, con la Madonna in trono e i donatori e le Scene del martirio della Santa. Si tratta di opera importante per la storia dell'arte rinascimentale in Piemonte, che lascia intendere lo sforzo di aggiornamento sui modelli lombardi.
L'ignoto autore, convenzionalmente chiamato “Maestro di Crea” è stato, di recente, dubitativamente identificato con Francesco Spanzotti, fratello del più celebre Martino.
Tra le opere custodite dalla chiesa va anche ricordata una bella tavola di Macrino d'Alba e, dello stesso autore - collocati nel Museo del Santuario – due deliziosi piccoli ritratti raffiguranti Guglielmo IX del Monferrato e Anna d'Alençon.
Una menzione meritano anche la tela di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo (1565-1625) raffigurante il Padre Eterno e la tela di Santa Margherita dipinta da sua figlia, Orsola Caccia (1619-1676)
Il valore artistico delle 23 cappelle presenti a Crea è oggi riconosciuto da una critica che ha cessato – come ancora succedeva alcuni decenni or sono – di riferirsi ad esse come a manifestazione ingenua di arte popolare.
Riguardo agli autori delle statue di terracotta e degli affreschi che prolungano le scene sacre sulle pareti delle cappelle, permangono, anche a causa delle tormentate vicissitudini del Monte, molte difficoltà attributive.
Tra i principali scultori che operarono al Monte sin dall'avvio del lavori nel 1589, vanno ricordati i fratelli Jean e Nicolas de Wespin (detti i Tabacchetti), artisti di provenienza fiamminga, il maggiore dei quali, Jean, aveva già lavorato a Varallo.
Tra gli autori delle opere a fresco va ricordato ancora Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, esponente di primo piano della pittura manierista piemontese tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo.
Verosimili gli interventi sia dei Tabacchetti sia del Caccia nella imponente Cappella del Paradiso dedicata alla Incoronazione della Vergine, anche se difficili da riconoscere a causa dei tanti rimaneggiamenti subiti ad opera dei restauri. La Cappella del Paradiso rappresenta il culmine, fisico e simbolico, del percorso devozionale. Di grande effetto scenico, anche se di incerta resa artistica, quasi a prefigurare le esagerazioni del barocco, è il complesso delle sculture in terracotta e gesso che ne popolano la scena, con il gruppo formato da ben 175 angeli che portano in cielo la Vergine, cui fanno corona 300 figure plastiche raffiguranti santi e profeti e una aerea moltitudine di angeli musicanti dipinti sulla volta.
Tra gli interventi più recenti va segnalata la edificazione ex novo della cappella della Salita di Gesù al Calvario, con il gruppo di statue in gesso eseguite (1892- 95) dallo scultore casalese Leonardo Bistolfi.
Museo di San Rufino ad Assisi
Museo di San Rufino ad Assisi
Castiglione Olona (Varese) palazzo Branda - Castiglioni e chiesa di Villa - slideshow
Un tempo storica dimora del Cardinale Branda Castiglioni ed oggi sosta indispensabile per comprendere appieno lo spessore culturale di una figura così importante.
Proprio in questo edificio ci sono le testimonianze più rappresentative del suo pensiero umanista interpretato dalle abilità pittoriche e scultoree di Masolino e del Vecchietta, i quali poterono sperimentare le rese prospettiche apprese a Firenze attraverso gli insegnamenti di Leon Battista Alberti. I discendenti del Cardinale contribuirono ad arricchire questo patrimonio, commissionando ritratti di famiglia e collezionando preziosi oggetti di arredo che oggi si uniscono alle testimonianze più antiche.
Si affaccia sulla piazzetta del borgo antico, è costituito da due corpi di fabbrica del XIV e del XV sec.
Come raccordo tra i due elementi architettonici ne fu eretto un terzo che racchiude al piano inferiore la Cappella di San Martino ed al piano nobile una stupenda e quanto rara loggia rinascimentale con il ciclo degli Uomini Illustri di un artista di scuola senese.
Le facciate, in finto bugnato, sono ingentilite da stupende finestre in arenaria e in formelle di cotto, mentre lo stemma di Francesco Sforza ci richiama alla memoria l'antico dominio del Ducato di Milano.
Masolino affrescò nel 1435 nella stanza indicata come lo studiolo del Cardinale uno stupendo ed irreale paesaggio che la tradizione locale vuole sia quello di “Veszprèm”, la località dell’Ungheria dove il Prelato fu conte e Legato Pontificio a partire dal 1410 e dove si consolidò la proficua amicizia tra il Maestro fiorentino ed il Porporato.
Un artista ignoto, di scuola lombarda, dipinse invece nel 1423 la così detta camera del Cardinale con alberi da frutta, puttini festanti, decorazioni tardo-gotiche e motti tratti da autori classici latini, che raccontano un raffinato testamento spirituale del Cardinale Castiglioni.
Al piano inferiore la Cappella Cardinalizia celebra la Gerusalemme Celeste narrata nell’Apocalisse di San Giovanni ed il Mistero Eucaristico enunciato dall’Evangelista Giovanni. L’opera pittorica è stata attribuita a Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta, che l’affrescò nel 1437 e l’adornò di piccoli peducci in arenaria raffiguranti angeli in contemplazione.
Tradizione dello splendore. Mostra di Icone italiane contemporanee al MUSEO MAGI ‘900
Tradizione dello splendore
Icone italiane contemporanee
Inaugurazione sabato 13 dicembre ore 17.00
Pieve di Cento (Bo) Via Rusticana.
Dal: 13 dicembre 2014 all’1 marzo 2015
Un’ iniziativa decisamente inedita per un museo d’arte contemporanea, ispirata da una spiritualità fuori dal tempo, eppure profondamente calata nel presente. Attraverso un’ampia selezione di opere su tavola di sedici iconografi contemporanei, alle soglie delle festività natalizie il MAGI’900 propone una riflessione sull’identità dell’iconografia canonica nell’ambito della produzione artistica attuale. Invitando a rivolgere uno sguardo laico e attento ad un fenomeno sempre più significativo, per quanto appartato e ancora poco conosciuto, soprattutto nella sua declinazione italiana, la mostra intende infatti richiamare l’attenzione del pubblico su un tema ancora dibattuto e controverso. Mentre a vari livelli si discute se l’icona tradizionale si possa considerare il frutto di una vera ricerca artistica o semplicemente una ripetizione di modelli d’alto artigianato, il MAGI’900 conferma così la propria vocazione di museo eclettico e curioso, proponendo quasi provocatoriamente una mostra aperta a questo interrogativo, senza prendere una posizione definita, ma invitando gli spettatori ad una riflessione individuale.
Ispirati da una profonda devozione, gli iconografi italiani, che oggi lavorano ancora riprendendo principalmente modelli bizantini e duecenteschi, studiano, ripetono e declinano attentamente temi e modalità esecutive ormai millenari, superando le barriera del tempo e dello spazio, per affidare al linguaggio dell’arte la ricerca di una bellezza che vuole valicare il visibile. In un momento storico che spesso allontana e divide, i pittori contemporanei di icone si riallacciano dunque alla tradizione della Chiesa indivisa per conciliare Oriente ed Occidente, passato e futuro, e ritrovare negli archetipi delle più note immagini sacre un respiro di trascendenza unitario.
Fondi oro nati per sfavillare alla luce delle candele, narrazioni sospese, sguardi delicati, gesti e colori ricostruiti come precisi codici di comunicazione, trasformano l’ambiente espositivo in un luogo mistico e remoto, capace di affascinare il credente ed il semplice curioso, toccando diverse corde del cuore.
La mostra è documentata da un catalogo con opere di Monia Bucci, don Gianluca Busi, Antonio De Benedictis, Maria Thea Egentini, Mauro Felicani, Luisanna Garau, Giuliano Melzi, Paolo Orlando, Francesca Pari, Giancarlo Pellegrini, Ivan Polverari, Giovanni Raffa e Laura Renzi, Sebastian Tarud, Mara Zanette, Roberto Zaniolo, Paola Zuddas e testi di don Gianluca Busi, Valeria Tassinari e mons. Ernesto Vecchi.
Con il patrocinio di:
Comune di Pieve di Cento
Chiesa di Bologna
Mdonna dei miracoli Mussomeli - diretta web 15/9/2019
Festa della Madonna dei Miracoli a Mussomeli in diretta Web su castelloincantato.it
11 Gli affreschi della Cappella Oliveri in Santa Caterina
Nella cappella absidale destra della chiesa di Santa Caterina, nota come la cappella di Santa Maria degli Oliveri, si conserva un ciclo di affreschi con Scene della vita di Maria e della Passione del Cristo, pregevole esempio della pittura tardo-trecentesca toscana in Liguria.
Il ciclo è attribuito a due diversi anonimi pittori, noti come i maestri della cappella Oliveri. Il primo artista, a cui spetta l'ideazione e l'avvio della decorazione, sembra allineato su canoni più tradizionali, mentre il secondo artista, dai modi più aggiornati e probabilmente più giovane, si distacca da schemi tradizionali e appare maggiormente sensibile al piacere del colore, con una resa delle figure delineata da variate e luminose tonalità.
Nella prima campata di sinistra, dall'alto in basso, sono raffigurati l'Assunzione di Maria, che invia la sacra cintola a San Tommaso tra angeli musicanti, il Transito della Vergine tra gli Apostoli e il giudeo colto nel momento in cui vuole rovesciare il feretro, e lo Sposalizio della Vergine, con la coppia di sposi circondata dai pretendenti alla mano di Maria.
La seconda campata presenta invece una Incoronazione della Vergine tra angeli musicanti, nella lunetta in alto, seguita dalla Disputa al Tempio, col ritrovamento del figlio da parte dei genitori inquadrati in una monumentale scenografia, la Fuga in Egitto, con la nutrice che abbassa la palma al passaggio della sacra famiglia e, infine, l'Imposizione del nome a San Giovanni Battista, dove compaiono Maria e Giuseppe, accanto al letto di Elisabetta, e Zaccaria, colto nell'atto di scrivere sulla tavoletta il nome del Precursore.
La parete di fondo è decorata da un Redentore benedicente con un volo di angeli alla sua sinistra e la colomba simboleggiante lo Spirito Santo a destra, in alto. Le scene sottostanti, ripartite ai lati di una lunga finestra tamponata, seguono una Annunciazione, l'Incontro di Anna e Gioacchino alla porta Aurea, l'Orazione nell'Orto, della quale rimane solo il volto del Cristo, e in basso Figure di Santi con un committente inginocchiato.
Nell'unica campata affrescata di destra, nell'arco destinato al sepolcro degli Oliveri furono eseguite una Crocifissione e tondi con gli Evangelisti. Sulla parete si trovano le tracce di un possibile Compianto del Cristo Morto, con San Tommaso che presenta la famiglia genuflessa del committente, l'Andata al sepolcro, con i soldati attoniti e il gruppo delle Marie e, nella lunetta, una Resurrezione o Ascensione del Cristo.
Oltre a stemmi della famiglia Oliveri, le volte presentano tondi col Cristo in Maestà e l'Agnus Dei.
Campane S. Francesco d'Assisi in Genova Bolzaneto
concerto di 8 campane in Lab3 di Roberto Mazzola A.D. 1951
Suonata per la S. Messa Festiva nel giorno di S. Stefano
Girolamo Frescobaldi - Ave Maris Stella
Girolamo Frescobaldi (1583-1643) 4 versetti sull'inno Ave Maris Stella
registrazione dal vivo: Musica Sacra Festival, 28 maggio 2010, Terni
Giuseppe Schinaia, organo positivo Pinchi
La cattedrale di Gangi (PA)
Ottobre 2014, vacanza con i figli sulle Madonie
Oratorio di santa Maria del Verdente alle pendici dell'Ascensione (Rotella Marche) (manortiz)
Santa Mariae ad Burdentis XI sec
Oratorio di santa Maria del Verdente o dell'Annunziata affreschi del Maestro del Verdente (XV sec.)
possesso farfense alle pendici dell'Ascensione (Rotella-Marche)
Descrizione:La data di costruzione della chiesa del Verdente risale al XI secolo. Nello stesso periodo i monaci farfensi stavano costituendo nel territorio rotellese le loro `cortes agricolae`, un gruppo di essi decise di costruire questa chiesa da utilizzare come oratorio, per alternare il lavoro con i momenti di preghiera. La chiesa era anche utilizzata come rifugio durante improvvisi temporali: il monastero dei monaci farfensi si trovava infatti in localita' Montemisio.; intero bene - costruzione - secolo XI - XI;
La prima citazione documentata della chiesa proviene dalle Rationes decimarum del 1290-1291: essa viene indicata come pertinenza del Presidiato Farfense, retta da un Dompnus Johannes cappellanus e da un Dompnus Bonusannus prebendatus.; intero bene - attestazione esistenza - secolo XIII - XIII;
Da un antico documento ecclesiastico, risulta che la chiesa, gia` nel 1290, era dedicata a S.Maria ad burdentis; sottointeso doveva essere il termine aquas edaquas burdentes aveva probabilmente il significato di acque che fuoriuscivano naturalmente per la natura argillosa del terreno. L'evoluzione della toponomastica avrebbe poi trasformato burdentis in Verdiente o Verdente. Secondo altri, invece, poiche' quel luogo era un tempo verdeggiante e coltivato, Verdiente potrebbederivare dal latino viridis.; intero bene - titolazione - secolo XIII - XIII;
La chiesa e` ricca di affreschi: pare che essi fossero stati commissionati al pittore Pietro Albanese, allievo di Fra Martino Angeli di S.Vittoria in Matenano di cui seguiva lo stile, il quale lavoro' intorno al secolo XV in altre localita' della provincia ascolana. Le immagini sono votive e dovrebbero attribuirsi ad un pubblico voto fatto, durante la pestilenza del 1462-1463.; interno - decorazioni - secolo XV - XV;
Durante gli anni della pestilenza tra il 1462-1463 la comunita` di Capradosso aveva organizzato nella chiesa una specie di lazzaretto; la stessa chiesa fu utilizzata come luogo di sepoltura per le vittime della pestilenza.; intero bene - uso - secolo XV - XV;
Negli anni Ottanta, a causa di cedimenti delle fondamenta, la chiesa presentava gravi lesioni in corrispondenza dei muri perimetrali ed interessanti l'intero spessore.; intero bene - lesioni - secolo XX - XX;
Nel 1980 la Soprintendenza delle Marche effettuò lavori di restauro relativi al rifacimento totale del tetto comrprese le capriate, intervenendo anche sulle fondazioni dei muri perimetrali, in corrispondenza dei cedimenti strutturali. In tale occasione furono effettuate cuciture mediante perforazioni in corrispondenza delle lesioni sulla muratura. Altre opere riguardarono il restauro degli affreschi presenti all'interno della chiesa.; intero bene - restauro - secolo XX - XX
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Loreto e la Santa Casa
La città di Loreto si è sviluppata intorno alla celebre Basilica che ospita la Santa Casa di Nazareth dove, secondo la tradizione, la Vergine Maria nacque, visse e ricevette l'annuncio della nascita miracolosa di Gesù. La tradizione narra che nel 1291 i musulmani cacciarono definitivamente i cristiani da Gerusalemme e tentarono poi di riconquistare Nazareth, un gruppo di angeli si prese cura della Casa e, dopo alcune peregrinazioni, la portò in volo fino a Loreto. Per questo motivo la Madonna di Loreto è venerata come patrona degli aviatori. Gli studi mettono in luce che la provenienza della Casa è la Palestina, sia per lo stile architettonico che per l'uso di materiali costruttivi, sconosciuti al territorio delle Marche ed invece molto usati all'epo-ca in Terrasanta. Una recente teoria, supportata dal ritrovamento di documenti posteriori al 1294, afferma che il trasfe-rimento fu operato dai principi Angeli Comneno, un ramo della famiglia imperiale di Costantinopoli, che trasportarono le pietre per mezzo di una nave. Entrambe le tesi sono, comunque, concordi sul fatto che la Casa partì da Nazaret nel 1291 e, dopo essere transitata per la Dalmazia, rimanendo per circa tre anni a Tersatto (ora un quartiere della città di Fiume in Croazia), giunse a Loreto la notte del 9-10 dicembre del 1294. Nel 1469, per iniziativa del vescovo di Recanati Nicolò delle Aste e in seguito con Papa Paolo II, iniziarono i primi lavori di costruzione dell'odierna basilica, dapprima di forme gotiche e suc-cessivamente rinascimentali. Nel 1586 Sisto V nominò Loreto a diocesi e gli venne dedicata la statua bronzea, opera di Antonio Calcagni e Tiburzio Vergelli, che è posta in tutta la sua maestosità a fianco dell'ingresso della Basilica. La cupola ottagonale fu opera di Giuliano da Sangallo e venne realizzata negli anni 1499-1500. La statua della Madonna, di rame sbalzato e dorato, si trova alla sommità del lanter-nino della cupola. A fianco della candida facciata in pietra d'Istria, completata nel 1587, si innalza l'elegante campanile (1750-55), opera di Luigi Vanvitelli. Sotto la cupola è posizionato il sacello della Santa Casa, rivestito di marmo con statue e rilievi, capolavoro della scultura del Cinquecento. L'interno assai suggestivo è meta di pellegrini che giungono da tutto il mondo per pregare, davanti alla statua della Madonna Nera. La Cappella dell'Annunciazione fu decorata con affreschi di Federico Zuccari, le sacrestie di San Marco e San Giovanni da Melozzo da Forlì e Luca Signorelli, il soffitto ed il padiglione della Sala del Tesoro dal Pomarancio. Il Museo Pinacoteca della Santa Casa di Loreto, ospitato nel Palazzo Apostolico, conserva dipinti, sculture, arazzi e maioliche prove-nienti dal Santuario e donati alla Santa Casa nel corso dei secoli. Nella raccolta dei dipinti spiccano le opere della tarda maturità di Lorenzo Lotto, che morì a Loreto nel 1556 ca. Il Tesoro della Santa Casa comprende preziose opere di alta oreficeria
info: turismo.marche.it -