Brescia - Museo Santa Giulia - chiesa di SAN SALVATORE e CRIPTA
Brescia e i Longobardi (Mario Cavazzuti, 1987) | Archivio storico
Il cortometraggio, parte della serie co-prodotta dalla Cariplo “Archivio dell'arte”, si focalizza sulle tracce lasciate dai Longobardi in territorio bresciano, descrivendo in particolare tombe e corredi funerari, e il monastero di San Salvatore e Santa Giulia, eretto nel 753 da re Desiderio.
Produzione: Cosmovideo/Rai/Regione Lombardia/Cariplo, Servizio Propaganda e Sviluppo Sezione multimediale Intesa Sanpaolo: materiale audio e audiovisivo eterogeneo per tipologia, storia e qualità, prodotto dagli istituti confluiti nel Gruppo dagli anni Cinquanta in avanti, con qualche rarità risalente alla prima metà del Novecento. Consultabile su appuntamento presso l’Archivio storico.
archivio.storico@intesasanpaolo.com
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BRESCIA romana e longobarda - Roman and Lombard Brescia
l' Area monumentale del Foro romano e complesso monastico longobardo di San Salvatore-Santa Giulia - Il monastero di Santa Giulia - Il Duomo nuovo - il Broletto e la Torre del Pegol - Il Palazzo della Loggia - La Piazza della Vittoria - La Torre della Pallata - Il Castello - Desiderio re dei Longobardi e re d'Italia - i Galli Cenomani - longobardi - La Basilica di San Salvatore.
The monumental area of the Roman Forum and the Longobard monastic complex of San Salvatore-Santa Giulia - The monastery of Santa Giulia - The new Cathedral - the Broletto and the Torre del Pegol - The Palazzo della Loggia - The Piazza della Vittoria - The Torre della Pallata - The Castle - Desiderio king of the Lombards and kings of Italy - the Cenomani Gauls - Lombards - The Basilica of San Salvatore
Brescia | un tesoro da scoprire
Brescia tranquilla cittadina, dai ritmi piu lenti delle metropoli, sede universitaria , conserva tesori ancora sconosciuti. Dal punto di vista turistico è sottovalutata. La sua visita offre al turista un viaggio nel tempo di oltre 2000 anni .Lungo una delle stradine poco affollate si presenta all'occhio curioso la chiesa di Santa Maria dei Miracoli :la sua facciata è un capolavoro della scultura Rinascimentale.
La passeggiata nel centro storico ti offre numerose gallerie: impronta tipica della città nordica. E dopo tanto camminare si possono gustare pietanze tipiche e genuine anche in alcuni ristoranti tradizionali che mantengono l'arredamento dal gusto un po retrò.
Atmosfere passate in ogni angolo, scorcio o cortile e proprio nel cuore della città si conservano i resti monumentali dell'antica Brixia. Si tratta della piu' vasta area archeologica urbana dell'Italia settentrionale,
Pochi passi piu in là vale la pena visitare il museo di Santa Giulia che, insieme al monastero benedettino di San Salvatore ,alla chiesa di Santa Maria in Solario, alle Domus e al Viridarium ,è patrimonio Mondiale dell'Unesco
Tanti i preziosi oggetti qui conservati che vanno dal periodo preistorico all'800. Ciò che lascia stupiti sono i ritrovamenti delle domus dell'Ortaglia. Agglomerati di case di antichi romani facoltosi, finemente decorate: il Video in 3D e l'allestimento suggestivo fanno immergere il visitatore nella atmosfera e nella vita della domus romana.Nella chiesa di San Salvatore si passa al periodo longobardo. Edificio su due piani con affreschi e colonne dai capitelli originali.
Come sopresa finale l'ultimo piano. Qui si conserva la collezione della Pinacoteca Tosio Martinengo che offre vetri veneziani, dai riflessi opalescenti , dagli effetti cromatici ,possibili solo con tecniche antiche e forse scomparse .Di grande valore, oltre ad alcuni quadri firmati Raffaello , anche la raccolta,la piu completa, di Giacomo Ceruti, detto il pitocchetto, proprio perchè amava ritrarre persone di umile estrazione. I suoi ritratti sono di notevole intensità espressiva quasi fotografica.... Il museo è molto vasto forse è necessario più tempo per visitarlo tutto ....noi di Goodinitaly scegliamo di proseguire la nostra breve permanenza in questa città dove si respira tranquillità e quasi eternità, soprattutto in piazza Paolo VI: qui convivono edifici simbolo del potere civile e religioso :Il Broletto , il Duomo nuovo e il Duomo vecchio ,esempio eccellente di architettura romanica rotonda.
Oltre tre ore di visita e non si è riusciti a vedere tutto: ma guardate questo servizio e presto andrete anche voi a scoprire altri tesori di Brescia che non vi abbiamo raccontato
L'Italia dei Longobardi - BRESCIA
Le riprese del documentario ripercorrono, attraverso il racconto della Historia Langobardorum di Paolo Diacono e attraverso interviste a eminenti storici, archeologi, storici dell’arte e testimonial d’eccezione (Toni Capuozzo, Vincenzo Cerami, Philippe Daverio, Giuseppe D’Avino, Maurizio Mastrini, Omar Pedrini, Peppino Principe), i sette luoghi italiani inseriti nella World Heritage List UNESCO come sito seriale: “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”. Il racconto è un viaggio nei sette siti che mostrano ancora oggi i segni tangibili della profonda trasformazione che avviene in Italia nei due secoli della dominazione longobarda: Cividale del Friuli con il suo tempietto longobardo, il castrum di Castelseprio-Torba, il complesso di San Salvatore a Brescia, Benevento con la chiesa di Santa Sofia, Monte Sant’Angelo con il suo antichissimo santuario micaelico, Spoleto con la chiesa di San Salvatore ed il magnifico tempietto sul Clitunno a Campello.
Il documentario ha vinto il premio “Città di Rovereto-Archeologia Viva alla XXIV Edizione della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto e il premio della giuria durante l’XI Edizione del Festival del Cinema Archeologico di Agrigento.
Unesco, viaggio nel tempo nella Brescia longobarda e romana
Brescia (askanews) - L'area archeologica monumentale nel complesso di Santa Giulia a Brescia è uno spettacolo urbano con pochi paragoni al mondo. Il Capitolium, il Teatro romano e il Santuario repubblicano, sono stati inseriti nel Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, insieme al complesso monastico - e oggi museale - che sorge intorno alle chiese di San Salvatore, di Santa Giulia e di Santa Maria in Solario, nell'ambito del sito seriale I Longobardi in Italia. I luoghi del potere. Un percorso, nel pieno centro di una dinamica città lombarda, che rappresenta un vero e proprio viaggio nel tempo, e che dall'epoca romana si sposta poi all'alto Medioevo.
Il complesso monumentale - ci ha detto Francesca Morandini, Project manager di Brescia per sito Unesco - nasce intorno al monastero che venne fondato da Desiderio e Ansa alla metà dell'VIII secolo d. C. E' uno straordinario palinsesto di architetture distribuite nei secoli, che vanno dall'VIII sino alla soppressione avvenuta in età napoleonica.
Tra i tesori tutelati dall'Unesco spicca San Salvatore, con la sua visibile stratificazione architettonica e un tangibile senso dello scorrere dei secoli. Ad esso è stato poi addossato il Coro delle monache, interamente affrescato, mentre nell'oratorio di Santa Maria in Solario si può ammirare la Croce di Desiderio, testimonianza plastica di storia e
bellezza. Il tutto con la cornice del Museo di Santa Giulia, divenuto un punto di riferimento culturale per Brescia.
Per la città - ha aggiunto Francesco Morandini - è stato da subito un grandissimo elemento di orgoglio, perché quando viene iscritto nella lista del Patrimonio mondiale, il bene che tu consideri espressione della cultura della tua comunità e della tua città viene catapultato immediatamente in un'ottica mondiale e universale anche in un'ottica di pubblici che lo possono fruire. I bresciani questa cosa l'hanno capita e hanno accolto con grande orgoglio questa nomina.
Un orgoglio che diventa poi partecipazione, in linea con l'idea che il patrimonio culturale debba essere soprattutto qualcosa da vivere anche nel quotidiano.
Dalla città il sito Unesco è percepito come vivo e vivace, le iniziative che noi facciamo sono tante, anche perché non ci limitiamo a mettere in evidenza la fase altomedievale, ma puntiamo proprio sia alla diacronia che le strutture ci permettono di raccontare, sia cerchiamo di farlo percepire come uno spazio aperto, inclusivo, inteso in senso mondiale anche in termini di accessibilità.
Perché poi ciò che resta è soprattutto un'emozione.
Museo di Santa Giulia
Unico per concezione espositiva e per sede, il Museo di Santa Giulia a Brescia, allestito in un complesso monastico di origine longobarda, consente un viaggio dall'età preistorica ad oggi in un'area espositiva di circa 14.000 metri quadrati.
Monastero femminile di regola benedettina, fatto erigere dall' ultimo re longobardo Desiderio e dalla moglie Ansa nel 753 , San Salvatore-Santa Giulia ricoprì un ruolo di primo piano - religioso, politico ed economico - anche dopo la sconfitta inferta ai longobardi da Carlo Magno.
La tradizione, ripresa dal Manzoni nell'Adelchi, vuole che in Santa Giulia si consumasse la drammatica vicenda di Ermengarda, figlia del re Desiderio e sposa ripudiata dell'imperatore franco.
Luogo di memorie storiche stratificate il complesso monastico è un intreccio visibile di epoche. edificato su un'area già occupata in età romana da importanti Domus, comprende la basilica longobarda di San Salvatore e la sua cripta, l'oratorio romanico di Santa Maria in Solario, il Coro delle Monache, la cinquecentesca chiesa di Santa Giulia e i chiostri.
L'elemento che caratterizza e rende così particolare il museo è lo strettissimo legame tra contenitore ed oggetti esposti. Attualmente lo scrigno di Santa Giulia consta di circa 11.000 pezzi: reperti celtici come elmi e falere, ritratti e bronzi romani, testimonianze longobarde, corredi funerari, affreschi, collezioni d'arte applicata e manufatti dal Medioevo al XVIII secolo.
L'antico capitello del monastero di Santa Giulia in Brescia
Santa Giulia, museo della città di Brescia custodisce, tra le molte ricchezze artistiche e storiche, un prezioso gruppo di otto colonnine con capitelli scolpiti, proveniente dall'antica basilica di San Salvatore. La chiesa, di fondazione longobarda, rappresenta il nucleo del complesso di edifici che costituirono lo storico monastero di Santa Giulia.
I bassorilievi dei capitelli, ritenuti di scuola antelamica, risalgono al periodo di maggiore splendore del monastero, quando il cenobio venne definitivamente intitolato alla santa. Le colonnine vennero probabilmente realizzate in occasione degli importanti ampliamenti del XII che coinvolsero anche la cripta di San Salvatore .
Uno dei bassorilievi mette in evidenza il ruolo dei Benedettini per la conservazione e la sicurezza delle vie medievali di pellegrinaggio.
Il capitello che raffigura il martirio di santa Giulia simboleggia in modo emblematico la potenza dell'antico monastero femminile di regola benedettina.
L’Italia dei Longobardi
Le riprese del documentario ripercorrono, attraverso il racconto della Historia Langobardorum di Paolo Diacono e attraverso interviste a eminenti storici, archeologi, storici dell’arte e testimonial d’eccezione (Toni Capuozzo, Vincenzo Cerami, Philippe Daverio, Giuseppe D’Avino, Maurizio Mastrini, Omar Pedrini, Peppino Principe), i sette luoghi italiani inseriti nella World Heritage List UNESCO come sito seriale: “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”. Il racconto è un viaggio nei sette siti che mostrano ancora oggi i segni tangibili della profonda trasformazione che avviene in Italia nei due secoli della dominazione longobarda: Cividale del Friuli con il suo tempietto longobardo, il castrum di Castelseprio-Torba, il complesso di San Salvatore a Brescia, Benevento con la chiesa di Santa Sofia, Monte Sant’Angelo con il suo antichissimo santuario micaelico, Spoleto con la chiesa di San Salvatore ed il magnifico tempietto sul Clitunno a Campello.
Il documentario ha vinto il premio “Città di Rovereto-Archeologia Viva alla XXIV Edizione della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto e il premio della giuria durante l’XI Edizione del Festival del Cinema Archeologico di Agrigento.
San Salvatore.wmv
Fotogallery basilica di San Salvatore Spoleto (PG) patrimonio mondiale dell'UNESCO.
san salvatore a spoleto
La chiesa di San Salvatore si trova a Spoleto (Perugia) e rappresenta una delle principali testimonianze architettoniche longobarde della Langobardia Minor. L'ispirazione monumentale dei duchi longobardi di Spoleto si manifestò qui nel rifacimento della chiesa nell'VIII secolo.L'insieme fa parte del sito seriale Longobardi in Italia: i luoghi del potere, comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, inscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco nel giugno 2011.fonte:Wikipedia
L’Italia dei Longobardi - PROMO
Le riprese del documentario ripercorrono, attraverso il racconto della Historia Langobardorum di Paolo Diacono e attraverso interviste a eminenti storici, archeologi, storici dell’arte e testimonial d’eccezione (Toni Capuozzo, Vincenzo Cerami, Philippe Daverio, Giuseppe D’Avino, Maurizio Mastrini, Omar Pedrini, Peppino Principe), i sette luoghi italiani inseriti nella World Heritage List UNESCO come sito seriale: “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”. Il racconto è un viaggio nei sette siti che mostrano ancora oggi i segni tangibili della profonda trasformazione che avviene in Italia nei due secoli della dominazione longobarda: Cividale del Friuli con il suo tempietto longobardo, il castrum di Castelseprio-Torba, il complesso di San Salvatore a Brescia, Benevento con la chiesa di Santa Sofia, Monte Sant’Angelo con il suo antichissimo santuario micaelico, Spoleto con la chiesa di San Salvatore ed il magnifico tempietto sul Clitunno a Campello.
Il documentario ha vinto il premio “Città di Rovereto-Archeologia Viva alla XXIV Edizione della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto e il premio della giuria durante l’XI Edizione del Festival del Cinema Archeologico di Agrigento.
Chiesa ADI Brescia - Lettura: Giovanni 4:1
Pastore Calogero Sorce
Sirmione, Brescia, Lombardia, Italy
Grazie alla sua felice posizione naurale, la penisola di Sirmione è stata luogo privilegiato di insediamento fin dall'antichità. Ancora oggi conserva numerosissime attestazioni della sua lunga e ininterrotta storia, con una densità che raramente si riscontra in altri centri abitati.
La testimonianza più antica di frequentazione umana risale al primo neolitico padano (seconda metà VI-V millennio a.C.). Durante l'era del Bronzo (III-II millennio a.C.) insediamenti palafitticoli sono documentati lungo le sponde del lago (Maraschina, porto Galeazzi, San Francesco), ma rinvenimenti isolati dello stesso periodo si sono avuti anche in alcuni punti della cittadina (Grotte di Catullo, lido delle Bionde, via Antiche Mura, giardini presso San Salvatore).
Come altre zone del lago, a partire dal primo secolo a.C. l'estremità della penisola diviene luogo di soggiorno prescelto da ricche famiglie veronesi, fra cui quella dei Valeri. Ad essa apparteneva il poeta Catullo (87-54 a.C.), che in un carme canta la bellezza di Sirmione e parla della casa che qui possedeva.
Alla fine del I secolo a.C. - inizi I secolo d.C. risalgono le due grandi ville romane, quella nota come Grotte di Catullo e quella rinvenuta in anni recenti fra piazzetta Mosaici-via Vittorio Emanuele-via Antiche Mura. Alla base della penisola correva la strada che univa le città romane di Verona e Brescia: presso Sirmione, probabilmente nella zona di Lugana Vecchia, si trovava una stazione di sosta per i viaggiatori, la Sermione mansio, documentata nell'Itinerario Antonino (III secolo d.C.).
In età tardoromana (IV-V secolo d.C.) Sirmione diviene luogo fortificato di controllo del basso lago; è costruita una muratura di difesa lungo la penisola; un piccolo nucleo abitato si stabilisce all'interno della cinta fortificata. Anche in età longobarga, a partire dall'ultimo quarto del VI secolo è presente un insediamento documentato da resti di capanne e di una necropoli.Verso la fine del regno longobardo a Sirmione faceva capo un vasto distretto (iudiciaria Sermionese), dipendente direttamente dal sovrano. La regina Ansa, moglie del re longobardo Desiderio, fonda un monastero e la chiesa di San Salvatore. Altre chiese sono citate come esistenti nella cittadina in documenti dell'VIII secolo (San Pietro in Mavino, San Martino, San Vito). Il distretto sirmionese perde la sua autonomia con Carlo Magno, ma Sirmione continua a mantenere anche in seguito un rapporto privilegiato con i sovrani, da cui ottiene esenzioni e concessioni particolari.
Nel XIII secolo Sirmione diviene uno dei punti del sistema di fortificazione scaligero con la costruzione del Castello ad opera probabilmente di Mastino I della Scala. Nello stesso periodo è rifugio degli eretici Patarini, condannati poi al rogo a Verona (1278). La funzione di controllo e di difesa, assunta in età tardoromana, continuerà sino al XVI secolo, quando nel ruolo di centro fortificato del basso lago viene sostituita da Peschiera. Il castello comunque rimarrà sino alla metà dell'Ottocento sede di guarnigione militare.
Sirmione si trova in una posizione stategicamente importante, fra la pianura e la parte meridionale del lago, territorio di confine della signoria scaligera e successivamente, dall'inizio del XV secolo, della Repubblica veneziana. E a Venezia resterà legata sino alla sua caduta nel 1797.
Nell'Ottocento la popolazione era dedita alla pesca e nell'entroterra all'agricoltura, con le colture tipiche della zona, l'olivo, la vite, il gelso. Lo sviluppo turistico di massa e le conseguenti grandi trasformazioni urbanistiche del territorio risalgono al secondo dopoguerra. A questo fenomeno ha contribuito in modo notevole la presenza di acque sulfuree, note da secoli, ma le cui capacità curative cominciarono a essere sfruttate solo dalla fine del secolo scorso.
SAN SALVATORE - Centro Culturale
La prima parrocchiale di Saiano sorse in epoca Longobarda, come suggerisce il titolo di San Salvatore e come hanno rilevato gli scavi archeologici, e sicuramente sorse all'esterno dell'accampamento che generò successivamente il castello medievale.
Il primo edificio romano era di dimensioni modeste, ad una sola navata, con una piccola abside semicircolare.
Intorno al XII secolo, la chiesa di S.Salvatore subì una radicale trasformazione, dilatandosi ad est ed a sud del corpo originario ed assumendo una struttura a tre navate con pilastri che scandivano le tre campate.
La sua semplice architettura, con pianta rettangolare e copertura a botte, fu arricchita intorno al 1690 da chiaroscurati e vigorosi stucchi riconducibili all'artista bresciano Forabosco, come ad esempio i Quattro Evangelisti, in medaglioni ovali ai lati delle finestre, e Gesù nell'orto degli Ulivi nell'ampio specchio centrale della volta, quest'ultimo ormai quasi del tutto corroso dall'acqua piovana.
Altre opere da ricordare sono l'Addolorata e la pala della Trasfigurazione, databile intorno al 1560 e frutto della collaborazione di due grandi artisti come il Moroni e il Richino.
L'edificio è recentemente divenuto anche sede di congressi, convention e spettacoli musicali indetti dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Rodengo Saiano.
Chiesa di Santa Maria dei Miracoli a Brescia
Antica chiesa di Brescia eretta sul luogo di una cappella medievale con l'immagine della Beata Vergine.
La costruzione fu iniziata alla fine del Millequattrocento. La facciata rinascimentale in marmo di Botticino, dello scultore Giangasparo Pedoni è lievemente danneggiata dal bombardamento aereo della Seconda Guerra Mondiale che distrusse gran parte della chiesa.
Esempio classico di scultura del tardo Rinascimento lombardo e del Barocco.
Credits: thanks for the soundtrack to JT Bruce - Ruined Subjects EP : In The Clounds
***** Brescia MUSEO SANTA GIULIA museo della Città - integrale (1/2) (UNESCO)
1. L'età preistorica e proto storica.
2. L'età Romana.
3. L'età alto medievale: Longobardi e Carolingi.
4. L'età dei Comuni e delle signorie.
5. L'età Veneta.
6. Collezionismo e Arti Applicate.
7. San Salvatore.
8. Santa Giulia.
BRESCIA Cappella Sistina di Brescia Chiesa del SS. CORPO DI CRISTO - affreschi di Benedetto Marone
Chiesa di San Faustino Brescia
OPERA DEL MESE mar. 2014 - LA CROCE DI DESIDERIO
Croce cosiddetta di Desiderio
cm 127 x 100
II metà del IX secolo
La croce di Desiderio è una croce astìle - una croce che veniva issata su un'asta e portata a mano o su carri durante le processioni - costruita in legno per essere più leggera e rivestita da una lamina metallica dorata. La croce fu donata, secondo la tradizione, al monastero di San Salvatore e Santa Giulia dal re longobardo Desiderio, che insieme alla moglie Ansa lo aveva fondato tra il 753 e il 760.
Si tratta di una delle più grandi croci gemmate giunte fino a noi, è ricoperta da ben duecentoundici gemme incastonate sui quattro bracci e, caso unico tra le croci note, presenta il maggior numero di gemme antiche reimpiegate, circa cinquanta, molte delle quali provenienti da precedenti oggetti di ornamento.
All'incrocio dei bracci sono due grandi medaglioni dove risaltano, sul fronte, il Cristo in trono a sbalzo, ritenuto opera dei secoli IX-X, circondato da quattro miniature (X-XVI sec. d.C.), e, sul verso, il Cristo crocefisso, aggiunto nel secolo XVI. Le pietre di età imperiale e tardoantica si trovano soprattutto sul verso della croce e il loro numero elevato testimonia la notevole disponibilità di materiale di alta qualità che doveva provenire da antichi tesori imperiali. Le pietre ci raccontano di miti e storie fantastiche, tra esse si segnalano in particolare: un cammeo in sardonica con le Muse e uno con Pegaso, il cavallo alato, e Bellerofonte; un calcedonio in due strati con la lotta tra Ercole e Onfale, la regina della Lidia; un cammeo con una Vittoria coronata d'alloro, molto simile alla Vittoria alata presente in museo; un cammeo con un'aquila, che in età medievale veniva probabilmente interpretata come simbolo di Cristo, e un onice con il ritratto di una principessa giulio-claudia. Sul fronte, dove
prevalgono invece gemme medievali, spicca il celebre medaglione vitreo con i ritratti in foglia d'oro della metà del III sec. d.C.: il medaglione riporta un gruppo famigliare, una madre con i due figli, e la scritta in caratteri greci si riferisce probabilmente al capo famiglia, Vunnerio Cerami.
I pezzi attribuibili all'età altomedievale costituiscono un nucleo molto importante in quanto assai numerosi e probabilmente contemporanei alla lavorazione della croce; tra essi assumono notevole significato due pseudo-cammei a doppio strato (metà VIII-IX sec. d.C.) e diciotto gemme in pasta di vetro decorate a stampo, realizzate nella stessa bottega. Su di esse prevalgono ritratti di eco classica, declinati nei toni del blu e del verde, colore prevalente nella decorazione della croce. Colpisce il fatto che siano invece assenti soggetti sacri. Altre rarità incastonate nella croce di Desiderio sono un ritratto di Federico II di Svevia, del XIII sec. d.C. e due rarissime gemme, prodotte da artigiani nordeuropei, di cui esistono solo sette esemplari in Italia e di questi ben sei sono a Brescia: sono le cosiddette Alsengemme, di cui due sono incastonate nella Croce di Desiderio e le altre quattro nella Croce del Campo conservata in Duomo vecchio.
Questo capolavoro dell'oreficeria altomedievale, databile nella seconda metà del IX secolo, si presenta integro nel suo aspetto complessivo, ma ha subìto nel tempo manutenzioni e cambiamenti continui, forse legati proprio all'uso processionale. Molti interventi sono stati effettuati e ne sono testimonianza le numerose sostituzioni quale, ad esempio, il ricollocamento nel 1812 di diciassette pietre per rimpiazzare alcune gemme pagane asportate dalle monache, perché ritenute offensive del sentimento cristiano.
La croce è collocata all'interno del piano superiore dell'Oratorio di Santa Maria in Solario, edificio di età romanica riservato alle funzioni liturgiche delle monache, dove anticamente doveva essere custodito il tesoro del monastero. Da questo luogo la croce veniva prelevata dalla badessa il Venerdì santo per portarla nel Coro delle Monache e poi sull'altare maggiore della chiesa di San Salvatore per l'adorazione.
La croce era ancora esposta in Santa Maria in Solario alla fine del XVIII secolo sopra un altare in mezzo a molte torce ardenti, ma nel 1798 il Governo della Repubblica Cisalpina soppresse l'ordine monastico e il tesoro del monastero venne disperso: alcuni degli oggetti più preziosi (la Croce, l'Evangelario Purpureo e la Lipsanoteca) vennero trasferiti nella Biblioteca Queriniana, dove la croce fu conservata fino al 1882, quando fu trasferita nel Museo dell'Età Cristiana in Santa Giulia e in seguito nella Pinacoteca Tosio Martinengo.
È solo nel 1993 che la Croce torna finalmente nel museo di Santa Giulia, ricollocata nella sua antica sede.