Montetiffi ( Cesena ) - L' Abbazia 2011
Montetiffi ( Cesena ) - L' Abbazia 2011
MONTETIFFI E LA SUA ABBAZIA -- NOTIZIE STORICHE
Don Antonio Bartolini (Parroco di Vignola), Cesena 1967
Montetiffi: → Abbazia del secolo XI (la più conservata del medievale montefeltro)
→ Industria delle teglie
→ Sede di numerosi, anche se rudimentali, mulini di polvere da sparo
→ Leggende di contrabandieri
Ubicazione: Castello alle sorgenti dell'Uso, non lontano da Perticara; posizionato sui confini e sull'incrocio di strade che univano lo Stato Pontificio al Granducato di Toscana, la Repubblica di San Marino e il Ducato di Montefeltro
→ nodo strategico per i rapporti tra i suddetti stati; vide fiorire il contrabbando di polveri da sparo.
Origine nome: secondo lo storico soglianese Emidio Mariani forse era l'antico Balineum Vicanorum Titensium (no fondamenti)
Forse per la gens Tiphia o Titia
Sul poggio, una volta pressoché inaccessibile, sorse un monastero votato alla regola di S Benedetto (ora et labora; cruce et aratro). E' la rocca dello spirito che sopravanza il trascorrere dei secoli.
L'abbazia fu costruita per opera e su proprietà degli abitanti, che avevano diritto di giuspatronato
Dedicato ai Santi Martino e Bartolomeo, fu donata dagli abitanti ai monaci di S Benedetto.
(Fonte: Annales camaldulensis ordinis S Benedicti)
La chiesa: è in stile romanico e misura, dalla porta al coro, 29 m; è ad una navata, cui si aggiunsero nel tempo due cappelle; è costruita in pietra concia, ed ha la porta a levante. Ha un ampio atrio (5,9 x 4) coperto con volta a botte. Sopra l'atrio c'era una sala per le adunanze dei religiosi, nel tempo rovinata completamente. Nella sagrestia e in una nicchia del presbiterio vi sono residui di affreschi medievali. Le scale per accedere al sagrato in origine erano parallele alla facciata.
Il fonte battesimale: (del secolo XVII) è stato collocato lì nel 1967 durante lavori (demolizione muri eretti a chiusura degli archi presso l'altare maggiore, ripulitura delle pareti, installazione di un museo locale, sistemazione della petrata (la strada principale)) a cura del prevosto del capitolo feretrano Can. Augusto Toni.
Il campanile: è alto 21 m; dal primo al secondo piano vi è una scala in pietra concia incastonata nel muro, poi la scala prosegue in legno; in tale edificio è stato posto lo stipite dell'altare romanico, sostituito da uno settecentesco.
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Il processo di Santa Teresa del Bambino Gesù (1967)
Il processo di Santa Teresa del Bambino Gesù è il titolo di un film TV mandato in onda per la prima volta dalla RAI il 24 marzo 1967 sul Programma Nazionale. Su una sceneggiatura di Marcelle Maurette tradotta da Paola Ojetti, il dramma svolge la sua indagine sul mistero della santità attraverso cinque ritratti di suore di cui con efficace concisione si suggerisce il carattere, i problemi, i tormenti. Dalla dialettica tra questi personaggi e l'invisibile presenza di Teresa esce una testimonianza sulla vita conventuale che il regista Cottafavi mette in immagini con nitore figurativo, asciutta intensità e sapiente direzione degli interpreti. Difficile graduare i consensi tra le attrici. Ammirevole anche Paolo Graziosi nella parte del Promotore della Fede. Il cinema francese ha dedicato molti film alla santa carmelitana. Cominciò nel 1923 Michel Coissac con un documentario. Seguirono, alla fine del muto, La vie miraculeuse de Thérèse Martin (1929) di J. Duvivier; Thérèse Martin (1939) di Maurice de Canonge; Procès au Vatican (1951) di Jean Haguet e l'ammirevole Thérèse (1986) di Alain Cavalier. In Italia questa è una delle prime produzioni di fiction religiose della Rai (dopo Francesco di Assisi di Liliana Cavani del 1966), antesignana del ruolo centrale che ricopriranno in futuro le serie a contenuto religioso. Al riguardo Milly Buonanno, nota sociologa italiana, che è stata tra i primi a occuparsi a livello accademico in Italia degli studi di genere nell'ambito giornalistico e dello studio delle produzioni seriali televisive, infatti ribadisce: «Le storie che attingono, in un modo o nell'altro, all'ispirazione religiosa dell'immaginario collettivo nazionale alimentano da anni un filone nutrito della produzione di fiction domestica; almeno fino a oggi e davvero con irrilevanti eccezioni, rappresentano un richiamo di sicura presa su vasti pubblici. In un mercato di beni culturali come quello televisivo, caratterizzato da una strutturale condizione di incertezza e dove, malgrado gli sforzi di previsione, molti programmi restano esposti a esiti aleatori, le fiction religiose hanno assicurato, in Italia, quanto di più prossimo si possa immaginare a una garanzia di successo». A riprova di ciò, possiamo ricorrere all'elenco delle 100 fiction più viste nel decennio 1996-2006 stilato dall'Osservatorio della fiction italiana, nel quale soffermandosi solamente sulle prime 15 posizioni, quelle con i più alti ascolti, ben 10 su 15 sono fiction religiose. E pertanto, «L'idea che le fiction religiose siano facilmente apprezzate dal pubblico ha fatto sì che si lanciassero su questo genere negli ultimi anni anche produttori e in generale professionisti (sia della Rai che di Mediaset) che hanno un'ispirazione religiosa che a essere generosi potremmo definire generica o tiepida», spesso in competizione tra loro proponendo - a volte anche in contemporanea - lo stesso argomento, o meglio, lo stesso santo, papa o prete.
Personaggi e interpreti:
Il notaio: Enrico Ribulsi; L'officiale: Tino Bianchi: Il vice-officiale: Giancarlo Fantini; Il Promotore della Fede: Paolo Graziosi; Madre Agnese, Priora del Carmelo di Lisieux: Evi Maltagliati; Suor Anna di Gesù, conversa: Brunella Bovo; Suor Giovanna della Misericordia, conversa: Lucia Ricalzone; Suor Maria Gabriella della Concezione, professa: Miranda Campa; La lettrice Suor Matilde della Resurrezione, novizia: Franca Mantelli; Suor Giovacchina dei Santi Angeli Custodi, professa: Maria Grazia Marescalchi; Suor Luisa della Croce, professa: Franca Mazzoni; la Suora infermiera: Mailù Rezzonico; Voce di Aino Piodi
Trama:
Suor Teresa, la più amata del convento, muore come chiamata dal cielo. Nel 1910, tredici anni dopo la sua morte, viene indetto dal vescovo di Bayeux, un processo diocesano per la beatificazione di Françoise-Thérèse Martin (1873-97). Davanti a tre sacerdoti inquisitori, reverendi delegati della Chiesa, testimoniano, oltre alla priora del Carmelo di Lisieux, cinque suore che conobbero la ragazza che nel 1925 sarà canonizzata come santa.
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