Chiesa eremo di San Donato - Ronchena di Lentiai - Belluno
Chiesa eremo di San Donato - Una perla di spiritualità
Paola Brunello
L’oratorio di San Donato si trova a 380 metri di altitudine sopra l’abitato di Ronchena, in comune e parrocchia di Lentiai, in diocesi di Vittorio Veneto e in provincia di Belluno.
Lo stato attuale del complesso di San Donato si deve ad una serie di importanti interventi di recupero e di restauro ultimati nel 2011.
Anche se molto antico, forse di età longobarda, la prima attestazione documentale dell’oratorio di San Donato è riferita al 1529.
Il Santo cui è dedicato l’oratorio-eremo è San Donato, vescovo e martire di Arezzo, festeggiato il 7 agosto. Il suo culto si radicò tra i Longobardi.
Un edificio semplice di aspetto quattrocentesco, con tetto a capanna e campaniletto a vela e ad unica navata. L’intonaco più antico risale al XV secolo ed è presente nella parete del presbiterio con la raffigurazione di una teoria di santi e nell’aula dove sono state riportate alla luce le croci della consacrazione.
Del XVII secolo i due affreschi a destra dell’altare e sulla parete sud-est con la raffigurazione di due santi.
Percorriamo la teoria dei santi.
La prima figura a sinistra rappresenta San Vittore. La spada e la palma sono due simboli chiari del martirio di questo miles Christi.
Alla sua sinistra Sant’Antonio Abate, eremita, patriarca del monachesimo, uomo di preghiera, lottatore contro i demoni, guaritore degli infermi, direttore di anime.
Madonna in trono con il bambino. La Madonna è seduta in una sede forse marmorea e dalle linee essenziali. Porta manto e veste eleganti con linee morbide. Tiene in braccio Gesù. L’aureola del bambino è crucifera, indossa ai fianchi un perizoma e porta al collo una collana simboli di passione.
San Donato è raffigurato come vescovo in abiti pontificali.
San Pietro è un uomo di mezza età o anziano, dai lineamenti marcati e popolani. Tiene con la mano sinistra il libro e con la destra due chiavi.
Nel presbiterio due affreschi del XVII secolo.
L’affresco sulla parete di fondo potrebbe far pensare a San Bernardo di Chiaravalle. Questa ipotesi di lettura trova una diversa interpretazione collegata alla presenza in loco degli eremiti dell’Ordine di Sant’Agostino, in particolare dell’eremita Pietro da Valdobbiadene, in cui si trova l’eremo di Sant’Alberto Carmelitano o degli Abati. Nell’iconografia Sant’Alberto degli Abati appare spesso con un rametto di giglio in mano e con un libro nell’altra, con abito scuro e manto bianco. Confrontando quindi queste rappresentazioni con il Santo raffigurato nella parete di fondo della chiesa di San Donato, appaiono evidenti gli aspetti comuni. Non si tratterebbe quindi di San Bernardo, ma probabilmente di Sant’Alberto degli Abati.
Nella parete destra, un altro santo raffigurato in piedi; indossa una veste nera e nella mano sinistra sorregge un libro chiuso. E’ stato identificato come Sant’Antonio da Padova, però appare strana l’assenza dei maggiori attributi di riferimento a questo Santo. La presenza degli eremiti dell’Ordine degli Agostiniani porta a supporre che l’affresco potrebbe riferirsi a Sant’Agostino rappresentato talvolta come semplice monaco agostiniano con saio nero e cintura.
In controfacciata è evidente lo stemma con ogni probabilità del Vescovo di Ceneda Marcantonio Agazzi (1692-1710).
Una scritta in tonalità del rosso con caratteri facilmente leggibili: “MVNDA”, imperativo del verbo latino mundare, che significa purificarsi.
L’altare maggiore, XVII-XVIII secolo, in legno scolpito, dipinto, dorato, di autore anonimo. La cornice racchiude una tela di modesta levatura e risalente alla fine del XVII secolo che raffigura la Madonna con il Bambino in trono e i Santi Donato e Bartolomeo.
Nella parete destra la copia della tela di Luigi Cima, realizzata dal pittore locale Toni Piccolotto nel 1961, raffigurante la Madonna di Caravaggio.
L' eremo vero e proprio è formato da due piani collegati da una scala interna.
Dalla fine del XVII secolo alla metà del XVIII secolo è attestata la presenza degli eremiti. Per un lungo periodo furono eremiti dell’Ordine di Sant’Agostino e in seguito del Terz’Ordine Francescano. Gli eremiti presso l’eremo furono al massimo in tre contemporaneamente e un eremita visse qui per ben 37 anni di cui 22 in solitudine. E’ anche evidente dai documenti la loro partecipazione alla vita della parrocchia di Lentiai in diversi servizi e celebrazioni. Di fondata certezza il loro legame con l’ordine degli agostiniani di Feltre del monastero di Ognissanti a sua volta molto legato con la famiglia dei Conti di Cesana e il territorio di loro pertinenza.
Paola Brunello
Mel, 18 marzo 2018
Queste notizie sono tratte da “Chiesa ed Eremo di San Donato. Una perla di spiritualità” di Brunello Paola – tesi per il conseguimento del diploma superiore di Operatore del Turismo Religioso – Bienno Sperimentale Diocesi di Belluno-Feltre e di Vittorio Veneto - 8 maggio 2017
Alcune immagini sono di Dario Tonet
Per antiche strade Le chiesette affrescate del territorio di Lentiai
Per antiche strade quasi a voler ripercorrere il vecchio tragitto che collega la piana di Cesana e la sua splendida chiesa di S. Bernardo, prosegue verso Villapiana dove si può ammirare la chiesetta di S. Bartolomeo e continua verso la montagna e l'eremo di S. Donato; uno sguardo a Stabie e alla bella chiesetta di Canai per raggiungere infine Colderù dove la chiesa di S. Giacomo si presenta ricca di affreschi cinquecenteschi.
Un complesso di edifici religiosi che partono dal XII per arrivare al XV secolo, tutti affrescati ed in parte ancora in via di studio e restauro. Una degna corona per la grande Arcipretale di S. Maria Assunta di Lentiai.
Orbignano: scoperti dal parroco don Massimo Bartignani gli affreschi attribuiti a Giotto e ..
La settimana Incom 01970 del 09/09/1960
Orbignano: scoperti dal parroco don Massimo Bartignani gli affreschi attribuiti a Giotto e alla sua scuola.
Descrizione sequenze:facciata di una chiesa medievale ; operai escono dalla chiesa trasportandodelle carriole piene di calcinacci ; un parroco estrae da un'urna inserita nella parete della chiesa un vasetto di creta ; restauratori sulle impalcature lavorano al recupero degli affreschi sulle pareti della chiesa ; restauratori sulle scale a pioli lavorano sulle pareti affrescate ;
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