Interno Chiesa di San Carlo Borromeo - Noto (scala chiocciola)
Interno Chiesa di San Carlo Borromeo - Noto (scala chiocciola)
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Singing at a Sunday service in the Chiesa di San Carlo al Corso, Noto, Sicily
MILANO - Chiesa di San Bartolomeo - via Moscova
LA STORIA - Per avere un quadro completo della Storia della Chiesa di S. Bartolomeo è necessario conoscere alcuni precedenti storici. Nei secoli antecedenti il XIX secolo la Chiesa di S. Bartolomeo si trovava presso il Naviglio e precisamente alla confluenza delle attuali via Manzoni, Fatebenefratelli e Piazza Cavour, accanto agli Archi di Porta Nuova ancora visibili. Ne dà testimonianza di questa stupenda veduta Marcantonio del Re.
Di questo periodo rimangono scarsissime testimonianze di quanto S. Carlo Borromeo prima e il Cardinale Federico Borromeo poi dedicarono la loro illuminata e concreta attenzione per l'ampliamento e la crescita di quel tempio.
Occorre tuttavia tenere presente alcune date che rivestono una certa importanza e che mettono in evidenza l'importanza di questa Chiesa
Fino al 1805 questa Chiesa fu Parrocchia sempre bene frequentata ed amata. Diverse famiglie nobili infatti vollero, per la loro ultima pietosa dimora, monumenti funebri e lapidi in questa Chiesa. Tra i vari casati significativi di quell'epoca si ricordano in modo particolare quelli di Bascapè, Bodio, Brivio, d'Adda, Fagnani. Lattuada, Meda, Melzi, Porta, Recalcati, Simonetta, Zanardi. In particolare viene ricordato la posa di un monumento di un nobile tirolese il Conte Carlo di Firmian, che fù Ministro Plenipotenziario di Milano di Maria Teresa D'Austria presso il Governo della Lombardia.
Nel 1683 la Contessa Teresa Godrone Serbelloni, pochi mesi dopo la vittoria contro i Turchi, attribuita alla intercessione di Maria, donò a questa Chiesa l'icone della Madonna del Buon Aiuto, che fu collocata all'altare laterale di S. Isidoro.
Questo quadro era una copia del quadro originale attribuito a Luca Muller de Kranack, pittore aulico di Federico III di Sassonia, che fu posto all'altare principale della Chiesa Cattedrale di Insbruck.
Le cronache di quel tempo raccontano che nell'archivio di quella Cattedrale, esistono 4400 certificati di favori spirituali e temporali ottenuti per l'intercessione della Beata Vergine dell'Aiuto.
Anche nella nostra Chiesa questa icone destò sempre molta devozione. Nacque un Pio Consorzio della Beata Vergine dell'Aiuto che raggruppava devoti e che in seguito fu chiamato Associazione della B. V. dell'Aiuto nel cui statuto venivano precisati alcuni doveri diretti a tenere viva la devozione ed al ricordo vicendevole dei partecipanti.
Continuando l'analisi di quei tempi è rimasto noto un episodio che si è verificato nel periodo delle Cinque Giornate di Milano per la presenza degli Austriaci, che merita di essere particolarmente ricordato.
Un reparto di soldati agli ordini di un certo Tenente Wolf aveva sfondato la porta della canonica della Chiesa di S. Bartolomeo alla ricerca di un noto antiaustriaco. Non avendolo trovato un soldato volle salire al primo piano di quella casa dove abitava un Sacerdote di nome Don Marino, noto in città perché considerato un ottimo quaresimalista e come Sacerdote dal carattere molto mite.
Non si seppe mai cosa realmente fosse successo. Forse si era soltanto rifiutato di dare le informazioni richieste riguardante la persona che veniva ricercata. Di fronte a questo rifiuto, quel soldato si era forse imbestialito. Conclusione Don Marino fù trovato sul pavimento esanime. L'austriaco non si era fermato nemmeno di fronte alla sacralità della veste talare.
In seguito e cioè dal 1805 per varie ragioni fu aggregata alla Chiesa vicina di S. Francesco da Paola come sussidiaria.
Fu in concomitanza con l'unità di Italia e cioè col 1861 che si decise, unicamente per sole ragioni di ristrutturazione urbanistica , l'abbattimento dell'antica chiesa che venne ricostruita nella attuale posizione di Via della Moscova, 6. L'architetto di questo tempio fu Maurizio Garavaglia che diede un taglio architettonico egregio. Nel recente restauro sono stati messi in evidenza ornamenti particolari che sono stati trattati dai restauratori con speciali attenzioni. Tra l'altro questa Chiesa viene molto apprezzata per la particolare acustica, che rende gradevole anche l'ascolto dei vari concerti.
Nel 1901 la Chiesa di S. Bartolomeo Ap. fu riconfermata Parrocchia. Il presente sito è stato voluto anche per ricordare questo centenario.
Monsignor Cesare Boga
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video prodotto da TELENOVA
testo da chiesadimilano.it
I Viaggi della Compagnia 2016 - Il Colosso di San Carlo ( Carlone) - Arona (NO)
SunSmile63 & La Compagnia Viaggia & Magna (e Bevi) Presenta:
30/07/2016 San Carlone Arona
Il colosso dedicato a San Carlo si erge su un colle alle spalle della città, poco fuori dal centro di Arona, è alto 23,40 metri, al di sopra di un piedistallo di 11,70 metri. Fu suo cugino, il Cardinale Federico Borromeo (noto anche per essere uno dei protagonisti delle vicende narrate da Manzoni nei Promessi sposi), a voler dedicare all’ammirato suo predecessore un Sacro Monte ed una statua, il colosso di San Carlo Borromeo, poi soprannominato Sancarlone che due secoli dopo ispirò la realizzazione della statua della Libertà di New York.
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Sacro Cuore Gallarate Mostra Padre Fraternità San Carlo
Testimonianze dei ragazzi del Sacro Cuore sulla mostra sul padre
Da San carlo alla Fraternità san Pio X - Mons. Marcel Lefebvre
Omelie 2012 di don Giorgio: Dedicazione della Chiesa cattedrale
La Diocesi ambrosiana ogni terza domenica di ottobre celebra la Dedicazione della chiesa cattedrale. Perché tale scelta? In una terza domenica di ottobre, esattamente il 20 di ottobre del 1577, San Carlo Borromeo consacrava il Duomo di Milano.
Borghi d'Abruzzo: Carpineto della Nora (PE) - Documentario completo
Visita al borgo dell'alto pescarese, al confine col Gran Sasso, noto per l'abbazia romanica di San Bartolomeo.
STORIA
962
Il borgo è dato in dotazione dal figlio del conte di Penne, Bernardo, al monastero benedettino di San Bartolomeo, da lui fondato nello stesso anno.
1070
Con l’arrivo dei Normanni guidati da Ugo Malmozzetto, l’abbazia di Carpineto si svincolò dalla tutela della famiglia del fondatore, la quale reagì distruggendo quasi completamente il monastero; la sua sorte si risollevò grazie allo stesso Ugo Malmozzetto.
XI-XII secolo
Il monastero fu di possesso dei benedettini e poi dei vescovi pennesi.
1258
Il monastero fu unito da papa Alessandro IV all’abbazia cistercense di S. Maria di Casanova, determinandone la perdita d’autonomia. Le sorti di Carpineto si legano, quindi, a quelle di Casanova, fino al 1806, anno in cui quest’ultimo monastero sarà soppresso.
Da visitare
Abbazia San Bartolomeo
E’ collocata sulle sponde del fiume Nora, appena fuori dal paese, sulla strada che conduce al Voltigno. Fondata nel X secolo da Bernardo di Linduno, conte di Penne, è ricordata in alcune fonti già dal secolo precedente. Nasce come monastero – fortezza di cui rimane evidente l’articolazione abitativa del complesso. Dell’impianto primario rimane solo la facciata con il porticato antistante e il torrione a base quadrata. Presenta una tipica struttura architettonica di stampo benedettino con rifacimenti evidenti di XII e XIII secolo. Reca infatti palesi elementi francesi di origine borgognona come le costolonature, gli archi acuti, e Il campanile a vela, ma anche numerosi elementi romanici che richiamano S. Clemente a Casuaria. La pianta è a tre navate d’impianto basilicale, cadenzato da pilastri e da archi a tutto sesto, transetto tripartito con volte a crociera e abside quadrata ornata da un rosone e una graziosa monofora; presenta una cripta a tre absidi scandita da pilastri e cella sepolcrale. Il portale d’ingresso è decorato sugli stipiti e sull’architrave da animali fantastici inglobati in tralci e volute di acanto, il cui stile e vivacità di decorazione rimandano al Maestro Acuto di Pianella. L’interno è illuminato da ricche monofore, impreziosite da colonnine laterali, e dall’altare, la cui mensa è sorretta da colonnine con capitelli scultorei decorati da animali fantastici ornati da tralci vegetali. Gli ultimi restauri del complesso risalgono agli anni ‘70.
Chiesa dei Santi Rocco e Agata. Parrocchiale
Carpineto della Nora (Pe), chiesa parrocchiale dei Santi Rocco e Agata
Attualmente dedicata a San Carlo Borromeo in principio recava la sola dedicazione a S.Agata. Le variazioni di intitolazione sono probabilmente da riferirsi al susseguirsi degli eventi storici che hanno interessato la chiesa. La dedica a S.Rocco, protettore degli ammalati di peste, è connessa verisimilmente ad una pestilenza. Mentre la dedica più antica è riferibile con molta probabilità alle tradizioni di epoca gota (V secolo), benché la prima menzione risalga al 1050. La chiesa viene menzionata anche nel 1159, in seguito all’elezione dell’abate Boemondo, quando venne distrutta da un incendio insieme al Castello e con essa morì un sacerdote che tentò di recuperare i fregi della chiesa.
ASD San Carlo - CR 81
Pre e post partita
CORBETTA (Milano Lombardia) SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DEI MIRACOLI
Il santuario di Corbetta (noto ufficialmente come santuario arcivescovile della Beata Vergine dei Miracoli o più correttamente come santuario arcivescovile della Beata Vergine dei Miracoli in San Nicolao), è un luogo di culto ubicato a Corbetta (MI). Esso rappresenta il principale dei siti per il culto mariano dell'area del Magentino. L'immagine miracolosa in esso venerata, nota come Madonna di Corbetta, è stata dichiarata patrona di zona nel 1955 dall'alloraarcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini.
L'edificio sacro più notevole dell'arte rinascimentale e barocca corbettese è senza dubbio il Santuario Arcivescovile della Beata Vergine dei Miracoli; una volta alla periferia della città, costruito su un'area ove sorgeva una precedente chiesa dedicata a San Nicola, si trova oggi in pieno centro storico.
Grazie ad un presunto evento miracoloso avvenuto nel 1555, la chiesa divenne il più grandioso altare mariano della città, cambiando la propria architettura in un santuario suddiviso su due livelli: quello inferiore tuttora dedicato a San Nicola e quello superiore (con l'immagine miracolosa ad affresco) consacrato alla Madonna.
Nel corso dei secoli grandi artisti del calibro di Francesco Croce, Fabio Mangone, Vincenzo Seregni, Francesco Pessina,Carlo Francesco Nuvolone, Giulio Cesare Procaccini, Giovan Battista Discepoli, Mosè Bianchi e Luigi Pellegrini Scaramucciadetto il Perugino hanno contribuito con le loro opere ad aumentarne lo splendore, ed è stato visitato da personalità eminenti tra cui San Carlo Borromeo che durante il suo episcopato si fece promotore presso la Santa Sede del culto mariano in questo santuario, riuscendo ad ottenere per Corbetta la concessione dell'indulgenza annua in forma giubilare, tradizione che ancora oggi, tramite la Confraternita del Santo Rosario, rimane viva grazie ad una serie di celebrazioni definite Perdono di Corbetta.
Sacro Monte di Ghiffa - G P El Cid - Said in Italy - Seen in Italy @gpelcid
Sacro Monte di Ghiffa
Ben nove Sacri Monti tra Piemonte e Lombardia: una serie di video per raccontare con immagini la loro straordinaria valenza evocativa, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco. È la volta del Sacro Monte di Ghiffa, (o Sacro Monte della Santa Trinità), prezioso gioiello che da fine Cinquecento circa dialoga su un territorio boschivo straordinario e una vista suggestiva che domina sul Lago Maggiore.
Il Sacro Monte di Ghiffa, noto appunto anche come Sacro Monte della Santa Trinità, è inserito dal 2003 nell'elenco Unesco dei Patrimoni dell'umanità” all’interno del gruppo dei Sacri Monti alpini di Piemonte e Lombardia. Lo sviluppo del sito è all'interno della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte della Ss. Trinità di Ghiffa, gestita dalla Regione Piemonte, sulle pendici del Monte Cargiago. Il complesso architettonico si sviluppò tra la fine del XVI e la metà del XVII secolo, ampliamento dell'antico oratorio già presente dedicato alla Santissima Trinità, dando così vita al Sacro Monte, con successivi interventi tra la metà del XVII e il XVIII secolo, fino a raggiungere la sua definitiva veste che conta, oltre al santuario, tre cappelle dedicate rispettivamente alla Vergine Maria, a San Giovanni Battista e ad Abramo e l'elegante porticato della Via Crucis.
Il Sacro Monte di Ghiffa in... 60 secondi
Il commento musicale d’accompagnamento è una magistrale direzione di Guido Cantelli del movimento XIII” Magnificat: Fecit potentiam”, dal Vespro della Beata Vergine da concerto composto sopra canti fermi, a sei voci e sei strumenti, composizione sacra di Claudio Monteverdi, pubblicata a Venezia nel 1610.
Luoghi di devozione e arte, racconti tangibili di sacralità devozionale e liturgie di “realtà virtuale” di mezzo millennio fa: il Sacro Monte è questo e molto ancora
Difficile poter trattare di un tema come quello dei Sacri Monti e ricostruirne una definizione che sia capace di incamerarne la ricca componente storica, devozionale, artistica e il proprio rapportarsi con il territorio, con la sua speciale e vocata morfologia, la suggestività degli scorci panoramici, il dialogo composto con flora e fauna con un filo conduttore che è il percorso.
Un Sacro Monte è tutto questo, è un muoversi in coerenza tra una dimensione spirituale e una dimensione tangibile, tra rapporti impalpabili e ancestrali e la concretezza del passo che porta il visitatore secondo percorso, secondo tappe ben precise, evidenti, significative. Quel che è certo e sicuro è che parliamo di altezze, di percorsi verso l'alto, di un'ascensione in un ambiente che, quasi sempre isolato, comunque porta ad un isolamento abilitante: ossimoro di fede con la chiave della conoscenza e dell'estetica.
Parliamo di un percorso dove chiese e cappelle sono episodi e tappe che oggi potremmo definire di realtà virtuale, di realtà aumentata; film tridimensionali che rappresentano soggetti narrativi di fede e devozione davanti ad occhi di pellegrini che hanno mutato nei secoli d'aspetto ma anche di ruolo da quando, a partire dalla fine del Quattrocento, i Sacri Monti nacquero come rappresentazione sicura e di certo ben più accessibile rispetto ai pellegrinaggi in Terra Santa. Un funzione originaria per la quale non era più necessario per i devoti mettersi in viaggio per raggiungere luoghi lontani, all'epoca quasi estremi persino per gli abbienti, ma si traslavano concretezze e simbolismo con uno straordinario sforzo in loco. L'evoluzione di funzione e significatività matura quando l'elemento originale inizia ad assumere contorni netti rispetto alla funzione originaria, e il percorso o, meglio, i percorsi diventano itinerario di riflessione e preghiera, con contemplazione di scene della Vita e Passione di Gesù, piuttosto che temi relativi al culto mariano, alla vita di Maria, madre di Gesù, e dei misteri del Rosario o della Trinità, fino a scene di vita di santi come san Francesco d'Assisi o san Carlo Borromeo.
Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore Milano
La costruzione della chiesa attualmente esistente ebbe inizio nel 1503, come è inciso su una pietra ritrovata nell'abside. Perduto qualsiasi documento inerente alla sua progettazione, è attribuita dalla critica all'architetto e scultore Gian Giacomo Dolcebuono, coadiuvato dall'architetto Giovanni Antonio Amadeo, al tempo responsabili della costruzione del tiburio del duomo di Milano, e attivi anche alla certosa di Pavia e alla chiesa di Santa Maria presso San Celso. L'edificio fu completato in pochissimi anni, tanto che nel 1509 vi furono già collocate le prime lapidi sepolcrali. Per ultima fu conclusa la facciata, nel 1574, da Francesco Pirovano.
La chiesa, che comprendeva anche una cripta, oggi inserita nel percorso di visita del museo archeologico, fu concepita divisa in due parti, un'aula anteriore, pubblica, dedicata ai fedeli ed un'aula più grande, posteriore, riservata esclusivamente alle monache del monastero. Le monache non potevano in alcun modo oltrepassare la parete divisoria; le porte di comunicazione fra le due aule furono aperte solo successivamente alla soppressione del convento, nell'Ottocento. Esse potevano assistere allo svolgersi della funzione, che veniva officiata nell'aula dei fedeli, attraverso una grande grata posta nell'arcone sopra l'altare. A tale scopo nella chiesa conventuale il livello del pavimento è più alto di circa mezzo metro rispetto all'aula pubblica. La grata, che un tempo occupava tutto l'arco al di sopra dell'altare, fu ristretta alla fine del Cinquecento su ordine dell'arcivescovo Carlo Borromeo, per rendere più rigido il regime claustrale. Al suo posto fu collocata la pala d'Altare con L'adorazione dei magioggi ancora in loco.
L'imponente decorazione ad affresco, che rese celebre il tempio, lodato da Ruskin e da Stendhal, fu iniziata nel secondo decennio del cinquecento da autori della scuola di Leonardo da Vinci, impegnato in quegli anni a Milano alla Vergine delle Rocce, quali forse Giovanni Antonio Boltraffio.
L'impresa maggiore fu finanziata dalla potente famiglia dei Bentivoglio, cui appartenevano Alessandro, governatore di Milano e figlio del Signore di Bologna Giovanni II Bentivoglio, e la moglie Ippolita Sforza, figlia di Carlo Sforza, figlio illegittimo del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza. Quattro delle loro figlie furono destinate al convento di san Maurizio, e Alessandra ne fu per sei volte badessa. La commissione fu affidata all'artista maggiormente apprezzato dall'aristocrazia milanese del tempo, Bernardino Luini, che raffigurò i membri del casato Bentivoglio e la badessa Alessandra in vari affreschi a fianco dei santi patroni del convento.
Gli affreschi delle cappelle laterali, quasi tutte in patronato a personaggi legati ai Bentivoglio, furono realizzati nel corso del Cinquecento. La maggior parte, insieme all'organo, si devono ad un intervento del 1555, probabilmente in adeguamento ai dettati del concilio di Trento.
Il convento, fra i più vasti e ricchi della città, fu soppresso per decreto della Repubblica Cisalpina nel 1798. Fu successivamente adibito a caserma, scuola femminile, ospedale militare nel corso dell'Ottocento, quando fu abbattuto il chiostro maggiore e gli edifici connessi per l'apertura delle vie Luini e Ansperto. A seguito dei bombardamenti della II guerra mondiale, fu abbattuto anche il secondo chiostro, e il complesso fu adibito a sede del Civico museo archeologico di Milano.
360° Chiesa di Cefalù, Sicily, Italy
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Campane di San Carlo di Chiuro (SO)
Plenum a 3 - Domenica 14 luglio 2013, h. 12.00, by paesidivaltellina.it (sol3 di G. B. e G. Soletti di Breno, 1769, la3 di F. Comolli di Como nel 1751 e do4 da G. B. Soletti di Breno nel 1769; cfr.
Patire - Arte e cultura bizantina a Rossano Calabro
Monastero Santa Maria del Patire (Rossano Calabro)
Espressioni di Gio Ponti
Triennale di Milano
06 Maggio - 24 Luglio 11
Non è il cemento, non è il legno, non è la pietra, non è l'acciaio, non è il vetro l'elemento più resistente. Il materiale più resistente nell'edilizia è l'arte. Gio Ponti
La Triennale di Milano è lieta di presentare una mostra su le Espressioni di Gio Ponti, curata da Germano Celant in collaborazione con Gio Ponti Archives e gli Eredi di Gio Ponti, per celebrare nella sua città uno degli indiscussi maestri del Novecento. Ponti oltre a essere uno dei primi architetti globali del Novecento, con edifici realizzati e progettati in Italia e in Europa, ma anche in paesi extraeuropei, da Hong Kong a Denver, da Bagdad a Caracas, da San Paolo a New York, è anche un designer riconosciuto a livello internazionale quanto un noto teorico e critico dell'architettura. Alla sua curiosità e al suo genio si devono le nascite della rivista Domus e della storica pubblicazione Stile, come un largo impegno nella ricerca dei legami tra l'architettura e le arti, compresa la loro promozione ed esposizione, che portò alla creazione della Prima Mostra Triennale di Milano nel 1933 e nel coordinamento di molte delle edizioni successive.
La mostra
Attraverso oltre 250 tra disegni e dipinti, ceramiche e maioliche, mobili e oggetti, studi e modelli di architettura, l'esposizione vuole portare all'attenzione la ricca e complessa creatività pontiana che ha inizio negli anni venti con la direzione artistica della società Richard-Ginori e si dipana per circa settant'anni nel campo dell'architettura, del design industriale, della produzione artigianale e artistica, senza dimenticare la ricerca e la comunicazione svolte nel campo delle arti.
In questo composito universo, si è voluto rendere simbolicamente esplicita la presenza di Ponti a Milano, attraverso alcuni modelli di studio e/o disegni relativi al primo edificio per la società Montecatini (1936), al grattacielo Pirelli (1956-1960), alla Chiesa progettata per l'ospedale San Carlo (1966), tra gli altri.
L'apporto dell'architetto alla sua città si completa con la rassegna di progetti italiani e internazionali con un focus particolare sull'asse Italia-America, sia attraverso il lavoro di Ponti dedicato agli arredi delle navi transoceaniche, sia attraverso la citazione della Finestra arredata, un nuovo tipo di serramento realizzato tra il 1953 e il 1954, inteso come un omaggio a Philip Johnson e prodotto in forma di prototipo dalla società newyorchese Altamira.
I legami con gli Stati Uniti sono anche forieri di commesse architettoniche realizzate o progettate, dall'Auditorium del Time & Life Building di New York (1959) al Denver Art Museum (1971), alla cattedrale di Los Angeles (1967), che in mostra si aggiungono a noti progetti quali l'Istituto Italiano di Cultura a Stoccolma (1954), la chiesa di San Carlo Borromeo a Milano (1966) e la Cattedrale della Gran Madre di Dio a Taranto (1970).
L'esposizione si completa con il display del modo di comunicare di Ponti attuato in scritti, dipinti, disegni raccolti in uno studio simbolico in cui si colgono i rimandi ai progetti realizzati e una dimensione intima e della persona, attraverso i filmati e le interviste.
L'allestimento è curato dallo Studio Cerri & Associati di Milano. La mostra è frutto della collaborazione con musei e collezioni pubbliche e private, italiani e internazionali, che hanno generosamente prestato il loro prezioso materiale.
Il catalogo
La pubblicazione edita da Electa che accompagna l'evento è la riedizione fac-simile di Espressione di Gio Ponti, la rara raccolta dei suoi progetti curata da Ponti e data alle stampe per l'unica volta nel 1954 (Daria Guarnati Editore, Milano), a cui si aggiunge un 'giornalone' dove sono presenti i dati della mostra, con i relativi testi ufficiali e critici corredati da immagini e dagli apparati scientifici.
© Fondazione La Triennale di Milano. Video: Antonella Grieco
Le Campane di Chiesanuova di Savigno fraz. di Valsamoggia (BO) Chiesa di S. Biagio.
Recupero festa di S. Biagio, sabato 17/02/2018. (La festa non c'è stata sabato 3/02/2018 a causa maltempo e Neve, quindi è stata rinviata di 15 giorni).
In questo campanile sono presenti 4 ottime campane della fonderia Giuseppe Brighenti fuse nel 1898 montate alla bolognese e completamente manuali.
Nel video vedrete e ascolterete i campanari suonare il doppio 24 di S. Bartolomeo in scala, con buttata iniziale, scappata, calata e buttata finale in quarto. Spero che il video sia di vostro gradimento e Buona Visione! :-)
Mons.Carlo Bresciani, Vescovo eletto della Diocesi di S Benedetto - Ripatransone -Montalto
BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE
Carissimi fedeli della nostra Chiesa Truentina,
in data odierna il Santo Padre Francesco ha accettato la mia rinuncia all'ufficio di Vescovo di questa Diocesi, presentata al suo Predecessore Benedetto XVI ormai quasi tre anni fa, al compiersi del mio settantacinquesimo anno di età, ed ha nominato nuovo Vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto il Rettore del Seminario Vescovile Diocesano Maria Immacolata di Brescia, Mons. CARLO BRESCIANI.
(...)
S.E. Mons. Bresciani viene dalla Diocesi di Brescia, è nato a Nave (BS) il 26 marzo 1949 e, dopo avere studiato in quel Seminario, è stato ordinato sacerdote il 7 giugno 1975. Inviato a Roma per proseguire gli studi presso la Pontificia Università Gregoriana, ha conseguito la Licenza in Psicologia nel 1978. Rientrato in Diocesi ha svolto il servizio di Vicario Cooperatore festivo in una Parrocchia della Città. Di nuovo mandato a Roma consegue il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana nel 1982 ed inizia la docenza presso il Seminario diocesano di Brescia.
Negli anni successivi è stato Vicario Cooperatore festivo presso alcune Comunità Parrocchiali della Diocesi, mentre insegna all'Università Cattolica fino al 2009. Nel frattempo, dal 1982 al 2001 è anche Assistente Ecclesiastico dell'Associazione Medici Cattolici (AMCI) e dal 1997 al 2009 ha diretto l'Istituto Superiore di Scienze Religiose presso l'Università Cattolica, Sede di Brescia. Nel 2004 è stato nominato Direttore dell'Istituto Superiore Formatori di Brescia, collegato all'Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana e Consultore della Congregazione per l'Educazione Cattolica.
Nel 2009 viene nominato Rettore del Seminario Diocesano di Brescia, dove continua anche l'insegnamento, così come la docenza presso l'Università Cattolica.
Come appare da queste veloci note, il curriculum umano è di alto profilo. La sua attenzione al mondo della formazione e il suo impegno di docente in sedi universitarie lasciano molto sperare per la crescita futura delle nostre Comunità e dei nostri giovani. E' noto che oggi, come osservava Benedetto XVI, si sta vivendo una vera emergenza educativa in tante famiglie e in molte Realtà ecclesiali ed i bisogni di un intelligente accompagnamento nella crescita umana e cristiana dei giovani sono diventati sempre più esigenti.
La Chiesa Truentina, sempre bisognosa di avere maestri preparati e testimoni visibili, trova ora nel nuovo pastore un prezioso punto di riferimento autorevole ed una sapiente guida paterna. Essa accoglie il Vescovo Carlo come l'inviato del Signore e si dichiara pronta per la collaborazione, con animo docile, generoso e fedele.
Invito tutti a vivere questa fase del cammino diocesano con quell'autentico spirito, che vede nel Vescovo il successore degli Apostoli, il maestro della nostra fede, il sostegno della nostra speranza, il servo della nostra gioia, l'esempio del nostro amore.
Dunque, benedetto colui che viene nel nome del Signore!.
Quanto a me, non avendo una mia abitazione, mi è stata offerta dalla Provvidenza la possibilità di un appartamento ad Acquaviva. Ho accolto con viva gratitudine questa inaspettata ospitalità, che mi permette di continuare a risiedere nel territorio diocesano, anche se molto opportunamente fuori della città di San Benedetto, di cui conservo il titolo di Vescovo emerito.
Esprimendo il mio sincero amore fraterno per la persona del nuovo Vescovo e il massimo rispetto per la libera autonomia del suo ministero, desidero ritirarmi a vivere nella riflessione e nella preghiera, portando tutti nel cuore davanti al Signore. Assicuro il mio ricordo orante specialmente per i sacerdoti, preziosi collaboratori, per gli amatissimi giovani, per le persone malate e per quanti nel mio servizio episcopale mi hanno confidato qualche sofferenza e vivono qualche ferita nel cuore. Continuerò ad amare tutti nel Signore.
Dall'alto di Acquaviva nei giorni limpidi potrò vedere la nostra Chiesa Cattedrale, dove tanti riti solenni sono stati celebrati e dove molti preti hanno ricevuto la sacra Ordinazione dalle mie mani. Osservando poi i due grandi moli del porto mi sarà più facile allargare le braccia per accogliere spiritualmente tutti e per tutti pregare.
Affido il passaggio della responsabilità pastorale di questa nostra amata Chiesa alla materna protezione di Maria Santissima, la cara Madonna di Loreto, nostra celeste Patrona.
+ Gervasio Gestori
Vescovo
4 novembre 2013
Memoria di S. Carlo Borromeo
Villa Gromo di Ternengo
Robecco sul Naviglio è davvero un paese dalle mille meraviglie con un ricchissimo patrimonio culturale da scoprire. Sabato 23 e domenica 24 marzo, grazie all'organizzazione FAI è stato possibile visitare gli interni della bellissima Villa Gromo di Ternengo.
La villa Gromo di Ternengo è uno degli edifici più antichi della città di Robecco sul Naviglio. L'area dove attualmente sorge Villa Gromo di Ternengo era anticamente occupata da un fortilizio probabilmente di epoca medievale, fatto costruire dalla famiglia Pietrasanta che creò in essa uno dei primi avamposti fortificati dell'abitato di Robecco sul Naviglio, tra il Ticino ed il Naviglio Grande, reso navigabile già a fine Duecento.
La proprietà passò nel 1340 a Giovannolo Casati che ottenne da Filippo Maria Visconti il permesso di trasformare il borgo fortificato in villa. La villa nelle sembianze attuali è invece frutto di una serie di ristrutturazioni promosse a partire dal 1679 da Danese Casati, governatore di Milano, e dal di lui nipote Ferdinando Casati. Dalla morte di quest'ultimo nel 1770, la villa non fu più mutata nel suo aspetto esteriore ed iniziò ad essere tramandata per via femminile dal momento che Ferdinando Casati, sposato con Giuseppa Aliprandi, aveva avuto unicamente una figlia femmina che era nata postuma alla sua morte.
Nell'Ottocento la villa ospitò Cesare Pompeo Castelbarco, figlio di Maria Antonietta Litta Visconti Arese e di Carlo Ercole Castelbarco Visconti Simonetta, noto politico e compositore milanese. Più tardi la figlia della coppia, Elena, sposò il nobile genovese Lazzaro Negrotto Cambiaso che fu senatore del Regno d'Italia.
La campitura centrale della facciata, preceduta da un lungo cortile d'invito, è aperta da un lungo portico a tre archi su colonne binate; sopra il piano nobile è un attico raccordato da triangoli mistilinei. L'atrio del corpo nobile, affrescato, funge da ambiente passante verso il retrostante giardino che, sulla sinistra, giunge al Naviglio Grande con il singolare edificio della Sirenella (visibile dall'alzaia), un padiglione su quattro pilastri adibito ad imbarcadero. Il giardino rappresenta indubbiamente uno degli elementi di maggior rilievo della villa in quanto è costituito da una lunghezza totale di quasi 800 metri, un tempo terminante con una nicchia oggi in disuso. Accanto alla villa, in fondo al vicolo San Francesco, è la chiesetta di San Francesco di recente restaurata.
Ragusa, Duomo di San Giorgio, 324° anniversario del disastroso terremoto del 1693
al Duomo di San Giorgio, Patrono Principale Protettore di Ragusa, campane a morto in ricordo delle vittime, più di 5000 nella sola Ragusa, causate dal disastroso terremoto del 1693