Chiesa di Sant'Afra (Brescia - Italy)
Chiesa di Sant'Afra
Progetto Chiostro San Clemente - Tesori di Brescia
Il progetto del Chiostro Grande di San Clemente a cura dell'associazione Tesori di Brescia e gli architetti Valentino e Ilaria Volta
Brescia the most beautiful small city in the world
per me lo è sicuramente: storia, arte musica, buon cibo.
Sono partito da via Garibaldi per percorrere da ovest est la mia città incontrando via via il chiostro degli ex voto della chiesa delle grazie,la Torre della Pallata, el Mostasu delle Cossere, la Corte dei Puli, la chiesa dei patroni bresciani S.faustino e Giovita, la chiesa del Carmine, piazza Loggia,S.Faustino in riposo, il Broletto, piazza Paolo VI, il Bue d'oro,alcuni scorci della zona di S.Clemente, il foro romano, chiostro e chiesa di S.Cristo,piazzetta S.Mariain Calchera, piazza del mercato, chiostro di S.Francesco d'Assisi, Piazza Garibaldi. Mancano due terzi di Brescia e il complesso di S.Giulia ( non si possono fare riprese !!??) altre occasioni per girare Brescia
Brescia, Chiesa di San Francesco
3minutesguides Roma Basilica di San Clemente
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Basilica di San Clemente in Laterano
BRESCIA Cappella Sistina di Brescia Chiesa del SS. CORPO DI CRISTO - affreschi di Benedetto Marone
Brescia - Museo Santa Giulia - chiesa di SAN SALVATORE e CRIPTA
Brescia - Chiesa dei Santi Cosma e Damiano (Giornata FAI d'Autunno 2017)
Brescia, Giornata FAI d'Autunno 2017 - Chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Edificata all'inizio del Trecento e in seguito ricostruita nel Quattrocento, fino a un ultimo rifacimento nel Seicento, la chiesa ospita importanti opere d'arte, fra le quali due tele di Luca Mombello, una di Giambettino Cignaroli e la preziosa arca di San Tiziano, scolpita nel 1506 e capolavoro della scultura bresciana del periodo.
Il chiostro quattrocentesco del monastero annesso, soppresso nel 1797, è noto come chiostro della Memoria, nome conferito dal poeta Angelo Canossi che qui fondò nel 1916 l'Istituzione della Memoria, scolpendo sulle colonne i nomi dei caduti bresciani della prima guerra mondiale. La chiesa è ancora oggi officiata ma è una chiesa ortodossa, affidata pertanto all'Arcidiocesi ortodossa d'Italia e Malta, che vi celebra regolarmente la Divina Liturgia.
BRESCIA Chiesa di Santa Maria dei Miracoli
Dopo la peste che aveva afflitto la città tra il 1480 e il 1484, si diffuse a Brescia la notizia che un affresco votivo raffigurante una Madonna col Bambino dipinto in facciata a una casa lungo il corso del quartiere di San Nazaro aveva poteri miracolosi. Sull'onda del fervore religioso popolare, il Comune avviò nel 1486 le trattative per l'acquisto della casa. Nel 1488 fu finalmente inaugurato il cantiere del primitivo santuario, costituito da una parte degli interni della chiesa e, soprattutto, dalla maestosa facciata in marmo cesellato, la cui esecuzione è probabilmente da attribuire alla bottega dei Sanmicheli, da poco insediatisi in città, forse proprio in concomitanza con l'ottenimento di questa eccezionale commessa, e all'epoca unica bottega di scultori attiva a Brescia in grado di operare su un manufatto di livello tecnico e culturale così elevato[1].
La facciata dei Sanmicheli, corrispondente al livello più basso e raffinato della facciata attuale, viene compiuta entro l'anno 1500. Nel frattempo, l'edificio religioso subisce un rapido sviluppo, anche grazie al crescere del numero di fedeli e delle elemosine e, probabilmente a cantieri ancora aperti, viene deciso per il suo ampliamento, portando il santuario alla dimensione definitiva. Le partiture architettoniche interne, connotate da caratteri decorativi elaborati e raffinati, vengono forse realizzati da Gasparo Cairano e bottega. Lo stesso scultore realizza inoltre il ciclo di Apostoli per la prima cupola, interposto al ciclo di Angeli del Tamagnino, entrambi consegnati e pagati nel 1489[1].
Nel corso dei secoli, il santuario si arricchisce di opere, soprattutto pittoriche, tra cui una tela del Moretto e il ciclo di teleri con le Storie di Gesù per il presbiterio, dipinto da una serie di autori bresciani tra cui Tommaso Bona e Pier Maria Bagnadore. Anche le pareti e le volte della chiesa vengono affrescate e stuccate da vari autori. Gran parte dell'apparato pittorico parietale viene distrutto durante la seconda guerra mondiale, quando l'edificio viene gravemente danneggiato dai bombardamenti che, miracolosamente, non intaccano la facciata e le pregiate sculture della prima cupola. Negli anni successivi il santuario viene profondamente ricostruito, salvando tuttavia gran parte del patrimonio originale, perlomeno scultoreo.
Il santuario di S. Maria dei Miracoli si presenta oggi come un edificio dalla configurazione assai originale, di complessa lettura a causa di una lunga vicenda di stratificazioni e aggiunte successive, costantemente limitate dai vincoli del preesistente, fitto tessuto urbano e sostanzialmente prive di un progetto unitario di base. In borgo S. Nazaro, sul muro esterno della casa di un certo Federico Pelaboschi, esisteva nel Quattrocento un'immagine della Vergine ritenuta miracolosa; intorno a essa era sorta un'edicola votiva, probabilmente a contenere un altare e a ricovero delle offerte sollecitate dalla devozione popolare. Il luogo doveva tuttavia rivelarsi assai interessante sotto il rispetto economico, oltre che sotto il profilo devozionale, se nel 1486 il Consiglio comunale di Brescia deliberava di acquistare casa Pelaboschi e tre anni più tardi acquisiva altre case adiacenti. Nacque così l'idea di creare una prima cappella, concepita probabilmente come semplice stabilizzazione degli apparati provvisori e verosimilmente strutturata come un protiro a due ordini formato dalla sovrapposizione di due arcosolii voltati a lacunari, il superiore a protezione dell'immagine miracolosa, l'inferiore con accesso a un locale retrostante adibito a sagrestia, ricavato dalla stessa casa Pelaboschi.
Ben presto si manifestò l'esigenza di progettare un organismo più ampio; anche il vescovo della città e il doge veneziano si interessarono alla questione e il ruolo di procuratori della fabbrica spettò a due figure di spicco nella vita culturale bresciana del tempo come il nobile Giovan Pietro Averoldi, padre del mecenate Altobello e legato al governo della Serenissima, e l'umanista 'antiquario' Giovanni Maria Tiberino.
(I lavori per la costruzione della chiesa furono ultimati solo nel 1581, quando l'immagine sacra venne condotta all'interno,sull'altare maggiore).
Piazza Moretto (Brescia - Italy)
Piazza Moretto
2 Chiesa S Giorgio Brescia
Concerto del coro Tesoretto di Braone pressl la Chiesa di San Giorgio a Brescia
Montechiari, Brescia, Italie 2015
Extrait de l'événement de Pontévico 08 juin 2015
Roma, Basilica san Clemente, Atrio (manortiz)
Brescia Museo Santa Giulia - chiesa di S MARIA IN SOLARIO + CROCE DI DESIDERIO + BATTAGLIA AMAZZONI
La chiesa di Santa Maria in Solario
Su via Musei dà la facciata della chiesa medievale di Santa Maria in Solario, di forme romaniche, costruita verso la metà del XII secolo come oratorio delle monache.
A pianta quadrata, con massiccia muratura in conci di medolo, incorporante frammenti d’iscrizioni romane, il sacello è sormontato da un tiburio ottagonale attorno a cui gira una loggetta cieca, sorretta da colonnine e capitelli altomedievali (sec. VIII - IX d.C.).
Una suggestiva scala ricavata nella muratura collega i due livelli dell’oratorio: al pian terreno è posta una grande ara romana con funzione di pilastro centrale, e sono visibili preziosi oggetti dedicati al culto delle reliquie che costituivano il tesoro, anche spirituale, del monastero, come la Lipsanoteca, cassetta d’avorio istoriata (IV secolo d.C.) e la crocetta reliquario in oro, perle e pietre colorate
(X secolo d.C.).
Il piano superiore, caratterizzato da un’atmosfera raccolta, era destinato ad ospitare i momenti più importanti della liturgia monastica. Sotto una volta stellata affrescata, come le pareti, da Floriano Ferramola tra il 1513 e il 1524, è possibile ammirare la Croce di Desiderio, rara opera di oreficeria della prima età carolingia (IX secolo d.C.), con elementi ornamentali di epoca romana e longobarda e 212 fra gemme, cammei e paste vitree.
La Lipsanoteca
Sobria come un’opera classica, ma evocativa secondo i canoni dell’arte paleocristiana, la lipsanoteca, conservata dal 1999 nell’oratorio romanico di Santa Maria in Solario, faceva parte, insieme alla Croce di Desiderio, del cosiddetto Tesoro di Santa Giulia, una raccolta di rari oggetti liturgici risalente alle origini del monastero, che hanno accompagnato, nei secoli, la vita del cenobio.
La lipsanoteca si presenta come un cofanetto istoriato, che doveva prestarsi quale custodia di preziose reliquie, come si evince dalla stessa etimologia del nome, di origine greca, composto da léipsanon, che significa reliquia, e théke, ovvero contenitore.
Realizzata in avorio, di forma rettangolare, fu eseguita da una bottega dell’Italia settentrionale, probabilmente milanese, nella seconda metà del IV secolo, sotto l’episcopato di Sant’Ambrogio.
L’afflato religioso che la permea, infatti, si evince dall’interpretazione delle scene raffigurate nei bassorilievi che ornano, lungo tre livelli, i lati e il coperchio della lipsanoteca e che, seppur non tutti di facile comprensione, si ispirano agli episodi biblici più significativi del Vecchio e del Nuovo Testamento.
Giona inghiottito dalla balena, Daniele nella fossa dei leoni, il Cristo taumaturgo che resuscita Lazzaro, insieme alle scene più significative della vita di Gesù, sono solo alcuni degli episodi densi di simbologia che figurano nei bassorilievi, secondo un preciso programma divulgativo religioso.
Si tratta di significativi esempi di arte paleocristiana, resa tuttavia secondo un registro stilistico ancora classico, quindi pagano (riconoscibile nei drappeggi, nella plasticità delle figure e nella compostezza misurata delle scene).
Sulle lesene finemente cesellate che ornano gli angoli della lipsanoteca, inoltre, scorre un gioco di rimandi continui alla simbologia sacra, racchiusi nel pesce (che rappresenta il Cristo), il gallo (la Resurrezione), l’albero (la conoscenza del bene e del male), la torre (ovvero la Chiesa) e le colombe, in cui la comunità dei fedeli doveva riconoscersi.
Attorno al cofanetto, oggetto di speciale venerazione, furono molteplici le leggende diffuse, come quella secondo cui doveva contenere una pietra forse proveniente dal Santo Sepolcro, che in base ai documenti del monastero veniva tenuta fra le mani di una monaca durante la messa pasquale e offerta in visione alle altre religiose. Da qui l’appellativo sepulcrum eboris, sepolcro d’avorio, riservato al reliquario.
La storia della lipsanoteca, peraltro, fu piuttosto travagliata: protetta fra le mura del monastero di Santa Giulia fino al 1798, con la soppressione del cenobio voluta da Napoleone venne traslata nella Biblioteca Queriniana, e successivamente al Museo Cristiano in Santa Giulia, nel 1882. L’opera venne anche ridotta a placchetta cruciforme, in un’epoca non identificata, prima di essere riportata, nel 1928, alla sua originaria forma a cofanetto. Un' ulteriore aggiunta successiva è quella della serratura d’argento sul lato anteriore, forse dell’VIII secolo.
duomo brescia .MP4
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Intervista per S. Angela Gennaio 2012 Desenzano
Intervista a sr. Alessandra dalla Casa S. Angela alle Grezze di Desenzano
BRESCIA DUOMO VECCHIO E ROTONDA PIAZZA PAOLO SESTO
Rappresenta un esempio di straordinaria bellezza di archittettura romanica in Italia.
E' noto a tutti, in ragione della sua forma, come La Rotonda.
Venne incominciato dai maestri comacini alla fine dell' XI secolo sopra le rovine di quella che fu la basilica (invernale) di S. Maria Maggiore del VII sec.
La Rotonda in origine era dotata di due ingressi (nord - sud), ora però non più utlizzati;
l'attuale ingresso principale fu invece creato nel 1571.
L'esterno del Duomo Vecchio presenta un corpo a pianta circolare mentre l'interno è caraterizzato da una cupola emisferica appoggiata su otto grandi archi sostenuti da pilastri e sovrastante l'ampio spazio centrale.
Di fronte alla porta d'ingresso è posizionato il sarcofago (in marmo rosso di Verona) di Berardo Maggi, mentre dal presbiterio - attraverso due scale - si accede alla Cripta di S. Filastrio, che faceva parte dell'antica basilica di cui sono rimasti alcuni resti di mosaici.
Il Duomo Vecchio ospita alcune importanti opere del Moretto, tra cui: l'Assunta, gli evangelisti Luca e Marco, la Cena dell'agnello pasquale, Elia e l'Angelo; due tele del Romanino e una di Franco Maffei (pittore vicentino).
Degno di nota è pure il grandioso organo risalente al 1536 realizzato dall'Antegnati.
Nella Rotonda è custodito il Tesoro delle SS. Croci e la Croce del Campo che un tempo veniva issata sul Carroccio.
S.DIONIGI NEI SANTI CLEMENTE E GUIDO (PRATOCENTENARO, MILANO, ITALY)
S.Dionigi di Pratocentenaro è una chiesa parrocchiale di Milano che sorge in largo S.Dionigi nel quartiere di Pratocentenaro (Zona 9, via Pianell, viale Suzzani). La parrocchia di S.Dionigi fu eretta nel 1618. Tra XVII e XVIII secolo è costantemente ricordata negli atti delle visite pastorali compiute dagli arcivescovi di Milano e dai delegati arcivescovili nella pieve di Bruzzano. Nel 1756, durante la visita pastorale dell'arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli, il clero nella parrocchia di S.Dionigi in Pratocentenaro era costituito dal parroco. Per il popolo, che assommava a 234 anime complessive di cui 146 comunicati, era istituita la scuola della dottrina cristiana. Verso la fine del XVIII secolo, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la parrocchia non risultava possedere fondi; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era di 257. Nella coeva tabella delle parrocchie della città e diocesi di Milano la rendita netta della parrocchia di Pratocentenaro assommava a lire 366,50; la nomina del titolare del beneficio spettava all'ordinario. All'epoca della prima visita pastorale dell'arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nella pieve di Bruzzano, il reddito netto del beneficio parrocchiale assommava a lire 781,53; il clero era costituito dal parroco ed i parrocchiani erano 623. Nella chiesa parrocchiale erano comprese la confraternita del Santissimo Sacramento, la congregazione del Terz'Ordine di S.Francesco, la pia unione delle Figlie di Maria, la compagnia di S.Luigi Gonzaga e l'associazione della Sacra Famiglia. Nell'ambito della parrocchia era attiva anche una società di beneficenza sotto la protezione dell'Immacolata Vergine Maria e del serafico S.Francesco. La parrocchia era di nomina arcivescovile. La parrocchia di S.Dionigi appartenne fino al 1930 alla pieve e vicariato foraneo di Bruzzano. In seguito venne inserita tra le parrocchie dei comuni aggregati della Porta VI, o Porta Nuova con Porta Principe Umberto. Con la revisione della struttura territoriale della diocesi, attuata tra il 1971 e il 1972, fu attribuita al vicariato urbano e poi decanato di Niguarda nella zona pastorale I di Milano città.
San Cristo a Brescia
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