Brescia the most beautiful small city in the world
per me lo è sicuramente: storia, arte musica, buon cibo.
Sono partito da via Garibaldi per percorrere da ovest est la mia città incontrando via via il chiostro degli ex voto della chiesa delle grazie,la Torre della Pallata, el Mostasu delle Cossere, la Corte dei Puli, la chiesa dei patroni bresciani S.faustino e Giovita, la chiesa del Carmine, piazza Loggia,S.Faustino in riposo, il Broletto, piazza Paolo VI, il Bue d'oro,alcuni scorci della zona di S.Clemente, il foro romano, chiostro e chiesa di S.Cristo,piazzetta S.Mariain Calchera, piazza del mercato, chiostro di S.Francesco d'Assisi, Piazza Garibaldi. Mancano due terzi di Brescia e il complesso di S.Giulia ( non si possono fare riprese !!??) altre occasioni per girare Brescia
Il Carillon di Castel San Pietro Terme, Bologna Italy.
Castel San Pietro Terme, Domenica 23 aprile 2017.
(Un ringraziamento: alla Dott. ssa Annarita Zazzaroni per la sua disponibilità e gentilezza, e alla Pro Loco).
Il carillon del Campanile della Chiesa del SS. Crocifisso in Castel San Pietro Terme (Bo). Campanile costruito dall'architetto Luigi Gulli tra il 1926 ed il 1930 e inaugurato il 6 aprile 1930, contiene un carillon di 55 campane fuse nel 1929 dal cav. Cesare Brighenti (Bo). Le campane sono collocate in due livelli del campanile, la realizzazione della parte tecnica del carillon è opera di originale invenzione di Giulio Gollini da Castel Guelfo. L’inaugurazione del Carillon, composto inizialmente da 33 campane avvenne nel 1930 insieme al Campanile, nel 1934 si aggiunsero altre 22 campane. Un sofisticato meccanismo elettropneumatico permette di suonare ben 55 campane tramite un comando a tastiera. Questo carillon è uno dei più completi e intonati d'Italia. Riprese e montaggio video di Gilberto Tedeschi.
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Le 55 campane del carillon di Castel San Pietro Terme sono state fuse nel 1929 dalla fonderia Brighenti di Bologna. Risale al '600 il ceppo della famiglia Brighenti proveniva da S. Martino in Argine (BO). L’attività tradizionale di famiglia era di capomastro/architetto, dedicandosi soprattutto all’edilizia religiosa, costruendo e ristrutturando chiese e campanili. Nel 1813 Gaetano Brighenti rileva la fonderia di campane di Angelo Rasori, artista del bronzo in Bologna, e per quattro generazioni fino al 1958, Gaetano 1777-1847, Giuseppe 1798-1837, Clemente 1820-1894, Giuseppe II 1852-1910, Cesare 1884-1963, si sono succeduti nella direzione dell'azienda, e nella fusione di migliaia di campane, campane votive, campane artistiche per l'eleganza delle sue decorazioni, e innumerevoli concerti tutti degni di nota, alcuni eccellenti. G.T.
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ALBA FESTIVA
Che hanno le campane,
che squillano vicine,
che ronzano lontane?
È un inno senza fine,
or d'oro, ora d'argento,
nell'ombre mattutine.
Con un dondolìo lento
implori, o voce d'oro,
nel cielo sonnolento.
Tra il cantico sonoro
il tuo tintinno squilla,
voce argentina - Adoro,
adoro - Dilla, dilla,
la nota d'oro - L'onda
pende dal ciel, tranquilla.
Ma voce più profonda
sotto l'amor rimbomba,
par che al desìo risponda:
la voce della tomba.
Giovanni Pascoli
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LA CAMPANA LUNGO IL CORSO DEI SECOLI
(L’uso della campana nel culto e nella vita civica è antichissimo e pare fosse già in uso nell’India e nella Cina, come attestano varie fonti storiche, duemila anni prima di Cristo. Ciò è confermato anche dal fatto che già a quell’epoca conoscevano la lega del bronzo. La campana fin da quei remotissimi tempi faceva già parte integrante degli strumenti per il Culto. Dall’Asia, l’uso della campana, passò in occidente, prima nelle religioni politeistiche greche e romane, poi, dopo l’Editto di Costantino (318 d.C.) che permise ai cristiani l’esercizio pubblico del culto, la troviamo anche nel Culto Cristiano. Tuttavia in occidente, le prime campane furono fatte di ferro battuto, come testimonia la campana più antica che possediamo, che risale al 613 a.C. e che ora si trova nel museo di Colonia. Si continuò a forgiarle in ferro fino al secolo settimo d.C., dopo di che si fusero in bronzo: che è una lega contenente circa l’ 80% di rame ed il 20% di stagno. L’invenzione del nome –CAMPANA- molti l’attribuiscono a S. Paolino, vescovo di Nola (V secolo d.C.) che avrebbe dato a questo strumento liturgico il nome della sua regione: -REGIONE CAMPANA-. Ciò è confermato anche da S. Isidoro vescovo di Siviglia, che nelle sue –Origines- fa derivare il nome –CAMPANA-: a Regione Italiae nomen accepit, ubi primum usus huius repertus est. (Bibliografia: Campanili Campane e Campanari di Bologna di Stefanelli Don Evaristo).
Chiesa di Santa Prisca
Can-Can (by Offenbach)
Inaugurazione campanile restaurato di Bisano, Monterenzio (Bo) 2017.
Domenica 2 luglio 2017, è stato Inaugurato il campanile restaurato della Parrocchia S. Alessandro di Bisano (Monterenzio Bo.Italy). Con la partecipazione di Sua Ecc. Monsignor Matteo Zuppi Arcivescovo di Bologna. Hanno suonato i campanari di Sassoleone e Castel San Pietro Terme. Riprese di Gilberto Tedeschi.
(Epigrafe sul campanile: Questo campanile di cui si posero le fondamenta nel 1883 fu compito nel 1886, il Parroco D.A. Zanolini e il popolo di Bisano che a proprie spese lo vollero eretto, nel ottobre 1887 vi alzarono le nuove campane fra la comune esultanza).
La cella campanaria contiene un concerto di 4 campane della fonderia Brighenti, tre di Clemente fuse nel 1887 e la piccola di Cesare, la piccola fu rifusa nel 1932.
Su progetto dell’Arch. Vincenzo Brighenti il 19 marzo 1883 gli scalpellini iniziarono il lavoro per la costruzione del campanile di Bisano, in giugno si pose la prima pietra, fu terminato nel 1886. La costruzione dell’opera fu segnata da un grave lutto perse la vita il capo mastro Isidoro Mastellari di San Giorgio in Piano. A questo punto le vecchie campane che erano collocate a terra nel piazzale della chiesa, risultarono troppo piccole per il nuovo campanile, e si decise di rifonderle. Il 15 agosto 1887 i parrocchiani capitanati dal sindaco Sig. Mansueto Albertazzi, misero le campane su un baroccio e le portarono a Bologna alla fonderia Clemente Brighenti, prima di fondere le vecchie campane se ne copiarono immagini e iscrizioni da riportare sulle nuove. Il 14 ottobre si caricarono le nuove campane su un baroccio, si passò per farle benedire e consacrare dall'arcivescovo di Bologna Francesco Battaglini, e si ripartì alla volta di Bisano, alla mezzanotte del giorno dopo i “Campanari di Gragnano” fecero il primo Doppio.
Le campane di Ozzano dell'Emilia (BO)
Ozzano dell'Emilia (BO) - Parrocchia di S.Cristoforo
4 campane intonate in quarto minore:
Sol3 = Clemente Brighenti, 1863
Sib3 = Cesare Landi, 1767
Do4 = Serafino Golfieri, 1823
Re4 = Serafino Golfieri 1823
La chiesa Parrocchiale di Ozzano fu costruita in gran parte col contributo del conte Carlo Grati ed originariamente dedicata a San Carlo, fu benedetta, pur non ancora consacrata, il 4 novembre 1642 dall'Arciprete della Pieve di San Pietro di Ozzano, don Giulio Boschi. Successivamente venne consacrata a San Cristoforo. La costruzione della chiesa termina nel 1666 circa, con l'aggiunta della cappella centrale. L'attuale facciata della chiesa è dovuta a modifiche apportate nel 1924 dall'architetto G. Rivani; la precedente versione era del tipo detto toscano a due ordini di colonne, con un timpano semicircolare. La costruzione così come è oggi vede quasi scomparire le colonne ed il timpano è triangolare. Il campanile, dotato di guglia in rame, fu innalzato negli anni 1682/1687 e contiene un Doppio di 4 campane di diverse epoche e fusioni. La grossa è opera di Clemente Brighenti di Bologna, la mezzana è di Cesare Landi di Imola e le due piccole sono state fuse da Serafino Golfieri di Spilamberto Modenese. La grossa di nota Sol3 leggermente crescente pesa 5,80 q.li ed ha un diametro di 96 cm. La mezzana di nota Sib3 crescente, pesa 4,20 q.li ed ha un diametro di 86 cm. La mezzanella di nota Do4 leggermente crescente, pesa 2,20 q.li ed ha un diametro di 71 cm. La piccola di nota Re4 leggermente crescente, pesa 1,60 q.li ed ha un diametro di 64 cm.
Suonate:
-Doppio: 6 buttate, 18 di S.Paolo
-Tirabasse: 12 Lisce
18 Dicembre 2017, suonate per una serata di prove
Buona visione :-)
Giacomo (Bolocampanaro02):
Andrea Tescari:
Nicolò (CampanaroBolognese 2002):
2- Le Campane di Bisano, Monterenzio (Bo) 2017.
Inaugurazione campanile restaurato, della Parrocchia S. Alessandro di Bisano (Monterenzio Bo. Italy) Domenica 2 luglio 2017.
Hanno suonato i campanari di Sassoleone e Castel San Pietro Terme. Riprese di Gilberto Tedeschi.
(Epigrafe sul campanile: Questo campanile di cui si posero le fondamenta nel 1883 fu compito nel 1886, il Parroco D.A. Zanolini e il popolo di Bisano che a proprie spese lo vollero eretto nel ottobre 1887 vi alzarono le nuove campane fra la comune esultanza).
La cella campanaria contiene un concerto di 4 campane Brighenti, tre di Clemente fuse nel 1887, e la piccola di Cesare, la piccola è stata rifusa nel 1932.
Su progetto dell’Arch. Vincenzo Brighenti il 19 marzo 1883 gli scalpellini iniziarono il lavoro la costruzione del campanile, in giugno si pose la prima pietra, fu terminato nel 1886. La costruzione dell’opera fu segnata da un grave lutto perse la vita il capo mastro Isidoro Mastellari di San Giorgio in Piano. A questo punto le vecchie campane che erano collocate a terra nel piazzale della chiesa, risultarono troppo piccole per il nuovo campanile, e si decise di rifonderle. Il 15 agosto 1887 i parrocchiani capitanati dal sindaco Sig. Mansueto Albertazzi, misero le campane su un baroccio e le portarono a Bologna alla fonderia Clemente Brighenti, prima di fondere le vecchie campane se ne copiarono immagini e iscrizioni da riportare sulle nuove. Il 14 ottobre si caricarono le nuove campane su un baroccio, si passò per farle benedire e consacrare dall'arcivescovo di Bologna Francesco Battaglini, e si ripartì alla volta di Bisano, alla mezzanotte del giorno dopo i “Campanari di Gragnano” fecero il primo Doppio.
Le campane di Bologna - Basilica di S.Francesco D'Assisi
Bologna - Basilica dei Frati Minori Conventuali di S.Francesco D'Assisi
5 campane intonate in quarto maggiore e quarto minore, elettrificate a mezzoslancio dalla ditta Meloncelli e in manutenzione da Capanni:
Re3 = Cesare Brighenti, 1932
Fa3 = Gaetano e Clemente Brighenti, 1847
Sol3 = Gaetano e Clemente Brighenti, 1847
La3 = Francesco De Poli di Vittorio Veneto, 1968
Do4 = Gaetano e Clemente Brighenti, 1847
San Francesco giunse a Bologna nel 1222 e la sua predica determinò un decisivo interesse verso il francescanesimo. I francescani però, tramite l'opera di Bernardo di Quintavalle, avevano ottenuto da Nicolò Pepoli già dal 1213, la modesta casa di Santa Maria delle Pugliole, la quale sarà il primo insediamento francescano a Bologna. Qui i frati rimasero fino al 1236, anno in cui, per interessamento di papa Gregorio IX e per la concessione delle autorità civili, ebbero la possibilità di avviare la costruzione del grande complesso che, fin dalle sue fondazioni, ebbe carattere di monumentalità.
Non si conosce il nome dell'architetto che realizzò il progetto iniziale, ma dalle cronache di Bartolomeo delle Pugliole, si apprende che nel 1254 crollarono due arcate e che nel sinistro venne coinvolto frate Andrea maestro della ghiexia, il quale ebbe le gambe spezzate. Questo fa presuppore che frate Andrea fu l'ideatore del progetto originale. La presenza a Bologna di Marco da Brescia, frate francescano, potrebbe far pensare che sia anche l'ideatore del progetto, ma non è suffragato da prove documentali. È probabile invece che tutto il complesso sia stato realizzato in maniera collettiva dalla comunità francescana intera, senza che ci sia stata una preminente individualità che ha ideato e condotto i lavori. Nel 1263 l'edificio era completo nelle sue parti essenziali.
Tra il 1397 e il 1402 fu innalzato un nuovo grande campanile su progetto di Antonio di Vincenzo, che realizzò anche la prima cappella privata, quella della famiglia Muzzarelli. Lungo il perimetro furono successivamente costruite altre cappelle gentilizie, tutte eliminate nei restauri di fine Ottocento, esclusa la quattrocentesca cappella di san Bernardino.
Dopo l'arrivo dei francesi (1796) la chiesa fu sconsacrata, ridotta a dogana, subì la dispersione del suo patrimonio artistico e conobbe un forte degrado strutturale. Tra il 1886 e il 1906 Alfonso Rubbiani ne curò un restauro che restituì alla chiesa l'aspetto originario ma con alcune pesanti ricostruzioni.
I bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno arrecato al complesso ulteriori danni e crolli (facciata, volte e chiostro), poi ripristinati dai restauri della Soprintendenza.
Le campane furono le migliori di tutto il bolognese, del ferrarese e del faentino fino al 1902 quando il Cav. Giuseppe Brighenti fuse le 4 campane di S.Agosino (FE) che è da molti considerato il doppio migliore per le eccellenti qualità timbriche. L'elettrificazione degli anni '60 non permetterà più il suono alla bolognese e in seguito si romperà il La3 che verrà poi rifuso dall'Ing. Francesco De Poli nel 1968. La grossa di nota Re3 crescente, pesa circa 16 q.li ed ha un diametro di 131 cm. La mezzana di nota Fa3 crescente, pesa 8,50 q.li ed ha un diametro di 110 cm. La mezzanella di nota Sol3 crescente, pesa 5,92 q.li ed ha un diametro di 97 cm. La piccola di nota La3 crescente, pesa 3,70 q.li ed ha un diametro di 84 cm. La piccola del maggiore di nota Do4 crescente, pesa 2,90 q.li ed ha un diametro di 64 cm.
Suonate:
-Scampanzata: Martellata di Chiesa bolognese con le 4 grosse
-Scampanzata: Tradizionale bolognese di Cesarino Bianchi con le 4 piccole
-Squinquino eseguito con la campana maggiore a bicchiere e le altre a scampanio
-Scampanzata: Martellata di Chiesa bolognese con le 4 grosse
-Scampanzata: Ave Maria di Lourdes con le 4 piccole
-Squinquino eseguito con la campana maggiore a bicchiere e le altre a scampanio
-Squinquino eseguito con la grossa delle piccole a bicchiere e le altre a scampanio
3/4 Ottobre 2017, suonate prima delle Celebrazioni Solenni delle ore 18:00 in onore di S.Francesco D'Assisi patrono della Basilica e D'Italia
Buona visione :-)
Giacomo (Bolocampanaro02):
Andrea Tescari:
Nicolò (CampanaroBolognese 2002):
Erba - Il presepe alla Diotti S.p.a.
Erba (CO) - 8 Gennaio 2018
Ad Erba il presepe trova spazio anche in un ambiente di lavoro tra grossi automezzi e materiale ferroso. Le nostre telecamere sono state accolte alla Diotti S.p.a. dal sig, Cesare Diotti
Eric Clarks Travel Videos - Rome Italy - Sant'Agostino / Roman churches built during the Renaissance
Eric Clarks Travel Videos - Rome Italy - Sant'Agostino / Roman churches built during the Renaissance
From Wikipedia
Sant'Agostino is a Roman Catholic church in the piazza of the same name near Piazza Navona, in the rione Sant'Eustachio, of Rome, Italy. It is one of the first Roman churches built during the Renaissance. Adjacent to the church is the Biblioteca Angelica, a library founded in 1605
The construction of the church was funded by Guillaume d'Estouteville, Archbishop of Rouen and Cardinal Camerlengo (1477-1483).[1] The façade was built in 1483 by Giacomo di Pietrasanta, using travertine taken from the Colosseum. The design of the church is attributed to the late 15th century architect Baccio Pintelli, with later 18th century restorations of the interior by Luigi Vanvitelli.[2] It is a plain work of the early Renaissance style.[3]
The Titulus S. Augustini has been held by Cardinal Jean-Pierre Ricard since 2006. Furthermore, it is the station church of the first Saturday in Lent.
A very prominent work of art presently in the church is the Madonna di Loreto in the Cavalletti Chapel (first chapel on the left), an important early Baroque painting by Caravaggio.[4]
The church also contains a Guercino canvas of Saints Augustine, John the Evangelist and Jerome; a fresco of the Prophet Isaiah by Raphael on the third pilaster of the left nave[5]; and the statue of Saint Anne and Virgin with Child, by Andrea Sansovino.
The sculpture of the Madonna del Parto (Our Lady of Childbirth) by Jacopo Sansovino based, according to a legend, on an ancient statue of Agrippina holding Nero in her arms, is reputed by tradition to work miracles in childbirth. The statue is laden with thank-offerings and always surrounded by offerings of flowers and candles.
In 1616, the 17th-century Baroque artist Giovanni Lanfranco decorated the Buongiovanni Chapel (in the left transept) with three canvases and a ceiling fresco of the Assumption.
The church also houses Melchiorre Caffà's sculpture St. Thomas of Villanova Distributing Alms, completed by his mentor Ercole Ferrata.
The church contains the tomb of Saint Monica, mother of Saint Augustine, that of Fiammetta, lover of Cesare Borgia and a famous courtesan, and that of Olav Trondsson, archbishop of Norway 1459 - 1473. His tombstone has the inscription CVI DEDERAT SACRAM MERITO NORVEGIA SEDEM HIC TEGIT OLAVI FRIGIDVS OSSA LAPIS, meaning: Here a cold stone covers the bones of Olav, to whom Norway rightly gave the holy chair.[6]
The inscriptions found in S. Agostino, a valuable source illustrating the history of the church, have been collected and published by Vincenzo Forcella.[7]
In 1741, Pietro Bracci designed and sculpted the polychrome tomb of Cardinal Giuseppe Renato Imperiali, who died on 15 January 1737.[8]
Le Campane di Castelnuovo di Bisano, Monterenzio.
Le Campane della Chiesa di Castelnuovo di Bisano, Monterenzio Bologna Italy, 8 maggio 2016.
Il campanile fu costruito negli anni 1754-1757, contiene un concerto di 4 campane, tre fuse nel 1898 da Giuseppe Brighenti e una la Mazzana fusa dopo da Cesare Brighenti.
Campanari: Enrico Zironi, Giuseppe Galeotti, Damiano Lorenzini, Romano Tedeschi.
Riprese di Gilberto Tedeschi.
Piazza Sant'Eustachio
Piazza Sant'Eustachio
Artedì - Il Vaticano (Puntata 29/05/2017)
Conduce Giovanni Floris
Rome, The Sancta Sanctorum Chapel (manortiz)
The Sancta Sanctorum chapel (Italian: Chiesa di San Lorenzo in Palatio ad Sancta Sanctorum) is a side chapel from the sancta scala (holy staircase) of the Lateran Palace, Rome. The artwork of the Sancta Sanctorum in Rome was the basis for the art at Assisi.The spelling is sancta, the neuter plural form of the Latin adjective holy: this is a reference to the multiple relics preserved there (the most holy things) and to the Holy of Holies in Jerusalem, traditionally called in Latin both Sanctum sanctorum (the singular form) or Sancta sanctorum.
La chiesa si trova all'interno del complesso edilizio che conserva la Scala Santa presso la basilica di San Giovanni in Laterano. In origine questo palazzo era il palazzo patriarcale, sede del vescovo di Roma, e la chiesa era la cappella privata del pontefice: oggi essa è ciò che resta dell'antico palazzo patriarcale. La più antica menzione della chiesa si trova nella biografia di papa Stefano III (768-772); essa fu restaurata da Onorio III (1216-1227) e ricostruita da Niccolò III (nel 1278); nel XVI secolo papa Sisto V fece traslocare qui la Scala Santa, che ora serve da accesso alla chiesa.
La chiesa è conosciuta anche come Sancta Sanctorum (lett. «le cose sante tra le sante»), nome che rievoca quella parte del tempio di Gerusalemme ove era custodita l'Arca dell'Alleanza, e questo titolo gli deriva dal fatto che in essa erano custodite le più preziose reliquie cristiane, tra cui il prepuzio di Gesù bambino, i suoi sandali, il divano su cui assistette all'ultima cena, il bastone con cui fu percosso il suo capo coronato di spine, le teste dei santi Pietro e Paolo, e molte altre. Molte di queste reliquie sono oggi scomparse o conservate altrove.
Internamente la chiesa è stata decorata dai Cosmati, secondo un'iscrizione interna: Magister Cosmatus fecit hoc opus.
Gli affreschi che si trovano sulla parte alta della cappella e sulla volta sono del XIII secolo. Nelle vele sono rappresentati i quattro evangelisti, sulla parete sopra l'altare ai fianchi della finestra a sinistra è raffigurato Niccolò III inginocchiato che offre il modellino della cappella con a lato i santi Pietro e Paolo, a destra il Cristo in trono con due angeli. A destra dell'ingresso sono raffigurate il martirio di san Pietro e san Paolo, di fronte all'altare, la Lapidazione di Santo Stefano e il Martirio di San Lorenzo, la Decapitazione di Sant'Agnese e il Martirio di San Nicola.
Alla base degli affreschi è presente una loggia denominata dei santi realizzata sotto il pontificato di Sisto V, probabilmente tra il giugno e luglio 1590 sotto la direzione dei pittori Cesare Nebbia e Giovanni Guerra a cui hanno preso parte molti artisti attivi a Roma in quel periodo[1].
L'altare conserva un'antichissima immagine di Gesù Redentore detta acheropita, cioè non dipinta da mano umana: la tradizione infatti narra che l'icona fu dipinta dall'evangelista Luca aiutato da un angelo. Questa immagine era molto venerata fin dal pontificato di Stefano II, il quale ordinò una processione per la città con la sacra immagine per implorare l'aiuto divino contro i Longobardi condotti da Astolfo. Nel XIII secolo la tavola fu adornata da una lamina d'argento per opera di papa Innocenzo III. Non si conosce esattamente l'origine di questa immagine: l'Armellini propone un'origine bizantina in epoca della lotta iconoclasta (VIII secolo).
Sopra l'altare vi è l'iscrizione: Non est in toto sanctior orbe locus (non esiste al mondo luogo più santo di questo).
from Wiki
Abruzzo, prendilo, è tuo! (1971) Un film documentario di Tonino Valerii
Il film realizzato dall'Istituto Nazionale Luce, con regista l'abruzzese Tonino Valerii, e è un grandioso omaggio del 1971 alla nostra regione forte e gentile, alla sua storia romana, medievale, rinascimentale, ai suoi parchi del Gran Sasso e della Majella, alle sue città de L'Aquila, Chieti, Pescara, Teramo, Atri, Vasto, Lanciano, Sulmona, e alla sua cultura gastronomica, folkloristica, religiosa e musicale.
Vedremo la città de L'Aquila con le chiese di Santa Maria di Collemaggio e San Bernardino, il Forte spagnolo e la fontana delle 99 cannelle, la città moderna di Pescara, patria di Gabriele D'Annunzio con la casa natale del poeta, Piazza Salotto e il lungomare moderno, Chieti con il museo archeologico e il guerriero di Capestrano, Teramo con il suo Duomo romanico rinascimentale, Atri città rinascimentale del ducato con la Basilica di Santa Maria Assunta, decorata dagli affreschi di Andrea De Litio, le abbazie sparse per le montagne, come quella di san Clemente a Casauria, la chiesa oratorio di San Pellegrino di Bominaco, i parchi, la costa dei trabocchi e tanto altro.
NEW FARMERS. Il Chianti Classico alle porte di Firenze
A Greve in Chianti conosciamo Clemente Pellegrini che conduce l’antica azienda agricola di famiglia, di cui 7 ettari sono dedicati alla coltivazione biologica di uve Sangiovese per la produzione di vino rosso Chianti DOC. Questa uva non viene vinificata direttamente in azienda, ma viene conferita ad una cooperativa di agricoltori molto radicata sul territorio che produce con il marchio del Gallo Nero, che da sempre distingue le bottiglie di Chianti Classico, lo storico simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti, riprodotto fra l’altro dal pittore Giorgio Vasari sul soffitto del Salone dei Cinquecento, nel fiorentino Palazzo Vecchio. Uno dei paesaggi più affascinanti d’Italia è indiscutibilmente il territorio del Chianti, che si estende tra le sue due “capitali”, Firenze e Siena, tra le cui province ricadono 70.000 ettari di terreno in cui le caratteristiche del clima, della terra e le diverse altitudini contribuiscono a rendere questa zona perfetta per la produzione di vini di qualità. Nel Chianti l’elemento caratteristico del paesaggio agrario sono i filari di viti che si alternano agli oliveti e gli oltre 7.000 ettari di vigneti iscritti all’Albo della D.O.C.G. per la produzione di Chianti Classico fanno di questa denominazione una delle più importanti d’Italia. Il Chianti Classico è prodotto con uve Sangiovese per almeno l’80%, utilizzate in purezza o in blend con altri vitigni a bacca rossa, sia autoctoni che internazionali come Merlot e Cabernet Sauvignon.
Dalla Primavera all'inverno toccolano
Colpo di scena a Tocco da Casauria: il sindaco Rizziero Zaccagnini ha rassegnato le dimissioni. Tre esponenti della maggioranza, infatti, gli hanno fatto mancare la fiducia.
Giorno della Memoria 27 gennaio 2019 San Fermo, Bergamo
Domenica 27 gennaio 2019.
Chiesa di San Fermo, Bergamo.
Presentazione del volume Attraverso queste mie parole. Leggere il Giorno della memoria con letture e musiche.
Progetto e coordinamento di Gabriella Cremaschi.
Intervalli musicali a cura di Davide Bortolai e Irene Luraschi.
Iniziativa realizzata dalla Fondazione Serughetti La Porta, ANPI provinciale, ACLI, Comune di Bergamo - Assessorato all'istruzione, università, formazione e sport, in collaborazione con sezione ANPI Eugenio Bruni della città di Bergamo, Comunità di San Fermo.
Arch Mauro Galantino Chiesa di Sant'Ireneo a cura Prof A Aschieri - Arch D Tanzi - music V Zambon
Arch. Mauro Galantino, Chiesa Sant'Ireneo, (1992-2008) Cesano Boscone, Milano
Visita a cura del Prof. Alberto Aschieri - Progetto video e fotografico a cura di Arch. Daniele Tanzi e musiche a cura di Vitorio Zambon
Visita al complesso parrocchiale di Sant'Ireneo a cura del Prof. Alberto Aschieri con Arch. Daniele Tanzi -- Laboratorio Progettazione Architettonica II^ a.a. 2012-2013 (Prof. A. Aschieri e Prof. C. Achille) -- Scuola di Architettura e Società -- DAStU -- Politecnico di Milano
Tutors alla didattica: Arch. Alessandro Guzzetti, Arch. Taj Wook Kang, Arch. Margherita Pasini con Ing. Cesare Cogni hanno collaborato: Andrea Sanarico, Elena Benedetti, Chiara Banfi, Martina Dalla Bona, Ranieri Zampar, Paolo Ceriani, Margarita Kojuharova, Isabella Del Grandi, Daniele Tanzi
Fornovo Taro in tricolore con le penne nere delle cime del Prinzera, Barigazzo e Sant'Antonio
Fornovo Taro 31 marzo 2019, terzo raduno Alpino delle tre cime con i gruppi di Fornovo-Solignano-Valmozzola
Con oltre venti gruppi alpini, l’ANA provinciale, tre fasce tricolori e i relativi gonfaloni, i carabinieri, la polizia locale, la protezione civile, la croce verde di Fornovo e Solignano e il Corpo Bandistico, si è svolto a Fornovo Taro il terzo raduno dei gruppi alpini delle tre cime di Valmozzola, Solignano e Fornovo, dei monti Barigazzo, Sant’Antonio e Prinzera.
Decine le penne nere arrivate da mezza provincia: oltre alle tre cime non sono mancate le bandierine verdi di Bore, Pellegrino, Calestano, Berceto, Terenzo, Fidenza, Tabiano, Albareto, Collecchio, Sala Baganza, Ramiola, Varano Melegari, Medesano, Borgotaro, Corniglio, Tizzano, Soragna, Sorbolo, Parma Tenente Giuseppe Rossi e Parma Provinciale.
Con l’alza bandiera e il silenzio, sono state deposte le corone di alloro sulle lapidi a ricordo dei caduti sia della prima che della seconda guerra mondiale: sulla facciata del Municipio, alla fontana di Piazza Matteotti e in Chiesa alla grande lapide dei caduti della grande guerra.
La sfilata lungo le vie di Fornovo, da Piazza del Municipio, Via Veneto, Via Solferino, Via Nazario Sauro, Via XX settembre e Piazza IV Novembre, ha preceduto la Santa Messa celebrata da Don Mario Mazza.
Al termine della cerimonia religiosa e la preghiera dell’alpino, nella Sala Parrocchiale sono stati consegnati gli attestati ai parenti dei caduti Fornovesi della Grande Guerra: Adami Antonio, Coppi Clemente, Dallapina Pietro, Franchi Luigi, Groppi ennio, Guareschi Primo, Orsi Antonio e Pietro, e Zuffardi Pietro.
Il raduno delle tre cime si è poi concluso al Foro 2000 con una pranzo preparato dai militi della Croce Verde e i tradizionali canti e “cin-cin dell’alpin.
Film Boveglio 1964
Filmato in 8mm realizzato nell'Agosto del 1964 da Matteo (mio padre) e che ho restaurato alla bene e meglio con i sistemi informatici a disposizione. Si racconta una delle tante estati passate nel piccolo paese di Boveglio, in provincia di Lucca, immerso nei castagni, con tanti personaggi che adesso non ci sono più. Per ricordare loro e Matteo che li ha filmati......