Il complesso di San Leucio (CASERTA, Campania, ITALY): pt 4
San Leucio Località in prov. e nel comune di Caserta (3,5 km a NO), situata a 145 m s.l.m. presso le pendici dell’omonimo rilievo.
Intorno a un casino di caccia, costruito (1773) per Ferdinando IV sulle rovine della chiesetta di S., F. Collecini realizzò dapprima una colonia (1778-98), che dalla chiesetta prese il nome, e dove si impiantarono fabbriche per la trattura della seta e la manifattura dei veli. In seguito, Collecini progettò una più ampia Ferdinandopoli per accogliere l’accresciuta popolazione, che non fu realizzata a seguito della rivoluzione del 1799. Il centro si sviluppò ulteriormente durante il dominio francese (1806-15).
L'industria serica
La Real Colonia di S., istituita nel 1789 da Ferdinando IV di Borbone come prototipo di comunità ideale fondata sull’uguaglianza e aggregata sulla collina omonima, intorno all’edificio quattrocentesco degli Acquaviva noto come Palazzo del Belvedere (dal 1997 Patrimonio dell'umanità insieme alla Reggia di Caserta), divenne nei decenni successivi un importantissimo manifatturiero della seta, che controllava in tutte le fasi del processo produttivo, dalla gelsobachicoltura alla commercializzazione del prodotto finito. Oltre a broccati e damaschi – la cui eccellente qualità era inoltre frutto di innovazioni tecniche quali l’utilizzo del cotone per la trama e della seta per l’ordito, ideale per i tessuti d’arredamento –, la colonia industriale dei setaioli (retta da uno statuto speciale e dipendente direttamente dal re) produceva calze, tappeti e cotonerie; i parati in seta leuciana assunsero posizioni di altissimo rilievo sui mercati nazionali e internazionali, ed essi decorano a tutt’oggi edifici quali la Reggia di Caserta, le stanze del Vaticano, del Quirinale, lo Studio Ovale della Casa Bianca e Buckingham Palace.
Il polo industriale di S. è stato riattivato nel secondo decennio del XXI secolo in stretta aderenza alla tradizione locale, documentata anche dal Museo della seta, in cui sono esposti gli antichi macchinari utilizzati nel processo produttivo.
La Reggia di Caserta (CASERTA, Campania, ITALY): pt 3
Oltre la soglia dell'entrata principale alla reggia si apre un vasto vestibolo ottagonale del diametro di 15,22 metri, adorno di venti colonne doriche. A destra e a sinistra si inseriscono i passaggi che portano ai cortili interni, mentre frontalmente un triplice porticato immette al centro topografico della reggia.
In fondo, un terzo vestibolo dà adito al parco. Su un lato del vestibolo ottagonale si apre il magnifico scalone reale a doppia rampa, un autentico capolavoro di architettura tardo barocca, largo 18,50 metri alto 14,50 metri e dotato di 117 gradini, immortalato in numerose pellicole cinematografiche. Ai margini del primo pianerottolo della scalinata si trovano due leoni in marmo di Pietro Solari e Paolo Persico, mentre il soffitto, caratterizzato da una doppia volta ellittica, fu affrescato da Girolamo Starace-Franchis con Le quattro Stagioni e La reggia di Apollo; sulla parete centrale è addossata una statua di Carlo di Borbone, opera di Tommaso Solari, affiancata da La verità e Il merito, realizzate rispettivamente da Andrea Violani e Gaetano Salomone.
La doppia rampa si conclude in un vestibolo posto al centro dell'intera costruzione. Di fronte si trova l'accesso alla grande Cappella Palatina, ispirata a quella della Reggia di Versailles; questo spazio, definito da un'elegante teoria di colonne binate che sostengono una volta a botte, è stato danneggiato durante la seconda guerra mondiale, quando andarono perduti gli organi e tutti gli arredi sacri, e quindi restaurato. Sul retro della cappella, ancora inglobato all'interno del palazzo, è posto il Teatro di Corte, caratterizzato da una pianta a ferro di cavallo, con una capienza di 450 posti: fu inaugurato nel 1769 alla presenza di Ferdinando I delle Due Sicilie.
Invece, alla sinistra del vestibolo si accede agli appartamenti veri e propri. La prima sala è quella degli Alabardieri, con dipinti di Domenico Mondo (1785), alla quale segue quella delle guardie del corpo, arredata in stile Impero e impreziosita da dodici bassorilievi di Gaetano Salomone, Paolo Persico e Tommaso Bucciano. La successiva sala, intitolata ad Alessandro il Grande e detta del baciamano, è affrescata da Mariano Rossi, che vi rappresentò il matrimonio tra Alessandro e Rossane (1787). Si trova al centro della facciata principale e funge da disimpegno tra l'Appartamento Vecchio e l'Appartamento Nuovo.
L'Appartamento Vecchio, posto sulla sinistra, fu il primo a essere abitato da Ferdinando IV e dalla consorte Maria Carolina ed è composto da una serie di stanze con pareti rivestite in seta della fabbrica di San Leucio. Le prime quattro stanze, di conversazione, sono dedicate alle quattro stagioni e affrescate da artisti come Antonio Dominici e Fedele Fischetti. Segue lo studio di Ferdinando II, con dipinti a tempera di Jakob Philipp Hackert che rappresentano vedute di Capri, Persano, Ischia, la Vacchieria di San Leucio, Cava de' Tirreni e il giardino inglese della reggia stessa. Dallo studio si accede, mediante un disimpegno, alla camera da letto di Ferdinando II, i cui mobili però furono distrutti e rifatti in stile Impero dopo la morte del sovrano a causa di una malattia contagiosa. Oltre la camera è la sala dei ricevimenti, che, mediante una serie di anticamere, è collegata direttamente alla Biblioteca Palatina e quindi alla cosiddetta Sala Ellittica, che ospita un fulgido esempio di presepe napoletano.
L'Appartamento Nuovo, posto sulla destra della sala di Alessandro il Grande, fu costruito tra il 1806 e il 1845. Vi si accede tramite la Sala di Marte, progettata da Antonio de Simone in stile neoclassico e affrescata da Antonio Galliano. Proseguendo oltre l'adiacente Sala di Astrea, con rilievi e stucchi dorati di Valerio Villareale e Domenico Masucci, si giunge quindi all'imponente Sala del Trono, che rappresenta l'ambiente più ricco e suggestivo degli appartamenti reali. Questo era il luogo dove il re riceveva ambasciatori e delegazioni ufficiali, in cui si amministrava la giustizia del sovrano e si tenevano i fastosi balli di corte. Una sala lunga 36 metri e larga 13,50, ricchissima di dorature e pitture, che fu terminata nel 1845 su progetto dell'architetto Gaetano Genovese. Intorno alle pareti corre una serie di medaglioni dorati con l'effigie di tutti i sovrani di Napoli, da Ruggero d'Altavilla a Ferdinando II di Borbone (tranne Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat), poi un'altra serie con gli stemmi di tutte le province del regno, mentre nella volta domina l'affresco di Gennaro Maldarelli (1844) che ricorda la cerimonia della posa della prima pietra. Le successive stanze rappresentano il cuore dell'Appartamento Nuovo e furono ultimate dopo il 1816. Tra queste si ricorda la camera di Gioacchino Murat, in stile Impero, con mobili in mogano e sedie con le iniziali dello stesso Murat.
Alvignano, 27june17 - San Ferdinando in processione
Philippe Daverio inaugura I porti del Re di Jakob Philipp Hackert al Castello di Gallipoli
Castello Gallipoli dove le culture si incontrano e dove la cultura diventa una locomotiva di sviluppo. I tantissimi ospiti dell'inaugurazione della mostra I porti del Re di Jakob Philipp Hackert ieri sera hanno potuto godere di quell'atmosfera di grande salotto in cui artisti e quadri sono accessibili anche a chi, pur digerendo poco l'arte, è affascinato dalla fama del Professore Philippe Daverio in pantaloni bianchi giacca scozzese e l'immancabile papillon. Insignito del Premio Barocco, la statuetta aurea che raffigura la ninfa del mare, insieme al Direttore della Reggia di Caserta Mauro Felicori. La mostra, a cura di Luigi Orione Amato e Raffaela Zizzari, è prodotta dal Castello in collaborazione con il Comune di Gallipoli e la Reggia di Caserta. Le nove grandi opere dell'artista tedesco, vissuto nel diciottesimo secolo, raffiguranti i porti pugliesi del Regno di Napoli e conservate nelle collezioni della Reggia di Caserta, furono realizzate su commissione di Re Ferdinando IV che, nella primavera del 1788, incaricò il pittore ufficiale di corte di ritrarre in dipinti e disegni tutti i porti del Regno borbonico.
Piazza Plebiscito – Chiesa – Napoli – Audioguida – MyWoWo Travel App
Per le sue dimensioni e la sua architettura scenografica, Piazza del Plebiscito è sede privilegiata di eventi politici, sociali e culturali, tra cui, solo per ricordarne uno dei tanti fra i più emozionanti, la cerimonia organizzata per il funerale dell’amatissimo cantante napoletano Pino Daniele. Nel periodo natalizio, invece, lo spazio monumentale fa da cornice ad installazioni di artisti contemporanei, sempre molto discusse e sorprendenti.
E adesso ti racconto la storia di questa piazza, che come ti dicevo è concepita nello stile neoclassico. All’inizio dell’800, quando Napoleone mise sul trono di Napoli suo cognato Gioacchino Murat, questo spazio pubblico venne finalmente riorganizzato in modo più razionale. Grazie alla demolizione di diversi conventi che sorgevano da queste parti fu creato il “foro Gioacchino”, un sito monumentale che sarebbe servito, tra l’altro, per celebrare i fasti della dinastia di Napoleone. Furono poi costruiti i due palazzi gemelli che vedi uno di fronte all’altro: uno era la sede dei Ministri di Stato, l’altro del Ministero degli Esteri.
Dopo la caduta di Napoleone, tornarono al potere i Borbone e la piazza cambiò carattere. Il re Ferdinando IV le restituì un carattere religioso facendo erigere la chiesa di San Francesco da Paola, ispirata al Pantheon di Agrippa a Roma, preceduta da un portico semicircolare intorno al sagrato. E così, nel 1846, fu solennemente inaugurata di nuovo con il nome di “piazza Ferdinandea” o “di San Francesco di Paola”, in onore al santo che secondo il re aveva propiziato il suo ritorno al trono…
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La Reggia di Carditello
Meraviglie della Nostra Terra, La Reale tenuta di Carditello, sita in San Tammaro, detta anche Real sito di Carditello faceva parte di un gruppo di 22 siti della dinastia reale dei Borbone di Napoli.In particolare la Reale tenuta di Carditello era una vasta porzione, in parte acquitrinosa, della pianura delimitata a settentrione dal fiume Volturno, ad oriente dal monte Tifata e dai suoi colli, a meridione dall'antico fiume Clanio, oggi Regi Lagni, e ad occidente dal mar Tirreno. Essa ospitava una dinamica azienda agricola, ben progettata nelle infrastrutture edili e ben organizzata negli allevamenti di pregiate razze equine, nella produzione e commercializzazione dei prodotti agricoli e caseari. La Reggia di Carditello, situata a circa 4 km ad ovest dell'abitato di San Tammaro, a metà strada tra Napoli e Caserta, in via Foresta a Carditello, è un complesso architettonico sobrio ed elegante di stile neoclassico, destinato da Carlo di Borbone (1716-1788) a luogo per la caccia e l'allevamento di cavalli e poi trasformato per volontà di Ferdinando IV di Borbone (1751-1825) in una fattoria modello per la coltivazione del grano e l'allevamento di razze pregiate di cavalli e bovini. Era immerso in una vasta tenuta ricca di boschi, pascoli e terreni seminativi, e si estendeva su di una superficie di 6.305 moggia capuane, corrispondenti a circa 2.100 ettari. Era animato da un discreto numero di persone dedite alla conduzione dell'azienda. Carditello era uno dei siti reali che si fregiava del titolo di Reale Delizia perché, nonostante la sua funzione di azienda, offriva una piacevole permanenza al re e alla sua corte per le particolari battute di caccia che i numerosi boschi ricchi di selvaggina permettevano.
Il fabbricato è stato costruito dall'architetto Francesco Collecini, allievo e collaboratore di Luigi Vanvitelli. L'area antistante, formata da una pista in terra battuta che richiama la forma dei circhi romani, abbellita con fontane, obelischi ed un tempietto circolare dalle forme classicheggianti, era destinata a pista per cavalli.
Napoli - San Valentino, itinerari speciali per la Notte degli Innamorati -1- (05.02.15)
- Napoli - Teatro, musica, mostre, visite guidate ed eventi per la notte degli innamorati a Napoli. Ecco allora la città prepararsi, in occasione di San Valentino, a una manifestazione, quella promossa dall'assessorato alla Cultura e al Turismo, con il supporto creativo dell'Accademia delle Belle Arti: 60 luoghi per 13 itinerari di visite guidate alla riscoperta delle bellezze di Napoli che abbiano un legame con l'amore e gli innamorati.
Questa giornata ci e' stata sollecitata dopo il successo dello scorso anno - spiega l'assessore alla Cultura Nino Daniele - il prologo sara' l'11 febbraio al Complesso di San Domenico Maggiore dove il professor Aldo Masullo terra' una lectio magistralis sul Simposio di Platone. Per l'occasione si mobilitano anche le associazioni Lgbt con un flash mob contro la violenza sulle donne e lo stupro.
Il Comitato Arcigay Antinoo di Napoli, insieme ad altre associazioni, collettivi e gruppi LGBT della Campania, provenienti da Napoli, Salerno, Caserta, Avellino e Benevento, proporrà a tutte le cittadine e i cittadini una serie di iniziative culturali per festeggiare insieme il giorno dedicato a tutte le coppie.
Si parte alle ore 18.00 col flash mob Piazzate d’amore” che si svolgerà contemporaneamente in diverse città italiane, nell’ambito della campagna Expo Your Love, a Largo Berlinguer, Via Diaz - uscita stazione Metrò linea 1 Toledo (in caso di pioggia al centro della Galleria Umberto I). Poi, alle ore 19.00 presso il Maschio Angioino avrà inizio la visita guidata dal titolo “Percorsi d’amore, Da Castel Nuovo a Castel dell’Ovo”. Partendo con un’illustrazione storico-artistica del Castel Nuovo, si proseguirà verso la galleria Umberto I, via Toledo e i quartieri spagnoli per approdare in piazza Plebiscito, dove sarà possibile ammirare, dall’esterno, il Palazzo Reale e la chiesa di San Francesco di Paola.
Da via Santa Lucia, l’antica strada dei pescatori, poi si arriverà al Borgo Marinari per visitare il Castel dell’Ovo, primo approdo di quei coloni rodii che nel VII sec. a. C. fondarono il nucleo originario della città di Parthenope, intorno alla quale sono sorte diverse leggende, alcune delle quali legate proprio al tema dell’amore. La partecipazione è aperta a un massimo 30 di persone e prevede un contributo organizzativo di 5 euro a persona.
Alle coppie che per l’occasione si presenteranno all’ appuntamento pagheranno un unico contributo di 5 euro. Infine, per chi vuole concedersi una piacevole serata teatrale, dalle ore 19.00 alle 21.00 presso il Grand Hotel Parker’s in Corso Vittorio Emanuele, potrà assistere alla rappresentazione “Do Not Disturb – we’re in love” di Claudio Finelli e Mario Gelardi, in cui le camere da letto dell’albergo faranno da scenografia naturale a storie, che si svolgeranno in tempo reale, dedicate all’amore e al rapporto di coppia. Ogni coppia che si prenoterà per assistere allo spettacolo, avrà diritto ad acquistare i biglietti a prezzo ridotto. (05.02.15)
Il Presepe di Palazzo Reale Napoli
All'interno della Cappella Palatina di Palazzo Reale è esposto il magnifico Presepe del Re in realta' proprieta' del Banco di Napoli, che comprende all'incirca 210 figurine tra pastori e 144 accessori vari opera di grandi artisti dell'epoca. Da visitare assolutamente!
Aerial Reel 4k Castel del Monte (BAT) Puglia, South Italy
L'origine dell'edificio si colloca al 29 gennaio 1240, quando Federico II Hohenstaufen ordinò a Riccardo da Montefuscolo, giustiziere di Capitanata, che venissero predisposti i materiali e tutto il necessario per la costruzione di un castello presso la chiesa di Sancta Maria de Monte (oggi scomparsa). Questa data, tuttavia, non è accettata da tutti gli studiosi: secondo alcuni, infatti, la costruzione del castello in quella data era già giunta alle coperture.[4]
Incerta è anche l'attribuzione a un preciso architetto: alcuni riconducono l'opera a Riccardo da Lentini ma molti sostengono che a ideare la costruzione fu lo stesso Federico II. Pare che sia stato costruito sulle rovine di una precedente fortezza prima longobarda e poi normanna.[5] Probabilmente alla morte di Federico II (avvenuta nel 1250) l'edificio non era ancora terminato.
Dai tempi dell'imperatore Federico fino a Giovanna I, regina di Napoli, questa splendida fortezza fu sempre denominata Castello di Santa Maria del Monte. La prima volta che fu descritto senza l'appellativo Santa Maria, quindi semplicemente Castel del Monte è in un decreto di re Ferdinando d'Aragona, datato dal Castello di Altamura, il 1º dicembre 1463.[6]
Fu raramente adibito a feste; fra queste nel 1246 si ricordano le nozze di Violante, figlia naturale di Federico e Bianca Lancia con il conte di Caserta Riccardo Sanseverino.[5]
Castel del Monte fu anche un luogo di carcere. Sotto la giurisdizione di Carlo I infatti vi furono imprigionati, in via del tutto segreta e sotto la custodia del castellano Golardo Saumeri, Corrado Conte di Caserta e i figli piccoli di Manfredi: Enrico, Federico, Enzio.[7]
Nel 1528 a causa di una spedizione francese nel Regno di Napoli, Castel del Monte fu devastato e bombardato. L'8 settembre 1552 fu venduto al Conte di Ruvo, Don Fabrizio Carafa, al prezzo di 100.000 Ducati. Negli anni a seguire, i Carafa nominavano i castellani e vi impiantarono una panetteria con mulino e un forno. Per i Carafa fu un incantevole luogo di villeggiatura[8]. A partire dal XVII secolo seguì un lungo periodo d'abbandono, durante il quale il castello venne spogliato degli arredi e delle decorazioni parietali di marmo (le cui tracce restano visibili solo dietro i capitelli) e divenne oltre che carcere anche un ricovero per pastori, briganti e profughi politici. Nel 1876 il castello, in condizioni di conservazione estremamente precarie, venne infine acquistato (per la somma di 25.000£) dallo Stato italiano, che ne predispose il restauro a partire dal 1879. Il 24 giugno 1883 il cavaliere Buongiovannini, ispettore centrale dei monumenti presso il Ministero della Pubblica Istruzione e l'ingegnere del Genio Civile Francesco Sarlo tennero un convegno sul restauro del manufatto.[9] Nel 1928 il restauro diretto dall'architetto Quagliati rimosse il materiale di risulta all'esterno del castello e demolì parte delle strutture pericolanti, ricostruendole in seguito per dare al castello un aspetto ringiovanito; questo non ne arrestò il degrado e si dovette procedere a un ulteriore restauro tra il 1975 e il 1981.[4] Nel 1936 Castel del Monte fu dichiarato monumento nazionale[10], poi eliminato[11].
Nel 1996 l'UNESCO lo ha inserito nella lista dei Patrimoni dell'umanità per il rigore matematico ed astronomico delle sue forme e per l'armoniosa unione degli elementi culturali del nord Europa, del mondo islamico e dell'antichità classica, tipico esempio di architettura del medioevo.
Carlo III: 300 anni di storia fra Napoli e la Spagna.
Nel 2016 cade il trecentesimo anniversario della nascita di Carlo III di Borbone, uno dei più grandi Re del Regno di Napoli, continuate a seguire le news di Passeggiate Campane per sapere come ricorderemo Don Carlos in quest'anno particolare!
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La Napoli senza mare, alla scoperta del presepe del Settecento
Chiesa delle Croci Foggia [full HD]
Chiesa di Monte Calvario o delle Croci - Foggia
La costruzione del Real Tempio del Monte del Calvario,ha inizio nel 1693 per terminare nel 1740. Il motivo della sua costruzione è dovuto ad un avvenimento storico accaduto durante una via Crucis richiesta dai fedeli del del posto per interrompere, per mezzo della preghiera, una siccità che aveva stremato la popolazione e che durava ormai da tempo.
Durante la Processione celebrata da un frate cappuccino, Padre Antonio Da Olivadi, i fedeli furono esauditi nelle loro preghiere e in accoglimento della pioggia, si gridò al miracolo.
I facoltosi del tempo vollero che si si costruisse su ogni croce piantata, corrispondente a due delle stazioni della via Crucis, sette nel tragitto di andata e sette nel tragitto di ritorno, una piccola cappelletta.
Con il passare degli anni ci fu tra tante difficoltà economiche e giuridiche, la costruzione di cinque cappelle che unite al portale di ingresso e alla Chiesa, posta sul fondo, rispecchiano i quattordici misteri della via Crucis. Nasce così, dalla costruzione di questo tempio, la Congregazione del Monte Calvario.
Questa Congregazione nasce nel 1703, ma è successivamente dopo, il 26 agosto del 1857 che, con un decreto di Ferdinando II, venne condonata definitivamente la fondazione e riconosciuta legalmente.
Ebbe dal Re in dono come riconoscimento, un Sigillo, raffigurante la salita di Gesù sul Monte Calvario. Fu questo avvenimento che conferì alla Congrega la denominazione di Reale Congregazione del Monte Calvario sotto il titolo della Santa Croce. Questo sigillo è custodito tutt'ora nel tempio.
L'abito di professione è composto da un lungo vestito rosso con sul petto una croce bianca e all'interno di essa una croce di spine ricamata di colore verde. In realtà dietro questo abito si celava la nascita dei primi moti dell'unità d'Italia.
Mentre le donne, Consorelle vestono con una doppia pettorina, di colore anch'esso rossa, raffigurante da un lato una croce con una corona di spine al centro e dall'altro, racchiuso in uno stemma, una croce piantata su una raffigurazione del Monte Calvario.
Con il passar del tempo la Congregazione ha edificato delle cappelle cimiteriali, per permettere una degna e buona sepoltura, come era consuetudine dell'epoca, ai confratelli che ne facevano parte.
Oggi oltre a cercare di mantenere l'origine per cui è nata, la Congrega continua ad adoperarsi, sotto la guida e il supporto Spirituale dei Frati Cappuccini presso la Chiesa di S.Anna di Foggia. Attualmente la Congregazione è composta da 68 membri tra Confratelli e Consorelle.
Questo luogo è di particolare rilevanza essendo nel punto d'arrivo dei tratturi L'Aquila-Foggia e Celano-Foggia.
Attualmente la chiesa si presenta con un portale attraverso il quale si accede ad un prato dove sono allineate cinque cappelle, con altrettanti croci al loro interno, e sullo sfondo una chiesa in stile barocco.
La cripta della chiesa ospita un'esposizione di arte religiosa popolare.
Inoltre questa Chiesa è monumento nazionale di Foggia.
Stato Italia
Regione Puglia
Provincia Foggia
Music:
Epic Soul Factory - Limitless
Siti web :
Licenza d'uso:
Unificazione e non unità d'Italia
Intervento di Ulderico Nisticò sulla campagna militare del 1734 paragonata alla concezione della guerra, che si ebbe nei secoli successivi.
Cantina I Borboni, dedizione famigliare all’Asprinio
⇩ IN QUESTO VIDEO ⇩
Uno dei più straordinari vitigni del mondo sarebbe scomparso se non ci fosse stata questa famiglia a salvarlo e valorizzarlo, per onorare un legame rinnovato da generazioni con l’uva simbolo della zona di Aversa, nel casertano, da cui scaturiscono tali delizie che ci illustra Nicola Numeroso.
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Galleria Umberto I – Visita – Napoli – Audioguida – MyWoWo Travel App
Nelle tre facciate minori, che si aprono su via Toledo, via Santa Brigida e via Verdi, puoi ammirare numerosi dettagli decorativi in stucco. Ora ti invito invece a varcare l’ingresso per scoprire la spettacolare e armoniosa architettura interna di questa costruzione che ricorda tanto la milanese Galleria Vittorio Emanuele II - primo re d’Italia e appunto padre di Umberto I. Del resto, la coppia regale formata da Umberto e Margherita è ricordata con particolare affetto in molte tradizioni napoletane: la celeberrima pizza “margherita” prende proprio il nome dalla regina, in onore della quale fu aggiunta per la prima volta la mozzarella, non solo per arricchire il gusto ma anche per creare con gli ingredienti il colore della bandiera italiana!
Vai subito all’ottagono centrale, formato dall’incrocio dei due corridoi principali, e ammira prima i mosaici del pavimento che riproducono i venti e i segni dello zodiaco, poi gli eleganti palazzi della Galleria occupati nei primi due piani da locali di abbigliamento e ristorazione, e infine la suggestiva volta di vetro e ferro…
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6 dicembre 2010 - Bari, Il Santo, la Festa / parte 8
La Celebrazione Eucaristica in onore del Santo Patrono della Città di Bari.
Real Bosco di Capodimonte - Videoguida - Evoluzione Storica
Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici per Napoli e provincia con esclusione della città di Napoli in materia di beni storici, artistici ed etnoantropologici
CARLO ALBERTO E I QUATTRO GENERALI (5)
Re Carlo Alberto e i 4 generali.
Nel 1831 Carlo Alberto iniziò il suo mandato di sovrano del regno d'Italia. I quattro generali ottennero grandi e importanti riconoscimenti dal re:
Alessandro La Marmora, fondatore del corpo dei bersaglieri.
Alfonso La Marmora, fondatore delle Voloire.
Alberto La Marmora, ricevette la medaglia al valore civile.
Carlo Emanuele La Marmora fu il primo maggiore comandante dei corazzieri
Sede Pegaso Catania: il trailer
Siamo in una delle città più belle della Sicilia: Catania, città dalla storia millenaria e capitale del Regno di Sicilia sotto la dinastia aragonese. In Piazza Stesìcoro si erge Palazzo Paternò del Toscano, il cui primo impianto risale ai primi del ‘700 su progetto del celebre architetto Gian Battista Vaccarini. Più volte rimaneggiato, l’edificio assunse infine la sua fisionomia attuale verso la fine del XIX secolo. Alla severa architettura neorinascimentale degli esterni, appena ammorbidita dall’eclettismo artistico tipico dell’Ottocento, fanno da contrappunto ambienti la cui ricchezza decorativa è di un tale sfarzo da farne una delle residenze di maggior pregio dell’intera Sicilia. I decori e gli arredi, come pure i rivestimenti in marmo e gli affreschi che decorano il sontuoso salone, furono fatti eseguire dell'erede della casata Paternò Toscano ai più dotati artisti del tempo.