CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA (MARCARIA, MANTOVA, ITALY)
Chiesa di S.Giovanni Battista a Marcaria, Parco Oglio Sud, provincia di Mantova, Lombardia, Italia. Costruita nell'XI secolo e riedificata nel 1493 su un preesistente edificio medioevale di cui oggi sopravvive solo l'abside centrale, è già citata in un documento del 1033. All'interno gli affreschi votivi di fine '400 sono di gusto Madonnaro, mentre altri di recente scoperta rievocano suggestioni mantegnesche. Un capitello scolpito in pietra con colonna ascrivibile al secolo IX sorregge l'acquasantiera. Durante lavori di scavo sono emerse sulla destra dell'edificio le fondamenta dell'antico campanile medioevale insistente su una tomba alla cappuccina. Chiamata in antico S.Giovanni del Campo, fu santuario, lazzaretto e infine chiesa cimiteriale dalla fine del '700, quando il governo austriaco in ossequio a criteri di salute pubblica allontanò i cimiteri dai centri abitati.
Santa Messa dalla Chiesa di San Giovanni Battista | Ottaviano (NA) 30.04.2017
Padula Turismo - Casa Museo Joe Petrosino e Chiesa di San Giovanni Battista
Filmato tratto da Percorsi, eventi e Infopoint a Padula
Progetto del Comune di Padula con il patrocinio dell'Assessorato all'Agricoltura della Regione Campania realizzato con il contributo dell'Unione Europea Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: l'Europa investe nelle zone rurali, PSR CAMPANIA 2007/2013 Asse III - Misura 313
Direzione tecnica del progetto: Arch. Maurizio Cocilova
Direttore della fotografia: Vincenzo Di Napoli
Voce: Umberto Iervolino
Segretario di produzione: Gianfranco Cataldo
Supervisione: Vincenzo Petrizzo
Regia: Fabio Miceli
Si ringrazia per la collaborazione:
Soprintendenza BAP di Salerno e Avellino, Direzione dei Musei e della Biblioteca di Archeologia e Storia dell'Arte della Provincia di Salerno, l'Assessorato al Turismo e alla Cultura del Comune di Padula, l' Associazione Turistica Pro Loco di Padula, Associazione Amici del Presepio- Sez. Pietro Gallo di Padula, l'Associazione Internazionale Joe Petrosino di Padula,
Hanno contribuito alla realizzazione di questo documentario:
Alfonso Tufano, don Giuseppe Radesca, Vincenzo Maria Pinto, don Vincenzo Federico.
A cura di VIP COMPUTER
Foggia: la suggestiva chiesa di San Giovanni Battista
Antica, intorno al 1500. Quanta storia c'è in questo sito!
ANTICA FESTA di SAN GIOVANNI BATTISTA Piano di Montoro AV 23-24 giugno 2018
Drammaturgia liturgica popolare antropologia storia etnologia tammurriata tarantella danza delle spade valorizzazione delle tradizioni popolari montoresi e campane
CARIFE (AV) 24 GIUGNO 2018 LA GRANDE PROCESSIONE DI SAN GIOVANNI BATTISTA
PRESIEDONO AL RITO RELIGIOSO IL PARROCO DON CORNEL DASCALU, DON STEFANO SQUEGLIA, DON CLETUS UCHENNA E DON SALVATORE OLIVIERI, ALLA PRESENZA DEL SINDACO ING. CARMINE DI GIORGIO E TUTTO IL POPOLO CARIFANO.
Antica Festa di San Giovanni Battista - Piano di Montoro AV 23 - 24 giugno 2018
TAMMURRIATE PIZZICA SPETTACOLO CONVEGNO DIBATTITO TERRITORIO CULTURA TARANTELLA di MONTORO RITI MAGIE DRAMMATURGIE LITURGICO POPOLARI
COLLEGIATA SAN GIOVANNI BATTISTA - CARIFE (AV) ITALIA
CARIFE 6 GENNAIO 2015: IL BACIO DEI FEDELI AL BAMBINO GESU'.
Martirio San Giovanni Battista - Santa Messa - 29.08.19
Diretta dalla Basilica Santuario di San Michele Arcangelo in Monte Sant'Angelo (FG) - Italy
Presepe 2013 Roccapiemonte
Gruppo Mariano Madonna di Fatima - Presepe 2013 - Chiesa San Giovanni Battista Roccapiemonte
ROCCA SAN FELICE (Avellino-Irpinia-Italy) - il castello,il borgo medievale,la mefite,il paese -
Rocca San Felice è un comune italiano di 894 abitanti della provincia di Avellino in Campania.I momumenti e luoghi di interese sono il Castello,l'area archeologica della Valle d'Ansanto detta anche Mefite,la Chiesa di Santa Maria Maggiore,il borgo medievale,il Santuario di Santa Felicita.Un odore di uova marce preannuncia la presenza della Mefite. La strada che si percorre, anche se asfaltata, è antichissima: dalla gente del luogo viene chiamata ancora la Domizia, la Napoletanao, più modernamente, la via dei contrabbandieri, in quanto di qui passano coloro che vogliono raggiungere Napoli dalla Puglia, evitando la 303 e l'autostrada. Tra Rocca San Felice, Frigento e Villamaina, in contrada Santa Felicita, è ubicata quindi la Mefite o Mofeta della Valle di Ansanto. Ricordata da Virgilio (Eneide, libro VII, 568), che vi immaginò uno degli ingressi degli Inferi e da altri scrittori latini, consiste in un laghetto di circa 50 m di diametro nel quale l'acqua grigia e melmosa ribolle non per l'alta temperatura, ma per lo sprigionarsi violento di gas venefici. Intorno al laghetto vi sono altre piccole pozze, banchi di fango e pendii privi di vegetazione ricoperti da cristalli di gesso e zolfo; immediatamente al lato scorre un ruscello, noto come Vallone dei Bagni. Il sito Ampsanctus o Ansactus (oggi Valle d'Ansanto) venne celebrato da diversi autori latini, tra cui il celeberrimo poeta Virgilio nell'Eneide (VII Canto, Versi 563-565):
Est locus Italiae medio sub montibus altis,
nobilis et fama multis memoratus in oris,
Ampsancti valles...
Hic specus horrendum et saevi spiracula Ditis
Monstrantur, ruptoque ingens Acheronte vorago
Pestiferas aperit fauces.
Traducendo liberamente:
Esiste nell'Italia centrale un luogo ai piedi di alte montagne
conosciuto e famoso dovunque,
la valle d'Ansanto...
Qui un orrendo speco e gli spiragli di Dite
vengono mostrati, e una vasta voragine dove inizia l'Acheronte
che spalanca le fauci pestifere.
La descrizione della Mefite fatta millenni fa da Virgilio è attualissima: egli parla di specus orrendum e di pestiferas ... fauces, fornendo una descrizione fedele del sito.
Infatti, il centro delle Valle d'Ansanto è occupato da un'area pianeggiante arida e desolata dal colore grigiastro con chiazze gialle (zolfo), priva di vegetazione. Sotto ad un dirupo, si trova il laghetto detto Mefite, caratterizzato dai gas che provengono dal sottosuolo, che a contatto con l'acqua superficiale, la fanno ribollire, originando delle esalazioni gassose, rumorose e tossiche, in quanto ricche di anidride carbonica ed acido solforico. Vengono creati anche dei vortici e gorghi che inghiottono tutto ciò che vi si getta (per restituirlo, talvolta, dopo tempo totalmente disidratato, come tanti oggetti antichi).In alcuni momenti, avvicinarsi troppo è estremamente pericoloso, tanto l'aria sia pesante ed irrespirabile. Non a caso, purtroppo, si sono registrate diverse morti, sia di persone che di animali. Ciò spiega perchè coloro che vogliano avvicinarsi al luogo, possono evitare i gas mettendosi sopra vento. II laghetto, visitato ancora oggi da vari studiosi, ha un perimetro di circa 40 metri e una profondità non superiore ai due metri.
I rinvenimenti archeologici dimostrano che qui sorgeva il santuario della dea Mefite, il cui culto era diffuso in tutta l'Italia meridionale sin dal VI secolo a.C. Ad esso si sovrappose in seguito la devozione per Santa Felicita, venerata in una chiesa vicina. Vincenzo Maria Santoli, appassionato studioso della storia delle Mefite così scriveva: fermarsi in questi luoghi non è sicuro per gli uomini, specialmente se soffiano venti. Il luogo è stato da sempre frequentato da curiosi che talvolta sono quivi deceduti, come documentano sin dal XVII secolo i registri parrocchiali di Rocca San Felice. Risale al 21 agosto 1993 l'ultimo decesso di due geologi che hanno perso la vita ignorando la pericolosità del luogo. Nel 1820 il geologo Giovan Battista Brocchi dimostrò che gli effetti venefici erano dovuti all'anidride carbonica scrivendo: ho computato che l'altezza dello strato di gas acido carbonico sta nel maggiore bulicame di cinque palmi all'incirca (130 cm)... e la mofete è più energica ancora presso la ripa destra del contiguo torrente in luogo perciò chiamato vado mortale. La causa di morte è rappresentata quindi dai gas venefici provenienti dal sottosuolo, più pesanti dell'aria e, perciò, soggetti a ristagnare quando non ci sono venti o quando questi impediscono la loro dispersione.
Ho creato questo video con l'Editor video di YouTube (
Prologo - Dramma Sacro San Giovanni Decollato 2015
Il Sacro Dramma San Giovanni Decollato di Bracigliano. Rappresentato dai Giovani dell'Oratorio San Giovanni Bosco il 28 Giugno 2015.
CAST:
Emanuele Ferraro (San Giovanni Battista)
Eugenio Pepe (Diavolo)
Ferdinando De Angelis (San Michele Arcangelo)
Graziano Liguori (Re Erode)
Anna Basile (Regina Erodiade)
Giovanni Pepe (Signor Ufficiale)
Federica Basile (Zelfa)
Antonella Calabrese (Maga Endor)
Francesco Santaniello (Diavolo Asmotreo)
Nicola Pironti (Prefetto dei cuochi)
Pasquale Albano (Ugo il Maestro di casa)
Domenico Cardaropoli (Cosbino il Consigliere)
Benny Galdi (Diavolo 1)
Aniello Albano (Diavolo 2)
Emilio Iannone (Diavolo 3)
Salvatore De Angelis (Lisania l'Ambasciatore)
Rossella Calabrese (Concubina)
Joshua Oaikhena (Guardia)
Lybor Ovie (Guardia)
Victory Ebelubhuhi (Paggio)
Regia di Emanuele Ferraro
Bracigliano - Parrocchia S.Giovanni Battista - Celebrazione venerdì santo
Dallaredazione di 12mesi.it
La Mascarata di Buonopane
Le origini delle danza sono tuttoggi poco chiare: secondo alcune fonti ha origini greche, secondo altre spagnole in quanto in una località spagnola il giorno di San Giovanni Battista, stesso santo patrono di Buonopane, si balla una danza simile. Inoltre ci è pervenuto che danze analoghe si ballino in Egitto, Sudan e in Polonia come in diverse località italiane (Sorrento, Arezzo e in Sicilia).
Tuttavia, ci sono diverse ipotesi riguardanti la genesi del ballo. Secondo una di queste, che a nostro parere rappresenta un connubio tra mito e leggenda, la danza affonda le proprie radici in una faida tra gli abitanti di Buonopane e Barano risalente al 1500. Tutto ciò è documentato da un manoscritto rinvenuto nella sacrestia della chiesa di San Giovanni Battista a Buonopane, in cui si racconta della venuta del Vescovo per placare una lite tra gli abitanti di Buonopane e quelli di Barano causata dalla contesa di una ragazza tra due abitanti appartenenti ai rispettivi paesi. Le tensioni fra i due causarono uno scontro sanguinoso. Per sanare questa faida intervenne il Vescovo e da allora (1540) il lunedì in Albis a Buonopane si balla questa danza.
Altre fonti, sicuramente più attendibili, definiscono il ballo Ndirizzata e risalgono al primo dopoguerra. In questo periodo un numero considerevole di buonopanesi, complice lo stato di povertà, fu spinto ad emigrare negli Stati Uniti. Qui, a New York, un gruppo di oltre 160 persone iniziò a ballare la danza che, a sua volta, fu repressa dalle autorità statunitensi perché interpretata come un addestramento di un gruppo sovversivo filo-comunista. Da ciò ne risultò limmediata espulsione dei ballerini dal paese. Una volta rimpatriati, i ballerini ripresero la tradizione definendo la danza Mascarata per la mancanza di un costume ufficiale in quanto non vi erano i mezzi economici adeguati per poterli realizzare. E però importante ricordare gli abiti e la struttura del ballo del tempo, perchè saranno poi questi ultimi ad essere ripresi nella rappresentazione odierna della danza. Il ballo veniva eseguito a piedi nudi o con sandali e presentava una struttura che si differenziava totalmente dalla odiernaNdrezzata.
Solo negli anni 30 fu realizzato il primo costume: costituito principalmente da tessuti modesti (canapone, seta grezza e lana) attingeva agli abiti dei pescatori del '600.
Nel 1941 il gruppo di allora si recò alla Reggia di Caserta e la loro esibizione fu riportata in libro di Maria Bianca Galante, pubblicato nel 1943 dallUniversità di Roma. In questo testo furono descritti, nei minimi particolari, la danza e la disposizione dei ballerini, il nome degli stessi, il costume e i relativi colori (ai quali i nostri costumi fanno riferimento oggi) e lesecuzione della danza.
Durante gli anni '50 la danza fu modificata radicalmente a causa di noti imprenditori (A.Rizzoli fra tutti) che, finanziandola, decisero allo stesso tempo di renderla più coreografica, adattandola quindi anche alle esigenze dei turisti che cominciavano a giungere in massa sullisola. La danza diventò un connubio tra i diversi balli in pratica sull'isola assumendo il nome di Ndrezzata (che tuttoggi è eseguita dal Gruppo Folk Ndrezzata). Fu creata una danza che, praticamente, era figlia della Trallera del paesino collinare di Fontana per la presenza della serenata, della Ndrezzata di Campagnano per la presenza della predica, della Intrecciata di Forio per i costumi di pescatore e della Mascarata di Buonopane per il ballo. Anche il costume cambiò radicalmente assumendo i colori del tricolore italiano. Inoltre fu costituito da tessuti distanti dalla cultura popolare come il velluto (verde e rosso) e il cuoio di cortigiano (per la realizzazione delle scarpe): ci si ritrovò quindi dinanzi ad una classico esempio di invenzione della cultura popolare.
Le donne, che fino a quel momento assumevano un ruolo importante allinterno della danza, furono rigorosamente escluse.
Solo dal 1983, grazie alla nascita della Piccola Ndrezzata è stato possibile ballare la danza nuovamente tra coppie miste. Con la nascita della Scuola del Folklore, nel 1997, si è voluto dare continuità a questo progetto, riprendendo, inoltre, quella cultura popolare infangata in passato realizzando la danza con gli stessi costumi e la stessa struttura che la caratterizzavano nella prima metà del '900.
23 NOVEMBRE 1980: TERREMOTO A CARIFE (AV) COLLEGIATA SAN GIOVANNI BATTISTA
LAVORI INTERNI DELLA CHIESA MADRE.
PROCESSIONE SAN GIOVANNI BATTISTA 2007 A RAGUSA VIDEO 8
PROCESSIONE SAN GIOVANNI BATTISTA 2007 A RAGUSA
Campanile del Duomo di Avellino
Dove la Storia diventa spettacolo
Sacra Rappresentazione: Vita e Martirio di San Giovanni Battista - 29 Agosto 2018
San Giovanni Montebello (CT) - ITALIA
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BISACCIA (Avellino-Irpinia-Italy ) - Castello Ducale - Museo Civico Archeologico - il Paese -
Bisaccia[Bi 'sa tʃ:ia], Vesazza in dialetto bisaccese) è un comune italiano di 4.044 abitanti della provincia di Avellino in Campania.Ha origini medioevali, sebbene scavi archeologici abbiano rivelato che il luogo era già abitato nel X secolo a.C..Il clima è molto rigido, a causa della sua altitudine (860 m sopra il livello del mare) e della forte continentalità presente su tutto l'altopiano irpino. I luoghi più caratteristici del paese sono il Convento, il Castello Ducale, la Cattedrale in piazza Duomo e la chiesa dei Morti..Bisaccia si trova in Provincia di Avellino ai confini con la Puglia e la Basilicata.Situata su una collina che si estende in verso nord-sud, definita in gergo geologico zatterone conglomerato roccioso con collante argilloso,Alla base dello zatterone torno torno a forma di cerchio, il terreno appare scavato da torrenti alimentati da sorgenti di acqua perenne e da acque piovane.
Il Castello ducale di Bisaccia è il castello federiciano di Bisaccia, paese in provincia di Avellino; si trova a pochi passi dalla cattedrale. Fu costruito dai Longobardi intorno alla seconda metà dell'VIII secolo. Distrutto dal sisma del 1198 il maniero fu ricostruito verso la fine del XIII secolo da Federico II di Svevia. Ai tempi di Federico II il feudo apparteneva a Riccardo di Bisaccia[2]. Nel XVI secolo fu trasformato in residenza signorile.Sul portone c'è lo stemma della famiglia Pignatelli d'Egurant che tenne il castello dalla fine del XVI agli inizi del XIX secolo. La struttura muraria è costituita da grossi ciottoli fluviali misti a blocchi di calcare squadrati e malta durissima. Nel castello sono presenti una cisterna con depuratore e tubi fittili, per il deflusso delle acque, una torre alta 12 metri e larga 8 metri e le rovine di una piccola chiesa absidata. Le stanze del castello sono 42.
La zona residenziale, dove soggiornava il feudatario, si trovava nell'Ala Sud.
Storicamente il castello di Bisaccia era uno strategicamente importante bastione di controllo, che faceva parte di una linea difensiva che aveva la funzione di proteggere i territori della Puglia occidentale e settentrionale. Questa linea di difesa, che correva lungo la via Appia e la Via Traiana e di cui facevano parte, oltre alla fortezza di Bisaccia, quella di Sant'Agata di Puglia e quella di Ariano Irpino, fu opera del catapano bizantino Basilio Boioanne, che la realizzò nel corso della sua riorganizzazione amministrativa della Capitanata occidentale. Il castello di Bisaccia in quell'epoca si chiamava castrum Byzacium o Byzantii ed era un avamposto difensivo bizantino.Verso la fine del 500' il castello di Bisaccia apparteneva a Giovan Battista Manso, amico del celebre poeta Torquato Tasso. Quest'ultimo, giunto a Napoli, si lasciò prendere dalla malinconia per le sue precarie condizioni di salute e per le ristretezze economiche a cui si aggiunsero le polemiche letterarie religiose sulla Gerusalemme liberata da parte dei pedanti. Fu così che accettò l'invito dell'amico G.B. Manso di accompagnarlo nel suo feudo di Bisaccia, dove poteva acchetarvi alcune discordie sorte tra quei suoi vassalli (cap. IV della Vita). A Bisaccia, dove si trattenne per il mese di ottobre e novembre 1588 il Tasso trovò grandissimo sollievo e, come si apprende da una lettera di Manso al principe di Conca, si diede alla caccia, mentre, quando le condizioni del tempo erano cattive, passava lunghe ore udendo suonare e cantare.. Il famoso critico letterario Francesco De Sanctis, che aveva visitato il castello di Bisaccia e ammirato il panorama da una finestra, scrisse: « E mi fermai in una [stanza] che aveva una vista infinita di selve e di monti e di nevi sotto un cielo grigio. Povero tasso! pensai; anche nella tua anima il cielo era fatto grigio. Che vale bella vista quando entro è scuro? » (Francesco De Sanctis)
Il Museo Civico di Bisaccia si sviluppa nell'ambito del piano terra del Castello Ducale e si articola in un percorso espositivo cronologico in senso orizzontale lungo il quale sono esposti i reperti in mostra, di proprietà statale, provenienti dagli scavi eseguiti sulla collina di Cimitero Vecchio. Obiettivo dell'esposizione è quello di ricostruire la storia di Bisaccia in età protostorica e arcaica attraverso i corredi delle numerose sepolture tombali scoperte nel noto sito archeologico irpino rendendola di facile acquisizione e comprensione ai visitatori. La grande quantità di materiali acquisiti in tanti anni di ricerche archeologiche ha portato alla scelta dei reperti più significativi dei corredi funebri di 30 tombe della prima e della seconda età del Ferro (fine IX-VII secolo a.C.) costituiti prevalentemente da manufatti ceramici e oggetti d'ornamento personale per la prima volta presentati, in forme definitive, al pubblico italiano.
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Maggio nei Monumenti - Chiesa di S. Anna ad Avellino
Intervento dello scrittore Carmine Gaita