CASTEL SANT’ELIA (VITERBO, LAZIO, ITALY)
Castel Sant’Elia, comune di 2642 abitanti, provincia di Viterbo, Lazio, Italia.
Il paese sorge tra la Cassia e la Flaminia, due delle più importanti vie consolari romane, immerso nella suggestiva quanto misteriosa valle Suppentonia a metà strada tra Roma e Viterbo. La sua estensione territoriale va dal fosso di Rio Vicano a quello della Ferriera (o mola vecchia) occupando gran parte dell'antica regione falisca. Numerose sono anche le presenze etrusche rappresentate dai famosi Pagus, villaggi con le caratteristiche grotte abitative collegati da sentieri lungo le vallate. Le presenze sono così individuate: Pizzo Jella, sito sullo sperone terminale sulla confluenza delle valli al di sotto delle quali scorre il fosso Malnome, e Castel d'Ischi, o Castellaccio, sulla rupe che si affaccia sulle vallate di fosso Monte Lanfoia e dell'Agnese. Su detti Pagi abbandonati nel periodo romano in quanto tagliati fuori dalle grandi vie di comunicazione (Cassia, Amerina e Flaminia) sono sorti insediamenti medievali con mura e torri d'avvistamento ancora visibili. La zona più antica del paese attualmente scarsamente abitata si trova ai margini di una rupe (Pizzo S’Anna) da dove è possibile ammirare la maestosa e imponente Basilica di S'Elia. La zona moderna invece si snoda urbanisticamente a macchia di leopardo fino a raggiungere da una parte Civita Castellana e dall'altra la più vicina Nepi. Castel Sant'Elia deve la sua nascita al pontefice S.Gregorio Magno (590-604). Luogo di culto e di storia il paese è riconosciuto come il sito delle 15 chiese in gran parte dedicate alla Madonna e per l'incontro tra il papa e Teodolinda, regina dei longobardi, avvenuto in una chiesa rupestre, la Grotta di S.Leonardo recentemente restaurata e di facile accesso. Dopo un lungo periodo di dipendenza dai pontefici il paese diventò feudo e vide il susseguirsi delle famiglie dei Colonna, degli Orsini e dei Farnese: a questi ultimi si deve il merito di aver creato e sviluppato un apparato amministrativo e giuridico molto valido e soprattutto quello di aver costruito il nuovo castello con le relative mura e i torrioni intorno al 1540, mentre la torre d'ingresso con i due stemmi dei Farnese è stata costruita agli inizi del 1900 ad opera dell'ingegner Gherardi su commissione del Municipio. Nel 1663 il paese passò di nuovo sotto il controllo papale a seguito della vendita dei Farnese a papa Innocenzo X dovuta a debiti contratti con lo Stato Pontificio. Nel '700 Castel Sant'Elia si estese al di fuori del Castello Farnese con la costruzione del Borgo, l’attuale Corso Umberto I (il tiranno e boia del 1898). Alla fine del 1700 i beni di Castel Sant'Elia passarono infine al marchese Lezzani.
Riprese video effettuate domenica 21 giugno 2015.
il Monastero di San Benedetto o Sacro Speco - Carlo Manni.wmv
Video Maker - Carlo Manni
La prima chiesa in muratura, che racchiudeva due grotte del Taleo - nelle quali Benedetto restò per tre anni - fu edificata solo nel sec. XI per volere dell'abate Umberto. La vita monastica in forma organizzata vi iniziò nel 1200 circa. La cappella di San Gregorio fu costruita in seguito e consacrata probabilmente nel 1224, alla presenza di Francesco d'Assisi che in quel tempo si trovava a Subiaco. Il monastero com'è attualmente visibile fu costruito nella seconda metà del sec. XIII dagli abati Enrico e Bartolomeo.
Si giunge al Sacro Speco attraverso una scalinata circondata da un boschetto di lecci. Sulla porticina gotica che introduce al loggiato si trova una croce a mosaico del XIII secolo; in fondo si raggiunge una porta con affreschi del XV secolo di scuola umbra e si accede alla Sala del Capitolo Vecchio, ricca di dipinti della scuola del Perugino, risalenti alla prima metà del XVI secolo.
Si accede dunque alla Chiesa superiore (23x5,45 metri). La prima parte - con affreschi della scuola senese - è un rifacimento di una costruzione del sec. XIII operata il secolo successivo: è possibile vederne ancora le tracce. Gli affreschi riproducono scene della vita di Gesù: l'Entrata Trionfale di Gesù a Gerusalemme la domenica delle palme; il Viaggio di Gesù al Calvario; la Crocifissione. La seconda parte della chiesa custodisce affreschi della scuola umbro-marchigiana del sec. XV. Sono scene della Vita di San Benedetto, tra cui il Santo che sanguina tra le spine; l'Attentato dei monaci di Vicovaro; la Guarigione del monaco accidioso.
Anche le pitture del Transetto appartengono alla scuola umbro-marchigiana e tra queste si notano l'Ultimo colloquio di San Benedetto con Santa Scolastica prima della morte della Santa e la Visione di San Benedetto che vede volare in cielo l'anima della sorella Scolastica sotto forma di colomba.
Scendendo i gradini davanti all'altare maggiore si raggiunge la Chiesa inferiore, a due piani. Le pareti sono ricoperte di pitture della scuola popolare romana, in gran parte opera del Magister Conxolus, artista del secolo XIII. Sulla parete sinistra sono rappresentati il Prodigio in Affile del Santo; l'Incontro con San Romano e il Ritiro nella grotta. Più in basso, il Miracolo del Goto e, sulla porta del Coro, il Miracolo di San Placido.
Dalla Chiesa inferiore si accede al Sacro Speco (o Santa Grotta) dove S. Benedetto trascorse tre anni di vita eremitica. Il paliotto dell'altare (secolo XIII) è opera dei Cosmati e il mosaico dell'abside della scuola vaticana. Sullo sfondo si può ammirare la statua di San Benedetto nella grotta, scolpita nel 1637 da Antonio Raggi. Tutto intorno, la roccia nuda richiama alla riflessione e alla preghiera.
Una scala a chiocciola conduce alla cappella di San Gregorio. Nell'atrio si trova un affresco del Conxolus che rappresenta Santa Chelidonia, eremita benedettina vissuta nella grotta di Morra Ferogna nel XII secolo. Interessante è, inoltre, l'affresco di San Francesco d'Assisi, rappresentato senza aureola né stimmate, e dunque dipinto prima del 1224 (anno in cui ebbe le stimmate), quando il Santo era ancora in vita.
Dalla cappella di San Gregorio si scende lungo la Scala Santa, entrando alla cappella della Madonna. In questa cappella si conservano le ossa del Beato Lorenzo Loricato, morto nel 1243 e trasportato nel Sacro Speco nel 1724.
Dalla cappella della Madonna si scende ancora verso la Grotta dei Pastori, dove S. Benedetto impartiva lezioni di dottrina cristiana ai pastori dei dintorni. Sulla roccia viva si può notare un frammento di pittura bizantina dell'VIII secolo, raffigurante la Madonna col Bambino e due santi ai lati.
Uscendo all'aperto, infine, si accede a quello che, fino al 1870, era il piccolo cimitero dei monaci dello Speco. Adiacente a esso è il Roseto di San Benedetto, il roveto fra le cui spine San Benedetto si gettò per vincere la tentazione, e dove poi San Francesco, durante la sua visita al Sacro Speco nel 1224, innestò delle rose. L'episodio di cui è protagonista San Francesco è raffigurato su una parete da un affresco del XVII secolo, opera del Manenti.
Dal Roseto è possibile ammirare il complesso architettonico del santuario e le varie strutture che lo caratterizzano.
Presepio di Civita Castellana
La Basilica di S. Elia e il Santuario di S.Maria ad Rupes ( castel sant'elia )
Il Santuario è situato in una grotta tufacea che domina la valle Suppentonia. La sua storia risale ai primi secoli del cristianesimo quando con l'arrivo dei Figli di S.Benedetto, nel VI secolo, nasce nella Valle il culto della Madonna. Con molta probabilità la Valle accolse i primi anacoreti che introdussero nell'Occidente la vita monastica. Molti di loro abbracciarono poi la regola di S. Benedetto vivendo in alcune grotte scavate lungo la rupe (ancora esistenti).
S. Gregorio Magno scrisse: L'abate S. Anastasio, notaio di S. Romana Chiesa, aveva preso l'abito di monaco. Ritiratosi in detto luogo, vi menò per molti anni una vita santa e fu diligente custode e superiore del Cenobio (Dialoghi I, 7). Questi santi uomini frequentavano con assiduità la Grotta (l'attuale Santuario) nella quale dominava una dolcissima Immagine della Vergine (S. Pio X, Motu Proprio, 15.8.1912).
Nel 520 i monaci Benedettini costruirono sulle rovine del tempio dedicato a Diana il Cenobio e a loro subentrarono i Canonici di S. Spirito in Sassia di Roma per un breve tempo. Nei cinque secoli di abbandono che seguirono, la venerazione alla Madonna rimase viva tra le popolazioni locali. Con l'arrivo, nel 1777, di Fra Giuseppe Andrea Rodio (1745-1818), incominciò per il santuario una epoca nuova. In 42 anni della sua dimora presso la Grotta riordinò l'interno del Santuario, migliorò la piazzetta antistante e la Via dei Santi, l'unico sentiero esistente per accedere alla Grotta che partiva dalla basilica di s. Elia sotto la Rupe della Valle Suppentonia. Per facilitare l'accesso alla Grotta di molti pellegrini concepì l'idea di scavare nel tufo vivo una galleria. Nel 1782 diede il primo colpo di piccone alla roccia e dopo l'instancabile lavoro di 14 anni aprì una scala di 144 gradini. Morì all'età di 76 anni, in fama di santità, l'11.1.1819, e fu sepolto nella tomba da lui stesso scavata presso l'altare della Madonna. Morto il Rodio, la sua opera fu continuata da una serie di eremiti.
Dal 1892 il Santuario venne affidato ai Frati Minori della Provincia di S. Croce in Sassonia. Con il loro instancabile lavoro guidato da Mons. Bernardo Doebbing (1855-1916) il Santuario si sviluppò assumendo l'aspetto odierno. Il numero sempre crescente dei pellegrini fece sì che lo spazio limitato della Grotta Santa non era più sufficiente e si sentì la necessità di costruire una chiesa più ampia che consentisse lo svolgimento migliore delle funzioni liturgiche. Negli anni 1908 -- 1910 fu costruita la Basilica di San Giuseppe secondo il progetto dell'ing. Romano - svizzero Carlo Waldis. In stile gotico a navata unica. Sopra il portone un bassorilievo rappresenta S. Giuseppe con Gesù Bambino. Più in alto sono le statue di S. Francesco d'Assisi e di S. Antonio di Padova modellati su disegno di Ugone Linderth. Il campanile del 1912 possiede tre campane, accordate alle note di Si, La, Sol, come quelle della Basilica di S. Pietro a Roma.
2007. Suore Luigina e Teresina Giustizieri celebrano Chiesa Collemeto 50 anni ordine monastico
Le zie Suore Luigina e Teresina Giustizieri (al secolo Rosina e Cosimina), originarie di Neviano (LE) oggi ottantenni, entrarono in convento negli anni '50 del secolo scorso, nell'ordine monastico delle Francescano Alcanterine. Avevo 5 anni quando partirono e ricordo bene quando erano due ragazze. Suor Teresina oggi si trova a Bari, mentre suor Luigina a Canosa di Puglia.
Celebra il parroco di Collemeto don Cosimo Nestola (mio cugino).
Video caricato da Alfredo Romano, nato a Collemeto, fraz. di Galatina prov. di Lecce, vive a Civita Castellana (VT) dove per 40 anni e più ha diretto la Biblioteca Comunale. alfredoromano3.blogspot.com
Chiostro del monastero lateranense: oasi armoniosa di grazia e di bellezza!
Percorrendo la navata sinistra dalla parte interna della Basilica di San Giovanni in Laterano (l'Arcibasilica Papale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano è la cattedrale della diocesi di Roma) è possibile accedere al chiostro cosmatesco, che è stato realizzato da una delle più importanti famiglie di marmorari romani dei Vassalletto. Pietro Vassalletto fu il primo a incominciare i lavori di costruzione di questo complesso nel 1222, quasi sul finire del pontificato di Innocenzo III.
Alla morte di questo scultore, il figlio Nicola fa continuare i lavori di erezione del chiostro lateranense, che si conclusero nel 1232 alla fine del pontificato di Papa Gregorio IX. Alla completamento di questa magnifica opera ha contribuito anche il Cardinale Guale de Bicchieri, che ha offerto una cospicua somma di denaro.
Il luogo è per dimensioni il più grande chiostro esistente a Roma ed è uno dei capolavori più belli dell'arte medievale. Per l'edificazione del chiostro lateranense, insolitamente, non è stata assolutamente usata la tecnica del riutilizzo di materiali antichi, molto in voga in quegli anni. I Vassalletto hanno edificato ex novo il cortile di colonnine, tarsie, con spettacolari cornici e capitelli.
Tra le opere all’interno del Chiostro possiamo citare la copia della bolla di Gregorio XI (Avignone, 23 gennaio 1372) sul primato dell'Arcibasilica, il monumento sepolcrale di Arnolfo di Cambio destinato al cardinale Riccardo degli Annibaldi, il frammento tombale di Lorenzo Valla (1465), canonico regolare lateranense, celebre umanista; la porta di bronzo, fusa da Uberto e Pietro da Piacenza nel 1196, proveniente da quelle ordinate dal camerlengo Cencio Savelli (Onorio III, 1216-1227) per il Patriarchio Lateranense e la cattedra papale di Nicola IV (1290-1292).
Il chiostro della Basilica di San Giovanni in Laterano ha una pianta di forma quadrata e chi lo guarda riconosce in quest'opera un grande armonia, razionalità e ordine.
I quattro lati dello splendido cortile sono caratterizzati da varie arcate, che poggiano su delle colonne binate, che vengono interrotte di tanto in tanto da dei pilastri, che suddividono ogni galleria in campate.
La parte più interessante di questo luogo sono i bassorilievi, che sovrastano le arcate e che raffigurano delle maschere umane, delle teste di leone e degli steli di foglie, che hanno una forma arrotolata, che crea una sorta di spirale. Al di sotto di questi bassorilievi c'è un fregio, costituito da quadrati e tondi di marmo.
Il chiostro è legato all'esistenza in loco nel passato di un grande monastero benedettino racchiuso tra la mura aureliane, il Patriarchio e la basilica, nel quale abitava la comunità dei monaci addetti ai servizi nella basilica. Il chiostro è l'unica parte che ancora rimane di questo grande complesso monastico.
Come si evince dalle immagini rimane uno spazio magnifico ed uno dei più importanti capolavori dell'arte cosmatesca. Quest'oasi è dotata di un curato giardino. Al centro del giardino è ubicato il Pozzo della Samaritana, su cui sono presenti delle decorazioni vegetali. La struttura è a forma cilindrica ed è stata realizzata nel IX secolo. Il pozzo in maniera funzionale serviva per raccogliere l'acqua piovana.
Ai lati del giardino sono ben visibili dei leoni e delle sfingi, che rappresentano il basamento delle arcate che circondano il chiostro.
[Fonti:
#chiostro #arte #Basilica
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Mi Scateno dalla Gioia
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Santa Maria Maggiore di Bologna
12PORTE - 12 maggio 2011: È una delle più antiche e prestigiose testimonianze della devozione dei bolognesi per la Vergine Maria: la basilica di Santa Maria Maggiore, in via Galliera, per la quale è in atto una importante opera di recupero artistico e culturale. Un convegno storico ha infatti messo in evidenza la storia ricchissima di questo sacro edificio e del capitolo che un tempo la officiava. Ce ne parla il prior-parroco mons. Rino Magnani.
Nepi ( VT ) l'antica nepet - la città delle acque
Nepi è un comune italiano di 9.803 abitanti in provincia di Viterbo, distante circa 40 km dal capoluogo . Nepi fu fondata secondo la leggenda, dal mitico Termo Larte 458 anni prima di Roma. Numerosi sono stati però i ritrovamenti archeologici nel vasto territorio, testimonianti una frequentazione di queste zone durante epoche ben più antiche. Città falisca, era però fortemente influenzata dalla cultura etrusca e latina . Sede vescovile già nel IV secolo, come riportato nelle sottoscrizioni ai vari Concilii romani. Saccheggiata più volte durante le invasioni barbariche, conobbe proprio nell'alto Medioevo un periodo di notevole splendore per il fatto di essere attraversata dalla via Amerina, unica arteria a congiungere durante le guerre greco-gotiche Roma a Ravenna. Riprova della sua importanza fu l'invio del nutrito esercito guidato dal duca Leonzio a difesa della città, da parte del pontefice S. Gregorio Magno.
Durante l'VIII secolo, Totone, nobile nepesino di stirpe longobarda, ricordato dalla storia quale Duca di Nepi, discese su Roma forte di un esercito, col quale assoggettò la città eterna divenendone Duca e interferendo nel conclave del 768, fece nomimare papa suo fratello, che salì al soglio pontificio col nome di Costantino II. L'anno successivo il suo potere ebbe fine per mano dell'opposta fazione che uccise Totone e destituì suo fratello, che accecato finì i suoi giorni rinchiuso in un monastero.
CORPUS DOMINI 2012 - CASTEL SANT'ELIA - 2 PARTE.wmv
La processione del Corpus Domini a Castel Sant'Elia. Dal Pontificio Santuario di Maria SS. ad Rupes alla Chiesa di Sant'Antonio Abate.
Riapertura e restauro della Cappella di San Giuseppe nel Duomo di Viterbo
Viterbo 16 Maggio 2014. Conferenza stampa per la riapertura e restauro della Cappella di San Giuseppe, già di san Giacomo e san Cristoforo, nel Duomo di Viterbo dedicato a san Lorenzo. Intervengono tra gli altri, il vicario generale della Diocesi di Viterbo, don Luigi Fabbri; Mario Brutti, presidente della Fondazione Carivit; Barbara Antonelli, già capo delegazione del FAI Viterbo, responsabile del progetto; Leonardo Michelini, sindaco di Viterbo. Modera il giornalista don Emanuele Germani.
Ripresa con iPhone di Mauro Galeotti per il quotidiano lacitta.eu
processione castel s elia 22 04 2011
processione castel s'elia 22 04 2011
Roma, Chiesa s Benedetto in Piscinula, Madonna della Misericordia (manortiz)
Nel cuore di Trastevere, il quartiere più romano della Città Eterna, si trova
la chiesa di San Benedetto in Piscinula. Con più di mille anni di storia, la
chiesa è un insigne tesoro artistico medievale di Roma.
Nel cuore di Trastevere, il quartiere più romano della Città Eterna, si trova la chiesa di San Benedetto in Piscinula. Con più di mille anni di storia, la chiesa è un insigne tesoro artistico medievale di Roma. L'origine della chiesa di San Benedetto in Piscinula si perde nella notte dei tempi. Gli antichi documenti la citano soltanto, e nessun codice medievale ce ne riferisce la storia. La chiesa si trova in un luogo dove prima era eretta la Domus Aniciorum, la sontuosa villa dell'importante famiglia degli Anicii, alla quale apparteneva San Benedetto. È qui che il venerabile abate si è recato nel suo soggiorno a Roma - quando è venuto in città per studiare- intorno all'anno 480.
La sua cella, piccolo spazio scelto dal Santo come abitazione, è conservata fino ad oggi. Nel silenzio delle sue pareti Dio gli ha comunicato le prime grazie che, più tardi, avrebbero dato origine alla fondazione dell'opera religiosa e culturale decisiva per il futuro dell'Europa e dell'Occidente, l'Ordine Benedettino. Accanto alla cella, si trova un affresco della Madonna della Misericordia, davanti al quale il Santo pregava, chiedendo la grazia di essere fedele ai suoi propositi. La tradizione vuole che sia questa la prima immagine della Madre di Dio, oggetto di devozione di San Benedetto.
Costruita intorno al X secolo, nonostante la cappella dove si trova la cella di San Benedetto risalga al VIII secolo, la chiesa è piccolina e discreta, sembra uma basilica in miniatura. Come diceva un pellegrino italiano, essa somiglia al Bambino Gesù: si è fatta piccola per essere più accessibile agli uomini.
Nei primi tempi, la chiesa fu dedicata alla Santa Vergine Maria, ma posteriormente ricevette il titolo di San Benedetto, dato dai devoti del Santo. Il nominativo in Piscinula' si riferisce, secondo una fonte corrente di storici, la prossimità delle piscine de antichi stabilimenti termali.
Una delle sue grandi opere artistiche è il pavimento formato dai bei mosaici di marmo in stile cosmatesco (cosmei, in greco, significa ornare). È uno stile tipicamente medievale, portato alla Città Eterna dai benedettini.
A San Benedetto si trova l'unico pavimento cosmatesco originale del mondo. Mentre altri hanno sofferto alterazioni, questo rimane intatto da quasi mille anni.
La chiesa è coronata da un pittoresco campanile romanico, il più piccolo dell' Urbe. Ma questo piccolo campanile custodisce un grande tesoro: è la campana più antica di Roma, fusa nel 1069!
In questo luogo, impregnato dal soprannaturale e segnato dalla Storia, il passato e il futuro si incontrano in una maniera singolare, perché in quel che è rimasto dell'antica casa di San Benedetto vivono oggi giovani membri della Società Virgo Flos Carmeli e degli Araldi del Vangelo, ai quali la chiesa è stata affidata dalla Diocesi di Roma.
Loro sono lì a disposizione dei pellegrini di tutto il mondo che vi accorrono a contemplare le ricchezze soprannaturali e le meraviglie artistiche di questo venerabile tempio. Una volta a Roma, non dimenticare di visitare San Benedetto in Piscinula, casa degli Araldi del Vangelo nella Città Eterna, ed anche casa tua.
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Ancona, Cattedrale di san Ciriaco interno manortiz 1080
Napoli - Sepe celebra messa per Santa Madre Teresa di Calcutta (12.09.16)
- Napoli - Una santità il cui profumo si è sparso anche per la città di Napoli e per la Campania, mediante l'opera delle suore missionarie della carità.
L'Arcivescovo metropolita di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica nella chiesa Cattedrale, in ringraziamento per la proclamazione a santa di Madre Teresa di Calcutta, fondatrice dell'istituto religioso, che a Napoli è presente con due sedi, una al centro storico e una nella zona del Frullone.
Alla messa, oltre alle suore della carità, hanno partecipato numerose rappresentanti degli ordini femminili presenti nell'arcidiocesi, e soprattutto le tantissime persone accolte e assistite dalle missionarie della carità.
Madre Teresa, proclamata santa da papa Francesco in Vaticano la scorsa domenica 4 settembre, e la cui memoria liturgica ricorre il 5 dello stesso mese ha trascorso la sua vita nella contemplazione del mistero divino, coniugato ad una instancabile cura dell'altro, portando il suo carisma dalla città indiana di Calcutta in tutto il mondo, con le sorelle dell'ordine da lei fondato, presenti in tutti e cinque i continenti. (12.09.16)
Conferenza Episcopale Italiana - Diocesi di Perugia-Acireale-Novara-Fiesole-Torino-Genova-Palermo
Dal Nob. Cav. Attilio De Lisa (Padre di Rocco e Vincenzo) che onora dal Comune di Sanza della Diocesi di Teggiano-Policastro (designato nel Libro d'Oro delle Famiglie Nobili e Notabili Italiane Anno 2016) di riferimento a Mons. Antonio De Luca originario di San Rufo nel Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni e appartenente sia all'Ordine Equestre Pontificio di San Silvestro Papa riconosciuto dallo Stato Italiano che a quello dei Cavalieri Templari Ugone dei Pagani di massimo rispetto per i requisiti legali per mansioni anche superiori + i valori umili e benevoli che porta sempre avanti.
Inoltre Referente del Governo delle Agende e delle Liste di Attesa all'Ospedale dell' Immacolata di Sapri presso la Direzione Sanitaria di cui alla gestione delle Attività ambulatoriali,del Back-Office CUP-Ticket e Monitoraggio ALPI verso l'AGENAS di Roma.
Sottolineando che svolge un ruolo fruttifero sia per l'Azienda che la per Sanità Italiana e di orgoglio per andare avanti da sempre sia al rispetto delle disposizioni centrali che per la salvaguardia della Salute del Cittadino.
Infine da cattolico cristiano praticante onore e gloria alla Parola del Signore Gesù (Vita,Vita eVerità) e della Madre Chiesa Cattolica.
VETRALLA: La protezione civile
Volontari Del Soccorso Di Vetralla
Baccanalia 2009 - Monte San Giacomo (SA) - 31 Luglio - MARLENE KUNTZ - Impressioni di Settembre
--- Baccanalia 2009 --- Monte San Giacomo (SA) 31 Luglio 2009 - MARLENE KUNTZ - Impressioni di Settembre.
BACKSTAGE INFIORATA 2015 SANT'AGNELLO
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Pope Gregory VII
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- Socrates
SUMMARY
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Pope Gregory VII (Latin: Gregorius VII; c. 1015 – 25 May 1085), born Hildebrand of Sovana (Italian: Ildebrando da Soana), was pope from 22 April 1073 to his death in 1085.
One of the great reforming popes, he is perhaps best known for the part he played in the Investiture Controversy, his dispute with Henry IV, Holy Roman Emperor that affirmed the primacy of papal authority and the new canon law governing the election of the pope by the College of Cardinals. He was also at the forefront of developments in the relationship between the emperor and the papacy during the years before he became pope. He was the first pope in several centuries to rigorously enforce the Western Church's ancient policy of celibacy for the clergy and also attacked the practice of simony.
Gregory VII excommunicated Henry IV three times. Consequently, Henry IV would appoint Antipope Clement III to oppose him in the political power struggles between the Catholic Church and his empire. Hailed as one of the greatest of the Roman pontiffs after his reforms proved successful, Gregory VII was, during his own reign, despised by some for his expansive use of papal powers.Because this Pope was such a prominent champion of papal supremacy, his memory was evoked on many occasions in later generations, both positively and negatively, often reflecting later writers' attitude to the Catholic Church and the papacy. Beno of Santi Martino e Silvestro, who opposed Gregory VII in the Investiture Controversy, leveled against him charges such as necromancy, torture of a former friend upon a bed of nails, commissioning an attempted assassination, executions without trials, unjust excommunication, doubting the Real Presence of the Eucharist, and even burning the Eucharist. This was eagerly repeated by later opponents of the Catholic Church, such as the English Protestant John Foxe. Twentieth century British writer Joseph McCabe describes Gregory as a rough and violent peasant, enlisting his brute strength in the service of the monastic ideal which he embraced. In contrast, the modern historian of the 11th century H. E. J. Cowdrey writes, [Gregory VII] was surprisingly flexible, feeling his way and therefore perplexing both rigorous collaborators ... and cautious and steady-minded ones ... His zeal, moral force, and religious conviction, however, ensured that he should retain to a remarkable degree the loyalty and service of a wide variety of men and women.A novel by the Polish writer, Teodor Jeske-Choiński, Tiara i korona, published in 1900, has Pope Gregory VII and Henry IV as its subjects.