Campane del Duomo di San Nicolò Vescovo in Sacile (PN) v.437
Distesa delle tre campane maggiori (dura 3 minuti) per l'Angelus festivo nella domenica della Sacra Famiglia, 29 dicembre 2019
Concerto di 4 campane in scala Lidia di Re3 calante fuse da Pietro Colbachini di Bassano nel 1921 + 1 campanello fuso da Lucio Broili ed elettrificate con le tre maggiori a slancio friulano e le altre a slancio classico.
Dopo Fossalta di Portogruaro ci spostiamo in Friuli (che lontana da Sacile non è più di tanto), nello specifico nella splendida città di Sacile, denominata anche Il Giardino della Serenissima.
Infatti, durante la dominazione Veneziana, Sacile è diventata un centro di grande importanza e che ha riscontrato un enorme sviluppo urbanistico per l'epoca proprio grazie ai Veneziani i cui tratti si riconoscono ancora oggi nell'impostazione del centro storico e, in modo particolare, nei palazzi storici.
Il bellissimo centro storico è caratterizzato dal passaggio del fiume Livenza che lo rende ancora più caratteristico e singolare.
Devo ammettere che qui a Sacile non ci ero mai stato e ci sono andato per la prima volta proprio il giorno che ho realizzato questo video quando mi ci sono recato per visitare i mercatini di Natale che la Pro Loco organizza e che ammetto che non mi sono dispiaciuti per niente.
Una volta arrivato e trovato parcheggio vicino al centro storico, mi sono diretto in piazza dove ho con calma visitato tutte le bancarelle dei mercatini, individuandone anche una che mi aveva particolarmente colpito per pranzarci.
Dopo la visita al bellissimo mercatino, mi sono diretto al Duomo che è veramente molto bello sia esternamente (con la bellissima facciata la cui trifora al centro ricorda vagamente il Duomo di Cividale del Friuli) sia internamente specialmente nell'area absidale che è interamente decorata con affreschi stupendi (che ben potete gustarvi nelle canoniche due panoramiche interne).
Appena arrivato la Messa festiva all'interno era ancora in corso, quindi ho approfittato per fare prima le panoramiche esterne girando un po'intorno alla chiesa anche cercando di scegliere il miglior angolo di ripresa e immortalando ogni inquadratura dato che è veramente bella in ogni posizione.
Una volta scelto il punto per riprendere inizio a montare il cavalletto e a posizionare la videocamera e il microfono.
Puntuali, senza nessun battiore, iniziano a muoversi le campane e subito sento che partono le tre maggiori.
Buono a sapersi che, nonostante la vicinanza con il Veneto (Sacile è proprio al confine tra Veneto e Friuli) la tradizione del Dopli all'Angelus festivo venga mantenuta.
Da ciò viene dedotto anche che la distesa festiva sono quindi le tre maggiori poiché sono le uniche sincronizzate alla friulana.
Dal vivo concerto veramente belle, in modo particolare la grande ha un ottimo timbro.
Al termine dell'Angelus ho smontato tutto e sono entrato in chiesa dove la Messa nel frattempo era finita.
Veramente un bellissimo interno.
Una volta fatte le riprese panoramiche interne mi sono diretto nuovamente verso la piazza dove ho mangiato in una delle casette allestite per i mercatini.
Dopodiché, dopo una passeggiata per la cittadina, sono rincasato con un altro video in tasca.
Dalle vacanze di Natale, però, non è tutto finito...anzi, con i prossimi video vedrete molte sorprese...
I: Re3 calante, fusa da Pietro Colbachini di Bassano nel 1921;
II: Mi3 calante, fusa da Pietro Colbachini di Bassano nel 1921;
III: Fa#3 calante, fusa da Pietro Colbachini di Bassano nel 1921;
IV: Sol#3 calante, fusa da Pietro Colbachini di Bassano nel 1921;
Sonello: fuso da Lucio Broili.
Video 437
Pieve di Soligo (Treviso) - Borghi d'Italia (Tv2000)
Con questa nuova puntata vi portiamo in Veneto, a Pieve di Soligo (Treviso), dove abbiamo registrato in occasione delle iniziative conclusive collegate ai 100 anni dalla morte del beato Giuseppe Toniolo. Nel corso del programma incontriamo il sindaco, il parroco, il presidente dell’Istituto Diocesano Beato Toniolo e il presidente della Pro Loco. La puntata è impreziosita dalla presenza del presidente della CEI card. Gualtiero Bassetti, dal card. Beniamino Stella nativo di Pieve di Soligo e dal vescovo di Vittorio Veneto mons. Corrado Pizziolo. Durante l’itinerario cittadino visitiamo il centro storico, le chiese e approfondiamo la conoscenza e il messaggio del beato Toniolo così attuale ai nostri giorni. Inoltre con il simpatico Bruno Bellè mostriamo i deliziosi piatti tradizionali e le altre tipicità del luogo. Buona visione!
La Chiesa di San Francesco di Treviso
...raccontata da p. Ermes Ronchi nella rubrica a Sua immagine, Rai Uno
Drone Experience ULTRA HD 4K - Villanova Di Motta
Appena fuori Motta, lungo l'argine del fiume Livenza, s'incontra un grazioso paesino di campagna : Villanova. La sua chiesa ha storia antica. Nel XIII secolo il Castello della Motta e le terre circostanti appartenevano ai Conti Da Camino del ramo di Sotto. Il 14 agosto 1237, il Vescovo di Ceneda, che era allora il Conte Alberto Da Camino, cedette in cura a Guglielmo, Priore dei Canonici Regolari Agostiniani di S.Salvatore di Venezia, un podere che la famiglia possedeva in Villanova. Nel documento fu inclusa l'autorizzazione per costruirvi una chiesa, in nome e in onore di S. Agostino nonché una casa monastica. Chiesa di S.AgostinoChiesa di S.Agostino I Canonici ottennero anche la facoltà di mettere in detta chiesa un Rettore non sottoposto alla giurisdizione cenedese, purchè questi corrispondesse ogni anno al Vescovo di Ceneda una libbra di incenso ed una di pepe nella festa di S.Martino, l' 11 novembre. Altro tributo doveva essere offerto al pievano della chiesa matrice di San Giovanni Battista, per il primato che egli aveva sulle chiese di S.Nicolò di Motta, Navolè e Villanova. Tale tributo consisteva in una libbra di cera da consegnarsi annualmente il 24 giugno nella ricorrenza della festa di S.Giovanni Battista. Il documento di concessione fu redatto, come riferisce l'illustre storico Lepido Rocco, il 13 agosto 1237 nella chiesa di S.Nicolò (Ecclesia Sancti Nicolai) di Motta (Burgo Motte). Fu in questo periodo che il territorio allora acquitrinoso di Villanova venne bonificato grazie all'impagabile opera dei monaci residenti nella casa monastica. Fu costruita la chiesa e istituita la parrocchia di Villanova, aggregandovi pure, per concessione del Vescovo, una parte della villa di Ceggia e di Lorenzaga trevisana. Fu inoltre stabilito che il battistero poteva essere usato sempre, tranne il sabato Santo, giorno in cui i bambini dovevano essere battezzati nella pieve matrice di San Giovanni.
La chiesa di Villanova fu retta dagli Agostiniani per tutto il periodo veneziano e per qualche anno ancora fino al 1818, quando passò sotto la diocesi di Ceneda.
Nel corso degli anni è stata più volte restaurata e ampliata, venendo pure arricchita con pregevoli opere d'arte. Tuttoggi la chiesa conserva immutato l'originale impianto architettonico Cinquecentesco. La chiesa di S.Agostino è a una sola navata, con quattro altari.
Campane di Negrisia di Ponte di Piave (TV) (v.008)
*PILLOLE DI STORIA SULLE CAMPANE*
Sul dopo guerra (1914/1918):
Nell’attesa della nuova torre, si è provveduto, a spese del Commissariato, ad un campanile provvisorio; più che campanile, è un ammasso cubico di mattoni, sassi e cemento armato, su cui furono sistemate le nuove campane su castello in ferro, fornito dalla Ditta Giuseppe Morellato di Falzè di Trevignano. La sistemazione delle campane si effettuò nel 1921.
Delle vecchie campane scomparse per opera del nemico, nessuna traccia si potè avere dopo l’armistizio: erano campane antiche, fornite, se non ci inganniamo, dalla Ditta Ing. De Poli di Vittorio Veneto; erano campane rinominate per il loro timbro perfetto, per la eleganza dei fregi, per la perfezione del concerto.
Le nuove campane furono fornite dal Commissariato delle Terre Liberate, in seguito a denunzia per interessamento dell’Opera di Soccorso di Venezia. Sono quattro, compreso il sonello, e pesano complessivamente Kg. 3.830.300; costituiscono un concerto superbo, che fa dimenticare il concerto perduto: la Ditta De Poli, fornitrice anche delle nuove campane, non ha, neppure nel dopo guerra, smentire quelle tradizioni gloriose che la costituiscono una tra le prime fonderie d’Italia. - È doveroso ricordare che le campane di Negrisia furono concesse con qualche vantaggio di tempo, prima di quello fissato dall’Opera di Soccorso di Venezia, per merito a dei personaggi importanti e una in particolare amico di Don Antonio Lanzarini (il primo sacerdote a consacrare la chiesa attuale e voluta da lui; come descritta di un magnifico tempio a tre navate con molti altari: è una delle più belle della zona), che tanto s’interessò perché Negrisia fosse esaudita nei suoi voti. Furono fuse il 6 luglio 1921 alle ore 6 del pomeriggio, e consacrate da S. Ecc. Mons. Vescovo di Treviso il 9 agosto 1921: alle tre campane furono imposti i nomi di Romana Luigia, Assunta Giuseppina, Antonia Valentina.
Le tre campane, dalle note musicali re bemolle, mi bemolle e fa del corista normale, sono adorne di fregi, di iscrizioni e di immagini sacre.
La maggiore, dal peso di chilogrammi 1381.300, porta le immagini sacre di San Luigi. di S. Romano, dell’Immacolata e del Sacro Cuore; ed è munita delle seguenti iscrizioni: A FULGORE ET TEMPESTATE, LIBERA NOS DOMINE— S. ROMANO M. DI NEGRISIA 1921– POST BELLI FLAGELLUM NOVA SINT OMNIA: CORDA, VOCES ET OPERA — PER SINGULOS DIES CANTICUM NOVUM CANTABO TIBI, DEUS— ME FREGIT FUROR HOSTIS; AT HOSTIS AB AERE REVIXI; ITALIAM CLARA VOCE DEUMQUE CANES.
La media, dal peso di Kg. 1195.900, porta le immagini sacre di S. M. Assunta, di S. Giuseppe, di S. Marco, di S. Francesco; ed è munita delle iscrizioni: SI VOCEM DOMINI AUDIERITIS, NOLITE OBDURARE CORDA VESTRA— S. ROMANO MARTIRE DI NEGRISIA 1921– UT MENTES NOSTRAS AD COELESTIA DESIDERIA ERIGAS, TE ROGAMUS AUDI NOS— ME FREGIT FUROR HOSTIS, ect.
La inferiore, dal peso di Kg. 789.600, è decorata dalle immagini sacre rappresentanti S. Valentino, il Crocifisso, S. Antonio di Padova e S. Giovanni Battista; ed è arricchita dalle seguenti iscrizioni: GENERATIONES ET GENERATIONES IN PACE PER ME DOMINUM LAUDABUNT— A PESTE, FAME ET BELLO LIBERA NOS DOMINE— ME FREGIT FUROR HOSTIS ect.
Infine il sonello, del peso di Kg. 149.500, dal nome di Rosaria Teresa, in re bemolle, ottava superiore, del corista normale, è fregiato delle immagini sacre rappresentanti la B. V. del Rosario, S. Pietro Ap. e S. Teresa; le sue iscrizioni sono le più simpatiche perché associano i due sentimenti di fede e di patria, di cui pulsano i cuori di tutti gli Italiani ma specialmente il cuore del popolo veneto: AUDITE VOCEM MEAM, ET BENE SIT VOBIS— OSTENDISTI, DOMINE, POPULO TUO DURA; NUMC AUTEM EXALTABO MANE ET VESPERE MISERICORDIAM TUAM— ME FREGIT FUROR HOSTIS ect. Tutte poi sono insigne dello stemma dell’Opera di Soccorso di Venezia e della Ditta De Poli di Vittorio Veneto.
Giunsero in paese accolte a festa dal popolo il 25 Luglio e suonarono a festa per la prima volta sul castello provvisorio il 9 agosto 1921. Suoneranno con maggior allegrezza, ce lo auguriamo dall’alto della nuova torre. —fonte: pp.175,176,177 del libro: Negrisia di Piave e la nuova chiesa di S. Romano.
L’antica precedente chiesa, sempre dedicata a San Romano Martire, come purtroppo capitò a tutti i paesi sul fronte del Fiume Piave durante la Grande Guerra venne bombardata dalle artiglierie italiane che da destra del Piave puntavano alla sinistra perché c’erano gli invasori austriaci. Inoltre nella località Grave, verso il Piave, venne fatta una chiesa provvisoria in legno nel dicembre 1919.
La chiesa attuale venne ultimata e consacrata successivamente dopo la prima Guerra Mondiale; i lavori avanzavano il 15 ottobre 1922 e fu ultimato alle condizioni attuali nel luglio 1926.
Il Ave Maria di Lourdes iniziale è stata una vera sorpresa; quando partì cinque minuti prima di mezzogiorno per non lasciare il primo ritornello incompleto con dei colpi ho acceso subito al secondo. Seguente il plenum;
A presto!
3 - Chiesa di Borca di Cadore (BL) Italy
Dalla trasmissione Architettura Viva, curata dall'arch. Flavio Bona di Forum per l'architettura della Provincia di Belluno, visita alla Chiesa del Villaggio Agip di Borca di Cadore (BL) interventi dell'arch. Michele Merlo di Cortina d'Ampezzo, BL ( )
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info@archforumbelluno.it
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EDOARDO GELLNER figura di spicco nel campo dell'architettura italiana e internazionale, nasce ad Abbazia (Fiume) il 20 gennaio 1909. Dopo aver operato negli anni '30 come interior designer tra Fiume e Trieste, si trasferisce a Venezia dove si laurea in architettura nel 1945. Gli eventi del primo dopoguerra e le opportunità di lavoro lo convincono quindi a stabilirsi a Cortina d'Ampezzo. Negli anni '50 diviene famoso a livello internazionale per alcune importanti e controverse opere di architettura pensate per la Cortina Olimpica del 1956 e soprattutto per il Villaggio Residenziale di Corte di Cadore realizzato per Enrico Mattei, presidente dell'ENI, il quale inoltre gli affida personalmente il progetto di una intera città aziendale presso gli impianti dell'Agip a Gela.
Tra le sue opere più interessanti e raffinate si ricorda la chiesa di Nostra Signora del Cadore realizzata in collaborazione con Carlo Scarpa. Nel corso della sua lunga attività professionale si occupa di urbanistica, di pianificazione del territorio ed è autore di numerose pubblicazioni sul tema del paesaggio e dell'architettura rurale tradizionale di montagna. Il 2009, anno del centenario dalla nascita, diviene dunque occasione per riscoprire il territorio della provincia di Belluno attraverso il lavoro e lo sguardo attento di Edoardo Gellner.
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Il Comitato Regionale per Celebrazioni del centenario della nascita dell'architetto Edoardo Gellner è stato istituito il 31 marzo 2009 dalla Regione del Veneto, dietro particolare istanza del Comune di Cortina d'Ampezzo, con la finalità di celebrare l'architetto di origine istriana, figura di spicco dell'architettura italiana ed internazionale. (continua...) (meno informazioni)
Esclusivo. Sacerdote friulano benedice il Leone restaurato di San Marco.
In questi tempi in cui la voglia di secessione del Veneto dal resto d'Italia è tornata a farsi prepotentemente sentire non solo tra la gente, ma anche tra le forze politiche (il Consiglio Regionale del Veneto ha recentemente approvato l'indizione di un referendum sull'indipendenza), colpisce che un sacerdote friulano sia stato chiamato a benedire il Leone di San Marco. Il fatto è accaduto nel tardo pomeriggio di venerdì 8 agosto 2014 nel centro storico di Portogruaro, quando le autorità comunali hanno presentato alla cittadinanza, riunita sul Liston, la fine dei lavori di restauro della colonna marciana. In occasione di questo importante intervento conservativo, più volte richiesto al sindaco Antonio Bertoncello dal nostro blog, è stato invitato anche Monsignore Pietro Cesco, parroco del Duomo di Sant'Andrea il quale ha iniziato il suo breve discorso chiedendosi, con una battuta, se il diritto canonico conceda anche ai sacerdoti friulani la facoltà di benedire..... i leoni veneziani. Nato nel lontano 1942 a San Vito al Tagliamento, Don Pietro ha frequentato il seminario di Pordenone ed è stato in seguito parroco a Fiume Veneto (PN) dal 1979 al 1991. Successivamente gli è stata affidata la cura della Cattedrale di Concordia Sagittaria e dall’ottobre 2004 ricopre l'incarico di parroco di S. Andrea Apostolo e di S. Agnese in Portogruaro e Vicario Foraneo della Forania di Portogruaro. Nella sua lunga vita si è diviso a metà tra il Friuli Venezia Giulia ed il Veneto Orientale, territori che storicamente sono stati molto legati fra loro. In particolare Portogruaro è stata una città di riferimento ora per l'una (il Friuli) e ora per l'altra patria (la Seremissima). Visto il suo bagaglio di esperienze Don Pietro si è dunque “sentito autorizzato” a benedire la colonna marciana tornata al suo antico splendore. Prima, però, di spargere l'acqua santa ha voluto recitare la preghiera del “Padre nostro” assieme a tutte (o quasi) le autorità civili presenti.
Video servizio realizzato dal blogger Stefano Zanet per il sito d'informazione portogruaro.veneto.it
Antonietta Vescovi, la zona del ritrovamento a Dolo-Venezia
Dolo-Venezia 27 Dicembre 2012, le immagini mostrano la zona dei vecchi mulini di Dolo dove è stato rinvenuto il corpo senza vita di Antonietta Vescovi, la 51 enne di Paluello di Stra che era scomparsa da casa il 6 Dicembre 2012.
Dolo-Venezia 27 December 2012, the pictures show the area of the old mills of Dolo where he was found the lifeless body of Antoinette Bishops, the 51 year old from Paluello Stra that had disappeared from home Dec. 6, 2012.
Borgo Medioevale di Prata Sannita
Verso il fiume Lete, alto sul piccolo borgo medievale di Prata Sannita spicca maestoso il Castello degli angioini, costruito su di un impianto longobardo del IX sec. già esistente. L’edificio mostra la tipica architettura francese del XIII sec. dalle geometrie lineari con torri cilindriche slanciate verso l’alto, rispondendo ad esigenza puramente difensive del territorio. Nel corso dei secoli gli accadimenti storici che si sono susseguiti hanno cambiato le esigenze locali convertendo la fortezza di tipo difensiva in struttura residenziale. Rispettando la base costruttiva iniziale, l’intero complesso ruota attorno al cortile con pavimentazione in roccia, a cui si accede attraverso porte frontali. Il castello, secondo un documento ufficiale del ‘700, si presentava con le stanze abitate ai piani superiori, stalle, chiesa privata, pagliaro e cisterna in cui si raccoglieva l’acqua piovana. Interessante come testimonianza storica è la Torre Piccola, ex carcere dove sono ancora visibili graffiti, incisioni e disegni che i prigionieri lì rinchiusi segnavano sulle pareti. Oggi di proprietà privata, ospita due musei, uno storico sulla prima e seconda guerra mondiale e uno di civiltà contadina, patrocinati entrambi dal Ministero per i Beni Culturali.
Chiesa di S. Francesco - Reggio Emilia
3D model of the entry of S. Francesco Church in Reggio Emilia.
info.3dgeosurvey@gmail.com
Pasqua 2012 a Parenzo conclusione
qualche giorno passato a Parenzo ...
Parenzo (in croato Poreč, in veneto Parenso) è una città di 16.696 abitanti situata sulla costa occidentale della penisola istriana. È uno dei maggiori centri turistici della regione.
Di antiche origini romane, si è sviluppata attorno al porto, protetto dall'isolotto di San Nicola (oggi in croato Sveti Nikola). La popolazione della città si aggira attorno alle 7.600 persone, residenti in gran parte nelle periferie; comprendendo l'intero territorio comunale (142 km²), la popolazione sfiora le 20.000 unità.
L'area conta circa 37 km di coste comprese, da nord, tra il fiume Quieto (Mirna), a sud di Cittanova (Novigrad), e Fontane (Funtana), nei pressi di Orsera (Vrsar).
Storia
Il luogo è abitato fin dalla preistoria. Nel II secolo a.C. i Romani costruirono un accampamento su una piccola penisola dalle dimensioni di circa 400 per 200 metri, che corrisponde all'odierno centro cittadino. Durante il regno dell'imperatore Ottaviano, nel 12 a.C., divenne un municipio ed entrò a far parte della X Regio Venetia et Histria; in seguito, all'inizio del I secolo d.C., fu elevato a colonia di cittadinanza romana col nome di Colonia Iulia Parentium.
Nel III secolo, nel luogo era presente una comunità di cristiani con un iniziale complesso edilizio destinato a scopi religiosi. Fu eretta a diocesi ed una basilica fu costruita nel V secolo da parte del santo vescovo Mauro, divenuto poi patrono della città.
Dopo la caduta dell'impero romano nel 476, seguì una serie di diverse forme di governo e di sovrani: inizialmente fu parte del territorio controllato dagli Ostrogoti e dopo il 539 divenne parte dell'Impero bizantino. In questo periodo il vescovo Eufrasio terminò la costruzione della grande Basilica che da lui prese il nome. A cavallo tra il VI secolo ed il VII secolo si verificarono anche nel Parentino le prime devastanti incursioni di tribù slave, che invasero e razziarono il territorio e cinsero d'assedio la città senza però riuscire a sopraffarla. Successivamente si ritirarono nell'entroterra montagnoso. A questi lutti e saccheggi si aggiunsero ripetute epidemie di peste che congiuntamente portarono ad un netto spopolamento del territorio, cosicché alcuni anni dopo s'iniziò a favorire l'insediamento, questa volta pacifico, di singoli gruppi slavi nel contado. Secondo alcune fonti, un primo insediamento di Croati risale circa al 620. Dal 788 fu governata dai Franchi. Nel XII secolo ci fu un breve periodo di indipendenza, interrotto poi dal governo del patriarca di Aquileia. Nel 1267 divenne parte del territorio controllato dalla Repubblica di Venezia, situazione che si protrasse per oltre cinque secoli. Nel 1797 fu per breve tempo tenuta dall'Impero d'Austria, passò quindi all'Impero Francese di Napoleone per tornare infine, dopo la sconfitta di quest'ultimo, austriaca. Nel 1861 divenne il capoluogo della regione istriana, ospitando la sede del parlamento regionale (Dieta Istriana), di scuole, di uffici giudiziari e amministrativi. Dopo la prima guerra mondiale fu annessa con tutta l'Istria all'Italia di cui condivise le sorti. Il trattato di Pace di Parigi del 1947, al termine della II Guerra Mondiale, assegnò l'Istria alla Jugoslavia. Successivamente, al pari del resto dell'Istria, vi fu l'esodo massiccio di gran parte della popolazione italiana. Nel 1991, con la secessione dalla Jugoslavia della Croazia, passò sotto la sovranità di quest'ultima.
Ha una certa notorietà nella cultura popolare dell'Italia settentrionale, grazie alla canzone La mula de Parenzo[senza fonte].
Pasqua 2012 a Parenzo 1° parte
qualche giorno passato a Parenzo ...
Parenzo (in croato Poreč, in veneto Parenso) è una città di 16.696 abitanti situata sulla costa occidentale della penisola istriana. È uno dei maggiori centri turistici della regione.
Di antiche origini romane, si è sviluppata attorno al porto, protetto dall'isolotto di San Nicola (oggi in croato Sveti Nikola). La popolazione della città si aggira attorno alle 7.600 persone, residenti in gran parte nelle periferie; comprendendo l'intero territorio comunale (142 km²), la popolazione sfiora le 20.000 unità.
L'area conta circa 37 km di coste comprese, da nord, tra il fiume Quieto (Mirna), a sud di Cittanova (Novigrad), e Fontane (Funtana), nei pressi di Orsera (Vrsar).
Storia
Il luogo è abitato fin dalla preistoria. Nel II secolo a.C. i Romani costruirono un accampamento su una piccola penisola dalle dimensioni di circa 400 per 200 metri, che corrisponde all'odierno centro cittadino. Durante il regno dell'imperatore Ottaviano, nel 12 a.C., divenne un municipio ed entrò a far parte della X Regio Venetia et Histria; in seguito, all'inizio del I secolo d.C., fu elevato a colonia di cittadinanza romana col nome di Colonia Iulia Parentium.
Nel III secolo, nel luogo era presente una comunità di cristiani con un iniziale complesso edilizio destinato a scopi religiosi. Fu eretta a diocesi ed una basilica fu costruita nel V secolo da parte del santo vescovo Mauro, divenuto poi patrono della città.
Dopo la caduta dell'impero romano nel 476, seguì una serie di diverse forme di governo e di sovrani: inizialmente fu parte del territorio controllato dagli Ostrogoti e dopo il 539 divenne parte dell'Impero bizantino. In questo periodo il vescovo Eufrasio terminò la costruzione della grande Basilica che da lui prese il nome. A cavallo tra il VI secolo ed il VII secolo si verificarono anche nel Parentino le prime devastanti incursioni di tribù slave, che invasero e razziarono il territorio e cinsero d'assedio la città senza però riuscire a sopraffarla. Successivamente si ritirarono nell'entroterra montagnoso. A questi lutti e saccheggi si aggiunsero ripetute epidemie di peste che congiuntamente portarono ad un netto spopolamento del territorio, cosicché alcuni anni dopo s'iniziò a favorire l'insediamento, questa volta pacifico, di singoli gruppi slavi nel contado. Secondo alcune fonti, un primo insediamento di Croati risale circa al 620. Dal 788 fu governata dai Franchi. Nel XII secolo ci fu un breve periodo di indipendenza, interrotto poi dal governo del patriarca di Aquileia. Nel 1267 divenne parte del territorio controllato dalla Repubblica di Venezia, situazione che si protrasse per oltre cinque secoli. Nel 1797 fu per breve tempo tenuta dall'Impero d'Austria, passò quindi all'Impero Francese di Napoleone per tornare infine, dopo la sconfitta di quest'ultimo, austriaca. Nel 1861 divenne il capoluogo della regione istriana, ospitando la sede del parlamento regionale (Dieta Istriana), di scuole, di uffici giudiziari e amministrativi. Dopo la prima guerra mondiale fu annessa con tutta l'Istria all'Italia di cui condivise le sorti. Il trattato di Pace di Parigi del 1947, al termine della II Guerra Mondiale, assegnò l'Istria alla Jugoslavia. Successivamente, al pari del resto dell'Istria, vi fu l'esodo massiccio di gran parte della popolazione italiana. Nel 1991, con la secessione dalla Jugoslavia della Croazia, passò sotto la sovranità di quest'ultima.
Ha una certa notorietà nella cultura popolare dell'Italia settentrionale, grazie alla canzone La mula de Parenzo[senza fonte].
Campane di Porto Santa Margherita, località di Caorle (VE), Parrocchia di San Giovanni XXIII
Porto Santa Margherita, località di Caorle, Chiesa Parrocchiale di San Giovanni XXIII
Patriarcato di Venezia
Vicariato di Caorle
Parrocchia Croce Gloriosa
- [6:24] battiore delle 12 e distesa della campana maggiore (dura circa 1 minuto e mezzo) per l'angelus feriale
- [10:08] distesa del sonello (dura circa 1 minuto e mezzo) alle 7.55 come unico segno per la messa feriale delle 8
- [12:18] tocco delle 18.30 e doppio festivo discendente (dura 2 minuti)
- distesa del sonello alle 18.55 - non presente nel video
Per la messa prefestiva delle 19 nella vigilia della solennità della Santissima Trinità - 15 giugno 2019
Concerto di 3 campane a slancio friulano in Sol3 + sonello, fusi da Ecat di Mondovì (CN), elettrificate dalla Vanin di Trebaseleghe (PD) con il concerto a slancio friulano e il sonello a slancio, gestite da un programmatore Ecat Sirio12:
I: Sol3 crescente (batte le ore)
II: La3 crescente
III: Si3 crescente (batte le mezz'ore)
Sonello: Mi4 crescente
Ecco il primo video della mia permanenza a Caorle, più precisamente nella frazione di Porto Santa Margherita. Siccome mia mamma ha deciso di fare una vacanza di una settimana in questo posto, con la mia famiglia, siamo partiti il 12 di giugno di pomeriggio e siamo arrivati all'Hotel Ambassador (dove ho alloggiato io) verso sera. Il giorno dopo, siccome volevo riprendere un angelus, imposto il navigatore verso la parrocchia e, di fretta, mi incammino visto che mancava una mezz'oretta. Arrivato lì (5 minuti prima) piazzo il cavalletto, accendo la videocamera e aspetto la suonata. Con qualche secondo di ritardo, batte le ore e suona la grande per un minuto e mezzo circa. Dopo la suonata mi dirigo in chiesa. Molto bella e molto moderna! Poi faccio le riprese esterne e ritorno in hotel per pranzare. Il giorno dopo del 13 giugno (ossia il 14), sono venuto di nuovo alla chiesa per riprendere la suonata feriale per la messa delle 8 di mattina, e sapevo che le campane avrebbero dovuto suonare mezz'ora prima, come tutte le altre messe ma dopo le 7.30 non ha suonato niente.
Riprovo alle 7.45.
Niente anche a quest'ora.
Aspetto le 8 e con mia fortuna alle 7.55 parte il sonello. Non si può vedere la partenza in quanto avevo smontato tutto. Sabato 15, vigilia della Santissima Trinità, mi sono diretto di nuovo alla chiesa per riprendere il doppio per la messa delle 19. Essendo arrivato prima delle 18.30, monto tutte le attrezzature. Dopo il tocco della mezza sulla piccola, parte il doppio in discendente. Molto belle le campane anche se un poco metalliche. Dopo la suonata si conclude il primo video di questa vacanza. Non preoccupatevi. Ce ne saranno altri 5 di cui non vi dico nulla.
Video 217
Ponzano di Fermo Borgo Medievale - Fermo Medievale e i suoi Castelli
Ponzano di Fermo, comprendente tre nuclei urbani: il Capoluogo Ponzano e le Frazioni di Torchiaro e Capparuccia.
Il suo territorio si estende su tre dorsali collinari tra i fiumi e torrenti: Tenna, Ete Vivo, il Rio tra Ponzano e Torchiaro, il Cosollo, il Posenzano.
Il più antico documento che riporta il nome di Ponzano risale al 1059 ed è contenuto nell’atto con cui un certo Longino, detto Brictulo, dona al vescovo di Fermo Ulderico cento moggi di terra con casali sulla strada che da S. Maria Mater Domini (S.Marco) andava al fiume Ete attraverso il fosso sotto Ponzano detto Rio Petroso.
Altri importanti documenti e testimonianze rivelano che questa zona di epoca Farfense era abitata ancor prima del 1059 come la presenza della chiesa romanica di S.Maria Matris Domini (oggi detta di S.Marco) edificata dai monaci nel XII secolo su una preesistente struttura del VI-VII secolo al tempo del tardo Impero Romano dove sono custoditi reperti archeologici di quel tempo: un sarcofago, una iscrizione sepolcrale, un capitello corinzio.
Nel 1214 Ponzano esisteva già organizzato come Castello di Fermo di una certa importanza - in quell’anno il marchese Aldovrandino, figlio di Azzo d’Este, confermava a Fermo i privilegi del conio delle monte e dei mercati.
I territori di questi Castelli col passar degli anni furono annessi alla Città di Fermo, mentre il Castello di Ponzano conservò sempre territorio e comunità distinti, non tanto perché favorito da un impianto di miglior difesa naturale, quanto perché vivificato da una realtà che gli altri non avevano: la Pieve di S.Maria Mater Domini.
La costruzione del Torrione con la porta d’ingresso che oggi ammiriamo, ci portano al sec. XV. La sua erezione si è resa necessaria dopo le distruzioni ed i saccheggi del 1415 e del 1443. E’ il classico Torrione di vedetta e di difesa eretto sull’entrata principale del Castello, con fornici a sesto acuto e con merli di parte ghibellina. Attraverso un basso loggiato si accede all’interno di quello che fu l’insediamento urbano dell’antico “castrum”.
La chiesa di Santa Maria Mater Domini è oggi l’ambientazione principale del Festival di musica da camera “Armonie della sera” che si tiene nei mesi di Luglio e Agosto di ogni anno e giunge quest’anno alla decima edizione.
Nel 1570 Ponzano riacquista l’autonomia: la manifestazione storica “1570, da Castello a Comune autonomo” rievoca tale accadimento ogni anno nel mese di Luglio e in tale occasione vengono proposti il corteggio storico ed il Palio delle botti dove gareggiano le tre contrade del paese.
Nella struttura urbana di Ponzano e’ riconoscibile l’antica struttura del Castello, con l’entrata principale e l’antico Torrione di vedetta.
Sempre nel territorio del Comune di Ponzano di notevole interesse storico-culturale è anche la frazione di Torchiaro, CastrumTorchiarii, anch’esso nel 1300 Castello di Fermo.
E’ ancora visibile la struttura del Castello con la porta a sesto acuto e una torre angolare.
Campane di Rorai Piccolo (Pordenone)
Concerto di tre campane in Sib3 a slancio friulano
Lago di Fedaia e Rifugio Ghiacciaio Marmolada Regina delle Dolomiti Patrimonio dell'Umanità UNESCO
IL RIFUGIO GHIACCIAIO MARMOLADA
sorge in uno dei posti più belli al mondo,più precisamente sulla regina delle Dolomiti,la MARMOLADA dichiarata patrimonio dell'Umanità UNESCO, si trova in valle di Fassa nel comune di Canazei.
Con la sua posizione sita in località Pian dei Fiacconi a quota 2700 mt, da qui si ha la possibilità di spaziare con la vista su tutta la zona della valle di Fassa, val Gardena,val Badia,ampezzano e tutte le cima di confine.
Posizione strategica per chi vuole intraprendere l'ascesa lungo il ghiacciaio che porta verso la cima che dall'alto dei sui 3342 mt è la vetta più alta delle Dolomiti
dal rifugio è possibile osservare anche i resti delle postazioni belliche che sono rimaste ben visibili dopo la fine della prima guerra mondiale nella quale la Marmolada è stata teatro di conflitto a causa della sua posizione strategica di confine fra impero austroungarico e regno d'Italia.
Tra il secondo e terzo troncone della funivia (stazione Serauta da Malga Ciapela a Punta Rocca mt 3269) esiste un Museo che mostra come vivessero i soldati in Marmolada in quel periodo.
Durante la Prima Guerra Mondiale all'interno del ghiacciaio della Marmolada è stata scavata una vera e propria città fatta di gallerie e stanze di ghiaccio: la Città di Ghiaccio.
Il panorama che si gode da Punta Rocca è uno di quelli che non si dimenticano facilmente, la vista spazia dal Sassolungo alle Pale di San Martino passando per le Tofane, il Sella, le Puez - Odle, il Sassongher, Sasso Croce, le Dolomiti del Parco Nazionale del Fanes, Sennes e Braies, etc.
Il lago di Fedaia
è un lago delle Dolomiti, localizzato subito a ponente del passo Fedaia. È interamente compreso nel comune di Canazei, in provincia di Trento, pur trovandosi al confine con Rocca Pietore, in provincia di Belluno.
Esistono in realtà due laghi di Fedaia, separati fra loro da una stretta lingua di terra. Il più noto ed esteso è quello occidentale, originatosi dopo la costruzione di una diga nel 1955; l'altro ha dimensioni decisamente più ridotte e si è formato, pare, a causa di uno sbarramento morenico. Si estendono alla fine della val de Ciampié, stretti tra il massiccio della Marmolada (a sud) e il Bech da Mesdì (a nord).
Il lago artificiale si allunga per circa 2 km in direzione est-ovest sino alla diga alta 63,9 m.
Autore video: Franco Baggio 54
Teramo 2019
Teramo è capoluogo di provincia della regione Abruzzo ed è situata a 264 m di altezza, dista 30 km dalla costa adriatica, alla confluenza del torrente Vezzola con il fiume Tordino e copre una superficie di 152 km2. Attivi sono il mercato agricolo di cereali, uva, ortaggi, frutta, olive e quello zootecnico. Presenti sono le industrie meccaniche, alimentari, della ceramica, dei mobili, tessili e dell'abbigliamento.
Antichissima colonia fenicia Petrut o Pretut fenicia, nata come emporio commerciale, capitale dei Pretuzi, fu annessa alla regione picena da Augusto come Interamnia Praetutianorum (III secolo a.C.), che acquisì splendore architettonico e raffinatezza culturale sotto l'imperatore Adriano, deve il nome proprio ai due corsi d'acqua che la delimitano e riunendosi poco dopo l'abitato la collegano al vicino mare. Con la caduta dell'Impero romano (476) la città, distrutta dai Visigoti (410) e in seguito incendiata (XII secolo), dominata dai Longobardi (VII-XII secolo) e poi dai Normanni, attraversa momenti difficili. La rinascita comincia quando il vescovo Giulio II fa ricostruire la Cattedrale bruciata e si conferma sotto Federico II. Dopo che Carlo I d'Angiò divide l'Abruzzo in Citeriore e Ulteriore, Teramo (inclusa nell'Ulteriore) si arricchisce di ulteriori monumenti, tra i quali spiccano il portico del Palazzo Vescovile e il portale della Cattedrale (XIV secolo). Nel XV secolo la crescita economica e culturale viene nuovamente ostacolata dalla rivalità tra la famiglia dei De Melatino (fazione degli Spennati, cosiddetti perché furono quelli che ebbero la peggio e rimasero come uccelli senza piume) e dei De Valle (fazione dei Mazzaclocchi, da mazzaclocca, la mazza che usavano come arma), caratterizzata da atti di estrema violenza; la esemplare impiccagione di 13 Spennati viene ricordata da uno scudo di pietra sul quale sopra due teste con la lingua fuori compare la scritta A lo parlare agi mesura. La leggenda narra che furono le donne teramane a porre fine all'assurda guerra, proclamando uno sciopero degli affetti. Nonostante i disordini interni, nel corso del '400 a Teramo operano grandi artisti (Jacobello del Fiore, Nicolò da Guardiagrele) e vengono intensificati i rapporti commerciali con l'Umbria, la Toscana e Venezia. Nel settecento e nell'ottocento Teramo ebbe una vivace vita culturale aprendosi alle idee illuministe di illustri studiosi, come Melchiorre Delfico, a cui diede i natali. Fino all'Unità d'Italia (1861) la città segue le sorti del Regno di Napoli e subisce l'occupazione austriaca e francese (XVIII secolo).
Incorniciata nello scenario del Gran Sasso e dei Monti della Laga, che snoda sullo sfondo della città una formidabile corona di cime e pareti, Teramo è ricca di storia, di natura e di una vivace vita culturale. Malgrado la sovrapposizione di una forte urbanizzazione in periodo moderno, vi sono notevoli testimonianze del passato romano e di quello medievale. Nel cuore del centro storico, tra i resti del teatro e dell'anfiteatro romano, vi è la Cattedrale, intitolata a San Berardo(del 1158, ampliata nel Trecento;tre navate; stupende monofore; portale di Diodato Romano, con bellissime statuine sulle colonnine laterali di Nicola da Guardiagrele, di cui all'interno è custodito il capolavoro, il celebre Paliotto d'argento; Polittico di Sant'Agostino, del veneziano Jacobello del Fiore e affreschi quattrocenteschi). Tra le altre numerose chiese storiche, di cui la città è ricca, da vedere, in Largo Melatino, la chiesa di Sant'Antonio, del 1127 (portale romanico, grande bifora sull'abside esterna, interno a una navata, rifatto in età barocca), e, fuori dell'abitato, in località Frondarola, il Santuario della Madonna delle Grazie(capitelli ornati, archi semicircolari; numerosi dipinti; bellissima Madonna lignea, del XV secolo; chiostro).
Da visitare, inoltre, il bel Convento di San Giovanni (chiostro restaurato), il settecentesco palazzo Delfico, il Palazzo Vescovile (strutture trecentesche), la Loggia del Municipio, la Chiesa di San Domenico e Casa Capuani, in via Veneto, la Biblioteca, intitolata al Delfico, il Museo Civico (dipinti dei secoli XV-XIX)
Di grande rilievo la tradizione gastronomica; la cucina teramana è più che famosa per le semplici, ma raffinatissime e prelibate specialità, dai maccheroni con le pallottine alle scrippelle 'mbusse, dal timballo alle incredibili mazzarelle.
fonte contraccolpo.net
ALLUVIONE VENETO | Mons. Mattiazzo in visita nelle aree alluvionate | PianuraNews.TV
Saletto (PD) - Monsignor Mattiazzo, Vescovo di Padova, è andato in visita alle zone alluvionate del padovano.
Processione di Ognissanti a Treviso, il traguardo di un bambino autistico.
13-06-2012 SAN POLO DI PIAVE, DONNA ACCOLTELLA IL COMPAGNO