Le Terracotte di Andrea Della Robbia nel Santuario Madonna della Quercia (manortiz)
(...) Nella lunetta maggiore di Santa Maria della Quercia la testa della Vergine trovasi in mezzo a una diversa, inferiore maniera, di sentire e di modellare; essa è inoltre a brevissima distanza da una, per me, incoerente sostituzione (testa del S.Domenico) e, sebbene ciò, tutte le scolture dei portali furono sempre egualmente ammirate. Nessuna distinzione fu mai tentata. Per quattrocentoventuno anni gli occhi umani, per Fede o per Arte, o per l'una e l'altra insieme, si diressero ad un solo punto di convergenza - alla testa della Madonna.
Tolte le pieghe, considerandola del tutto scoperta, ci accorgiamo che non è il comune ritratto e non quello idealizzato di un modello - che non è copia di precedente lavoro e non opera portata a termine senza una visione, perchè nella sua spontaneità ha tutti i caratteri del vero, ma di un vero che non esiste sul nostro pianeta.
Le sue forme commuovono per l'armonia e il sentimento; dal delicato tratto della scoltura, dall'uniforme candore della vernice a fuoco, sembrano uscire il roseo delle gote e la dorata chioma. Non è questo solamente quanto ci attrae, ma la riflessione e la clemenza, l'attenzione soave colla quale la Mater Purissima ascolta la preghiera.
Per quanto può riferirsi alle disposizioni geometriche ed ai rapporti, sulla linea del profilo il frontale e il naso sono di egual lunghezza, la distanza fra il setto e il mento di lunghezza minore; condizione questa che la libera già da ogni ricordo di classicismo, ed alla quale si deve la straordinaria, delicata tessitura miologica della maschera. Alla distanza degli occhi, all'abbassamento delle palpebre e delle narici, al tenue disegno della bocca, alla dolce inclinazione della testa che mette in evidenza il mascellare sinistro, corrispondono passaggi e raccordi che nel dipinto si ottengono con la fusione delle tinte, che nel rilievo non si hanno e non si possono avere se la quota da raggiungere non è raggiunta: ed è allora che il più sottile velo di argilla in eccesso o in difetto, anche se non ne varia il carattere, cambia l'espressione della figura.
La disposizione delle pieghe nella lunetta maggiore sembra corrispondere ai rapidissimi tratti di un cartone disegnato o di un bozzetto estemporaneo. Ogni ripresa, ogni svolto ricopre e si equilibra con la parte viva ma non altrettanto può dirsi per le lunette minori; anche questa differenza farebbe ritenere che il completamento dell'alto rilievo centrale sia stato fatto alla presenza di Andrea, quindi diretto da lui senza la sua fattura e senza che ne modellasse le mani tutte eguali di forma sebbene diverse di azione; egli avrebbe ordinato un'assieme più leggero negli Angeli della Gloria non solamente per chiudere la lunetta ma per ottenervi la necessaria prospettiva; e tanto studiatamente furono essi collocati da formare, con l'arco delle braccia e la corona, le necessarie ombre profonde destinate a mettere in evidenza il soggetto principale.
In questa grande opera la semplicità del primo rinascimento è ancora ricordata.
Costantino Zei.
Tratto da Latina Gens… anno VIII n° 8 Agosto 1930 p.391 e seg.