Sant'Antoni de su fogu BOTTIDDA 16 gennaio, un antica tradizione che rimane ancora oggi.
''FOGU FOGU, PERI SU LOGU PERI SU MUNDU, FOGU JUCUNDU.
È il grido di gioia con cui Sant'Antonio, nella tradizione popolare, donò il fuoco agli uomini appena sottratto al demonio con uno stratagemma.
A ricordo ogni 1 6 gennaio, di pomeriggio, un falò viene dato alle fiamme un po' in tutti i paesi della Sardegna.
Su fogarone di Bottidda è uno dei più imponenti. Sin dal primo mattino, legnami e frasche vengono utilizzati per predisporlo nello spiazzo sottostante la chiesa medioevale di Santa Maria degli Angeli.
Nel pomeriggio, durante la funzione dei Vespri solenni, in onore del Santo, vengono benedetti i dolci de su fogu. Sono sas tiliccas, sos cozzulos, sas copulettas, preparati con semola, mosto cotto e scorza d'arancia.
Al suono delle campane, a su fogarone viene innescato il fuoco. Uomini e donne, tutti con un dolce in mano, iniziano il rito de s'inghiriu preceduti dal cavaliere con'' S'Ardia beneitta'', sei giri attorno alle fiamme, tré in un senso, tré nell'altro. Quando il fuoco avrà ridotto in cenere su fogarone, con ardenti solo i grossi tizzoni, la festa continua con il banchetto a base di piscadura e carne, innaffiato dal robusto vino di Bottidda.
Monteruga, il paese fantasma
La vita, a Monteruga, se n'è andata trent'anni fa. Qui il tempo sembra essersi fermato, si possono ancora percepire momenti di vita contadina tra le vie e gli spiazzi di questa piccola comunità.
Monteruga è un tipico esempio di villaggio dell'Ente Riforma, nato nel ventennio fascista. Si sviluppò in seguito alla riforma fondiaria del 1950 quando numerosi terreni agricoli furono espropriati ed assegnati ai contadini che qui vi si stabilirono. La storia di Monteruga come centro abitato termina con la privatizzazione dell'azienda agricola negli anni ottanta; restano, a testimonianza di un recente passato, gli alloggi, la scuola, l'azienda vinicola, il frantoio, l'enorme deposito tabacchi, la piazza centrale, la chiesa intitolata a sant'Antonio Abate.
Il piccolo borgo sorge nel territorio del Comune di Veglie, tra le campagne di San Pancrazio e Salice Salentino, in provincia di Lecce.
A volerci entrare non è semplice. Bisogna ignorare i cartelli arrugginiti che indicano la proprietà privata, e una volta arrivati in quella che un tempo era la piazza centrale, non farsi prendere dalla suggestione.
Monteruga arrivò a contare ben 800 abitanti e negli Anni 50 era il progresso, qui erano arrivate famiglie intere dal basso Salento e da altre regioni. C'era una comunità autonoma che viveva dei prodotti della terra, c'erano amori e matrimoni, campi estivi e comunioni. La festa più attesa era quella di Sant'Antonio, il 17 gennaio.
Oggi Monteruga è un paese fantasma, un villaggio dell'oblio, ma con tanta voglia di raccontarsi e di resistere al tempo.
Lendinara Santuario Beata Vergine Nostra Signora del Pilastrello - la Madonna Nera (Rovigo Veneto)
Il santuario della Beata Vergine del Pilastrello è una chiesa dedicata alla Beata Vergine sita a Lendinara. Nel gennaio del 1911 papa Pio X la elevò al rango di basilica minore.
L'architettura della chiesa attuale è frutto di notevoli rimaneggiamenti di fine Settecento e inizio Ottocento curati dall'architetto lendinarese don Giacomo Baccari. La facciata, col doppio ordine ritmato da lesene, è stata modificata parzialmente nel 1933. Lo spazio interno della chiesa è diviso in tre navate ed è ritmato da archi a pieno centro che poggiano su pilastri. Le volte e il catino absidale vennero affrescati tra il 1939 e il 1942 dal pittore caucasico Giuseppe Chiacigh. Nel soffitto della navata centrale si trova Il Sacro simulacro che riceve forza dalla Vergine in gloria, nella controfacciata sopra il portale La salvezza dall'alluvione del 1822, verso la navata laterale sinistra il Miracolo della preservazione di Lendinara dalle rotte dell'Adige, verso la navata laterale destra La preservazione della città dalla peste del 1630 e La liberazione degli animali dalla peste del 1748, nel catino absidale L'incoronazione di Maria e dei Santi Benedetto e Francesca Romana, e del beato Bernardo Tolomei, La Natività della Vergine e I quattro profeti, nelle navate laterali gli angeli e i simboli araldici e nella cappella di Sant'Antonio Le virtù cardinali, dipinte in monocromo.
Nell'altare a sinistra si trova l'opera di G. Angeli, allievo del Piazzetta, San Francesco visitato da un angelo (1750 ca.), nel II l'Ascensione di Cristo in presenza degli apostoli e del committente V. Malmignati (1580 ca.) opera di P. Veronese e bottega. Nel III altare si colloca Il battesimo di Cristo del Montemezzano, allievo del Veronese. Salendo la scalinata sinistra si incontrano due delle sei tele dipinte tra il secondo e il terzo decennio del Settecento da Angelo Trevisani sulla storia del Pilastrello: La giovane Lucia Zante risuscitata durante il suo funerale (11 febbraio 1592) e La giovane Francesca Bimbato, annegata nel Canalbianco, viene ritrovata viva (19 luglio 1613). Una volta in cima alle scale ci si trova davanti all'altare che conserva una copia della statuetta miracolosa, derubata nel 1981. La statua è circondata da angeli in marmo scolpiti da Giovanni Maria Morlaiter (o dal bellunese Marchiori) tra il 1743 e il 1745. Dello stesso artista le statue della Verginità e dell‘Umiltà ai fianchi dell'altar maggiore.
Scendendo la scalinata opposta si incontra la cappella dedicata all'abate Celestino Colombo in cui si trova una tavola con San Pietro (inizi XVI sec.) di scuola dossesca. Nel II e III altare di destra si collocano due pale tardo settecentesche del pittore siciliano di formazione romana Tommaso Sciacca: Sant'Antonio da Padova che riceve Gesù Bambino e Sant'Antonio abate che visita San Paolo eremita. Nella seconda cappella sono conservate altre due opere splendide del ciclo di Trevisani: La giovane Maria Rigo viene resa invisibile a giovani patrizi male intenzionati (16 maggio 1591) e L'acqua mutata in sangue (1576) (1730 ca.). Tra due statue del padovano T. Bonazza si colloca una seconda pala dello Sciacca San Sebastiano e Santa Lucia (1814).
Un'altra opera di rilievo è conservata nel I altare a destra. Si tratta de I Santi Bartolomeo, Benedetto e il beato Bernardo Tolomei e i committenti Bartolomeo e Battista Malmignati (1580 ca.) di J. e D. Tintoretto. Altre due grandi tele del Trevisani sono conservate nella sacrestia: La città di Lendinara viene preservata dalla pestilenza che infuria in vari luoghi d'Italia e del Polesine (1630) e Per intercessione di Giovanni Battista, la Madonna del Pilastrello salva Lendinara da una tremenda rotta dell'Adige (24 giugno 1677). Sono, inoltre presenti, la Glorificazione del podestà di Lendinara Ludovico Pisani (seconda metà del sec. XVII) attribuita ad Andrea Celesti (o a Matteo Ghidoni), Sant'Andrea (metà del XVII sec.) di J. Ribera, alcuni dipinti di scuola romana di fine Settecento e una copia dal Guercino.
Nella navata sinistra si trova l'ingresso del Bagno. L'impianto è quello voluto dal Baccari ma ha subito molti rifacimenti e aggiunte di epoca successiva. Sulla sinistra si trova la fonte miracolosa coronata dalla Madonna in bronzo (1910) del melarese Policronio Carletti mentre alle pareti si trova il ciclo ottocentesco dei dodici dipinti con I miracoli della Vergine del Pilastrello di Giovanni Baccari. In una vasca monolitica in marmo degli inizi del Novecento sgorga l'acqua della fonte miracolosa.
Porta Capuana e Porta Nolana, appello per il decoro urbano e la vivibilità
All'attenzione del sindaco di Napoli, dott. De Magistris, e agli assessori competenti
Questo è un appello per ridare decoro e vivibilità urbana a Porta Capuana e a Porta Nolana, 2 delle storiche e monumentali Porte di accesso alla città di Napoli, oggi testimonial in negativo di se stesse e di una malanapoli che nessuna amministrazione sembra in grado di recuperare al vivere civile e alla legalità. Ridotte a maleodoranti vespasiani, pattumiere a cielo aperto per picnic selvaggi e scorribande vandaliche, sono luoghi di ritrovo di alcolisti rissosi, prostitute , paccottari , borseggiatori multietnici e del malaffare generalizzato. -La più degradata è, nonostante la vicinanza di un commissariato e di 2 comandi di polizia municipale, Porta Capuana. Ingiusta umiliazione per quella che fu, all'inizio del novecento, la culla del quartiere latino di Napoli, arricchita dalla splendida fontana del Formiello, dal miracoloso busto (sempre più deturpato dai vandali) di San Gennaro e dalla basilica di Santa Caterina a Formiello. Il lato più inguaiato è su piazza Enrico De Nicola, dove confluiscono via Alessandro Poerio e via Carbonara, 500 metri di inciviltà allo stato brado: marciapiedi sommersi da erbacce e immondizia, con auto infilate dappertutto, resti di parchimetri inutilizzati, spazi comuni recintati con catene per uso privato, strisce blu sequestrate da pizzerie e commercianti. Ciliegina sulla torta è una discarica di cartoni, allocata su via Alessandro Poerio, che su you tube è diventata un video cult. Sull'area imperversano scippatori provenienti dal Buvero, da Forcella e dal quartiere Sanità, a caccia di rolex , ori e portafogli. Una media di 2 scippi al giorno, non tutti denunciati. Gli interventi dei volontari e degli anziani del quartiere, impegnati nel promuovere il decoro urbano, non hanno sortito risultati positivi. Non sta meglio Porta Nolana, sotto sequestro dal 2007, che nonostante le forze in campo, continua ad essere, dopo il buvero, il più grande mercato all'aperto del contrabbando di sigarette, della merce contraffatta e della prostituzione di colore. Tutto intorno un degrado urbano e un disagio sociale angosciante. -Seguiamo il sopravvivere di questi luoghi da anni, fanno parte di un area abbastanza vasta che parte da via Marina, attraversa piazza Garibaldi e dintorni per arrivare a piazza Carlo 3, per ricollegarsi infine, attraverso il borgo Sant' Antonio Abate, a via Carbonara e via Alessandro Poerio. -Piazza Enrico De Nicola è l'epicentro di una realtà urbana e sociale degradata e sofferente che dice molto e insegna molto. Sono circa 350 i senza tetto e i disperati che dormono per strada su tale area urbana e sono oltre 130 le famiglie di rom che vivono nei bassi dei vicoli a ridosso del Buvero e di via Santa Sofia, sopravvivendo della raccolta differenziata dell'immondizia. Vicoli e vicoletti sono, in gran parte, amministrati da un potere locale che fa riferimento a clan familiari, i quali decidono come sfruttare e dare in affidamento il territorio a parcheggiatori abusivi, ambulanti abusivi, e tante attività su strada che hanno a che fare con cibo, bevande e giocattoli. A piazza Enrico De Nicola c'è un nucleo familiare che occupa sempre lo stesso spiazzo e che da decenni pratica sempre le stesse attività. -Non rientra nelle nostre competenze garantire il governo e il controllo del territorio, ma come cittadini riteniamo giusto richiamare l'attenzione su una situazione di disagio urbano e sociale non occasionale, che sta diventando sempre più grave e potrebbe diventare ingestibile. -Suggeriamo innanzitutto l'installazione , in piazza Enrico De Nicola , di 4 bagni a libero accesso e la presenza 24 ore su 24 di una stazione mobile della polizia municipale, di rinforzare la presenza dei contenitori dell'immondizia ( è bene precisare che gli operatori ecologici fanno spazzamento e raccolta, tutte le mattine). Inoltre il commissariato mercato, che sta a 50 metri, potrebbe utilizzare un minimo di risorse umane appiedate per monitorare via Carbonara, martoriata dagli scippatori. -Video servizio, no profit, realizzato dall'associazione di volontariato culturale No Comment -N.B. Chiunque, riconoscendosi nelle riprese, reputi non opportuno apparire sarà, dopo verifica, rimosso dal video. In ogni caso le riprese hanno solo intenti documentaristici sulla realtà urbana e non sulle singole persone che, per tutelare la privacy, sono state rese irriconoscibili - Napoli 23 agosto 2011
Verona - Chiesa di San Procolo
Verona - San Procolo fu il quarto vescovo di Verona. La chiesa a lui dedicata ne conserva le spoglie. La prima erezione fu del periodo paleocristiano V o VI secolo all'interno della necropoli pagano-cristiana lungo la via Gallica. Le prime tracce scritte furono nell'846 per l'elogio funebre dell'arcidiacono Pacifico in un elenco di opere da lui costruite o restaurate.
Dopo il terremoto del 1117 fu completamente rifatta. Fino al 1500 fu arricchita di affreschi ed opere d'arte. All'interno si trovano opere di Antonio Badile e Giambettino Cignaroli (Sant'Elena che adora la croce del 1741), Del 1764 vi è L'ultima cena e San Biagio che guarisce gli infermi di Giorgio Anselmi. L'altare maggiore è fatto con una lastra di verde antico.
La chiesa è a una sola navata. Anche la chiesa di San Procolo ha una cripta con resti preterremoto. La cripta è a tre navate con 6 colonne e 12 lesene ha al suo interno resti della chiesa paleocristiana e della necropoli. Nel 1492 furono scoperte reliquie di santi e vescovi del passato: i resti dei santi Procolo e Agapito, e reliquie di Sant'Euprepio e Cricino.
Nel restauro di pochi anni fa (1984-1988) a cura dell'architetto Libero Cecchini ha portato alla luce affreschi dal 1100 al 1400. Nel 1806 decadde da parrocchia del rione in seguito all'abolizione dell'abbazia, fu adibita spesso ad usi profani ed iniziò la sua decadenza. La facciata è del XII secolo con un piccolo protiro e due bifore.
Le campane di Valgattara, Monghidoro (Bo) 2017.
Le campane della Chiesa di Valgattara, Monghidoro (Bologna Italy) nel giorno della Festa di San Bartolomeo 24 agosto 2017. La costruzione del campanile di Valgattara fu iniziata nel 1927 e inaugurato il 24 agosto 1938. Il campanile contiene un concerto di 4 campane fuse nel 1894 dalla Fonderia Giuseppe Brighenti, del peso di: Grossa, 546,8 Kg – Mezzana, 385,7 Kg – Mezzanella, 278,3 Kg – Piccola 176,5 Kg. Sono dedicate a Dio Salvatore, Santa Maria del Rosario, Sant'Antonio da Padova, e San Bartolomeo Patrono di Valgattara). Campanari, Unione Campanari Bolognesi. Riprese di Gilberto Tedeschi.
Torri Civiche
San Cataldo è un luogo nel quale, oltre alle bellezze architettoniche legate principalmente alle chiese antiche, sono presenti tre importanti torri civiche, ognuna delle quali presenta una storia ed una collocazione geografica a se.
Credits: LAB24 / lab24.it
Il Santuario della Madonna della Bocciola
Il Santuario della Madonna della Bocciola, visitato da Fabio Bolzetta, che incontra Don Enzo Sala, Parroco di Gozzano e Bolzano Novarese
Santuario B.V. del Pilastrello - Lendinara
Il Santuario della Beata Vergine del Pilastrello è un santuario mariano eretto in seguito ad avvenimenti miracolosi avvenuti nel XVI secolo, connessi all'acqua di una fonte che dimostrò avere poteri taumaturgici e che è stata deviata all'interno della nuova chiesa. Lo spazio interno della chiesa è diviso in tre navate ed è ritmato da archi a pieno centro che poggiano su pilastri. La chiesa contiene numerosi affreschi e tele tra le quali un'opera di J. e D. Tintoretto.
(Da Wikipedia)
Monte Pendice-Castello Speronella-Cascatella Schivanoia ( Video completo )
Sentiero rocca pendice , si percorre dalla prima sbarra che si vede dall'inizio del video , SI fa tutto il giro del monte Pendice fino ad incontrare uno spiazzo dove si nota che ce stato un'intervento di disboscamento, molto probabilmente fatto per far ricrescere piante nuove, da lì si nota un piccolo sentiero un po ripido dove prosegue il sentiero, arrivati al prossimo sbarramento lo si scavalca e si prende il primo sentiero che gira a destra sbarrato anche questo il quale lo si scavalca e si va in salita fino alla cresta del monte , dalla cresta si gira a destra e si procede fino alla fine della stessa, da li si vede un sentiero che scende lo si prende fino ad incrociare un altro sentiero che sale e va alle rovine del castello della principessa speronella, se si va al castello poi si scende sempre per lo stesso sentiero , facendolo in discesa si prosegue prendendo il primo sentiero che gira a destra e che va in discesa lo si percorre pino ad arrivare in strada asfaltata dalla strada si scende al terzo tornante dove inizia il sentiero per la cascatella schivanoia , dalla cascatella si procede sempre per il sentiero principale fino ad arrivare ad una staccionata da li si gira a destra e si va in discesa , se si vuole vedere le cascatella da sotto si prendono dei sentierini che girano a destra , altrimenti si procede dritto tenendo il sentiero principale fino ad arrivare in strada asfaltata da li si procede tenendo sempre la destra e si arriva al punto di partenza il CIMITERO DI TEOLO.
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link utili per escursione :
Campane di Salionze di Valeggio sul Mincio(VR)
Parrocchia San Giovanni Battista 5 campane Cavadini del 1938 in La3
Plenum per la S.Messa prefestiva delle 18.30
Campane Santuario San Rocco Montpellier
Campane Santuario San Rocco a Montpellier. Durante le celebrazioni della sua festa il 16 agosto.
Campane di Ponti sul Mincio(MN)
Parrocchia S.Antonio abate 5 campane in La3 Distesa a 4 campane per la S.Messa feriale delle 18
Nepi - La Giustizia Criminale...
Titolo Completo del libro:
La giustizia criminale in una comunità di antico regime
Video Realizzato da Massimo Moscatelli - Nepi - Novembre 2015 -
per la presentazione di un libro di carattere Storico/Culturale.
LIBRO:
Francesca Zampaletta
Luca de Santis
FOTO:
Alfio Ripanelli
Massimo Moscatelli
Dr. Stefano Francocci
VIDEO/EDITING:
Massimo Moscatelli
Another Video:
( Napoleon - The Battle of Austerliz ) - ( Rome )
MUSIC:
Borislav Slavov - Fourteen Legion
Two Steps From Hell -
Massimo Moscatelli - HOPE - 2014
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Città di Melpignano in LIS (Lingua Italiana dei Segni)
Melpignano si colloca nella parte mediana della provincia di Lecce, ed è uno dei comuni che formano l’isola linguistica ellenofona chiamata Grecìa Salentina.
Divenuta celebre negli ultimi anni grazie al “Concertone della Notte della Taranta”, Melpignano rientra nel Club dei Borghi Autentici d’Italia e nell’Associazione Comuni Virtuosi.
Le bellezze genuine del centro storico e dei monumenti artistici, uniti alla vivacità culturale e all’ospitalità della comunità melpignanese, attraggono ogni anno migliaia di visitatori.
L’economia agricola che per secoli ha animato la società di Melpignano è ancora evidente nei vasti fondi a oliveto.
Le colture si fondono sinergicamente con le architetture rurali, in forme riconducibili alla civiltà contadina, come i muretti a secco e le pajare.
Città @perte in rete
WEB:
SALENTO OPEN SOURCE
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Le campane dell'Abbazia di Chiaravalle, Milano - Concerto 4
Milano, loc. Chiaravalle Milanese, Abbazia di Santa Maria e San Pietro
Concerto di 5 campane a corda in RE3
Giorgio Pruneri 1907
Concerto solenne a 5 campane
Il monastero fu edificato il 22 gennaio 1135 per espressa volontà di san Bernardo, come sorta di ringraziamento al santo, che fu invitato a rimanere a Milano come arcivescovo, per acclamazione popolare. San Bernardo, che passò per Milano di ritorno dal Concilio di Pisa del 1134, dovette rifiutare tale proposta e scelse un luogo sul quale sarebbe dovuto sorgere il primo insediamento cistercense nella regione lombarda; egli scelse la zona di Rovegnano, circa quattro chilometri fuori dalla città. Con l’aiuto e la benevolenza dei cittadini milanesi, l’abbazia poté ben presto consolidarsi, sia come guida spirituale della città che come monumento architettonico. Del primo abate non si ha notizia fino al 1138; vista l’assenza dell’abate per i primi quattro anni, farebbe intendere nel frattempo un periodo di completamento dell'edificio ecclesiale. Il primo abate di Chiaravalle fu tal Brunone, nominato in una bolla papale di Innocenzo II, che poneva l’abbazia del Cerreto sotto quella di Chiaravalle. Durante tutto il XIII secolo, cominciarono i lavori per la realizzazione del primo chiostro, situato a sud della chiesa. Nel XIV secolo vennero realizzati il tiburio e il refettorio, mentre nel 1412 venne costruita una piccola cappella, posizionata in corrispondenza del transetto meridionale e rimaneggiata nel XVII secolo per essere adibita a sacrestia. Nel 1442 l'abbazia venne affidata in commenda ai signori di Milano, salvo poi ritornare nelle mani dei cistercensi nel 1474. Durante il periodo di commenda, venne fusa una piccola campana e collocata nella celebre torre nolare della Ciribiciaccola, costruita dall'architetto Francesco Pecorari tra il 1329 e il 1340. La campana dal suono argentino, risulta essere la più antica montata a sistema ambrosiano, poiché fa sentire la sua voce ancora oggi come se fosse quel mattino del 1453, giorno nel quale fece udire i suoi primi rintocchi. La campana si chiama Bernarda, in onore del suo santo patrono. Nel 1490, gli artisti Bramante e Giovanni Antonio Amadeo iniziarono a costruire il celebre Chiostro Grande (demolito per far spazio alla ferrovia nel corso del XIX secolo) e il capitolo, un'opera alla quale ne seguirono molte altre di celebri artisti. Nel XVI secolo molti pittori e artisti lavorarono all'interno dell'abbazia; a questo periodo risalgono le opere di Bernardino Luini, mentre dal 1613 al 1616 i Fiammenghini ebbero l'incarico di decorare le pareti interne della chiesa, ricoperte di splendidi affreschi visibili ancora oggi. L'abbazia fu soppressa il 13 maggio 1798, come conseguenza di un regio decreto di Napoleone. Dopo due secoli di vita parrocchiale, l'ordine cistercense poté fare il suo ritorno a Chiaravalle nel 1952, grazie all’intervento del cardinale arcivescovo Alfredo Ildefonso Schuster. La facciata e il campanile, completati in epoca barocca, vennero rimaneggiati nel 1926 fino ad assumere l'odierna forma con mattoni a vista. Il campanile ospita un pregevole concerto di cinque bronzi, fusi dalla fonderia Pruneri di Grosio in sostituzione delle tre precedenti del Settecento. In cima alla ripida scala del transetto, si giunge in un piccolo pianerottolo, abbellito da uno dei primissimi capolavori assoluti di Bernardino Luini: la Madonna della buonanotte (1512). Accanto a quest'opera vengono citate le sculture del fiorentino Lorenzo Lotti, su disegni del celebre Raffaello Sanzio.