8.6.2014 LUCCA: salita del Cristo sull'altare della chiesa di San Martino
30-8-2015 Acquasanta pellegrinaggio S.Eugenio di Crevari:Scala cristo portatore Sergio Franzone
30-Agosto-2015 Santuario Nostra Signora dell'Acquasanta pellegrinaggio della confraternita di San.Eugenio di Crevari:
SCALA SANTA del cristo moro di Crevari : portatore Sergio Franzone
Il nome di Dio nell'altare della Chiesa di Stresa
Video da parte di JW
SPECIALE - Dedicazione della nuova Chiesa di Sant'Anna
Chiesa del SS Redentore - Legnano (MI) - esplorazione artistica
CHIESA DEL SS REDENTORE - LEGNANO (MI)
La decisione di costruire la chiesa del SS Redentore fu presa il 14 agosto 1898 dal cardinale Andrea Carlo Ferrari, per agevolare la frequentazione delle messe da parte degli abitanti di Legnano che risiedevano nella zona a est del fiume Olona.
I lavori cominciarono il 26 maggio 1901 e terminarono meno di un anno dopo, grazie al contributo di Barbara Melzi (ricca suora canossiana figlia del conte Francesco Melzi Malingegni), dell'arcivescovo di Milano Andrea Carlo Ferrari e alle elargizioni di molti parrocchiani della contrada.
La chiesa, consacrata il 30 novembre 1902 dallo stesso cardinale Ferrari, è in stile romanico lombardo, ispirata alla basilica di Sant'Ambrogio a Milano e ha una lunghezza di 50 metri per una larghezza di 20 metri.
E' divisa in tre navate separate da file di colonne di marmo, con un battistero ottagonale sulla sinistra e le pareti sono ornate da affreschi realizzati da Eugenio Cisterna.
L'altare maggiore e il pulpito sono in marmo di Carrara, realizzati dallo scultore Angelo Colombo.
Nel 1923 Aldo Carpi aggiunse sopra alle lunette della facciata della chiesa e del battistero dei mosaici ispirati al SS Redentore, a cui è dedicata la chiesa.
Nella navata destra è conservato un dipinto dei fratelli Giovanni Battista e Francesco Lampugnani del 1635 che raffigura La Purificazione e nell'abside dietro all'altare maggiore c'è un dipinto su sfondo dorato che rappresenta la Trasfigurazione di Gesù.
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Dedicazione della Chiesa del Latera di Roma ( Italia )
Dedicazione della Chiesa del Latera di Roma
montemiletto la cripta della Chiesa di S. Anna
Gerardo Giardiello, Simone D'anna, Mons. Gaetano Nardone visitano la cripta della chiesa di S. Anna calandosi dalla botola posta dietro l'altare.
Basilica Cuore Immacolato di Maria en Roma
La costruzione della chiesa iniziò nel 1923, grazie a donazioni della comunità italiana canadese. Fu disegnata dall'architetto Armando Brasini, che le diede una pianta a croce greca inscritta in un circolo e una elaborata facciata. Nel tempo il progetto subì numerose varianti, soprattutto a causa dell'elevato costo dei materiali che indusse Brasini a semplificarne le forme.
Nel 1936 la cripta fu consacrata e affidata alla congregazione dei Missionari figli del Sacro Cuore Immacolato di Maria, anche detti Clarettiani. Nel 1951 venne terminato il tamburo, che ha sostituito la grande cupola prevista dal progetto ma mai realizzata. A fianco della chiesa fu invece edificato un ampio fabbricato multipiano, destinato agli uffici parrocchiali e ad offrire ricovero ai sacerdoti dell'ordine di S. Antonio Maria Claret.
Papa Giovanni XXIII la elevò al rango di basilica minore nel maggio 1959; nel febbraio 1965 papa Paolo VI la rese chiesa titolare col titolo di “Sacro Cuore di Maria”. La chiesa è inoltre sede parrocchiale, istituita il 10 maggio 1936 con il decreto del cardinale vicario Francesco Marchetti Selvaggiani Apostolica impulsus.
Alba (Cuneo, Piemonte) Duomo - Cattedrale di San Lorenzo - esterni e interni - videomix
Una leggenda tramandata dagli albesi sull’origine del nome ALBA fa riferimento alle decorazioni presenti sulla facciata della cattedrale di San Lorenzo: quattro statue rappresentanti i simboli degli Evangelisti campeggiano infatti sulla piazza e l’acronimo delle iniziali dei simboli dà come risultato A-L-B-A (angelo, leone, bue e aquila).
Il Duomo è costruito su preesistenti edifici romani. All'interno, sulle pareti dello scalone principale ci sono alcuni affreschi provenienti dalla Chiesa di San Domenico, tra i quali spicca una Pietà risalente a fine Trecento e una Adorazione dei Magi. Nel salone del consiglio ci sono dipinti importanti: una tavola raffigurante la Vergine con il Bambino di Macrino d'Alba risalente al 1501; una pala con Madonna e Bambino tra San Giuseppe e Sant'Anna e il Concerto attribuito a Mattia Preti.La cattedrale di Alba è situata in Piazza Risorgimento, dove domina con la sua mole imponente lo spazio pubblico. Si tratta di un rimaneggiamento ottocentesco di una preesistente architettura tardo-gotica. A partire dal XII e XIII secolo la cattedrale viene spesso citata grazie alle sempre più numerose manifestazioni pubbliche. L'alta torre campanaria contiene al suo interno l'antico campanile originario, curiosa costruzione che ha conservato internamente testimonianza dell'architettura protoromanica del XII secolo. La torre campanaria impreziosita con decorazioni ad archetti ciechi è dotata di finestre monofore e bifore. Un'altra torre, la torre Negri, si trovava di fronte alla facciata. Fu demolita nel 1867 e la sua antica posizione è segnata sulla piazza da alcuni cippi in pietra. La cattedrale albese ha subito continue ristrutturazioni nel corso dei decenni allo scopo di evitare il deterioramento e adeguarla al contesto storico dell'epoca. Al suo interno si possono osservare tre portali romanici con capitelli fogliacei e figurati risalenti, così come l'intera cattedrale al XII secolo. Sulla facciata si nota la figura di San Lorenzo, dipinta dal milanese Luigi Cocchio nel 1878 e i quattro simboli degli Evangelisti creati dal Vercellese Carlo Dusio. Nel duomo, addossata a una colonna, quasi al centro si può osservare una pregevole acquasantiera, risalente al 1503 regalata da Urbano Serralunga. Sulla destra compare il primo degli otto altari laterali della cattedrale, quello del S.S.Crocefisso dono del Vescovo Eugenio Galletti. A partire dall'acquasantiera compaiono l'altare della Madonna, del Sacro Cuore, della Sacra Famiglia per terminare con la cappella del Santissimo Sacramento.
L'icona centrale della cappella rappresenta Sant' Elia e Sant'Eliseo in adorazione della Vergine, probabilmente dipinta o dal Cuniberti o dal Molineri di Savigliano. Il dipinto posto di fronte al piccolo coro dei vescovi rappresenta il Martirio di San Donato, risalente alla metà del XVIII, e, sulla volta il profeta Elia che, rapito su di un carro di fuoco, fa cadere il mantello in dono al profeta Eliseo. Interessanti sono i sotterranei della cappella, fatta edificare da monsignor Paolo Brizio nella metà del secolo XVII, che accolgono i resti dei vescovi albesi. Nella sagrestia si può contemplare il bassorilievo della Madonna con il Bambino, San Giovanni Battista e San Giovanni Apostolo, eseguito nel 1507 dello scultore Giovanni Lorenzo Sormani, ammirare il pregevole lavabo risalente al Cinquecento dei canonici nel retrosacrestia, osservare la mensa in legno di noce del XVI secolo e le cassapanche del 1650 fatte costruire dal vescovo Brizio. Nell'aula capitolare costruita nel Settecento campeggia il bel dipinto del cremonese Giulio Campi rappresentante l'immagine di San Lorenzo diacono dinnanzi all'imperatore romano. Nella navata centrale si trovano l'altare maggiore in stile barocco e il ''coro'' ligneo, formato da ben 35 scranni intarsiati con vari elementi: ambienti urbani e città con torri. L'icona che lo sovrasta è una pala del Beaumont raffigurante San Lorenzo tra gli angeli. Sulle pareti laterali, opera del pittore Luigi Hartmann di Chiavenna, si possono ammirare quattro ampi chiaroscuri che riproducono quattro scene del Martirio di San Lorenzo e risalenti al 1871. Sulle pareri della Cripta di San Pietro si possono osservare delle lapidi funerarie ricuperate dal pavimento dai restauri del 1872. La cappella di San Teobaldo conserva un'arca sacra risalente al 1515, un altare marmoreo del 1746 e alcune lapidi commemorative. Sulle pareti si trovano alcuni dipinti a pale con la figura di San Teobaldo e altri santi protettori di Alba. Da ricordare infine gli altari dedicati a San Luca e a San Bovo.
Soriano Calabro SAN DOMENICO festa 2016 ricollocazione del Sacro quadro Acheropita sull'altare.
Soriano Calabro (VV) Calabria Italia.
BY EUGENIO SELVAGGIO VV.
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La basilica della Madonna dei Martiri è una chiesa di Molfetta.
La chiesa, proclamata Basilica pontificia minore nel 1987, accoglie al suo interno dipinti tra i quali un'immagine della Madonna dei Martiri, trasportata dai Crociati nel 1188, particolarmente cara ai molfettesi, in special modo ai marinai.
A destra dell'altare maggiore, in un'angusta cripta cui si accede scendendo alcuni ripidi gradini in pietra, è situata una riproduzione fedele del Santo Sepolcro, realizzata a spese del notaio molfettese Francesco Lepore prima del 1497 (anno in cui risultava essere già deceduto) con 62 pietre, si dice, da lui portate dalla Terrasanta.
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Castrofilippo Chiesa Maria Ss. del Rosario
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Castrofilippo Chiesa Maria Ss. del Rosario by Alfonso Di Francesco
I lavori di costruzione della chiesa Madrice ebbero fine nel 1634 e l'anno dopo fu fondata l'Arcipretura. Il patrono fondatore fu Maurizio Monreale, duca di Castrofilippo: la chiesa era più piccola (metri 20x8) dell'attuale, infatti mancavano ancora il coro e le due cappelle laterali. Essa inoltre era più bassa, non aveva l'oratorio, e la torre campanaria terminava a tronco di piramide. Nel 1748 la visita di mons. Lorenzo Gioeni, trovo la chiesa in cattivo stato. Il vescovo ordinò, tra le altre cose, di allontanare l'epigrafe della sepoltura di Domenico Monreale VI duca di Castrofilippo (morto il 12 ottobre 1746) situata vicino l'altare maggiore.
Nel 1848 la chiesa fu ingrandita: si elevò il soffitto si costruì il coro, con le offerte e il lavoro dei fedeli. Verso il 1850 la chiesa fu adornata di pregevoli stucchi in oro zecchino, lavorati dai Signorelli di Palermo. Nel 1898 il vescovo mons. Bladini in visita pastorale, accompagnato dall'arciprete Eugenio Racalbuto, diede disposizione di far mettere un po' di pece greca nel sepolcreto della lapide dell'altare maggiore. All'inizio del 1900, il pittore Salvatore Racalbuto, padre dell'arch. D. Eugenio esegui alcuni lavori su tela, che ancora oggi si possono ammirare, Adamo ed Eva , la Madonna del Rosario, Giuditta, la Trasfigurazione, le Anime del Purgatorio, la Madonna dell'Assunta. Nel 1944 fu rifatta la torre campanaria, nel 1949 fu costruito l'oratorio con le offerte dei fedeli. Nel 1951 fu effettuata la nuova pavimentazione. La chiesa oggi misura metri 32x8, mentre le due cappelle laterali misurano 5x4. Con l'aggiunta del coro e delle cappelle laterali assunse la pianta a croce latina. Infine risale nel 1980 l'ultimo restauro, che hanno riportato nell'antico splendore i pregevoli stucchi, i capitelli corinzi, le cappelle e le preziose statue.
Affreschi nella chiesa di S. Giacomo in Kastelaz a Tramin, val di Non, Trentino
affreschi nella chiesa di S. Giacomo in Kastelaz a Tramin, quelli dell'abside sono del 1200; Golia e la crocefissione sono della fine del xiv secolo; gli affreschi con angeli evangelisti e storie relative alla vita di S. Giacomo sono di Ambrosius Gander del 1441
un contrappunto alla mente sul Dies Irae
ALBA (CN, Piemonte) piazza Risorgimento Duomo e Municipio - videomix
Il Duomo si trova in Piazza Risorgimento, fulcro storico della città, ed è costruito su preesistenti edifici romani. All'interno, sulle pareti dello scalone principale possiamo trovare alcuni affreschi provenienti dalla Chiesa di San Domenico, tra i quali spicca una Pietà risalente a fine Trecento e una Adorazione dei Magi. Nel salone del consiglio possiamo trovare dipinti importanti: una tavola raffigurante la Vergine con il Bambino di Macrino d'Alba risalente al 1501; una pala con Madonna e Bambino tra San Giuseppe e Sant'Anna e il Concerto attribuito a Mattia Preti.La cattedrale di Alba è situata in Piazza Risorgimento, dove domina con la sua mole imponente lo spazio pubblico. Si tratta di un rimaneggiamento ottocentesco di una preesistente architettura tardo-gotica. A partire dal XII e XIII secolo la cattedrale viene spesso citata grazie alle sempre più numerose manifestazioni pubbliche. L'alta torre campanaria contiene al suo interno l'antico campanile originario, curiosa costruzione che ha conservato internamente testimonianza dell'architettura protoromanica del XII secolo. La torre campanaria impreziosita con decorazioni ad archetti ciechi è dotata di finestre monofore e bifore. Un'altra torre, la torre Negri, si trovava di fronte alla facciata. Fu demolita nel 1867 e la sua antica posizione è segnata sulla piazza da alcuni cippi in pietra. La cattedrale albese ha subito continue ristrutturazioni nel corso dei decenni allo scopo di evitare il deterioramento e adeguarla al contesto storico dell'epoca. Al suo interno si possono osservare tre portali romanici con capitelli fogliacei e figurati risalenti, così come l'intera cattedrale al XII secolo. Sulla facciata si nota la figura di San Lorenzo, dipinta dal milanese Luigi Cocchio nel 1878 e i quattro simboli degli Evangelisti creati dal Vercellese Carlo Dusio. Nel duomo, addossata a una colonna, quasi al centro si può osservare una pregevole acquasantiera, risalente al 1503 regalata da Urbano Serralunga. Sulla destra compare il primo degli otto altari laterali della cattedrale, quello del S.S.Crocefisso dono del Vescovo Eugenio Galletti. A partire dall'acquasantiera compaiono l'altare della Madonna, del Sacro Cuore, della Sacra Famiglia per terminare con la cappella del Santissimo Sacramento.
L'icona centrale della cappella rappresenta Sant' Elia e Sant'Eliseo in adorazione della Vergine, probabilmente dipinta o dal Cuniberti o dal Molineri di Savigliano. Il dipinto posto di fronte al piccolo coro dei vescovi rappresenta il Martirio di San Donato, risalente alla metà del XVIII, e, sulla volta il profeta Elia che, rapito su di un carro di fuoco, fa cadere il mantello in dono al profeta Eliseo. Interessanti sono i sotterranei della cappella, fatta edificare da monsignor Paolo Brizio nella metà del secolo XVII, che accolgono i resti dei vescovi albesi. Nella sagrestia si può contemplare il bassorilievo della Madonna con il Bambino, San Giovanni Battista e San Giovanni Apostolo, eseguito nel 1507 dello scultore Giovanni Lorenzo Sormani, ammirare il pregevole lavabo risalente al Cinquecento dei canonici nel retrosacrestia, osservare la mensa in legno di noce del XVI secolo e le cassapanche del 1650 fatte costruire dal vescovo Brizio. Nell'aula capitolare costruita nel Settecento campeggia il bel dipinto del cremonese Giulio Campi rappresentante l'immagine di San Lorenzo diacono dinnanzi all'imperatore romano. Nella navata centrale si trovano l'altare maggiore in stile barocco e il ''coro'' ligneo, formato da ben 35 scranni intarsiati con vari elementi: ambienti urbani e città con torri. L'icona che lo sovrasta è una pala del Beaumont raffigurante San Lorenzo tra gli angeli. Sulle pareti laterali, opera del pittore Luigi Hartmann di Chiavenna, si possono ammirare quattro ampi chiaroscuri che riproducono quattro scene del Martirio di San Lorenzo e risalenti al 1871. Sulle pareri della Cripta di San Pietro si possono osservare delle lapidi funerarie ricuperate dal pavimento dai restauri del 1872. La cappella di San Teobaldo conserva un'arca sacra risalente al 1515, un altare marmoreo del 1746 e alcune lapidi commemorative. Sulle pareti si trovano alcuni dipinti a pale con la figura di San Teobaldo e altri santi protettori di Alba. Da ricordare infine gli altari dedicati a San Luca e a San Bovo. La Cattedrale è stata riaperta, dopo circa un anno di lavori, all'inizio di dicembre, per restauri della pavimentazione, dell'altare e il rifacimento dell'impianto riscaldamento. Dagli scavi sono emersi alcuni ritrovamenti archeologici, messi in risalto con grate ben visibili dall'interno ed è stata restaurata la Cappella di S. Teobaldo.
Camerano, Chiesa di san Francesco manortiz
Chiesa
DI SAN FRANCESCO
Una antica tradizione vuole che sia stata fondata con l´attiguo convento dei Minori dallo stesso San Francesco presente nel 1215 ad Ancona e Sirolo in occasione del suo viaggio in Oriente. Il Bollario Francescano ed altre fonti storiche indicano esistente questa chiesa nel 1292 e menzionano una lapide, ora irreperibile, un tempo visibile sul muro interno dell´edificio «a cornu epistolae» (cioè a destra) con questa epigrafe: + MCCXXX IIII ID VIII. Probabilmente la data del 1230 si riferisce all´anno in cui furono completati i lavori della chiesa originaria. le fonti storiche affermano che la chiesa ed il convento di San Francesco di Camerano sono sorti sull´area già occupata da un più antico monastero di monache presumibilmente lo stesso che, sotto il titolo di Santa Maria e Sant´Agata Martire, è menzionato dal Codice Bavaro relativo alle concessioni enfiteutiche nella zona tra i secoli VII e X. Attualmente all´interno della chiesa è conservata una lapide gotica con la seguente epigrafe: «In nomine domini amen anno domini MCCCXXXI tempore domini Ioannis Papae XXII» . Originariamente collocata sopra la porta dell´ex convento, questa iscrizione si riferisce molto probabilmente alla riedificazione del convento stesso sui resti del precedente monastero di Santa Agata. Da un’antica pergamena rinvenuta sotto l´altare maggiore si conosce che il 14 luglio 1437 la chiesa fu consacrata dal Vescovo Pietro Giustiniani dell´Ordine dei Predicatori con il premesso di mons. Giovanni Caffarelli Vescovo di Ancona.
Nel 1759 la chiesa fu completamente ristrutturata su disegno dell´architetto Francesco Ciaraffoni e dell´edificio originario non rimase che il portale in pietra. Tra il 1763 ed il 1769 fu ampliato il convento su disegno di fra Domenico Frezzini dei Minori di Ancona, assistito dai padri Francesco Marchetti e Andrea Ottaviani. Il nuovo convento ebbe breve vita: chiuso durante l´occupazione francese, i suoi beni passarono al cosiddetto Appannaggio del Vicerè d´Italia Eugenio di Beauharnais e poi al Comune che utilizzò l´edificio come sua sede a partire dalla metà del XIX secolo. Dopo la partenza dei frati Minori da Camerano, la chiesa di San Francesco continuò ad essere officiata, prima da due frati detti Minimi rimasti nel paese presso abitazioni private (padre Lucesole e padre Anzelotti) e poi dai sacerdoti della chiesa parrocchiale. Danneggiata dagli eventi bellici del 1944, la chiesa fu riaperta al culto, per interessamento dell´allora parroco Don Giulio Giacconi, il 29 agosto 1959. La cuspide che sovrasta il campanile fu aggiunta nel 1957 a cura del comm. Silvio Scandalli. Attualmente l´edificio, di proprietà del Comune, pur essendo saltuariamente officiato, è sede di periodiche manifestazioni culturali quali mostre e concerti.
La chiesa è a pianta rettangolare con abside ellittica dietro l´altare maggiore, presenta quattro altari laterali, due su ciascuna navata. La volta è a botte e l´interno decorato con stucchi a scagliola, colonne sormontate da capitelli corinzi e motivi ornamentali tipici dello stile settecentesco.
Quadri contenuti all´interno della Chiesa:
Adorazione dei Pastori - E. Van Schayck, 1600.
Sant´Antonio - della scuola del Pomarancio, 1628.
San Francesco - Marco Vannetti, XVIII sec.
Traslazione della S. Casa – Francesco Fasolilli, XVIII sec.
Crocifissione – anonimo, scuola romana del XVIII sec.
CREMA - Santuario di Santa Maria della Croce - MONUMENTO NAZIONALE
Il Tempio è Monumento Nazionale.
L'esterno del Tempio è rotondo e risulta fasciato da quattro ordini sovrapposti. Le fasce dei primi due ordini collegano e saldavo plasticamente i quattro bracci della croce al corpo centrale.
L'interno è composto da una vasta sala ottagonale con quattro nicchie inserite come altari nella muratura e quattro bracci di croce a pianta quadrata aperti ad arco nella muratura. L'effetto di equilibrio e di armonia tra il vano centrale e gli spazi laterali fa di questo Tempio uno dei più importanti documenti architettonici del primo rinascimento lombardo, fiorito sulle ricerche del Filarete e del Bramante.
Le dimensioni del Tempio sono le seguenti: m. 35 di larghezza, m. 35 di altezza della cupola maggiore, m. 15 di altezza delle cupole minori. Lo Scurolo è stato ricavato, si dice, nel luogo esatto dell'Apparizione.
Della decorazione originale non si ha notizia; probabilmente venne distrutta quando, nel XVI secolo, il Santuario fu trasformato in fortezza, gli ingressi furono murati e le cappelle riempite di terra, sassi e legname. Quella attuale risale al 1702 e fu opera dei fratelli Giovanni Battista e Gerolamo Grandi in collaborazione con Giacomo Parravicino. È tipicamente barocca, ad effetto; rivela grandiosità e abilità, senza eccessivi appesantimenti. Arioso e ben congegnato è l'affresco della cupola maggiore rappresentate il Trionfo della Croce; l'affresco del grande cornicione presenta una sequenza di profeti con medaglioni che illustrano la vita di S. Teresa d'Avila, riformatrice dei Carmelitani; gli affreschi delle tre mezze lune del braccio verso nord rappresentano il Faraone sommerso, Mosè che fa scaturire l'acqua dalla rupe, il serpente di bronzo; l'affresco dello Scurolo rappresenta il trionfo di Caterina della Uberti con la Madonna. Sono dei fratelli Giuseppe e Giovanni Torricelli (1762) gli affreschi delle mezze lune del braccio orientale e rappresentano Davide e Golia, Davide con l'Arca, Assalonne trafitto da Ioab. Nella cupola verso nord il cremasco Eugenio Giuseppe Conti affrescò nel 1898 il riposo della S. Famiglia e nella cupola verso sud il cremasco Angelo Bacchetta affrescò nel 1870 la Madonna in gloria.
All'interno si possono ammirare :
Pala dell'Altar Maggiore: preziosissima e splendida tavola di Benedetto Rusconi detto Diana (1460-circa-1525). Rappresenta la Madonna Assunta. Misura m. 2,50 di altezza per m. 1,95 di larghezza.
Pale degli Altari laterali: la tela della Natività è di Antonio Campi (1575); la tela della Deposizione e la tela dell'Adorazione dei Magi sono di Bernardino Campi (1576); la tela della Veronica è di autore ignoto (sec. XVI?).
Mezze lune dello Scurolo : sono otto tele del Parravicino (sec. XVIII) e illustrano la storia del Delitto, dell'Apparizione, della morte di Caterina, dei Miracoli.
Nel Battistero: tela secentesca del cremasco Tommaso Pombioli.
In Sacrestia: elegante tela raffigurante la S. Famiglia. Di autore ignoto.
I quattro altari laterali in marmo risalgono al 1784 e sono opera del bergamasco Michele Ferata.
Nello Scurolo c'è un bellissimo altare in marmo bianco scolpito da V. Vela. Curioso è l'errore di rappresentare Caterina con amputata la mano sinistra invece di quella destra: questo errore c'era anche nella statua della grande Nicchia, nel timbro parrocchiale e in un grande medaglione di ottone. Tra queste opere va ricordato l'ornamento ad arabeschi di legno dorato della grande Nicchia, il restauro ad opera del cremasco Giovanni Signorini del quadro miracoloso in terracotta, la costruzione in marmo del davanzale della Nicchia con la seguente epigrafe: “Solum Virginis Mariae Pedibus Attactum III Non. Apr. An. MCCCCXC Misericordiae Fungendae Caussa Sacrum Esto » (cioè: Suolo toccato dai piedi della Vergine Maria il 3 aprile 1490 sacro per effondere misericordia). Sempre nello Scurolo si trova la bellissima vetrata fatta dal ipilanese G. Bertini (1849) e che rappresenta l'Apparizione;
L'Altar Maggiore. È prezioso per marmi, bronzi e dorature; è elegantissimo per forma. La bellissima urna si trovava nella Cattedrale di Crema e venne rimossa durante i restauri della Cattedrale stessa. Al centro spicca un ovale di lapislazzoli. Il tabernacolo, della fine del 700, è in bronzo dorato e di stile neoclassico corinzio, con colonnine binate, statuette degli Evangelisti, un bassorilievo sulla porticina e un Cristo Risorto al vertice della graziosissima cupoletta.
Gli Amboni. Inseriti opportunamente a lato delle rampe dell'Altar Maggiore, sono di un bel marmo rosso a segmenti verticali; sono sorretti da due robusti capitelli cinquecenteschi di stile corinzio e, al centro, mostrano due bassorilievi in sbalzo su rame ad opera del bergamasco Luigi Guerinoni.
Il Battistero. È di marmo a forma poligonale, sormontato da un coperchio in rame con simboli a sbalzo, realizzati dallo stesso L. Guerinoni.
Busto Arsizio: il card. Scola ha presieduto la liturgia di Dedicazione della chiesa di Santa Croce
Scola: «Il cristiano è colui che, ogni giorno, dà del tu a Gesù»
busto/IMG_0910 - Copia
Il cardinale Scola, a Busto Arsizio, ha presieduto la liturgia di Dedicazione della chiesa di Santa Croce e del nuovo altare.
83 Crocifisso ligneo
Il terzo altare di destra, realizzato nel 1681 da Giacinto Aicardi di Verezzi, è sormontato da un Crocifisso ligneo, eseguito nel 1693 per l'altare maggiore della chiesa barocca da Francesco Maria Agnesi, detto il Corsetto.
La successiva cappella, con altare e cornici realizzati dal genovese Domenico Prato (1798), vede San Giovanni Nepomuceno tra San Francesco da Paola e Santa Lucia raffigurati in una tela del pittore bergamasco Giuseppe Paganelli vissuto tra fine Settecento e inizi Ottocento.
Il braccio destro del transetto è occupato dal ricco altare della Madonna delle Grazie e delle Anime purganti, realizzato tra il 1718 e il 1728 da Pietro Ripa, secondo la tradizione reimpiegando colonne provenienti dalla distruzione di Castel Gavone nel 1715, rifasciate in marmo. Il dipinto è attribuito al finalese Pier Lorenzo Spoleti (1680-1726).
Nicola di Ulisse da Siena, Pala s Andrea, Battaglia tra Ginesini e Fermani (manortiz)
Nicola di Ulisse
also known as Nicola da Siena or Nicola di Ulisse da Siena (active 1442 - 1470)
was an Italian painter of the Umbro-Sienese school.
St Andrew protecting san Ginesio during a battle against the Fermani,
Nicola di Ulisse,sant'Andrea, Battaglia tra Ginesini e Fermani (Battaglia della Fornarina)
tempera su tavola , cm 252x 162
dalla Chiesa di sant'Agostino di san Ginesio
ora nel Museo Civico della Città
UNO SCONTRO ARMATO IN UNA TAVOLA DEVOZIONALE GINESINA
di Luigi Maria Armellini
Il Quadro di S. Andrea, più noto come Battaglia tra ginesini e fermani, denominazione popolare attribuita al dipinto quattrocentesco da tempo immemorabile sulla base di un particolare della scena ivi rappresentata, che ricorda una proditoria aggressione nella notte della vigilia di S. Andrea sventata da una fornarina, fu commissionato nella seconda metà del Quattrocento per ornare la cappella centrale sinistra del tempio agostiniano di San Ginesio, di giuspatronato comunale. Là avvenivano le celebrazioni annuali per le feste in onore del santo, ben a ragione compreso dai ginesini fra i comprotettori della loro patria per essersi mostrato, nell'immaginario collettivo della popolazione di quel tempo, particolarmente benevolo in due occasioni di grave pericolo delle libertà municipali. Una duplice apparizione, definita bina dal Salvi, col suo aspetto imponente, aggrondato, ieratico, sopra la torre della chiesa di S. Agostino, in quegli anni molto più alta di quanto non sia oggi, a causa dei danni del terremoto avvenuto nel 1799.
Per manifestare venerazione e gratitudine della comunità, fidente nella tutela spirituale del suo santo comprotettore, non v'era nulla di meglio, in mancanza di una chiesa ove praticarne esclusivamente il culto, che edificare una cappella il cui principale ornamento fosse costituito da una pala d'altare avente il duplice scopo di esprimere e la devozione a S. Andrea e, nel contempo, ricordare ai suoi fedeli uno dei due episodi dello scampato pericolo. L'espressione di sentimenti religiosi, non disgiunta dalle memorie storiche, fu quindi la fondamentale esigenza che indusse le autorità comunali a commissionare un dipinto rappresentante lo straordinario, prodigioso intervento dell'amica divinità, un fatto rimasto vivissimo per lungo tempo nella fantasia e nei conversari della popolazione ginesina.
(...) Più volte mi sono chiesto quali fossero le ragioni di natura socio - politico che spinsero le autorità municipali ginesine a commissionare, intorno alla metà del secolo XV, un dipinto per una cappella di giuspatronato comunale, cui fu affidato anche il compito di rievocare un evento bellico verificatosi quasi cento anni prima. Ebbene una risposta plausibile ho trovato nel desiderio di tener vivo, nei membri della popolazione il sentimento d'amor patrio, celebrato per il tramite di una specie di ecole du coeur, che con l'efficacia delle immagini potesse educare tutti, anche gli indotti.
L'autore del Quadro di S. Andrea, che oggi si trova nella civica pinacoteca di San Ginesio, intitolata a Scipione Gentili, fu maestro se non eccelso, certo di estremo fascino ed interesse, anche per i valori cromatici ed atmosferici manifestati in questa tavola che, sebbene ispirata ad un avvenimento reale, trasmette immediatamente quel valore di piacevole irrealtà caratteristico dello stile gotico nella sua più tarda sopravvivenza. Ed anche se gli intenti del pittore furono finalizzati alla provocazione di forti, drammatiche sensazioni, il risultato conseguito non è privo di un certo candore che conferisce alla composizione il carattere fiabesco, proprio di tante opere pittoriche quattrocentesche della nostra regione.
JubileuMisericordiae LA NOSTRA EUCARESTIA, Dionigi Tettamanzi Cardinale
JubileuMisericordiae LA NOSTRA EUCARESTIA, Dionigi Tettamanzi Cardinale.
(CRIPTA DELLA BASILICA INFERIORE, Assisi)
CELEBRANDO LA MESSA AI PIEDI DELLA TOMBA DI SAN FRANCESCO, L' ARCIVESCOVO EMERITO DELLA DIOCESI DI MILANO HA SOTTOLINEATO CHE CHI RICEVE L' EUCARESTIA DIVENTA EGLI STESSO CORPO DI GESÙ E ASSUME L'IMPEGNO DI PRENDERSI CURA DI CHI È SOLO E DIMENTICATO, PROPRIO COME FAREBBE GESÙ.
((Pellegrinaggio Giubilare di maggio 2016 ad Assisi della Polizia Locale di Macherio e Sovico (MB)-guidato da Padre Roberto Ferrari Guardiano del convento S.M. delle Grazie di Monza e con la partecipazione di Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo Emerito della Diocesi di Milano, con il suo segretario don Tiziano Sangalli)
IL POVERELLO D'ASSISI, COME RICORDA IL SUO BIOGRAFO CELANO,
ERA INNAMORATO DELL'EUCARESTIA E TENEVA IN GRANDE CONSIDERAZIONE LE MANI DEL SACERDOTE DISPENSATRICI DELL'OSTIA CONSACRATA.
DICEVA:
O ammirabile altezza, o degnazione stupenda! O umiltà sublime! O sublimità umile del Signore dell'Universo, Dio e Figlio di Dio, che si nasconde in poca apparenza di pane per la nostra salvezza!.
L'umanità trepidi, l'universo intero tremi, e il cielo esulti quando sull'altare, nelle mani del Sacerdote, vi è il Cristo figlio di Dio vivo.