Presentazione - LA (s)CULTURA IN BANCA Mostra Personale di CLAUDIO CESARINI
LA (s)CULTURA IN BANCA
Mostra Personale di CLAUDIO CESARINI
bronzi e marmi presso
BANCA DELL'ADRIATICO CENTRO OPERATIVO di PESARO
luglio/ottobre 2013 - inaugurazione martedì 9 luglio, ore 18,00
PRESENTAZIONE ALLA STAMPA
mercoledì 3 luglio 2013, ore 10,00
CENTRO OPERATIVO di PESARO
della BANCA DELL'ADRIATICO
Con la mostra La sCultura in Banca dell'artista Claudio Cesarini la Banca dell'Adriatico inaugura un nuovo spazio espositivo dedicato all'arte contemporanea del nostro territorio. Le opere, in questo caso marmi e bronzi, saranno collocate negli spazi esterni e nell'atrio d'ingresso, idealmente sorvegliate dai grandi artisti pesaresi come Cantarini e Venanzi e il forsempronese Guerrieri, i cui dipinti posti al piano nobile del palazzo compongono la pinacoteca della Banca. Già negli anni ottanta Claudio Cesarini era stato coinvolto in un progetto culturale della Banca illustrando due quaderni, dedicati a Mario Luzi e a Edmond Jabès, della collana Il gusto dei contemporanei, che raccoglieva i dibattiti scaturiti dall'incontro tra i maggiori letterati di quel periodo tra i quali anche Levi, Calvino, Volponi e gli studenti degli istituti scolastici superiori pesaresi. Possiamo quindi parlare di un gradito ritorno di Claudio Cesarini alla Banca dell'Adriatico per inaugurare insieme un nuovo progetto di sCultura. Oggi Cesarini è un artista maturo e celebrato, che per il carattere schivo e riservato non ha mai esposto le sue opere nella città natale. Ci piace quindi condividere questa prima augurando a Claudio Cesarini il successo che merita.
Il Presidente e Il Direttore Generale di BANCA DELL'ADRIATICO
Se capitate a Borgo Santa Maria, lungo la provinciale che collega Pesaro a Urbino, chiedete subito dove abita Claudio Cesarini. Raggiungete la sua casa e sarete accolti, collocate nel giardino antistante l'ingresso, da tre sculture. Quella che supera di gran lunga la vostra altezza è Giobbe, un marmo bianchissimo che contiene un nudo maschile stante come un antico Kouros; soltanto il braccio si stacca dal corpo e non sai se ti allontana, ti indica una direzione o richiede la tua attenzione. Poco distante una coppia di figure, Adamo ed Eva, due corpi in equilibrio su due sole gambe; infine, posto su una poltroncina da giardino, un tronco umano in gesso, una forma che, nell'attesa di trasformarsi in bronzo, ha lasciato campo alle macchie dei licheni come se fosse dotato di pelle esposta all'aggressione di una cheratosi attinica.
Giobbe è per Cesarini l'incarnazione dell'uomo sofferente che vive la separazione e grida il suo dolore:
«Ma se vado avanti, egli non c'è, Se vado indietro, non lo sento. A sinistra lo cerco e non lo scorgo, Mi volgo a destra e non lo vedo.» Giobbe 23, 8-9
«Io grido a te, ma tu non mi rispondi, Insisto, ma tu non mi dai retta.» Giobbe 30, 20
La figura è nuda, senza difese, resta in attesa di una risposta, è l'incarnazione della domanda.
Le due figure di bronzo, fuse in unico corpo che scompare avvolto da un mantello, sono il segno dell'amore. In questa scultura è racchiuso il segreto di molte opere di Cesarini: la riduzione delle braccia a monconi vorticanti sotto i panni. Le mani, le braccia costituiscono il naturale prolungamento espressivo della parola e della mimica del volto. Quando l'amore o il dolore diventano immensi, totalizzanti, non possono che restare inespressi, di qui lo stupore che si stabilisce nelle bocche aperte, negli occhi sporgenti, nel dissestarsi della forma dei volti.
Cesarini, che ha attraversato la scuola del dolore, oltre i cancelli dell'Accademia fiorentina, negli ospizi e nei manicomi, afferma: Soltanto quando ho lasciato di frequentare il dolore negli uomini ho sentito la solitudine, il sentimento nuovo del vuoto. e aggiunge: Io ho amato molto...il mio lavoro.
Casa d'artista quella di Borgo Santa Maria: sculture in gesso, in bronzo e in marmo nei locali seminterrati, lo studio luminoso a piano terra, lungo le scale per accedere al primo piano è esposta la collezione di dipinti del sette/ottocento, nel giardino i giochi per la nipotina, un cavalluccio da traino sul mobile d'ingresso, un giocattolo che reca impressi nella mancanza di un occhio di vetro, di una staffa i segni dell'oblio. Passato il tempo del gioco, il cavalluccio torna ad essere solo un oggetto, per tutti eccetto che per l'artista e per il suo sguardo di eterno fanciullo.
Silvia Cuppini