Chiesa S.Maria Maggiore, Itri (LT)
Estratto del concerto dedicato ai canti natalizi della devozione popolare sacra della tradizione orale dell'Italia centro meridionale. Itri (LT), Chiesa Santa Maria Maggiore, 07 Gennaio 2018
Visita alla chiesa di Santa Maria Maggiore di Lanciano (CH)
Situata nell'antico quartiere Civitanova, la chiesa di S. Maria maggiore domina con la sua magnifica facciata gotica la città di Lanciano. La leggenda vuole che la chiesa venne costruita su un tempio pagano dedicato ad Apollo, ubicato nel luogo dove si tenevano le cosiddette “Nundinae meractus”, ossia le fiere. Gli scavi di restauro- ripristino avvenuti nel 1968, hanno portato alla luce consistenti tracce di una chiesa romanica, risalente probabilmente alla fine del XII secolo, trasformata e assimilata nelle costruzioni successive. La facciata principale domina la piazzetta antistante, sulla sommità di una scalinata si trova il portale di Francesco Petrini, nella cui lunetta è inciso, sopra l'architrave, il nome dell'artefice dell'opera e la data di realizzazione (il 1317) insieme ad una raffigurazione scultorea della crocifissione. I virtuosismi decorativi che caratterizzano questo portale, ne fanno uno degli esempi più interessanti dell’arte abruzzese del Trecento. Il rosone posizionato in asse al portale, è costituito da cerchi concentrici, di cui il più esterno possiede una cornice ornata a bassorilievi con motivi floreali. A destra della facciata principale il portale tipicamente rinascimentale presenta caratteri stilistici simili al portale che si trova sul prospetto meridionale, e cosiddetto “federiciano”, e cioè tipico delle costruzioni pugliesi in auge durante il regno di Federico II di Svevia, ed in particolare presso Castel del monte di Andria. La facciata della chiesa originaria si apre su via Garibaldi, sul lato occidentale dell’edificio, con il portale, con doppio arco a sesto acuto, che precede il vero e proprio ingresso alla chiesa. Al centro dell’intero prospetto è collocato il campanile diviso in tre livelli, realizzati con archetti pensili e una cornice in pietra. L'interno è diviso in tre navate da pilastri cruciformi a cui sono addossati paraste e colonnine, che sorreggono archi a sesto acuto. Il presbiterio, ottagonale all'interno e quadrato esternamente, si innesta al corpo longitudinale delle navate. Oltre la parete sinistra si trovano gli ambienti sopravvissuti della chiesa cinquecentesca: parte della navata centrale e della navata sinistra con le cappelle laterali. In sagrestia è conservata una croce d’argento di Nicola da Guardiagrele.
Santuario della Madonna della Civita Itri
Il quadro raffigurante la Madonna della Civita è di stile bizantino ed è attribuita a san Luca per la presenza di tre lettere, oramai sbiadite, poste alla base del quadro: L.M.P. a significare Lucas Me Pinxit. Il quadro è stato sottoposto a restauro più volte.
La chiesa è costituita da tre navate, delle quali la più ampia è quella centrale. Al centro della navata principale è situato l'altare maggiore, insieme al quadro (protetto da una lastra di cristallo) della Madonna della Civita. L'altare è composto da marmi ed intarsi di scuola napoletana (del Settecento), opera del maestro Filippo Pecorella, ed è circondato da una balaustra (ricca di intarsi di pregio). Sulla volta sono presenti delle decorazioni che raffigurano alcuni degli avvenimenti più rilevanti che caratterizzarono la nascita e la storia del santuario. Questi ultimi sono stati eseguiti nel 1919 da san Cozzolino, di Napoli, e successivamente ritoccati dal prof. A. Rollo di Bari, a cui si deve anche la statua della Madonna posta in cima alla chiesa. A completamento delle navate laterali, vi sono i due altari dedicati a san Gioacchino (sulla sinistra) e a sant'Anna (sulla destra).
Le due colonne dell'altare ed il lavabo che si trova in sagrestia provengono dal convento di San Francesco (un tempo situato in città, ma ora distrutto). La chiesa è ulteriormente arredata con un coro ligneo del XVIII secolo ed un organo a canne. In una sala, collocata in fondo alla navata laterale di sinistra, sono custodite moltissime reliquie, nonché oggetti preziosi e paramenti sacri donati da fedeli e pellegrini (compresi quelli di Pio IX).
All'interno del santuario sono custodite alcune tele, tra le quali una Natività di scuola napoletana, una Madonna con San Francesco di Paola e l'Assunta più una copia della Madonna della Civita, su legno (Sebastiano Conca). Fonte: Wikipedia
Chiese e Santuari (Itri)
Grazie a tutti per la visualizzazione. Questo video nasce dalla passione mia e della mia compagna nel visitare citta' e paesi (per il momento possiamo permetterci di vedere solo la regione Lazio ma speriamo di allargare i nostri orizzonti) ;)
Queste le chiese di Marta:
- chiesa Santa Maria Maggiore
- chiesa Santa Maria di Loreto
- chiesa San Michele Arcangelo
- santuario Madonna della Civita
Fuochi D'Artificio Itri - Madonna Della Civita 2011
I tradizionali fuochi d'artificio a Itri nella festività della Madonna della Civita.
De Luca al San Pio di Benevento abbiamo inaugurato la nuova risonanza magnetica (07.12.19)
De Luca - L’unica possibilità che hanno i cittadini di credere nel cambiamento, è la verifica del cambiamento: un territorio che si trasforma, il reparto di un ospedale che apre o viene potenziato.
Solo così cresce la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, non nei partiti, nelle coalizioni, nelle chiacchiere, nella politica politicante.
Alle famiglie campane dobbiamo presentare i fatti.
Ed è quello che il governo regionale fa quotidianamente.
Oggi al San Pio di Benevento abbiamo inaugurato la nuova risonanza magnetica di ultima generazione: una svolta per questo territorio.
La vecchia bozza del piano ospedaliero del precedente vicecommissario prevedeva chiusura di strutture per il Sannio. Noi non abbiamo chiuso nulla.
Continua il lavoro gigantesco di rilancio della nostra sanità, nonostante la Campania continui a ricevere 350 milioni di euro in meno dal riparto del fondo sanitario nazionale rispetto a regioni che hanno lo stesso fabbisogno.
L’uscita dal commissariamento è un traguardo storico, che abbiamo ottenuto perché ce lo siamo meritati. Non è stato un regalo, ma il frutto di risultati ottenuti sul fronte del risanamento (9 miliardi di euro di debiti ricevuti in eredità e risanati), l’equilibrio di bilancio delle Asl negli ultimi 5 anni e per il balzo dei livelli essenziali di assistenza (106 punti nel 2015 – ultimi in Italia, 175 oggi).
Adesso, avanti, con ancora maggiore decisione per rendere il servizio sanitario più vicino alle esigenze dei nostri concittadini.
Orgogliosi della sanità campana. (07.12.19)
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Sperlonga (Latina Lazio) la città intera in 5 minuti - slideshow
In età romana sorsero nel territorio numerose ville, la più celebre è quella appartenente all'imperatore Tiberio, comprendente una grotta naturale modificata e decorata con sculture del ciclo dell'eroe omerico Ulisse. Le ville erano inoltre centri di produzione per l'industria della pesca (vasche per l'allevamento).
I ruderi della villa imperiale furono adoperati come rifugio nel VI secolo, ma il paese si sviluppò intorno ad un castello sul promontorio di San Magno (65 m s.l.m.), uno sperone dei monti Aurunci, a difesa dalle incursioni via mare dei Saraceni, prendendo il nome dalle numerose cavità naturali della zona (speluncae).
Il nome del castrum Speloncae appare in un documento del X secolo: il castello comprendeva una piccola chiesa dedicata a san Pietro, patrono dei pescatori. Intorno al castello si sviluppò progressivamente il paese per cerchi concentrici. Nell'XI secolo l'abitato fu cinto da mura, di cui resta traccia di due porte: Portella o Porta Carrese e Porta Marina, che portano lo stemma della famiglia Caetani.
Sperlonga restò un piccolo paese di pescatori, continuamente minacciato dalle incursioni dei pirati che arrivarono a rapire (come ricordano i murales del paese) i suoi abitanti per ridurli in schiavitù. Malgrado la costruzione per la difesa della costa di una serie di torri di avvistamento, la città venne distrutta nel 1534 da un attacco del pirata saraceno Khair Ad-Dìn, detto il Barbarossa. Una seconda distruzione ad opera dei Turchi si ebbe nel 1622.
Con la ricostruzione del XVIII e XIX secolo la cittadina assunse la forma attuale (cosiddetta a testuggine) e vennero erette chiese e palazzi signorili.
Appartenente da secoli al Regno di Napoli e poi al Regno delle Due Sicilie, era compreso nella antica Provincia di Terra di Lavoro nell'ambito del Distretto di Gaeta. Anche dopo la sconfitta militare di Francesco II di Borbone e la successiva annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna, poi rinominato Regno d'Italia dal 1861, continuò a far parte della suddetta Provincia. Nel 1927, volendo il regime fascista creare le Regioni e ridimensionare per motivi politici la Provincia di Terra di Lavoro, ne scorporò il territorio del Comune di Sperlonga e lo inserì nella Provincia di Roma appartenente alla Regione Lazio e non alla neonata provincia di Caserta (già grossa parte delle Terra di lavoro) appartenente alla Regione Campania. Dal 1934 fu assegnata alla neocostituita Provincia di Latina (che all'epoca si chiamava Littoria).
Lo sviluppo, basato soprattutto sul turismo si ebbe dopo l'apertura della via litoranea tra Terracina e Gaeta, inaugurata il 9 febbraio 1958, quando, infranto il secolare isolamento, il paese uscì gradualmente dall'estrema povertà che lo caratterizzava. Forte impulso venne rappresentato anche dalla scoperta delle sculture della villa di Tiberio (1957) e dall'arrivo di un turista d'eccezione, l'attore Raf Vallone, tra i primi forestieri a innamorarsi del posto.
Architetture religiose.
Chiesa di Santa Maria; la chiesa di Santa Maria di Sperlonga è menzionata come esistente già nel 1135. A due navate, con matronei, subì successivamente modifiche e rifacimenti. Conserva una tela con la Madonna Assunta sull'altare maggiore ed una statua lignea di San Leone Magno, nella cappella del Presepe, che gli fu dedicata al momento della sua consacrazione come patrono del paese (dagli inizi del XVIII secolo). La cappella di San Domenico conserva un altare settecentesco e volta affrescata.
La chiesa di San Rocco, del XV secolo.
Architetture civili.
Palazzo Sabella. che ospitò nel 1379 l'antipapa Clemente VII, in fuga da Anagni dopo la sconfitta di Marino. La facciata venne rifatta nel XVI secolo.
Architetture militari.
Torri di avvistamento
Torre Truglia
La Torre centrale, detta localmente Torre Maggiore, apparteneva al sistema di torri di avvistamento impiantato nel XVI secolo: ne sopravvive solo una porzione nell'attuale centro del paese.
La Torre Truglia, edificata nel 1532 su una precedente torre romana, si trova sulla punta del promontorio su cui sorge il paese. Dopo la distruzione del Barbarossa venne ricostruita nel 1611 e di nuovo distrutta nel 1623. Tra il 1870 e il 1969 fu utilizzata come sede per la Guardia di Finanza, mentre successivamente divenne sede del Centro educazione dell'ambiente marino del Parco naturale regionale Riviera d'Ulisse.
Al sistema difensivo appartenevano anche la Torre del Nibbio, inclusa in un castello baronale prospiciente la piazzetta centrale del paese, e la Torre di Capovento, a 3 km a sud del paese, anch'essa costruita nel 1532 e utilizzata come dogana dal 1820.
ROCCA SAN FELICE (Avellino-Irpinia-Italy) - il castello,il borgo medievale,la mefite,il paese -
Rocca San Felice è un comune italiano di 894 abitanti della provincia di Avellino in Campania.I momumenti e luoghi di interese sono il Castello,l'area archeologica della Valle d'Ansanto detta anche Mefite,la Chiesa di Santa Maria Maggiore,il borgo medievale,il Santuario di Santa Felicita.Un odore di uova marce preannuncia la presenza della Mefite. La strada che si percorre, anche se asfaltata, è antichissima: dalla gente del luogo viene chiamata ancora la Domizia, la Napoletanao, più modernamente, la via dei contrabbandieri, in quanto di qui passano coloro che vogliono raggiungere Napoli dalla Puglia, evitando la 303 e l'autostrada. Tra Rocca San Felice, Frigento e Villamaina, in contrada Santa Felicita, è ubicata quindi la Mefite o Mofeta della Valle di Ansanto. Ricordata da Virgilio (Eneide, libro VII, 568), che vi immaginò uno degli ingressi degli Inferi e da altri scrittori latini, consiste in un laghetto di circa 50 m di diametro nel quale l'acqua grigia e melmosa ribolle non per l'alta temperatura, ma per lo sprigionarsi violento di gas venefici. Intorno al laghetto vi sono altre piccole pozze, banchi di fango e pendii privi di vegetazione ricoperti da cristalli di gesso e zolfo; immediatamente al lato scorre un ruscello, noto come Vallone dei Bagni. Il sito Ampsanctus o Ansactus (oggi Valle d'Ansanto) venne celebrato da diversi autori latini, tra cui il celeberrimo poeta Virgilio nell'Eneide (VII Canto, Versi 563-565):
Est locus Italiae medio sub montibus altis,
nobilis et fama multis memoratus in oris,
Ampsancti valles...
Hic specus horrendum et saevi spiracula Ditis
Monstrantur, ruptoque ingens Acheronte vorago
Pestiferas aperit fauces.
Traducendo liberamente:
Esiste nell'Italia centrale un luogo ai piedi di alte montagne
conosciuto e famoso dovunque,
la valle d'Ansanto...
Qui un orrendo speco e gli spiragli di Dite
vengono mostrati, e una vasta voragine dove inizia l'Acheronte
che spalanca le fauci pestifere.
La descrizione della Mefite fatta millenni fa da Virgilio è attualissima: egli parla di specus orrendum e di pestiferas ... fauces, fornendo una descrizione fedele del sito.
Infatti, il centro delle Valle d'Ansanto è occupato da un'area pianeggiante arida e desolata dal colore grigiastro con chiazze gialle (zolfo), priva di vegetazione. Sotto ad un dirupo, si trova il laghetto detto Mefite, caratterizzato dai gas che provengono dal sottosuolo, che a contatto con l'acqua superficiale, la fanno ribollire, originando delle esalazioni gassose, rumorose e tossiche, in quanto ricche di anidride carbonica ed acido solforico. Vengono creati anche dei vortici e gorghi che inghiottono tutto ciò che vi si getta (per restituirlo, talvolta, dopo tempo totalmente disidratato, come tanti oggetti antichi).In alcuni momenti, avvicinarsi troppo è estremamente pericoloso, tanto l'aria sia pesante ed irrespirabile. Non a caso, purtroppo, si sono registrate diverse morti, sia di persone che di animali. Ciò spiega perchè coloro che vogliano avvicinarsi al luogo, possono evitare i gas mettendosi sopra vento. II laghetto, visitato ancora oggi da vari studiosi, ha un perimetro di circa 40 metri e una profondità non superiore ai due metri.
I rinvenimenti archeologici dimostrano che qui sorgeva il santuario della dea Mefite, il cui culto era diffuso in tutta l'Italia meridionale sin dal VI secolo a.C. Ad esso si sovrappose in seguito la devozione per Santa Felicita, venerata in una chiesa vicina. Vincenzo Maria Santoli, appassionato studioso della storia delle Mefite così scriveva: fermarsi in questi luoghi non è sicuro per gli uomini, specialmente se soffiano venti. Il luogo è stato da sempre frequentato da curiosi che talvolta sono quivi deceduti, come documentano sin dal XVII secolo i registri parrocchiali di Rocca San Felice. Risale al 21 agosto 1993 l'ultimo decesso di due geologi che hanno perso la vita ignorando la pericolosità del luogo. Nel 1820 il geologo Giovan Battista Brocchi dimostrò che gli effetti venefici erano dovuti all'anidride carbonica scrivendo: ho computato che l'altezza dello strato di gas acido carbonico sta nel maggiore bulicame di cinque palmi all'incirca (130 cm)... e la mofete è più energica ancora presso la ripa destra del contiguo torrente in luogo perciò chiamato vado mortale. La causa di morte è rappresentata quindi dai gas venefici provenienti dal sottosuolo, più pesanti dell'aria e, perciò, soggetti a ristagnare quando non ci sono venti o quando questi impediscono la loro dispersione.
Ho creato questo video con l'Editor video di YouTube (
Malerva Live Itri 19/03/2013
Durante la tradizionale festa de I Fuochi Di San Giuseppe a Itri (LT), il gruppo di musica popolare Malerva, ha allietato i presenti con musiche tradizionali del sud Italia. Non sono mancate le consuete ballerine che hanno divertito il pubblico con le proprie pizziche e tarante, oltre al mangiatore di fuoco che ha stupito il pubblico col suo costume.
Risorge la Basilica di Santa Maria di Valvendra
Ecco in esclusiva il trailer del film sui restauri di Santa Maria in Valvendra a Lovere, che ha riaperto le sue porte il giorno di Pasqua del 2014, dopo poco più di un anno di restauri. Il docufilm completo, ancora in fase di montaggio, presenterà le riprese che hanno accompagnato il recupero di questa splendida basilica del XV secolo, a partire dal ritrovamento fortunoso di un modellino cinquecentesco della chiesa, simbolo dello sfregio del tempo che l’aveva colpita. E ora invece segnale forte della sua piena restituzione: al San Gerolamo che l’aveva sulla mano, e alla vita religiosa e culturale della nostra terra.
Abbazia di Santa Croce in Sassovivo (Foligno)
L'Abbazia di Santa Croce in Sassovivo è un'abbazia benedettina che sorge a circa 6 km da Foligno (PG), ad un'altitudine di 565 m s.l.m. alle pendici del monte Serrone. Dal punto di vista amministrativo è una frazione del comune di Foligno appartenente alla Circoscrizione n. 4 Flaminio - INA-Casa - Uppello. L'abbazia è fu fondata nella seconda metà del XI secolo riutilizando una preesistente residenza fortificata dei Monaldi. La Comunità Monastica creata dall'abate Mainardo, acquisì presto un vasto patrimonio ed ebbe l'appoggio del papato che, a partire dal 1138, la esentò dalla giurisdizione vescovile e dal pagamento delle tasse ai Comuni; all'inizio del '200, dipendevano da Sassovivo 92 monasteri, 41 chiese e 7 ospedali.
Nella seconda metà del '400 , passata ai Benedettini olivetani, l'abbazia cominciò a decadere e nel 1860 fu soppressa e demanializzata.
Ora è sede della Comunità Jesus Caritas del Padre Foucauld.
Dal cortile superiore si entra nella Chiesa ricostruita dopo il terremoto del 1832 ed è in fase di ultimazione di restauro per l'ultimo terremoto del 1997.
Dall'atrio che precede la chiesa, una porticina conduce al bellissimo chiostro romanico, opera del maestro romano Pietro de Maria (1229; il nome compare con quello dell'abate nell'iscrizione in versi leonini sul lato sud), composto di 128 colonnine binate o a spirale, sorreggenti 58 archi a pieno centro e una solenne trabeazione classica con marmi colorati e due liste di mosaici decorati.
Dal chiostro si può accedere all'interno del Monastero dove rimangono avanzi della decorazione pittorica tra cui, il refettorio, un Ultima Cena, datata 1595, i dormitori voltati sono di origine duecentesca.
Al cortile si accede per uno scalone seicentesco o per una scaletta interna dove si trova una Loggia detta Del Paradiso con frammenti di affreschi monocromi del primo Quattrocento. dell'ambito di Giovanni di Corraduccio.
Proseguendo si trova una loggia costruita nel 1442 utilizzando alcune strutture medievali per proteggere una Cripta del secolo XI, detta cappella del beato Alano, residuo di S. Maria del Vecchio (o della Valle), che fu il primo nucleo di Sassovivo. Poco distante vi è un'antica fonte, alcuni sentieri si inoltrano nella lecceta secolare di circa 7 ettari che si stende sotto il complesso.
L'Abbazia di Montecorona.mpg
Immagini dell'esterno e dell'interno dell'antica Abbazia di Montecorona
Divitoparrucchieri ITRI (LT)
DEGRADE JOELLE
SOLO PER N°1
Abbazia di Grottaferrata
Come non visitare un'abbazia tanto singolare... pur dipendendo dal Papa, infatti, l'iconostasi all'interno della chiesa è chiaramente rappresentativa della tradizione di questi monaci di rito greco.
Fondi - Vista aerea Castello e Centro Storico - Luglio 2005.mp4
VASTO - Festa di San Cesario Immagini della processione in onore della festa di San Cesario
VASTO - 3 novembre Festa di San Cesario
Immagini della processione in onore della festa di San Cesario, presieduta da S.E.Mons.Emidio Cipollone
Riprese Video di Nicola Cinquina
Porta dell'Immacolata di Gaeta
Rilievo SfM - Porta dell'Immacolata di Gaeta
Chiesa dell'Annunziata
Ambrogio Sparagagna – Concerto di Beneficenza nella Chiesa di Santa Lucia del Gonfalone - www.HTO.tv
L’occasione è stata l’esposizione di quattro opere dell’artista Stefania Fabrizi intitolata “La Veronica” all’interno della Chiesa di Santa Lucia del Gonfalone. Le opere, dei veli alti circa 8 metri, realizzati in occasione del Giubileo del 2000, e nuovamente esposti al pubblico in occasione del Giubileo della Misericordia indetto da Sua Santità Papa Francesco. I quattro veli scendono dalla balaustra superiore della navata centrale ed a dispetto delle dimensioni, l’effetto è sorprendentemente leggero, non invasivo e dal forte impatto emotivo. Sui veli, l’artista, ha fissato delle raffigurazioni umane che pur essendo cristallizzate nel tempo, in realtà trasmettono all’osservatore un senso di dinamica vivacità, quasi fossero scene che prendono vita nel momento stesso che si osservano; l’effetto complessivo è di una forza prorompente. In questa atmosfera di gioiosa comunione, il Maestro Ambrogio Sparagna si è esibito, assieme al Coro Popolare, diretto come di consuetudine da Anna Rita Colaianni, in un concerto dal forte contenuto religioso. Brani, prelevati dalla tradizione orale delle nostre campagne, che nella loro “semplicità” sono comunque degli inni di gioia, e di ringraziamento, oltre che delle Preghiere vere e proprie. La Chiesa di Santa Lucia del Gonfalone ha fatto da cassa armonica alle note emanate dall’organetto di Ambrogio, note che mescolate al suono della ghironda di Erasmo Treglia, hanno “occupato” il generoso spazio di quel luogo sacro. La voce dei coristi ad intarsiare la melodia, e come di consuetudine, anche protagonista assoluta, rimbalzava fra le pluri centenarie pareti creando quell’effetto “Cattedrale” che dona un’aura di fascino ancora più profondo all’esecuzione. Una dozzina i brani proposti, per questo Concerto, con il consueto entusiasmo da parte di Ambrogio; il suo modo di interpretare la Fede, in un luogo deputato proprio a quest’ultima, ritengo abbia donato quel qualcosa in più sia all’esecuzione, che agli esecutori. A mio avviso, il senso di gioia che tutti, indistintamente, hanno provato, oltre che per la bellezza dei brani proposti è stato doppiato dalla “location” che ben si è prestata all’esecuzione. L’altare maggiore ha raccolto, con una specie di intenso abbraccio, sia Ambrogio che il coro tutto; l’effetto visivo, e non solo, che si percepiva dalle balaustre era una specie di estensione “virtuale”, le note che da lì si dipanavano sino a raggiungere il pubblico per cingerlo con un abbraccio di gioiosa fratellanza. Uno dei brani eseguiti è stato dedicato ad un bravissimo corista, Roberto, scomparso di recente, e sia la voce di Ambrogio, prima, sia quella dei coristi, poi, per un istante è sembrata incerta nel ricordo di questa perdita. Tutti i brani eseguiti sono stati apprezzati dal numerosissimo pubblico presente, anche se personalmente trovo che il “Salve Regina”, forse proprio perché è stato dedicato a Roberto, sia stato eseguito con tanto e tale sentimento da mettere davvero i brividi. In conclusione, come ormai ci ha abituati il Maestro Ambrogio Sparagna, anche questo Concerto ci ha regalato emozioni da custodire e portare con noi nel costante ricordo che tutti siamo Fratelli ed abbiamo, invariabilmente, le stesse radici comuni: quell’Italia rurale da cui è nato il nostro paese.
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Michela Cossidente
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Agriturismo Riazzolo
Location rustica situata in un meraviglioso contesto naturale.
Per maggiori info:
Madonna della Neve, la festa nel santuario più alto d'Europa
Sabato 5 agosto i valdostani hanno celebrato la festa della Madonna della Neve, una delle più sentite e partecipate dell'intera regione, anche attraverso diverse processioni montane. La liturgia più significativa, almeno dal punto di vista della tradizione, si è svolta all'esterno del santuario di Cuney, nella Valle di Saint Barthelemy (comune di Nus), dedicato appunto a Notre-Dame des Neiges, che con i suoi 2656 metri è considerato il più alto d'Europa. Dopo la Messa all'aperto, animata dal coro di Saint Barthelemy, i partecipanti hanno raggiunto in processione la vicina sorgente dove come sempre è stata benedetta l'acqua, come mostra il video.