(SOS) il campanile di S.MARIA di Civita F. - ARPINO (Fr)
Visto il pericolo per l'incolumità pubblica il campanile é stato oggetto di un intervento di messa in sicurezza con monitoraggio continuo della struttura.
by maurizio mastroianni
ARPINO 12/10/2018 – SOLENNITA’ MADONNA DI LORETO
In occasione della solennità della Madonna di Loreto ad Arpino nella chiesa di San Michele Arcangelo si è tenuta la solenne celebrazione eucaristica officiata dal vescovo della diocesi si Sora – Cassino – Aquino - Pontecorvo Mons. Gerardo Antonazzo. A seguire l’amministrazione comunale ha inaugurato la sesta edizione della mostra presepiale e consegnato dei riconoscimenti a due agenti della Questura di Frosinone.
Intervistati:
Renato Rea – Sindaco di Arpino
Gerando Antonazzo – Vescovo diocesi Sora – Cassino – Aquino - Pontecorvo
Arpino (Fr), 15 Agosto 2019 processione dell'Assunta
Arpino, nel cuore della Ciociaria il giorno 15 Agosto come da tradizione millenaria il paese si anima per partecipare alla processione dell'Assunta. In queste poche immagini voglio raccontarla.
Il consolidamento e restauro della chiesa MADONNA DI LORETO - ARPINO (Fr)
Progettista e D.L. : arch. Maurizio Mastroianni
foto di M.M.
Lavori di consolidamento: Impresa Moliri
Lavori di restauro: Impresa Casinelli
ARPINO e ISOLA DEL LIRI in Ciociaria - HD
© CLAUDIO MORTINI -
Arpino è uno dei più antichi centri della provincia di Frosinone. La sua altezza rispetto alla vallata permette di ammirare un incantevole panorama. Città fortificata, l'acropoli sorge nella loc. Civitavecchia, a 630 m., roccaforte dei Volsci, dei Sanniti e dei Romani con le caratteristiche mura poligonali o ciclopiche, nelle quali si apre una originale porta a sesto acuto. Il vasto territorio arpinate ha dato i natali a uomini che si sono distinti nella politica romana, Caio Mario, M. Tullio Cicerone e Marco Vispanio Agrippa.
Nel Medioevo, Arpino venne scelto per le sue caratteristiche difensive. Dopo aver fatto parte del Ducato Romano, cadde sotto il dominio di Gisulfo II. Divenne terra di conquista da parte dei Normanni, degli Svevi e del Papato, feudo dei Conti d'Aquino e di altre casate francesi. Periodi floridi e di grande espansione furono i secoli XVII e XVIII fino all'Unità d'Italia, quando Arpino rientrò nella provincia di Caserta e solo nel 1927 in quella di Frosinone.
Le sue tappe storiche sono facilmente individuabili percorrendo le vie cittadine poiché perfettamente integrate le une sulle altre senza mai stravolgersi, dalla rocca fortificata ai nostri giorni. Vedendolo da lontano, si presenta in una forma allungata ben inserita e incastrata nei tre spuntoni rocciosi più bassi (i tre quartieri: Civita Falconara, Quartiere Arco e Quartiere Colle) mentre a dominare su tutto si intravede l'Acropoli di Civitavecchia.
La Chiesa di San Michele ricalca un tempio pagano: la sua antichità è testimoniata da fonti scritte ed è stata residenza del vescovo di Sora nel 1400, ma subì diversi cambiamenti quando venne restaurata nel Settecento, dopo il terremoto del 1654. Altri edifici storici sono il Palazzo Quadrini Borromeo, il Palazzo Merolle, il Castello di Ladislao del XIII secolo e il Museo della Liuteria. La cittadina di Arpino è insignita della bandiera arancione, simbolo di città turistica della provincia di Frosinone.
La storia di Isola del Liri, abitata anticamente dai Volsci, presenza attestata archeologicamente da una necropoli rinvenuta nel territorio circostante, è fortemente legata al corso dell'omonimo fiume.
Il paese situato ai confini tra lo stato pontificio e il regno di Napoli è stato teatro di lotte e di brigantaggio, il più conosciuto brigante fu Mammone che in seguito alla proclamazione della Repubblica Romana e di quella Partenopea, schierandosi dalla parte del vecchio regime borbonico e impedendo il passaggio dei Francesi, guidò la popolazione di Isola verso un violento massacro.
All'interno del centro storico, in piazza Venti Settembre, è possibile ammirare la Cascata Grande ed il Castello. A nord ovest della cittadina, sul colle San Sebastiano, si conservano i ruderi di una torre (XI secolo), dedicata alla ninfa Marica, genio tutelare del fiume. Da qui si può ammirare un magnifico panorama del paese e dell'intera vallata. Uno splendido angolo di verde si trova ad ovest di Isola del Liri: il Colle Pagnotta che rientra nelle aree Wilderness, una zona selvaggia preservata dai cambiamenti morfologici e paesaggistici nel corso del tempo.
Lazio-Borghi Antichi- Civita di Bagnoregio- Canon Legria HFG10 -HD
Civita è una frazione del comune di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, nel Lazio, facente parte dei borghi più belli d'Italia, famosa per essere denominata La città che muore.Si trova nella valle dei calanchi un'area situata tra il lago di Bolsena ad ovest e la valle del Tevere ad est, nel comune di Bagnoregio. È costituita da due valli principali: il Fossato del Rio Torbido e il Fossato del Rio Chiaro. In origine questi luoghi dovevano essere più dolci e accessibili ed erano attraversati da un'antica strada che collegava la valle del Tevere al Lago di Bolsena.Civita venne fondata 2500 anni fa dagli Etruschi. Sorge su una delle più antiche vie d'Italia, congiungente il Tevere (allora grande via di navigazione dell'Italia Centrale) e il lago di Bolsena.
All'antico abitato di Civita si accedeva mediante cinque porte, mentre oggi la porta detta di Santa Maria o della Cava, ne rappresenta quella principale, inoltre è possibile accedere a Civita dalla valle dei calanchi attraverso una suggestiva galleria scavata nella roccia. La struttura urbanistica dell'intero abitato è di origine etrusca, costituita da cardi e decumani secondo l'uso etrusco e poi romano, mentre l'intero rivestimento architettonico risulta medioevale e rinascimentale.
La morfologia di quest'area è stata provocata dall'erosione e dalle frane. Il territorio è costituito da due formazioni distinte per cronologia e tipo. Quella più antica è quella argillosa, di origine marina e costituisce lo strato di base, particolarmente soggetto all'erosione. Gli strati superiori sono invece formati da materiale tufaceo e lavico. La veloce erosione è dovuta all'opera dei torrenti, agli agenti atmosferici, ma anche al disboscamento.
Situata in posizione isolata, Civita è raggiungibile solo attraverso un ponte pedonale in cemento armato costruito nel 1965. Il ponte può essere percorso soltanto a piedi, ma recentemente il comune di Bagnoregio, venendo incontro alle esigenze di chi vive o lavora in questo luogo, ha emesso una circolare in cui dichiara che, in determinati orari, residenti e persone autorizzate possono attraversare il ponte a bordo di cicli e motocicli. La causa del suo isolamento è la progressiva erosione della collina e della vallata circostante, che ha dato vita alle tipiche forme dei calanchi e che continua ancora oggi, rischiando di far scomparire la frazione, per questo chiamata anche la città che muore.
Arpino, 23 agosto 2013, Fieno a Civita
43° Gonfalone di Arpino. Angolo caratteristico del Quartiere Civita Falconara. La rappresentazione dell'antica raccolta del fieno.
Torre di Cicerone nell'Acropoli di Civitavecchia di Arpino (Fr)
Il borgo di Civitavecchia è nel suo genere unico in Italia. Si tratta di una vera e propria Acropoli, ovvero borgo fortificato posto in posizione strategica. Quello di Civitavecchia, stando alle ultimissime teorie, risalirebbe a XIII a.C. circa, ovvero alle prime migrazioni greco-micenee verso l'Italia. In Ciociaria, dove questi mitici Pelasgi, ovvero provenienti dal mare, si trovarono dinanzi un territorio collinare fertile, boschivo con ampie visuali abitato da una popolazione indigena molto meno progredita, che abitava in gruppi poco collegati e dedita ad un'economia agropastorale di sussistenza. In effetti la popolazione indigena ciociara si trovava a vivere le ultime fasi dell'Età del Bronzo. I greci penetrati nel cuore della Ciociaria attraverso vie fluviali (Garigliano, Liri, Melfa, Sacco) spesso acquitrinose e malsane intuirono immediatamente il valore del territorio collinare circostante, facile da proteggere e coltivare e che non opponeva alcuna resistenza ad eventuali colonizzatori.
Su molti di quei colli quindi costruirono imponenti cinte murarie formate da blocchi di pietra sovrapposti, così enormi da essere nel tempo definite Ciclopiche. La loro forma geometrica fece loro attribuire in seguito il nome più tecnico di Mura Poligonali. Arpino e la sua Acropoli ce ne restituiscono pressoché intatte quasi la metà degli originari 3,5 chilometri, per la maggior parte proprio intorno al borgo di Civitavecchia dove è presente una straordinaria porta ogivale unica al mondo (la gemella -crollata- si trovava a Tirinto) detta Arco a sesto acuto e poco più in basso una porta più piccola ad architrave detta Grotta del lupo o Bocca di lupo.
Mentre in altre cittadine ciociare la cinta megalitica è stata nei secoli inglobata dalle trasformazioni urbanistiche, ad Arpino la parte principale delle mura è rimasta staccata dal centro urbano che anzi sovrasta con uno spettacolare panorama. Per questa sua posizione dominante ed autonoma nei secoli vennero aggiunti nuovi elementi difensivi. In particolare in epoca tardo romana (IV d.C.) fu innalzata l'imponente torre-sentinella a base quadrangolare con annesso Castrum fortificato di cui oggi restano un tratto di muro, un pozzo con cisterna, ruderi di magazzini. All'interno di Civitavecchia si trovava la casa paterna di Cicerone, il quale da console fece costruire da schiavi greci una stradina (detta per questo Via Greca) scavata nella roccia che gli permetteva rapidamente di raggiungere Civitavecchia dal Foro di Arpino. In epoca Rinascimentale furono aggiunti dei torrioni atti a posizionare bocche da fuoco ed a rafforzare i punti più esposti.
All'interno dell'Acropoli tra il Rinascimento ed il 1700 le possenti mura videro sorgere un villaggio vero e proprio con chiese ed abitazioni tanto signorili che popolari. Questo borgo è talmente affascinante da essere oggi meta preferita per i servizi fotografici delle cerimonie nuziali. Dai suoi 620 metri d'altitudine l'Acropoli di Arpino offre panorami superbi e tramonti mozzafiato oltre ad una rigogliosa natura che permette rilassanti giornate all'aria aperta.
La Confraternita di S.Antonio di Padova di Arpino (Fr) a Tv2000
Madonna Addolorata Arpino
Monastero abbandonato a Orte
Monastero San Bernardino, località Orte. Completamente abbandonato e dismesso.
Celebrazione Eucaristica, Madonna della Civita
Celebrazione Eucaristica, presieduta dall'Arcivescovo di Gaeta - Formia, Mons. Fabio Bernardo D'Onorio.
Welcome to Cittaducale
Video rappesentante CITTADUCALE, civitas ducalis.
5 minuti di pura bellezza, con immagini di una città che giorno per giorno scopre una nuova virtù.
Idea e realizzazione di: ALESSIO SCHIAVONE, membro della ParrocchiaSANTA MARIA DEL POPOLO di CITTADUCALE.
Arpino: Tubetto su You Tube
Il ricordo dei personaggi pittoreschi di altri tempi ad Arpino (FR)
chia borgo abbandonato
piccolo borgo della tuscia
Arpino - Frosinone (1/2) - Borghi d'Italia (TV2000)
Arpino è situato all'interno di un sistema collinare a 450 metri sul livello del mare con al centro l'acropoli di Civitavecchia che annovera tra i suoi resti l'unico arco a sesto acuto rimasto in piedi nel mondo dell' VIII -VII sec. a.C. Il territorio, prevalentemente votato all'agricoltura, è ricco di boschi. Gli abitanti sono 7700. Tante le cose da visitare tra cui il museo diffuso e le bellissime chiese. Ad Arpino sono nati molti personaggi illustri, tra cui Marco Tullio Cicerone.
ALATRI e CERTOSA DI TRISULTI in Ciociaria - HD
© CLAUDIO MORTINI -
Alatri è un comune italiano di 29.642 abitanti della provincia di Frosinone nel Lazio.
È una delle città principali della Ciociaria e la terza della provincia per popolazione dopo Frosinone e Cassino. È l'antica Aletrium, che fu uno dei centri principali del popolo italico degli Ernici. Nota soprattutto per l'acropoli preromana cinta da mura megalitiche, tuttora ben conservata, della quale risalta per imponenza la Porta Maggiore, possiede inoltre un significativo patrimonio di monumenti di notevole interesse architettonico e artistico, quali la chiesa collegiata romanico-gotica di Santa Maria Maggiore, la basilica concattedrale di San Paolo, le chiese di San Francesco e San Silvestro, il protocenobio di San Sebastiano, le ottocentesche fontane monumentali, il Palazzo Gottifredo e il Palazzo Conti-Gentili ornato da una grande meridiana murale.
Fu antica città emica, prospera già nel VI-V secolo a. C.; sottomessasi a Roma nel 449 a. C., le rimase fedele sia durante la ribellione emica (306 a. C.) sia nel corso della guerra sociale. Nel VI secolo d. C. divenne sede vescovile e nel 1173 si proclamò libero comune; nel 1186 e nel 1243, per
essersi schierata dalla parte del Papato, subì gli assedi rispettivamente di Enrico VI e di Federico II di Svevia. Persa l'autonomia nel Cinquecento, fece parte dello Stato Pontificio fino all'unità d'Italia.
Certosa di Trisulti
Uno dei Monasteri più belli dell'Italia centrale, posta a circa 800 m s.l.m.
Edificata nel 1204 per volere di Papa Innocenzo III, che amava questo posto cosi solitario ed ideale per la preghiera, accolse i Certosini fino al 1947 quando vi subentrarono i Cistercensi, che ancora oggi danno il benvenuto ai visitatori tra chiostri silenziosi ed antichi laboratori di farmacia ed erboristeria.
Ristrutturata nel XVII secolo, stupiscono il visitatore la bellezza della sua chiesa dedicata a S. Bartolomeo e la farmacia, o meglio spezieria, dando la sensazione di essere tornati in dietro nel tempo e poter incontrare, da un momento all'altro, uno dei monaci dall'abito bianco.
Il Santo del giorno Santa Giacinta Marescotti
Liturgia del giorno: Eb 11,32-40; Sal 30; Mc 5,1-20
Si chiamava Clarice, era molto bella e di famiglia principesca. Nata a Vignanello, diocesi di Civita Castellana, nel 1585, sui 20 anni entra fra le clarisse del monastero di San Bernardino, a Viterbo, dove c’era già sua sorella Ginevra. Ma mentre questa vi si trovava per propria scelta vocazionale, Clarice non si fa monaca: rimane terziaria francescana assumendo il nome di Giacinta e vive per 15 anni in due camerette ben arredate «tra molte vanità e sciocchezze» come poi lei stessa scriverà. Ad un certo punto si ammala, mentre avvengono alcune morti in famiglia, e lì comincia la sua conversione. Con 24 anni trascorsi in povertà ed eroiche penitenze, riparerà le debolezze passate. Dopo avere abbandonato le due camerette per sistemarsi una cella priva di tutto, volendo ripetere nel suo corpo la Passione del Signore, si macera con ogni genere di tormenti, dal digiuno prolungato ai flagelli, dal dormire sulla nuda terra alle veglie in continua preghiera trascinando sulle spalle una pesante croce. A queste penitenze volontarie si aggiungono le immancabili prove per chi tende alla perfezione, come malattie, disprezzi o tentazioni. Non essendo come terziaria tenuta alla clausura, svolge una intensa attività di carattere sociale soccorrendo i poveri, assistendo i malati e visitando i carcerati. In questo servizio di carità trova dei collaboratori, spesso persone convertite dal suo esempio, e si fa promotrice di varie istituzioni, tra cui quella dei “Sacconi” (così chiamati per il sacco che i confratelli indossavano nel loro servizio) e quella degli Oblati di Maria per l’assistenza agli anziani poveri. La sua continua unione con Dio raggiunge in determinate occasioni lo stato estatico abituale, col dono della profezia e della scrutazione dei cuori. Muore il 30 gennaio 1640. La venerazione del popolo per le sue spoglie è tale che si dovrà rivestirla tre volte perché gli abiti vengono tagliuzzati dai devoti per farne reliquie. Beatificata nel 1726, sarà canonizzata nel 1807.
Località Terravecchia di Sepino (Campobasso) - mura megalitiche
Si ringrazia Francesco Roselli
Alatri - la città in 8 minuti - Duomo - Mura ciclopiche - slideshow
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