Rai Storia - Molise: l'Abbazia di San Vincenzo al Volturno
PUNTATA COMPLETA - DOCUMENTARIO MOLISE
È stato uno dei monasteri più grandi d’Europa. La sua Basilica Maior - con i suoi oltre sessanta metri di lunghezza e quasi trenta di larghezza e le trenta colonne di granito egizio - si presentava come una colossale costruzione al pari delle chiese delle abbazie dell’Europa carolingia. Il complesso di San Vincenzo al Volturno, in Molise, uno straordinario sito archeologico che racconta l’arte, la vita monacale e i valori spirituali dell’Europa medievale, è al centro della nuova puntata di “Italia. Viaggio nella Bellezza”, di Stefano Di Gioacchino, con la regia di Federico Cataldi. La sua planimetria è importante per la storia degli edifici di culto medievali, poiché anticipa la planimetria della chiesa dell’abbazia di Montecassino costruita nell'XI secolo dall'abate Desiderio.
La chiesa di San Vincenzo - Isera
Castel Santangelo sul Nera, i Vigili del Fuoco mettono in salvo le opere d'arte
(Agenzia VISTA) - Macerata, 21 Novembre 2016 - Nelle immagini le difficili operazioni dei Vigili del Fuoco che sono riusciti a raggiungere l'interno della Chiesa di Santo Stefano , a Castel Santangelo sul Nera in provincia di Macerata. I vigili tra le macerie recuperano le opere d'arte rimaste sepolte dal crollo. Statue e dipinti vengono messi in sicurezza e portati fuori la chiesa di S.Stefano risale al XIII secolo.
Courtesy VVFF
Carovilli - Molise - Italia
Immagini, foto vecchie e nuove di questo ridente paesino del Molise, con circa 1500 anime, dove ancora si sente il calore della gente, si mangia, si beve, si ride. Per maggiori info visitate il sito meapulchra.it
Villa S. Maria (ch) - Madonna in Basilica
Lo sviluppo del primo nucleo abitativo ebbe luogo dove oggi sorge la chiesa di Santa Maria in Basilica La storia di Villa S. Maria comincia nell'ottavo secolo dopo la discesa in Italia dei Longobardi (569). Il Regno Longobardo era diviso in ducati tra i quali ricordiamo il ducato di Benevento che comprendeva la Campania, la Lucania, il gastaldato di Boiano, ed il Sannio. Del Sannio faceva parte la Frentania che comprendeva i distretti di Lanciano, di Larino e di Vasto. Al distretto di Lanciano appartenava il territorio su cui sarebbe sorta Villa S. Maria.
Nel 703 i tre fratelli longobardi Tato, Taso e Paldo fondarono il convento di San Vincenzo al Volturno. Avuto in donazione il territorio, la Badia di San Vincenzo al Volturno, mandò sul luogo i monaci che costruirono la chiesa ed il convento annesso. I monaci, probabilmente, furono accompagnati da alcuni coloni che contemporaneamente fondarono il vicino villaggio che dalla basilica prese il nome di Villa S. Maria in Basilica. Durante la dominazione dei Franchi in Italia (774-888 d.C.) Villa S. Maria continuò a far parte del ducato di Benevento, e successivamente del ducato di Spoleto.
Intorno all'anno 930, si affermò una potente famiglia di origine franca che diede origine alla dinastia dei Borrello i quali divennero signori di un vasto dominio feudale. Le terre di questi nobili si estendevano tra il Molise ed il Chietino, tra il medio Sangro e l'alta valle del Trigno. Tale territorio prese il nome di stato Burrellense e comprese anche Villa S. Maria. Nel 1024 I normanni conquistarono gran parte dell'Italia meridionale. I discendenti dei Borrello riuscirono comunque a mantenere i loro possedimenti. Nel 1268 Villa Santa Maria fu distrutta da una delle tante scorrerie dei Saraceni. Un anno dopo la cotea di Teate di cui faceva parte Villa Santa Maria, fu donata da Carlo d'Angiò, sovrano del regno di Napoli, al nobile francese Rodolfo di Cortiniaco. Villa S. Maria fu bruciata nel XIV secolo per mano del duca di Vaches in punizione di una ribellione alle prepotenze feudali. Una volta ricostruita, agli inizi del XV secolo, appartenne a Giacomo Caldora, signore di Castel del Giudice. La ereditò Antonio Caldora, che sconfitto da Alfonso d'Aragona la dovette cedere a Giovanna, moglie del successore di Alfonso, Ferdinando d'Aragona. Nel '500 Villa Santa Maria passò ai principi Caracciolo.
Nel XVII secolo, a causa di una terribile pestilenza e spinti dalla necessità di trovare luoghi più sicuri contro le continue incursioni bandistiche gli abitanti superstiti abbandonarono l'originale dimora trasferendosi a quella odierna sulla riva destra del fiume Sangro. I discendenti della famiglia Caracciolo governarono il piccolo centro fino all'abolizione del feudalesimo, avvenuta nel 1806.
Iglesia San Vincenzo y San Atanasio
Monjes Contemplativos de Roma. Los Cistercienses.
ISOLA & ABBAZIA DI SAN GIORGIO MAGGIORE A VENEZIA
Una Produzione di:
GIOPRO ENTERTAINMENT STUDIO
LOCATION: VENEZIA
DIRECTOR, SCENE, EDITING: GIOVANNI ROSALEN
INFO: giopro@email.it
WEB:
INSTAGRAM: @therealgioproINTRODUZIONE E STORIA
San Giorgio è stato, secondo una consolidata tradizione, un martire cristiano, che diede il nome all’isola situata di fronte alla piazza di San Marco a Venezia.
Il suo culto molto diffuso ed è antichissimo, risalendo almeno nel quarto secolo.
Nel 982 l’isola Memmia, la quale venne donata dal doge Tribuno Memmo ad un monaco benedettino, Giovanni Morosini il quale decise di costruire un monastero in onore a San Giorgio; dal quale prese il nome l’isola.
Il monastero di San Giorgio è stato progettato dal famoso architetto Andrea Palladio tra il tredicesimo e quattordicesimo secolo. Il campanile fu invece progettato da Benedetto Burrati.
La chiesa del monastero è formato da un coro, da un presbiterio, da una volta a crociera, tre navate e una cupola. La facciata è stata ultimata da Vincenzo Scamozzi. Nel monastero attualmente vi abitano solamente quattro monaci. L'attuale campanile (alto 75 m) fu progettato dall'architetto somasco Benedetto Buratti e risale al 1791. Costruito infatti nel 1467 crollò nel 1774. A canna quadrata, con cella in pietra d'Istria e cuspide conica, offre un panorama unico su Venezia e sulla laguna. Tutt’ora i monaci benedettini officiano la chiesa. Nel marzo del 1900 papa Leone XIII la elevò al rango di basilica minore.
COME ARRIVARE
Per raggiungere il monastero di San Giorgio, la via più breve da percorrere è senz’altro attraversare il ponte di Rialto, raggiungere piazza San Marco ed acquistare un biglietto per compiere la traversata con il traghetto fino all’isola Memmia.
FACCIATA DEL MONASTERO
La facciata ha un unico accesso. Ai lati del portale le statue di San Giorgio e di Santo Stefano.
Palladio mette assieme disinvoltamente due prospetti templari, uno per la navata centrale e uno minore spezzato per le due navate laterali.
CHIESA DEL MONASTERO
In sostanziale continuità con la progettazione del refettorio, a pochi anni di distanza Palladio affronta la costruzione della grande chiesa del convento, senza dubbio il suo cantiere più complesso e difficile dai tempi delle Logge della Basilica vicentina.
Nel 1576 è finita la struttura generale. Molti anni dopo, tra il 1607 e il 1611, si realizza anche la facciata attuale, che tuttavia studi recenti stanno dimostrando lontana dall'originaria volontà palladiana.
REFETTORIO PALLADIANO DEL MONASTERO
Il refettorio del convento di San Giorgio Maggiore venne progettato da Andrea Palladio, che cominciò i lavori nel 1560 per concludersi tre anni più tardi. In realtà si tratta della ristrutturazione e del completamento di un edificio impostato una ventina d'anni prima che Palladio trasforma in una delle sue realizzazioni più sontuose e affascinanti.
Un'ampia scalinata conduce a un primo grandioso portale attraverso il quale si accede, al corpo principale della chiesa.
Il monastero, rappresenta l’eccellenza ecclesiastica in Italia.
La magnificenza dell'architettura del refettorio era in origine completata dal posizionamento sulla parete di fondo della grande tela raffigurante le Nozze di Cana, commissionata a Paolo Veronese già nel 1562 e conclusa in poco più di un anno di lavoro. Senza dubbio il dipinto era stato pensato in relazione allo spazio palladiano e alla grande finestra termale sovrastante, ma fu trafugato nel 1797 per volontà di Napoleone e trasferito al Louvre.
La straordinaria ricchezza dell'insieme rende testimonianza della qualità del gusto dei monaci e della grandiosità del tenore di vita del monastero, uno dei più potenti d'Italia. Tuttavia ciò non impedisce ai monaci di imporre la conservazione delle arcaiche finestre cinquecentesche.
Cripta di Trivento - 360 gradi - Tour Virtuale 3D
Cripta di Trivento - 360 gradi - Tour Virtuale 3D
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Fai un tour virtuale nella Cripta di Trivento
Cammina verso il centro, scendi la scala e attraversa la Cripta come se fossi davvero lì.
La Cripta di Trivento si trova sotto la Cattedrale di Trivento, alla cripta si accede dalle navate laterali della Cattedrale di Trivento.
Dedicata a San Casto la tradizione la vuole edificata su un tempio dedicato a Diana (come attesta la presenza di una iscrizione romana con dedica a questa divinità).
È divisa in sette piccole navate longitudinali e tre trasversali, con archi a tutto sesto e con volte a crociera sorrette da colonne (di cui alcune monolitiche) e pilastri, la navata principale termina con tre absidi.
Molti dei materiali sono di reimpiego degli edifici del municipio romano di Trivento: si tratta di diversi capitelli, della suddetta iscrizione, di tratti di muratura in opera reticolata presenti sulla parete laterale ed infine di un'altra iscrizione a carattere funerario.
Sull'altare vi è una lunetta in pietra, del XIII secolo, con bassorilievo raffigurante la Trinità, fiancheggiata da due angeli e due delfini.
Tra le sculture lignee di particolare pregio vi è una Madonna in trono del XIII secolo.
Sono presenti inoltre degli affreschi, anch'essi del XIII secolo, raffiguranti: un Santo Diacono, Cristo Crocifisso tra la Vergine e S. Giovanni, e lateralmente un Santo, forse S. Benedetto
La chiesa è aperta tutti i giorni,
Mattina: dalle ore 07.30 alle ore 13.00,
Pomeriggio: dalle ore 16.00 alle ore 19.00.
Non è possibile entrare nella cripta, durante la celebrazione della messa.
Marsica abruzzese: la Valle Roveto (Parte 1 di 2) documentario completo
La valle inclusa tra i Marsi antinati (che Plinio il Vecchio chiamò atinates) vedeva in Antinum (la contemporanea Civita d'Antino) il suo centro principale in epoca italica e fiorente municipio in età imperiale, nonché centro urbano strategico e punto di riferimento amministrativo noto con il nome medievale di Antena. Nell'Alto Medioevo la valle risultò inclusa come il resto della Marsica al ducato di Spoleto, rappresentandone il punto più meridionale situato al confine con Sora e con il ducato di Benevento. Il territorio si trovò coinvolto nelle vicende legate alle scorribande dei Saraceni e delle orde ungare che furono al centro delle lotte sanguinose che segnarono tutto il periodo altomedievale.
Successivamente inclusa nei possedimenti della dinastia dei conti dei Marsi tra il IX e il X secolo si svilupparono i nuclei urbani di Civitella Roveto (all'epoca nota con il toponimo di Petrarolo), Meta, Rendinara, Pescocanale, Morrea e Balsorano. In questi ultimi due centri vennero edificati nel XV secolo dai Piccolomini i castelli che furono scelti come residenza anche dai signori e dai baroni delle epoche successive della contea di Celano e in seguito dagli Orsini e dai Colonna, conti di Tagliacozzo ed Albe[2].
Castello Piccolomini di Morrea
I monti ubertosi della valle visti da San Vincenzo Valle Roveto
Del Giustizierato d'Abruzzo nato nel 1233 fecero parte i centri di Vallis Sorana, Civitas Antinae, Castellum Novum, Morreum, Rocca di Vivo, Rendinaria, Meta, Civitella, Castrum, Capranica, Pesclum Canale[3]. Dal 5 ottobre del 1273, anno della decadenza del distretto con capoluogo Sulmona, il territorio rovetano venne incluso nell'Abruzzo Ultra[4].
Qualche anno dopo l'eversione feudale, esattamente nel 1811 il territorio venne organizzato amministrativamente nel circondario di Civitella Roveto che includeva tutti i comuni rovetani dell'epoca e che fece parte del distretto di Avezzano. Nel XIX secolo il territorio rovetano fu al centro delle vicende dei briganti che attraversavano i passi montani tra San Giovanni Valle Roveto e Collelongo e l'intera valle per raggiungere la Marsica fucense o la fondo valle del Liri.
Dopo l'Unità d'Italia il mandamento di Civitella Roveto di cui fecero parte sei comuni rovetani[5] fu incluso nel circondario di Avezzano. Anche il territorio rovetano fu al centro delle vicende del brigantaggio postunitario fino al 1870[6][7].
Il 13 gennaio del 1915 il terremoto della Marsica segnò profondamente il territorio. Classificato tra i principali sismi avvenuti in Italia causò oltre 30 000 vittime e distrusse quasi completamente decine di centri e in modo irrimediabile i borghi rovetani di Meta Vecchia e Morino Vecchio. Oltre 500 furono le vittime nel territorio della valle Roveto. In particolare i centri di Balsorano, Canistro, Morino, Morrea, San Vincenzo e San Giovanni vennero ricostruiti più a valle delocalizzando le nuove costruzioni nelle vicinanze della strada nazionale n. 82, mentre solo dopo alcuni decenni furono lentamente recuperati i borghi originari posti in altura[8].
Situata sull'asse del fronte di Cassino la valle Roveto subì durante la seconda guerra mondiale bombardamenti a tappeto volti a interrompere le comunicazioni stradali e ferroviari tra la fondo valle del Liri, Sora ed Avezzano[9].
Capistrello fu teatro della tragica vicenda dei 33 martiri torturati e fucilati dai tedeschi[10]. Su queste montagne furono nascosti ed aiutati dai contadini dei borghi montani migliaia di alleati in fuga dal campo di concentramento di Avezzano e da quelli abruzzesi. Emblematiche le vicende eroiche dei fratelli Bruno e Mario Durante e di Giuseppe Testa, giovani partigiani catturati a Meta e Morrea, torturati e uccisi dalle SS per non aver rivelato l'ospitalità delle loro genti ai prigionieri evasi dai campi di concentramento, evitando gravi ritorsioni da parte dei tedeschi[11][12].
MISTRETTA - I PORTANTI DEL 2000- 1991
I bambini realizzano una mini-processione , non è un gioco è fede, è amore verso il loro Santo, sperano e credono che un domani possono avere la fortuna di mettere sulle loro spalle la vara. Oggi possono solo gridare W Sammastianu !!!
Petrella Tifernina (CB): la chiesa di S. Giorgio, il labirinto, i suoi simboli
Nel piccolo centro urbano di origine alto-medievale, affacciato sulla Valle del Biferno, e nei pressi di due importanti tratturi, si trova un gioiello romanico di grande importanza per l'arte molisana: la chiesa di San Giorgio Martire. Ma quali sono le sue origini? Chi la commissionò e la eseguì? Di probabile fondazione longobarda, sorta probabilmente su un sito cultuale di epoca precedente, la chiesa sorprende per la copiosità e complessità dei temi iconografici presenti, sia all'esterno che all'interno. Sulla prima colonna a sinistra dell'ingresso si trova inciso, appena percettibile all'occhio, un particolare tipo di labirinto, cosiddetto Caerdroia, un unicum, per come è strutturato. Chi lo ha inciso? Quando? E perchè? Tra la miriade di simboli scolpiti su tutti i capitelli delle poderose colonne, figura gran parte del repertorio del bestiario medievale, quel linguaggio bizzarro e segreto con cui gli antichi maestri costruttori esprimevano verità iniziatiche. Una copia del telo sindonico è conservata nella chiesa e potrebbe relazionarsi alla reale presenza del Sacro Lino per un certo periodo, proprio qui. Ma da chi sarebbe stato portato? E perchè? Tante domande che non hanno ancora trovato una risposta chiarificatrice.
Coro Multifariam - Ruda (UD) - Nunha Fria Noite (Julio Dominguez)
Esecuzione fatta durante il concerto di fine anno nella Chiesa di Santo Stefano a Ruda, il 26 dicembre 2011
CAPRI - Campane della Parrocchia di Santo Stefano Protomartire. Distesa domenicale
Capri, Parrocchia di Santo Stefano Protomartire
Concerto di 5 Campane in FA# 3
L'edificio religioso si trova a circa 50 metri dal campanile. E' in stile barocco napoletano e progettato dal famoso architetto partenopeo Francesco Antonio Picchiatti (già autore di alcuni lavori a piazza San Domenico Maggiore di Napoli) che recuperò l'antico convento benedettino cinquecentesco realizzato nel XVI secolo da M. A. Desiderio.
La chiesa ha 3 navate, un piccolo transetto e tre absidi, delle quali la centrale accoglie un imponente organo e l'altare in madreperla e corallo di Capri. Il pavimento di questo è quello di Villa Jovis, una delle 12 ville di Tiberio.
Il campanile presenta 5 bronzi in FA#. L'orologio fu costruito da un orologiaio locale ed il quadrante è interamente in ceramica di Capri. Due campane sono per le ore e tre per la distesa.
*****
Le campane :
Campana dei QUARTI
Sistema di suono: FISSO
Nominale: LA 4 naturale
Fonditore: DE POLI Vittorio Veneto
Anno: 1888
Campana delle ORE
Sistema di suono: FISSO
Nominale: SOL 4 naturale
Fonditore : DE POLI Vittorio Veneto
Anno: 1888
Campana SQUILLINA
Sistema di suono: SLANCIO
Nominale: FA 4
Fonditore: OTTOLINA CARLO Seregno
Anno: 1973
Campana MEZZANELLA
Sistema di suono: BATTAGLIO CADENTE
Nominale: DO# 4
Fonditore: ?
Anno: ?
Campana MEZZANA
Sistema di suono: BATTAGLIO CADENTE
Nominale: LA# 3
Fonditore: CAPANNI Castelnovo Ne' Monti
Anno: 1998
Iscrizione : DEO RAVENTE
SANCTO NEUNTE JUBILA/EO
CAPRENSI POPULO
REVOCANTI ANIMOS MAESTUMQUE
TIMOREM MITTENTI
IUVENTI STEPHANI TESTIMONIO
CONSTANTIIQUE EPISCOPALI CARITATE
HOC AERE SACRO SONANTE
SALUTEMQUE NUNTIANTE
AERUFTA SANA LATEQUE
IN AEQUORE TUTO
GEMINI SI ESCANT SCOPULI
Campana MAGGIORE
Sistema di suono: BATTAGLIO CADENTE
Nominale: FA# 3
Fonditore: CAPEZZUTO CARMINE Napoli
Anno: 1950 circa
*****
Suono delle ore e Plenum.
Places to see in ( Montalcino - Italy )
Places to see in ( Montalcino - Italy )
Montalcino is a hill town and comune in Tuscany, Italy. It is famous for its Brunello di Montalcino wine. The town is located to the west of Pienza, close to the Crete Senesi in Val d'Orcia. It is 42 kilometres (26 mi) from Siena, 110 kilometres (68 mi) from Florence and 150 kilometres (93 mi) from Pisa. The Monte Amiata is located nearby.
The town takes its name from a variety of oak tree that once covered the terrain. The very high site of the town offers stunning views over the Asso, Ombrone and Arbia valleys of Tuscany, dotted with silvery olive orchards, vineyards, fields and villages. The lower slopes of the Montalcino hill itself are dominated by highly productive vines and olive orchards.
Like many of the medieval towns of Tuscany, Montalcino experienced long periods of peace and often enjoyed a measure of prosperity. This peace and prosperity was, however, interrupted by a number of extremely violent episodes.
During the late Middle Ages it was an independent commune with considerable importance owing to its location on the old Via Francigena, the main road between France and Rome, but increasingly Montalcino came under the sway of the larger and more aggressive city of Siena.
The first walls of the town were built in the 13th century. The fortress, built in 1361 atop the highest point of the town, was designed with a pentagonal layout by the Sienese architects Mino Foresi and Domenico di Feo. The fortress incorporates some of the pre-existing southern walls, the pre-existing structures including the keep of Santo Martini, the San Giovanni tower and an ancient basilica which now serves as the fortress chapel. Though the town itself was eventually conquered, the fortress itself never submitted, an admirable feat, considering the size of the Sienese and Florentine forces that besieged Montalcino at varying intervals.
The narrow, short street leads down from the main gate of the fortress to the Chiesa di Sant'Agostino with its simple 13th-century, Romanesque façade. Adjacent to the church is the former convent, now the Musei Riuniti, both a civic and diocesan museum, housing among its collections: a wooden crucifix by an unknown artist of the Sienese school, two 15th century wooden sculptures, including a Madonna by an anonymous artist, and several terracotta sculptures attributed which to the Della Robbia school. The collection also includes a St Peter and St Paul by Ambrogio Lorenzetti and a Virgin and Child by Simone Martini. There are also modern works from the early 20th century in the museum.
The Duomo (cathedral), dedicated to San Salvatore, was built originally in the 14th Century, but now has a 19th-century Neoclassical façade designed by the Sienese architect Agostino Fantasici. The Piazza della Principessa Margherita is down the hill from the fortress and Duomo on the via Matteotti. The principal building on the piazza is the former Palazzo dei Priori or Palazzo Comunale (built late 13th, early 14th century), now town hall. The palace is adorned with the coats of arms of the Podesta, once rulers of the city. A tall medieval tower is incorporated into the palazzo.
Montalcino is divided, like most medieval Tuscan cities, into quarters called contrade, Borghetto, Travaglio, Pianello and Ruga, each with their own colors, songs and separate drum rhythms to distinguish them. Twice a year they meet together in a breath taking archery contest under the walls of the Fortezza, conducted in Medieval dress, with lords and ladies of each contrada who accompany the proceedings. The 13th-century church of San Francesco in the Castlevecchio contrada has undergone several renovations. It contains 16th-century frescoes by Vincenzo Tamagni. The medieval quarter in Montalcino is denominated as the centro storico (historical center).
( Montalcino - Italy ) is well know as a tourist destination because of the variety of places you can enjoy while you are visiting Montalcino . Through a series of videos we will try to show you recommended places to visit in Montalcino - Italy
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Pescina (paesi della bella Italia
Pescina provincia dell'Aquila in Abruzzo
CORO POLIFONICO DI MONTAGANO
CORO POLIFONICO DI MONTAGANO al 1° Concorso Corale
Nazionale Premio Schuster che si è svolto nella splendida cornice dell'Abbazia di Castel San
Vincenzo, domenica 17 maggio 2009
FOTO=Filmato 31 Mag 2015 Bacino idrografico del Fiume Nera.
Da Castelsantangelo sul Nera, si sale passando per le vie del paese alle mura del castello e alla base della torre, ben visibile dal basso. Qui si intercetta una traccia di una vecchia mulattiera che sale gradatamente in direzione E-SE superando alcuni fossi si arriva alla frazione di Macchie. Da machie si scende per una sterrata in direzine di Valleinfante, nei pressi della chiesetta Madonna delle Grotte si prosegue per una strada bianca di servizio sempre in direzione E-SE e dopo circa 1,00 ora si arriva ad una cascata Cascata el Pisciatore si torna a Valleinfante e si scende alla sorgente del Nera. Dalla sorgente del Nera si torna a Castelsantangelo su strada asfaltata.
Le campane di Granarolo Dell'Emilia (BO)
Granarolo Dell'Emilia (BO) - Chiesa Arcipretale di S.Vitale Martire
4 campane in La3 intonate in quarto maggiore:
La3 +14/100 = Giuseppe Brighenti, 1833
Si3 +12/100 = Giuseppe Brighenti, 1833
Do#4 +15/100 = Giuseppe Brighenti, 1833
Mi4 +16/100 = Giuseppe Brighenti, 1833
Nel territorio comunale di Granarolo sono stati rinvenuti reperti di origine etrusca, celtica e romana e persino delle sepolture risalenti al periodo villanoviano, ma il vero è proprio comune di Granarolo nasce poco prima dell'Unità d'Italia col nome di comune di Viadagola: la sede comunale era presso la settecentesca villa Boncompagni Dal Ferro, sita in via Viadagola. Con il trasferimento della sede comunale avvenuta successivamente nel centro di Granarolo il comune assume appunto il nome di Granarolo Dell'Emilia nel 1876. La chiesa arcipretale di San Vitale Martire, sita nel centro del capoluogo, sorge su un edificio risalente al XII secolo dipendente dall'Abbazia di Pomposa. Nel XVII secolo fu ricostruita per volontà del parroco Torri. L'attuale edificio risale al 1682 e conserva al suo interno alcuni dipinti della scuola bolognese, in particolare del Guercino e di Elisabetta Sirani. Sull'alto e svettante campanile, opera del capomastro Giuseppe Brighenti del 1832, conserva un ottimo concerto di 4 campane fuse da Giuseppe I° Brighenti nel 1833. Il doppio è caratterizzato da un intonazione praticamente perfetta e dal timbro squillante e pieno. La grossa di nota nominale La3+14 è dedicata a S.Vitale Martire patrono, pesa 4,14 q.li ed ha un diametro di 86,7 cm. La mezzana di nota nominale Si3+12 è dedicata alla B.V. del Rosario, pesa 2,91 q.li ed ha un diametro di 77,4 cm. La mezzanella di nota nominale Do#4+15 è dedicata a S.Antonio da Padova, pesa 2,10 q.li ed ha un diametro di 69 cm. La piccola di nota nominale Mi4+16 è dedicata a S.Vincenzo Ferreri, pesa 1,29 q.li ed ha un diametro di 58,8 cm. Le 4 campane (di peso complessivo 10,44 q.li) sono montate su un bel castello in legno.
*Analisi: La3 435 Hz; 1/100° di semitono ÷ 1/200° di tono*
Suonate:
-Tirabasse: 10 di S.Benetto e 12 della Provvidenza tutte in scala
-Doppio e Tirabasse: 6 Buttate, 24 di Cento e 14 di Sirano tutto in scala
-Doppio e Tirabasse: 6 Buttate, 36 Dell'Annunziata e 12 Martellate tutto in scala (videofotografie)
19 Settembre 2019
Buona visione :-)
Giacomo (Bolocampanaro02):
Andrea Tescari:
Nicolò (CampanaroBolognese 2002):
Giorgio Chiletti:
Praiano Video mapping Chiesa di San Gennaro - demo
INAUGURAZIONE DEL CAMPANILE RESTAURATO
17 SETTEMBRE 2013
Vettica Maggiore, Comune di Praiano, perla della costiera amalfitana, è caratterizzata dalla meravigliosa Chiesa parrocchiale, con il suo splendido sagrato, la policroma cupola maiolicata e l'elegante campanile, svettante verso il cielo.
Dopo il restauro della Cupola della Chiesa nel 2009, si realizza oggi il desiderio di tutto il popolo: completare l'opera con il restauro del Campanile.
La costruzione del Campanile fu inziata nel 1700, come appare dalle Visite Pastorali degli arcivescovi di Amalfi. Subì alterne vicende, tra rifacimenti, sospensioni e riprese, durante tutto quel secolo, e fu completata soltanto nel 1818, al costo complesssivo di ducati 800ca, come risulta dai libri di amministrazione della Chiesa.
Il Campanile, si compone di 5 elementi:il primo, cubico di base, con la porta di ingresso; il secondo, con tre grandi archi; al terzo piano è collocato lo splendido orologio maiolicato; segue il piano delle campane, in forma ottagonale, collegato con quattro eleganti barbacani alla base sottostante. Quattro grandi finestroni ospitano le due campanelle per il suono delle ore e la nuova campana, che oggi viene benedetta dall'Arcivescovo.
Nel finestrone che guarda la piazza è stata fissata la Statua in terracotta di S. Gennaro, con la mano protesa verso il Popolo, recante il motto: Protexi et Protegam. Al centro della Cella Campanaria è la Campana grande, di cantaja 4,30 (Kg.385) fusa nel 1891. Oggi si inaugura il nuovo concerto di Campane, che segna per la Comunità le Feste e le varie celebrazioni liturgiche. Sovrastanti sono otto monofore circolari, in tufo sorrentino, per diffondere maggiormente il suono delle campane ai quattro venti. L'ultimo piano, che dà la forma caratteristica al nostro Campanile, è costituito da una base ottagonale e otto spigoli triangoloidi, a punta acuminata; il tutto rivestito da ceramica vietrese di riggiole quadrate e scandole, poste a squama, in rombi, dai vivaci colori giallo-verdi.
Il campanile termina con globo in rame, che reca infissa una grande croce, e la banderuola segnavento, con una sfera di cristallo.
Nel '900 il nostro bel Campanile ha subìto l'usura del tempo, delle intemperie e del terremoto.
Riparazioni parziali furono curate dai Parroci Fiorentino Francesco (1931) e Gennaro Fusco (1953). Il Terremoto del 1980 e un fulmine nel 1984 recarono seri danni alla struttura, riparati con finanziamenti statali e il generoso contributo di volontari.
Il restauro odierno della Cupola è opera del Ministero dei Beni Culturali, a cura della Soprintendenza di Salerno; tutto il Campanile è stato realizzato con i fondi dell'8x1000 della Conferenza Episcopale Italiana, (con decreto del nostro Arcivescovo Orazio Soricelli, a cura dell'Ufficio Tecnico Diocesano-arch. Sac. Pasquale Imperati) e con le offerte dei fedeli della Parrocchia.
ARVI'-Corale Fonte Vetica di Castel Del Monte (AQ)
Registrato il 1°Giugno 2014 nella Chiesa Santa Croce di Vinovo (TO) Dirige il coro il maestro Stefano Scotti, fisarmonicista Barbara Cardelli.
Arvì di Canzoni Abruzzesi
Testo di A. Misantoni
Musica di E. Vetuschi
Te ne jste Imitane luntane
e diciste: aspitte c'arvinghe;
so' tre anne che guarde lu mare,
so' tre anne che guarde s'arvì.
Ma tu. Carme,
m'ingannate Carme,
ammore, ammore ammor
com'anghinne lu core.
E la sere m'addorme pinzenne,
ca dumane t'abbracce cuntente,
ma me sonne lu mare tremenne,
e j' diche: Carmele n'arvè.
Ma tu. Carme,
m'ingannate Carme,
ammore, ammore ammor
com'anghinne lu core.
Haj sapute ca tu n'ariturne,
haj sapute ca n'atre ti te;
so' tre anne che guarde lu mare,
so' tre anne che guarde s'arvì.
Ma tu. Carme,
m'ingannate Carme,
ammore, ammore ammor
com'anghinne lu core.
Arvì, Carmè!...
'