La facciata del Duomo di Orvieto
Orvieto (Terni) - Per gustare la meravigliosa facciata del Duomo di Orvieto, la Cattedrale di Santa Maria Assunta vi consiglio di farlo nelle ore tardo pomeridiane seduti sugli antichi sedili in pietra alla base dei palazzi che la fronteggiano. Eseguita su una base di un disegno tricuspidale conservato negli archivi dell'Opera del Duomo, la facciata ha l'aspetto di una parete tripartita, in cui è ripetuto per tre volte il motivo geometrico del portale inquadrato dai pilastri e sormontato in basso dalla ghimberga e dalla loggia, in alto dalla cuspide, mentre al centro campeggia, nella sua cornice quadrata, il grande rosone dell'Orcagna.
Fino al loggiato, la parte frontale del Duomo è fortemente caratterizzata dalle concezioni artistiche medievali; la sua esecuzione sarebbe da collocare tra la fine del XIII e il primo decennio del XIV secolo. Probabilmente contemporanea al corpo di fabbrica dell'edificio, la facciata sarebbe stata iniziata dallo sconosciuto Maestro del Duomo e proseguita da Lorenzo Maitani che, introducendo modalità stilistiche proprie dello stile gotico, ruppe l'unità decorativa con i fianchi dell'edificio e modificò il precedente progetto monocuspidale. Dopo la morte dell'architetto senese (1330) i lavori proseguirono più lentamente. Eseguito il rosone (1354-1380), si procedette alla costruzione delle nicchie laterali che lo contornano e a quella delle cuspidi minori (1373-85).
La parte superiore risentì, invece, del gusto quattrocentesco e cinquecento: risalgono a questa epoca l'aggiunta dell'ordine di edicole con statue sopra al rosone (1451-55) e l'inserimento delle loggette a tabernacolo nelle guglie laterali. All'inizio del Cinquecento, Michele Sanmicheli avviò l'innalzamento della cuspide centrale e delle relative guglie: quella alta di sinistra, ultimata da Ippolito Scalza nel 1569, e quella alta di destra completata nel 1543 da Antonio da Sangallo il Giovane. Sarà Ippolito Scalza a terminare la facciata, con la costruzione delle ultime guglie (1571-91).
Dopo aver gustato l'insieme, potrete osservare in modo più minuzioso i bassorilievi e i mosaici che, negli ambienti artistici coevi, contraddistinguono, per originalità, la decorazione frontale del Duomo di Orvieto. Il programma scultoreo a bassorilievo illustrato alla base dei quattro pilastri della facciata rappresenta Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento. Le scene, su registri diversi e divise da tralci d'acanto, di edera e di vite, illustrano, con raffinata sapienza narrativa e con preciso intento escatologico, la Storia dell'umanità dalle origini alla fine del mondo: fondamentale è il ruolo svolto dal mistero dell'Incarnazione e dalla vita di Cristo, e un'attenzione particolare è riservata ai temi della Redenzione e del Giudizio Universale. A fare da raccordo tra Vecchio e Nuovo Testamento è la Vergine Maria, avvocata del genere umano e portatrice di salvezza.
Nel primo pilastro si contemplano le Storie della Genesi: dal basso in alto e da sinistra a destra si susseguono, sul primo registro, i primi cinque giorni della creazione e, sul secondo, il sesto giorno; particolare da notare, si omette di rappresentare Dio in riposo nel settimo. Seguono poi la vita nell'Eden, il peccato originale, con l'anomala allusione al fico come frutto proibito, e la raffigurazione della stirpe maledetta di Caino che si esercita nelle arti del trivio e quadrivio.
Nel secondo pilastro si osserva l'Albero di Jesse che rappresenta la genealogia di Cristo. Nel fusto centrale dell'albero genealogico, tra Jesse che dorme in basso e Cristo in alto, compaiono i re della stirpe di David e, in verticale ai lati del pilastro, ventiquattro profeti con altrettanti antenati di Cristo.
Nel terzo pilastro si conferma, attraverso la narrazione delle Storie del Nuovo Testamento, quanto era stato profetizzato nel secondo. Simmetricamente alla figura di Jesse intorno a un vecchio dormiente, sono scolpiti profeti o personificazioni dei Libri Profetici e, dal terzo registro, si susseguono scene della vita di Cristo, dall'Annunciazione al Noli me tangere.
Nel quarto e ultimo pilastro è scolpita l'apocalittica visione del Giudizio Universale, con la Resurrezione e la divisione tra i Reprobi, condannati al fuoco dell'Inferno, e gli Eletti, che si avviano verso il Paradiso preceduti dal corteo dei Santi e delle Sante.