Roma, Insigne Reliquia del Braccio destro di san Rocco nella chiesa omonima di Ripetta (manortiz)
A Roma – eletta dalla Divina Providenza a custodire i sacri depositi dei più illustri eroi della Religione cattolica – non potevano mancare le venerande Reliquie del Taumaturgo S. Rocco, che a Roma aveva dimorato tre anni, esercitandovi la Sua eroica carità e spegnendovi prodigiosamente la terribile pestilenza che allora vi infuriava. Una prima Reliquia vi giunse il 16 Aprile 1575 per opera di Alessandro di Barwich abate commendatario del monastero di S. Maria. Sotto il Pontificato di Clemente VIII (1592- 1605) fu recato a Roma « il braccio destro » del Santo, e depositato nella Chiesa di S. Sebastiano fuori le mura; il Santo che prima di S. Rocco, era annoverato tra i principali protettori contro la peste. Il 18 Aprile 1597, per benigna concessione dello stesso Pontefice, l’insigne Reliquia del Braccio di S. Rocco veniva trasferita da S. Sebastiano fuori le mura nella Chiesa dedicata a S. Rocco sul Porto d Ripetta, dove tutti i cittadini e fedeli erano adunati per rendere omaggio di devozione e di onore a quel braccio che aveva, col Suo tocco prodigioso, risanati tanti ammalati a Roma e altrove. La processione si svolse col rito più suggestivo e solenne.Vi parteciparono un magnifico corteo di Porporati, Vescovi e Sacerdoti secolari e regolari, il Senato Romano, Confraternite, corporazioni e maestranze, professionisti e scuole, artigiani e un’immensa fiumana di popolo. I prodigi dell’insigne Reliquia non tardarono a verificarsi. Nel 1624 un fierissimo contagio faceva strage in Sicilia e, particolarmente, a Palermo, minacciando di invadere anche la Città Eterna. Urbano VIII, devotissimo di S. Rocco (fu infatti sotto il suo Pontificato che venne concessa la Messa proprio di S. Rocco: vedi avanti n. 22), pensò di unirsi alle pubbliche preghiere per impetrare da Dio, con l’intercessione del glorioso Taumaturgo, la liberazione della Sicilia dal terribile morbo, impetrando anche l’incolumità di Roma dal mortale contagio. Il 18 Agosto, che in quell’anno 1624 cadeva di Domenica, in mezzo a una folla immensa, il Pontefice in forma solenne si recò nella chiesa di S. Rocco, per celebrarvi pontificalmente la Messa all’Altar Maggiore, sul quale era esposta l’insigne Reliquia del prodigioso Braccio. Le fervide preghiere del piissimo Pontefice e dei devoti di S. Rocco furono esaudite. In Sicilia il morbo scemò subito e ben presto scomparve. Roma fu preservata dal minaccioso flagello. Il Senato Palermitano, in ringraziamento, innalzava un sontuoso Tempio al potente Taumaturgo. Urbano VIII, per eternare la sua riconoscenza e quella del popolo romano, ordinò che dal Magistrato dell’Urbe venisse offerto a S. Rocco ogni anno, nel giorno della Sua festa, un calice d’argento e quattro ceri, come attesta la seguente iscrizione che ancora trovasi nella Chiesa di S. Rocco:
D. O. M. URBANUS VIII P. M. NUMINI
PROPITIANDO PERICULIS PESTILENTIAE SICILIENSIS
IMMINENTIBUS
ANNO MDCXXIV
HANC INVISIT ECCLESIAM
ET IN ARA MAXIMA
ANTEBRACHIUM S. ROCHI SACRUM FECIT
DIE DOMENICO XV KAL. SEPTEMB.
EIUSDEMQUE AUCTORITATE
S. P. Q. R.
ANNUUM CALICEMET QUATERNOS CEREOS
EIDEM ECCLESIAE DECREVIT
E il Senato Romano, con suo decreto del 15 Luglio del 1625 - come si legge nella parete, a principio della navata destra della Chiesa di S. Rocco – approvò solennemente l’ordinanza sovrana; e l’offerta, sebbene varie volte interrotta per le vicende politiche, fu sempre fatta sino al 1870. Nel 1656 una nave pontificia, proveniente dal porto di Napoli, approdò a Nettuno sulla foce del Loracina, lasciandovi alcune vesti infette di peste, parte delle quali fu portata alla Torre di S. Lorenzo sulla spiaggia ardeatina e parte a Roma. Ciò bastò perchè la peste irrompesse con furia atroce in Roma, mietendovi in breve tempo ben 14500 vittime. Alessandro VII (1655-1667), che villeggiava a Castelgandolfo, accorse immediatamente a consolare e a soccorrere i suoi figliuoli con saggi provvedimenti e generose elargizioni, ordinando nel contempo pubbliche preghiere e solenni funzioni a S. Rocco nella sua chiesa: dopo di che il tremendo flagello cessò. Le pestilenze, che afflissero l’Italia nel secolo scorso, non risparmiarono Roma. Nel 1854, infatti, a migliaia vi perirono i cittadini colpiti dall’implacabile male. Pio IX, per implorare la cessazione del flagello, prescrisse che egli ultimi 10 giorni di Settembre si esponessero pubblicamente, oltre le immagini più venerate della SS.ma Vergine, le insigni Reliquie de SS. Patroni del prodigioso Braccio di S. Rocco nella sua chiesa, concedendo ad ogni visita l’indulgenza di sette anni e la plenaria per chi ne avesse fatte sette (Editto del 18 Settembre 1854 pubblicato nel « Giornale di Roma »). E’ facile intendere come, in quella terribile calamità, i fedeli si alternassero ininterrottamente attorno all’insigne Reliquia, ottenendo in breve la cessazione della epidemia.