Le catacombe dei cappuccini di Palermo
PAGINA UFFICIALE CATACOMBE DEI CAPPUCCINI:
Alla scoperta delle catacombe dei cappuccini, la cui costruzione risale al 1599, scopri la storia di Palermo e delle catacombe, che conservano fra l'altro Rosalia Lombardo, la mummia di due anni che ha fatto tanto parlare di sè.
#eustonews l'ispezione tra le mummie del Purgatorio di Monopoli
#eustonews l'ispezione tra le mummie del Purgatorio di Monopoli.
Paradontite, carie, fratture rimarginate, artrosi. Le 8 mummie della chiesa del Purgatorio, più una bambina, rivelano le malattie della loro epoca, il ‘700, ma non le cause della morte. «Servirebbe una Tac o raggi x per capire meglio altri aspetti, ma oggi (cioè ieri per chi legge) abbiamo fatto e relazionato attraverso una prima ispezione visiva». Parla il professore Dario Piombino Mascali, antropologo e responsabile della Cripta dei Cappuccini di Palermo. Perché le mummie della Confraternita di Nostra Signora del Suffragio, in via Padre Nicodemo Argento 6, meglio nota come Confraternita del Purgatorio, sono antiche quanto quelle di altre località del Sud. Alcune mancano di un piede, di alcune ossa, falangi. Tutte sono sostenute e legate al muro. «Non sono imbalsamate, ma essiccate in alcune vasche che abbiamo visitato oggi» ripete Piombino Mascali. Due sono sotto la sacrestia e una nella cripta sotto l’altare maggiore in barocco leccese, aperto ieri per la prima volta.
Dunque non sono mummie come quelle egizie, ma corpi lasciati a seccare, scolare i liquidi vitali post mortem. E con la professoressa Annastella Carrino, docente di Storia moderna nell’Università di Bari, è stata valutata l’ipotesi che le mummie potevano essere molte di più di quelle esposte nell’apposita cappella mortuaria. Tra le altre ipotesi emerse ieri anche quella che le donne del gruppo di mummie sia una soltanto e non due come riportato dalle etichette.
Molte mummie hanno ancora la pelle delle gambe, il torace intatto, con gli organi lasciati seccare all’interno. Sono notai della confraternita, avvocati, ma c’è anche un governatore di Monopoli.
Commovente il momento dell’esplorazione della bambina, Plautilla di Francesco dei nobili Indelli. Forse aveva due anni. Ha ancora addosso il vestito della festa, tulle e seta e i pochi capelli rimasti raccolti in una cuffia. Guance, sopracciglia e occhi dipinti. Anche lei è del gruppo dei nobili confratelli deceduti tra la prima metà e la fine del ‘700. Ad assistere all’ispezione scientifica vari studiosi tra cui Francesco Paolo Deceglia, professore dell’Universita di Bari teorico della morte nell’antichità e docente di Storia della Scienza. Presente anche per la Soprintendenza alle Belle arti, la restauratrice Mariapia Zambrini, inoltre il priore della Confraternita del Purgatorio Stefano Giagulli, il direttore spirituale don Sandro Dibello e Vittoria Petrosillo coordinatrice del progetto che sta per prendere vita e che consiste in due volumi che parlano della storia della chiesa ai piedi del campanile della cattedrale e delle sue mummie. Ci spiega i dettagli la professoressa Annastella Carrino che ci annuncia per venerdì 13 novembre (ma la data è provvisoria) la possibilità di un convegno specifico che annunci i risultati delle ricerche effettuate finora. Del progetto fanno parte vari studiosi tra cui Marcello Fagiolo, già professore ordinario di Storia dell’Architettura all’Università la Sapienza di Roma,
ordinario di Storia dell’Architettura Moderna nell’Università del Salento di Lecce.
Il lavoro prevede il riordino degli archivi della confraternita del Purgatorio (sono emersi spartiti musicali del ‘700) ed è cofinanziato dalla stessa confraternita e dell’amministrazione comunale. I professionisti della cultura s’impegnano per valorizzare uno dei monumenti più importanti della città. Ne verranno rilanciate le peculiarità architettoniche, artistiche e il suo archivio (uno tra i più antichi). Oltre alla presenza di mummie di diverse personalità aristocratiche, membri della confraternita, la chiesa può essere tranquillamente accostata a coevi esempi del Mezzogiorno italiano come le catacombe dei Cappuccini di Palermo e altri esempi nell’area napoletana. L’intento è quello di un rilancio per permetterne una migliore fruizione dei cittadini ma soprattutto dei turisti dopo questi anni di duro lavoro e di restauro.
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©eustachio cazzorla 2015
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