I Giganti del Cozzo del Pesco a Rossano CS,da MicheleExpert
In questo video potrete ammirare una riserva di imponenti alberi secolari di castagne che si trova a Rossano Calabro dopo l'abbazia della Madonna del Patire. Si rimane incantati difronte a uno spettacolo surreale dove la pace dei sensi trova una sua dimensione massima. Video realizzato da MicheleExpert.
Rossano Bizantina e il Bosco delle fate
Il Patire è l'edificio sacro che rappresenta bene gli splendori della religiosità e della maestosa bellezza artistica della Rossano Bizantina.Il bosco dei castagni secolari di Cozzo del Pesco, magico e fiabesco. Produzione paolo apa
Naturalmente Calabria Trek..Viaggio in Calabria. Cozzo del Pesco.
PALMA (U' Ré de la Muntagna) - Alfredo R. Lavorato - regia Imma Guarasci
Alfredo R. Lavorato di Rossano (Cs),dapprima nasce come autore e sin da subito si afferma in alcune delle più prestigiose vetrine e competizioni musicali regionali e nazionali.. Ha curato le musiche e gli arrangiamenti per un musical realizzato nell'ambito del Festival Stelle del Mediterraneo in provincia di Lecce. Nel corso della sua attività, si è sempre divertito a suonare in formazioni diverse, fin quando nel 2015 inizia a lavorare su un progetto totalmente nuovo, allontanandosi dal pop e avventurandosi in un percorso dal contenuto narrativo dai sapori Rock /Folk interamente Made in Calabria .Forma così il gruppo TimpRuss del quale ne è autore,voce e musicista. .Nel 2016 vince il Premio Neaithosud Festival e da qui ne consegue un percorso ricco di idee e nuove collaborazioni artistiche, tra le quali quelle con Il Parto delle nuvole pesanti. CREDITS: Titolo del videoclip: Palma” Titolo della canzone: “U Re de la Muntagna Regia del videoclip Imma Guarasci Cantautore Alfredo R. Lavorato Soggetto videoclip a cura di : Alfredo R. Lavorato e Imma Guarasci Sceneggiatura videoclip: Imma Guarasci Riprese e montaggio del videoclip: Marco Amoriello e Imma Guarasci Soggetto Testo – Musica: Alfredo R. Lavorato Arrangiamenti di : Alfredo R. Lavorato - Alfredo Lavorato Foto di scena e backstage: Marco Amoriello e Imma Guarasci Interpreti e Personaggi: Luigi Gaudio : Domenico Straface alias brigante Palma Alfredo R. Lavorato : Bernardino Milon / Pietro Librandi / Giovanni Vulcanis Arturi / Palma Imma Guarasci : Vita / Amore / Teresa Pirillo / Maria Oliverio alias brigantessa Ciccilla Manutengoli e briganti a cavallo : Pino Converso su Bryson; Natale Ruffo su Madera; Alfonso Arcidione su Fatima, Arcangela Loverre su Pioggia Stalliere: Giovanni Mugurel Costumi di scena a cura di : Natalia Kotsinska. Storyboard : Giuseppe Guarasci Si ringraziano: Per la consulenza storica, per la gentile concessione di materiale bibliografico e per le preziose testimonianze il Prof. Francesco Filareto ed il Prof. Mario Massoni ; Per l' Archivio fotografico digitale: Mario Massoni; Un ringraziamento particolare a Vincenzo Straface (parente diretto di “Palma”) per aver fornito testimonianze dirette e materiale storico da lui custodito. Location interessate ed utilizzate durante le riprese: • Abbazia di Santa Maria del Patire - Loc. Rossano • I Giganti di Cozzo del Pesco - Oasi WWF- Sila Greca Rossano • La Colonna infame presente in P.zza Steri di Rossano • Circolo Culturale Rossanese sito in P.zzo De Rosis a Rossano
Figlio di Maria Strafaci e di padre ignoto, Domenico era uno dei numerosi braccianti poveri[senza fonte] della Calabria ottocentesca. La sua vita prese una piega inaspettata quando, nel 1847, appena sedicenne finì coinvolto in un'aggressione fisica ai danni di un galantuomo di Rossano, alla prepotenza del quale il giovane Domenico si era ribellato. Per sfuggire all'arresto lo Straface si rifugiò tra i boschi della Sila, aggregandosi alla banda Faccione, con la quale venne notato tempo dopo a Cosenza[1]. In questo periodo, probabilmente, gli venne dato il soprannome di Palma. Qualche anno dopo fondò una banda propria, composta da dodici compagni fidati che egli sceglieva personalmente.
Il suo territorio si estendeva dalla Sila alla costa jonica, senza farsi mancare qualche incursione nella vicina Basilicata.
Autori vecchi e nuovi, attraverso i loro scritti, ne hanno tramandato l'immagine. Michele Falcone, sequestrato dalla banda Monaco nel 1863, lo descrive come una persona di statura media, robusto e di bell'aspetto, con un modo di vestire piuttosto stravagante[2]. Il colonnello Bernardino Mìlon, invece, ne sottolinea la somiglianza con un fabbricante di birra inglese[1].
Maria R. Calderoni, su Liberazione del 30 luglio 2002, riferisce che Palma era considerato un brigante gentiluomo, un eroe-contadino che ruba ai ricchi per dare ai poveri, amato dal popolino che lo proteggeva e benediceva, arrivando persino a far celebrare delle messe per invocare su di lui la protezione divina[3]. È Vincenzo Padula, però, che dalle pagine del suo giornale Il Bruzio, stampato a Cosenza tra il 1864 e il 1865, narra le gesta del brigante
Abbazia di Santa Maria del Patire (Rossano CS) da MicheleExpert
Storia
L'abbazia di Santa Maria del Patire fu fondata intorno al 1095 dal monaco e sacerdote Bartolomeo di Simeri, con l'ausilio di alcuni ricchi normanni, e venne dedicata a Santa Maria Nuova Odigitria, anche se è conosciuta con il nome di Santa Maria del Patìr, o semplicemente Patire (dal greco Patèr = padre), attribuzione data come segno di devozione al padre fondatore. Nel 1105 il pontefice Pasquale II gli concesse il diritto di immunità dalla giurisdizione vescovile.
In epoca normanna divenne uno dei più ricchi e rinomati monasteri dell'Italia Meridionale. L'abbazia possedeva anche una ricca biblioteca e uno scriptorium dove lavoravano monaci amanuensi per la trascrizione di antichi codici. Dal XV secolo il monastero del Patire conobbe un lungo ma inesorabile decadimento, come tutti i monasteri italo-greci, finché nel 1809 venne soppresso dai francesi.
Architettura
La chiesa possiede una pianta basilicale latino-normanna con tre absidi rivolte ad Oriente. La navata centrale, caratterizzata dal tetto ligneo a capriate, è divisa dalle due laterali da quattro ordini di arcate a sesto leggermente acuto poggianti su colonne di coccio in arenaria a base ionica e senza capitelli. L'area presbiteriale è leggermente in rialzo rispetto al corpo della chiesa, ed è delimitata da quattro pilastri in cui si incuneano in funzione decorativa 4 colonne con capitello corinzio provenienti probabilmente dalle rovine dell'antica Thurio.
La chiesa è caratterizzata anche dall'antico pavimento a mosaico, solo in parte salvato, risalente al XII secolo, voluto dall'abate Biagio, rappresentante alcune figure di animali reali e mitologici. Dalle poche figure rimaste risultano evidenti influenze di figure e stilemi dell'opera del presbitero Pantaleone nel mosaico di Otranto (riscontrabili in altre chiese pugliesi dalle Tremiti alla più vicina Taranto). Nella chiesa si conserva un crocifisso ligneo del '600 e l'effigie della Madonna del Patire, datata alla fine del XIX secolo.
All'esterno, restano le 3 imponenti absidi rivolte ad Oriente in un'ampia spianata che danno il senso della grandiosità dell'edificio. Ogni abside possiede 5 archeggiature con lesene policrome ottenute con altrettanti tondi policromi racchiudenti tutti una stella variamente foggiata. A fianco della chiesa le ampie arcate residue introducono nel chiostro e nei ruderi dell'antico monastero. La facciata, rivolta a settentrione, è stata molto rimaneggiata nel corso dei secoli. Delle antiche tre porte maggiori, oggi ne rimane solo una, quella centrale, molto sobria e rimaneggiata. Le due colonne del portale centrale sono invece molto antiche. La facciata è caratterizzata anche da due rosoni, di cui quello centrale è di origine moderna, mentre sembra molto più antico quello murato al vertice della cuspide. Le due porte laterali presentano molte decorazioni tipiche delle forme arabesche. Nell'insieme, la chiesa si presenta ancora oggi con architettura compatta, nonostante i continui rimaneggiamenti effettuati nel corso dei secoli, rimanendo ancor oggi una delle più belle architetture dell'arte romanica normanna.
Ricetta della pasta con la mollica di Rossano CS
⇩ IN QUESTO VIDEO ⇩
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