HERCULANEUM – Italy ???????? [HD]
Video and photos in HD I have made during my trip to the ancient Roman Empire town of Herculaneum in Italy in 2011. The video includes the following highlights: original wall paintings, houses, mosaics, frescoes, streets of Herculaneum, ruins, Casa di Nettuno e Anfitrite (House of Neptune and Amphitrite), Bottega del Lanarius (Lanarius Shop), Sede degli Augustali (Hall of the Augustals), Bottega ad Cucumas (Cucumas shop), Casa dell'Atrio a Mosaico (House of the Mosaic Atrium), Terrazza di M. Nonio Balbo (Terrace of M. Nonius Balbus), views of Mount (Volcano) Vesuvius.
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Roberto from Switzerland (founder of the Swiss Travel Channel)
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Photocamera: Sony Cybershot DSC-RX100
Editing program: Magix Movie Edit
Soundtrack:
1. Entrance of the Gladiators by PhReyMusic
HERCULANEUM (source Wikipedia):
Located in the shadow of Mount Vesuvius, Herculaneum (Italian: Ercolano) was an ancient Roman town destroyed by volcanic pyroclastic flows in 79 AD. Its ruins are located in the comune of Ercolano, Campania, Italy.
As a UNESCO World Heritage Site, it is famous as one of the few ancient cities that can now be seen in much of its original splendour, as well as for having been lost, along with Pompeii, Stabiae, Oplontis and Boscoreale, in the eruption of Mount Vesuvius in AD 79 that buried it. Unlike Pompeii, the deep pyroclastic material which covered it preserved wooden and other organic-based objects such as roofs, beds, doors, food and even some 300 skeletons which were discovered in recent years along the seashore. It had been thought until then that the town had been evacuated by the inhabitants.
Herculaneum was a wealthier town than Pompeii, possessing an extraordinary density of fine houses with, for example, far more lavish use of coloured marble cladding.
The catastrophic eruption of Mt. Vesuvius occurred on the afternoon of 24 August AD 79. Because Vesuvius had been dormant for approximately 800 years, it was no longer even recognized as a volcano. Based on archaeological excavations and on two letters of Pliny the Younger to the Roman historian Tacitus, the course of the eruption can be reconstructed.
At around 1pm on 24 August, Vesuvius began spewing volcanic ash and stone thousands of meters into the sky. When it reached the tropopause (the boundary between the troposphere and the stratosphere), the top of the cloud flattened, prompting Pliny to describe it to Tacitus as a Stone Pine tree. The prevailing winds at the time blew toward the southeast, causing the volcanic material to fall primarily on the city of Pompeii and the surrounding area. Since Herculaneum lay to the west of Vesuvius, it was only mildly affected by the first phase of the eruption. While roofs in Pompeii collapsed under the weight of falling debris, only a few centimetres of ash fell on Herculaneum, causing little damage but nonetheless prompting most inhabitants to flee.
During the following night, the eruptive column which had risen into the stratosphere collapsed onto Vesuvius and its flanks. The first pyroclastic surge, formed by a mixture of ash and hot gases, billowed through the mostly evacuated town of Herculaneum at 160 km/h (100 mph). A succession of six flows and surges buried the city's buildings, causing little damage in some areas and preserving structures, objects and victims almost intact. However, in other areas there was significant damage, knocking down walls, tearing away columns and other large objects; a marble statue of M. Nonius Balbus near the baths was blown 15 m away and a carbonised skeleton was found lifted 2.5 m above ground level in the garden of the House of the Telephus Relief.
Recent multidisciplinary research on the lethal effects of the pyroclastic surges in the Vesuvius area showed that in the vicinity of Pompeii and Herculaneum, heat was the main cause of the death of people who had previously been thought to have died by ash suffocation.
Scavi di Ercolano - Fornici e Terrazza Balbo
Nella primavera del 1980, i lavori diretti da #GiuseppeMaggi per sanare le #TermeSuburbane, costantemente invase dall'acqua che confliuiva alla base dei prodotti vulcanici, misero casualmente in luce un primo scheletro. Con il procedere dello scavo, i ritrovamenti di resti umani divennero sempre più frequenti. Gli archeologi si resero conto, non senza sorpresa, non essendo mai stata smentita dagli #scavi precedenti la confortante convinzione che la popolazione di Ercolano si fossa quasi tutta salvata, che le arcate di sostegno della terrazza dedicata a #NonioBalbo, così come la spiaggia, erano disseminate di scheletri.Le difficoltà nel fronteggiare il recupero, lo studio e la conservazione dei nuovi reperti, accresciute dal problema della falda d'acqua che invadeva l'area, spinsero Giuseppe Maggi a cercare collaborazioni esterne. Quella con la National Geographic Society sfociò, nel 1982, con l'arrivo di numerosi specialisti, tra i quali l'antropologa Sara Bisel, cui si deve il recupero e lo studio dei primi 148 resti umani.
Nonostante i lavori pubblicati da giornalisti, archeologi e vulcanologi coinvolti in quegli scavi segnassero una svolta decisiva nella ricostruzione della storia di #Ercolano e riportassero in auge un sito considerato minore rispetto a Pompei, i contrasti con quanti non gradivano la massiccia interferenza straniera, costrinsero Maggi ad abbandonare l'incarico nel 1984. Gli scavi ripresero nel 1986 con l'esplorazione di altri ambienti, ma senza più la spinta interdisciplinare e l'entusiasmo di prima.Oltre 250 scheletri umani furono trovati liberando dalle ceneri meno di 100 metri di spiaggia. Gli abitanti di Ercolano, nel disperato tentativo di salvarsi, si erano stipati nei fornici aperti verso il mare con una densità superiore a 3 persone per metro quadrato, in gruppi da 15 a 40 persone sotto ogni arcata. La più alta concentrazione di vittime era al coperto, sotte le volte, mentre alcuni corpi giacevano immediatamente all'esterno, con il capo rivolto verso le arcate.Quelli al coperto avevano in maggioranza la testa rivolta verso l'angolo Sud del locale. Dal momento che i fornici servivano presumibilmente per il ricovero delle barche, che non si sono trovate, si suppone che molti ercolanesi le abbiano utilizzate cercando di salvarsi via mare. Ma, dalla descrizione di #Plinio, sappiamo che il mare era in burrasca e anche questo tentativo di fuga deve essere stato vano.Diverse vittime apparivano ancora nella posizione in cui erano cadute, strette una all'altra o con le mani sul volto. La maggior parte giaceva su un fianco, altri a faccia in giù e pochi sdraiati sulla schiena. In alcuni ambienti vi era prevalenza di donne e bambini, spesso con lo scheletro femminile sopra quello del piccolo, in un ultimo abbraccio tra madre e figlio. Un cavallo emergeva in parte sopra gli scheletri umani, probabile segno di una morte più lenta.A differenza di #Pompei, a Ercolano si vedono scheletri perfettamente conservati. Le diverse circostanze della morte, pur avvenuta per la medesima causa, hanno inciso sulla preservazione dei corpi. A Pompei, molte vittime dell'eruzione giacevano a circa due metri e mezzo dal suolo, appoggiate sopra un poroso strato di pomici, isolati dall'umidità del terreno e coperti da soli due-tre metri di ceneri. L'acqua piovana non era trattenuta nello strato di ceneri, ma poteva scorrere nelle sottostanti pomici fino al primitivo livello del terreno. In queste condizioni, la cenere si è indurita intorno al corpo prima che i tessuti molli si decomponessero, formando la cavità che durante gli scavi viene riempita di gesso o altri materiali fluidi e permette di ricavare l'impronta del corpo.I fuggiaschi di Ercolano, al contrario, caddero direttamente sul suolo umido e furono poi coperti da decine di metri di ceneri. Mancando il drenaggio delle pomici sottostanti, i corpi si sono trovati avvolti da materiali che, trattenendo l'umidità e l'acqua piovana, rimasero soffici e plastici a lungo. I tessuti molli hanno così avuto modo di decomporsi e lo strato di ceneri, non completamente indurito, ha avvolto gradualmente e preservato le ossa degli scheletri.