Panoramica del Monte Toc - La frana del Vajont
Breve panoramica del Monte Toc, da qui si può avere un idea delle proporzioni della frana che il 9 Ottobre 1963 interessò la diga del Vajont. Anche andando sul posto rendersi conto di quello che quella notte è successo è molto difficile, parlare con qualche anziano del luogo ancora oggi a distanza di quasi 50 anni mette i brividi. La Diga, Erto e Casso Longarone e tutte le zone adiacenti colpite meritano una rispettosa visita.
Friuli-Venezia Giulia- Erto e Casso la tragedia del Vajont HD
La diga del Vajont, si trova in Friuli-Venezia Giulia.
Fu costruita negli anni tra il 1957 e il 1960, nel territorio del comune di Erto e Casso in provincia di Pordenone lungo il corso del torrente Vajont.
Lo sbarramento è alto mt 261,60 all'epoca della sua costruzione era la diga più alta al mondo.
Il sistema, noto come grande Vajont era concepito per sfruttare al massimo tutte le acque e i salti del fiume Piave e dei suoi affluenti, di cui il bacino del Vajont era il cuore.
Alla fine degli anni cinquanta la comunità era profondamente legata all'economia agricola tradizionale, integrata con il piccolo commercio ambulante. Nel 1960, in occasione dell'inizio del primo invaso di collaudo, si verificarono due frane: di conseguenza, venne disposto il monitoraggio del versante instabile, dell'estensione di 200 ettari. Il serbatoio venne nuovamente collaudato effettuando un secondo riempimento nel 1962 e un terzo nell'anno successivo. Nonostante l'imminenza della frana non vennero adottate misure adeguate di protezione degli abitati.
La notte del 9 ottobre 1963, dal vicino Monte Toc, situato di fronte alle frazioni di Erto e Casso, si staccò una parte della montagna che finì nel sottostante bacino idrico delimitato dalla diga del Vajont. Le onde che ne scaturirono distrussero completamente le borgate di Fraseign, Spesse, Pineda, Prada, Marzana e San Martino e parte dei due capoluoghi. Questo tragico episodio, le cui vittime a Erto e Casso furono 347, è noto come disastro del Vajont.
La vicenda, causò circa duemila morti per il conseguente allagamento della valle di Longarone,
La popolazione superstite fù evacuata in un nuovo Comune.
Nel 1966 alcuni degli abitanti rioccuparono le loro case con l'intento di ridare vita ai paesi
9 OTTOBRE 1963 - 2013 - Diga del Vajont - Erto - Longarone - Casso - Per non dimenticare
Grazie a Francesco Zeta che mi ha guidato in questi ricordi descrivendomi con pazienza luoghi, fatti e montagne.
Mercoledì 9 ottobre 1963
Dal monte Toc si staccano 260 milioni di metri cubi e finiscono nel lago
• Alle 22.39 la frana si stacca. L'onda di 50 milioni di metri cubi provocata dalla frana si divide in due direzioni. Investe da una parte i villaggi di Frassen, San Martino, Col di Spesse, Patata, Il Cristo. Quindi arriva ai bordi di Casso e Pineda. Dall'altra parte, superando la diga, raggiunge Longarone, Codissago, Castellavazzo. Infine Villanuova, Pirago, Faè, Rivalla, per poi defluire lungo il Piave. L'onda provoca 1917 morti: 1450 a Longarone, 109 a Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 persone originarie di altri comuni, di cui la maggior parte lavoratori e tecnici della diga con le rispettive famiglie. Pochissimi i feriti. In tutta la zona l'unica opera umana che resiste, senza danni, all'onda è la diga di Carlo Semenza sul torrente Vajont.
• Wednesday, October 9, 1963
22:39 the landslide off. The wave of 50 million cubic meters caused by the landslide is divided into two directions. Invests a part of the villages of Frassen, St. Martin, Col Thick, Potato, The Christ. Then comes the edges of Casso and Pineda. On the other hand, passing the dam reaches Blyth, Codissago, Castellavazzo. Finally Villanuova, Pirago, Faè, Rivalta, then flow along the Piave. The wave causes 1,917 deaths: 1450 in Blyth, Castellavazzo to 109, 158 to Erto and Casso and 200 people from other municipalities, of which the majority of workers and technicians of the dam with their families. Very few wounded. Throughout the region, the only human work that withstands, without damage, the wave is the dam of the river Vajont Carlo Semenza.
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L'ONDA DEL VAJONT NELLA VALLE DI ERTO
Nonostante l'acqua abbia risparmiato i centri di Erto e Casso, l'onda sollevata della frana del monte Toc ha distrutto tante frazioni affacciate sul lago.
In una sola notte nella valle ertana hanno trovato la morte oltre 200 abitanti.
#disastrodelvajont
GUARDA TUTTA LA PUNTATA DI PRIMUS INTER PARES DEDICATA AL DISASTRO DEL VAJONT
Il disastro del vajont : esame geologico di una tragedia immensa
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Il disastro del Vajont è stato un disastro ambientale ed umano, occorso la sera del 9 ottobre 1963 nel neo-bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont (al confine tra Friuli e Veneto), dovuto alla caduta di una colossale frana dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del sottostante e omonimo bacino lacustre alpino realizzato con l'omonima diga. La conseguente tracimazione dell'acqua contenuta nell'invaso, con effetto di dilavamento delle sponde del lago, coinvolse prima Erto e Casso, cittadine geograficamente vicino alla riva del lago dopo la costruzione della diga, mentre il superamento della diga da parte dell'onda generata provocò l'inondazione e la distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di ben 1910 persone.
Le cause della tragedia, dopo numerosi dibattiti, processi e opere di letteratura, furono ricondotte alla negligenza dei progettisti e della SADE, ente gestore dell'opera fino alla nazionalizzazione, i quali occultarono e coprirono la non idoneità dei versanti del bacino: dopo la costruzione della diga si scoprì, infatti, che essi avevano caratteristiche morfologiche (incoerenza e fragilità) tali da non renderli adatti ad essere lambiti da un serbatoio idroelettrico. Nel corso degli anni l'ente gestore e i loro dirigenti, pur a conoscenza della pericolosità, peraltro supposta inferiore a quella effettivamente rivelatasi, coprirono con dolosità i dati a loro conoscenza, con beneplacito di vari enti a carattere locale e nazionale, dai piccoli comuni interessati fino al Ministero dei lavori pubblici.
Alle ore 22.39 del 9 ottobre 1963, circa 260 milioni di m³ di roccia (un volume più che doppio rispetto a quello dell'acqua contenuta nell'invaso) scivolarono, alla velocità di 30 m/s (108 km/h), nel bacino artificiale sottostante (che conteneva circa 115 milioni di m³ d'acqua al momento del disastro) creato dalla diga del Vajont, provocando un'onda di piena tricuspide che superò di 250 m in altezza il coronamento della diga e che in parte risalì il versante opposto distruggendo tutti gli abitati lungo le sponde del lago nel comune di Erto e Casso, in parte (circa 25-30 milioni di m³) scavalcò il manufatto (che rimase sostanzialmente intatto, subendo forze 20 volte superiori a quelle per il quale era stato progettato, seppur privato della strada carrozzabile posta nella parte sommitale) e si riversò nella valle del Piave, distruggendo quasi completamente il paese di Longarone e i comuni limitrofi, e in parte ricadde sulla frana stessa (creando un laghetto). Vi furono 1 917 vittime di cui 1450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 originarie di altri comuni.
Lungo le sponde del lago del Vajont vennero distrutti i borghi di Frasègn, Le Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, Faè e la parte bassa dell'abitato di Erto. Nella valle del Piave vennero rasi al suolo i paesi di Longarone, Pirago, Faè, Villanova, Rivalta, e risultarono profondamente danneggiati gli abitati di Codissago, Castellavazzo, Fortogna, Dogna e Provagna. Vi furono danni anche nei comuni di Soverzene, Ponte nelle Alpi, nella città di Belluno a Borgo Piave, e nel comune di Quero Vas, nella borgata di Caorera dove il Piave, ingrossato dall'onda allagò il paese e raggiunse il presbiterio della chiesa.
L'evento fu dovuto a una serie di cause, di cui l'ultima in ordine cronologico fu l'innalzamento delle acque del lago artificiale oltre la quota di sicurezza di 700 metri voluto dall'ente gestore, operazione effettuata ufficialmente per il collaudo dell'impianto, ma con il plausibile fine di compiere la caduta della frana nell'invaso in maniera controllata, in modo che non costituisse più pericolo. Questo, combinato a una situazione di abbondanti e sfavorevoli condizioni meteo (forti precipitazioni) e a forti negligenze nella gestione dei possibili pericoli dovuti al particolare assetto idrogeologico del versante del monte Toc, accelerò il movimento della antica frana presente sul versante settentrionale del monte Toc, situato sul confine tra le province di Belluno (Veneto) e Pordenone (Friuli-Venezia Giulia). I modelli usati per prevedere le modalità dell'evento si rivelarono comunque errati, in quanto si basarono su una velocità di scivolamento della frana nell'invaso fortemente sottostimata, pari a un terzo di quella effettiva.
Marco Paolini - Vajont 9 ottobre '63 (sub ITA)
Vajont 9 ottobre '63 è lo spettacolo teatrale portato in giro da Marco Paolini in tutta Italia fin dal 1994: la frana che si stacca dal monte Toc e che crolla nel lago, poi l'onda gigantesca che si abbatte su Erto, Casso e Longarone. Il giorno dopo la catastrofe, di Longarone non resta più niente. Gli abitanti di Erto diventano profughi. Lungo il Piave, si celebra un funerale collettivo.
Ecco uno stralcio del racconto di Marco Paolini di quelle 22.39 del 9 ottobre 1963.
Scena del DISASTRO DEL VAJONT (R. Martinelli Vajont, 2001)
9 OTTOBRE 1963, ore 22.39 - circa 260 milioni di metri cubi di roccia si staccano dal Monte Toc e franano nel lago sottostante in cui si trova la diga del Vajont. Si formano le prime ondate distruttive che provocano ingenti danni ai paesi di Erto e Casso; un'altra ondata scavalca la diga e si abbatte sulla valle del Piave distruggendo il paese di Longarone. Alla fine il bilancio è devastante: quasi 2000 morti (precisamente 1918), due paesi fortemente danneggiati e uno completamente distrutto.
Vajont 50° anniversary
Erano le 22.39 del 9 ottobre 1963 quando 260 milioni di metri cubi del monte Toc franarono nel lago artificiale del Vajont, tra il Friuli e il Veneto. La frana piombò nell'acqua a una velocità talmente elevata da sollevare un'onda che distrusse sette paesi: Longarone, Pirago, Maè, Rivàlta, Villanova, Faè, Codissago, Castellavazzo. Altri due comuni, Erto e Casso, furono gravemente danneggiati. Nel disastro morirono 1910 persone.
Diga del Vajont e del fronte della frana del Monte Toc vista da Casso (Pordenone)
Diga del Vajont e del fronte della frana del Monte Toc vista da Casso (Pordenone)
Valle del Vajont monte Toc visto dal paese di Casso - con Paolo Slavazza
Paese di Casso
La diga del Vajont
Disastro del Vajont
Vajont frana .jpg
La valle del Vajont dopo la frana del monte Toc che causò il disastro
Stato Italia Italia
Luogo Valle del Vajont
Data 9 ottobre 1963
22:39
Tipo Disastro industriale
Morti 1 910 (stima)
Danni 900 miliardi di lire
Responsabili Società Adriatica di Elettricità, Montecatini, Enel, Ministero dei lavori pubblici
Motivazione Costruzione della diga del Vajont in una zona con paleofrane
Manuale
Il disastro del Vajont è stato un disastro ambientale ed umano, occorso la sera del 9 ottobre 1963 nel neo-bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont (al confine tra Friuli e Veneto), dovuto alla caduta di una colossale frana dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del bacino lacustre alpino realizzato con l'omonima diga; la conseguente tracimazione dell'acqua contenuta nell'invaso, con effetto di dilavamento delle sponde del lago, coinvolse prima Erto e Casso, paesi geograficamente vicino alla riva del lago dopo la costruzione della diga, mentre il superamento della diga da parte dell'onda generata provocò l'inondazione e la distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di 1.910 persone.
La nostra attrezzatura:
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LONGARONE - DIGA DEL VAJONT- ERTO.
Mercoledì 9 ottobre 1963
Dal monte Toc si staccano 260 milioni di metri cubi e finiscono nel lago. Alle ore 22.39 la frana si stacca. L'onda di 50 milioni di metri cubi provocata dalla frana si divide in due direzioni. Investe da una parte i villaggi di Frassen, San Martino, Col di Spesse, Patata, Il Cristo. Quindi arriva ai bordi di Casso e Pineda. Dall'altra parte, superando la diga, raggiunge Longarone, Codissago, Castellavazzo. Infine Villanuova, Pirago, Faè, Rivalla, per poi defluire lungo il Piave. L'onda provoca 1917 morti: 1450 a Longarone, 109 a Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 persone originarie di altri comuni, di cui la maggior parte lavoratori e tecnici della diga con le rispettive famiglie. Pochissimi i feriti. In tutta la zona l'unica opera umana che resiste, senza danni, all'onda è la diga di Carlo Semenza sul torrente Vajont.
Vajont - Vista della frana e del Monte Toc da Casso
Vista della frana e del Monte Toc da Casso
Monte Toc e diga del Vajont
Poetica l'atmosfera che si respira qui!
Luoghi bellissimi... il tempo sembra si dilati...
E la disgrazia?
Quasi 2000 (Duemila!!) i morti!!
Giustizia nel vero senso della parola non è mai stata fatta...
come quasi sempre in Italia!!
Come quasi sempre in questo Paese BELLISSIMO, UNICO ma ASSURDO!!
NON DIMENTICHIAMO!!
Erto e Casso, Diga del Vajont - #FVG
Vi porto a vedere i paesi coinvolti dal disastro del Vajont del 1963.
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Documentario e Storia del Vajont - Non dobbiamo dimenticare [CINEMA HD]
Non dobbiamo dimenticare. Nessuno deve dimenticare quella notte in cui tutto diventò di colpo solo passato. Ma oggi possiamo rialzare la testa e spostare la direzione dello sguardo un po' più avanti. Possiamo trasformare quel niente in un valore diverso, vivendo e facendo vivere alla nostra terra un tempo nuovo.
Xtreme Days Festival
Questa terra è speciale, è il silenzio della roccia, la sospensione dell'aria, la sacralità del'acqua. Questa terra racconta il rispetto della vita.
Il nostro omaggio al magnifico territorio di Erto e Casso e delle valli del Vajont e del Cellina, luoghi da scoprire, che vi sapranno accogliere ed emozionare. #FVGlive
Vajont (Vaiònt in friulano occidentale) è un comune italiano di 1 719 abitanti del Friuli-Venezia Giulia. È una delle città italiane fondate durante il XX secolo. In base alla legge regionale 26/2014 Riordino del sistema Regione - Autonomie locali del Friuli Venezia Giulia, Vajont entra a far parte dell'UTI delle Valli e delle Dolomiti Friulane.
Il disastro del Vajont è stato un disastro ambientale ed umano, occorso la sera del 9 ottobre 1963 nel neo-bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont (al confine tra Friuli e Veneto), dovuto alla caduta di una colossale frana dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del bacino lacustre alpino realizzato con l'omonima diga; la conseguente tracimazione dell'acqua contenuta nell'invaso, con effetto di dilavamento delle sponde del lago, coinvolse prima Erto e Casso, paesi geograficamente vicino alla riva del lago dopo la costruzione della diga, mentre il superamento della diga da parte dell'onda generata provocò l'inondazione e la distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di 1.910 persone.
Le cause della tragedia, dopo numerosi dibattiti, processi e opere di letteratura, furono ricondotte alla colpa dei progettisti e dirigenti della SADE, ente gestore dell'opera fino alla nazionalizzazione, i quali occultarono e coprirono la non idoneità dei versanti del bacino: dopo la costruzione della diga si scoprì, infatti, che essi avevano caratteristiche morfologiche (incoerenza e fragilità) tali da non renderli adatti ad essere lambiti da un serbatoio idroelettrico. Nel corso degli anni l'ente gestore e i loro dirigenti, pur a conoscenza della pericolosità, peraltro supposta inferiore a quella effettivamente rivelatasi, coprirono con dolosità i dati a loro conoscenza, con beneplacito di vari enti a carattere locale e nazionale, dai piccoli comuni interessati fino al Ministero dei lavori pubblici.
a diga del Vajont è una diga oggi in disuso, progettata dal 1926 al 1958 dall'ingegner Carlo Semenza; fu costruita tra il 1957 e il 1960 nel territorio del comune di Erto e Casso (provincia di Pordenone), nella regione Friuli-Venezia Giulia, lungo il corso del torrente Vajont, nota particolarmente per il disastro che vi è avvenuto nel 1963.
NELLA PATRIA DEL FRIULI. SUL LAGO DEL VAJONT
Una passeggiata invernale tra le sponde del lago del Vajont. Dove una volta c'erano case, stalle e fienili, una vita povera ma vivace, ed ora ci sono croci e lapidi come in un cimitero. Qualche rudere ogni tanto, qualche lacerto di muro. Testimonianze di una storia, di un modo di vivere, di una civiltà che sono stati letteralmente spazzati via la notte del 9 ottobre 1963. La notte in cui, come scrisse Dino Buzzati: “Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d'acqua e l'acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi”.
Ad accompagnarmi è Ugo Manarin, da Casso, uno dei due paesi della vallata. A Fraseign, una borgata di Casso, l'onda mostruosa sollevata dalla frana del monte Toc, ha fatto sparire nel nulla dieci componenti della sua famiglia, la nonna paterna, zii e cugini. Lui fu salvato...dalla scuola.
Contrariamente a quanto avveniva in estate, infatti, quella notte dormì in paese per arrivare puntuale in aula l'indomani mattina. E dopo il disastro, costato oltre 2000 vittime e l'impressionante sconvolgimento fisico dell'intera vallata, ci fu il frettoloso evacuamento della mattina dopo. La più gran parte degli abitanti di quei paesi poterono tornare alle proprie case solo ad anni di distanza. Per chi non morì quella notte la vita cambiò irreversibilmente dalla sera alla mattina.
Piergiorgio Grizzo
DISASTRO VAJONT, UNA NOVITA' CHE INQUIETA
LONGARONE - Sulle rivelazioni choc nel cinquantesimo del Vajont, la frana del monte Toc sarebbe stata provocata, è stato aperto un fascicolo in Procura a Belluno. - Intervistati: FRANCESCO SAVERIO PAVONE (Procuratore di Belluno), ROBERTO PADRIN (Sindaco di Longarone) - Servizio di Giuditta Bolzonello, riprese di Stefano Garavelli, montaggio di Stefano Garavelli
Erto - Diga del Vajont
Produzione: Video900
Riprese, montaggio e regia: Ronnie Roselli
OLTRE LA DIGA
Mi sono commosso ricordando, in questo video, la tragedia del Vajont.
Un messaggio rivolto soprattutto alle persone che visitano l'area della diga.
Fate come hanno fatto i nostri vecchi, tornando nelle loro case dopo la catastrofe: andate oltre la diga, pensate oltre il disastro.
Rendete onore alla memoria ma non fermatevi solo alla diga del Vajont. Visitate Erto, Casso e i loro territori.
#oltreladiga
9 ottobre 1963 - 9 ottobre 2017
Non fermatevi alla diga del Vajont. Lasciatevi guidare dalla curiosità. Visitate Erto, Casso. Mangiate, dormite, vivete in essi. Abbattete anche voi il muro invisibile che separa la vacanza dall’esplorazione.
Mauro Corona.
maurocorona.it
ertoecasso.it