Libreria palazzo Roberti - Bassano del Grappa (Vi)
Abbiamo visitato un luogo magico che ci sta veramente a cuore, Libreria Palazzo Roberti a Bassano del Grappa (Vi). Il video è accompagnato dalle parole di Lavinia Manfrotto che ci racconta…
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FOODWEEKEND in Viaggio tra Luoghi e Sapori.
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Giuseppe Bortolussi presenta Evasori d'Italia - Libreria Palazzo Roberti, 18 ottobre 2012
Giuseppe Bortolussi presenta Evasori d'Italia, edito da Sperling & Kupfer. Dialogano con l'autore Giampietro Procopi, Dottore Commercialista, e Alessandro Fabris, Assessore alle Attività Economiche di Bassano del Grappa.
Nato a Gruaro -- VE il 4 agosto 1948, coniugato, con 3 figlie. Dal 1980 è direttore della CGIA (Associazione Artigiani e Piccole Imprese) di Mestre della quale ha rilanciato l'immagine ed il peso politico in una stagione che ha visto le grandi imprese pubbliche di Porto Marghera come uniche interlocutrici capaci di monopolizzare il dibattito politico ed economico della città. Nei primi anni '90 ha fondato e tuttora dirige l'Ufficio Studi della CGIA di Mestre. Nel 1993 ha dato vita alla prima battaglia sindacale di respiro nazionale contro la minimum tax, riuscendo a farla abolire nel 1994, nell'interesse di tutti i lavoratori autonomi. Non meno significative sono state le iniziative sindacali contro il concordato fiscale e la Riforma pensionistica del 1995. Nel 1996 ricopre per un breve periodo la carica di Assessore al Commercio, Turismo e Sport del Comune di Venezia nella seconda giunta Cacciari. Tra le numerose battaglie sindacali, si è battuto in prima linea contro le misure fiscali adottate a livello nazionale negli anni '90, che di fatto avrebbero penalizzato le piccole e micro imprese: l'Irap, la Dual Income Tax e gli studi di settore. Negli ultimi anni altrettanto significative sono state le sue denunce contro l'aumento della tassazione a livello locale, le disfunzioni legate all'inefficienza della PA e, non da ultimo, contro i nuovi studi di settore introdotti dal Governo nel 2007. E' fondatore e direttore delle riviste quadrimestrali Quaderni di ricerca sull'artigianato e di Veneto, economia & società. Dal maggio 2005 ad aprile 2009 è Assessore alle Attività Produttive del Comune di Venezia nella giunta Cacciari. Dal 2007 è opinionista per Libero Mercato e dal 2008 della rivista mensile Autonomie e Comunità. Alle elezioni regionali dello scorso marzo 2010, è stato candidato a presidente della Regione Veneto ed è entrato come membro del Consiglio Regionale con la lista Bortolussi.
Luciano Canfora presenta Tucidide - Libreria Palazzo Roberti, 1 marzo 2017
Luciano Canfora presenta il suo libro Tucidide. La menzogna, la colpa, l'esilio, Laterza.
Introduce Giuseppina Moricca
In collaborazione con dialogos Bassano del Grappa
Chi è Tucidide? Il bravo generale punito da Ateniesi esasperati e folli? Oppure un uomo che mente e sapientemente occulta le proprie responsabilità? Luciano Canfora attacca la leggenda tucididea per ricostruire la vera figura e la vera sorte che toccò al padre della storiografia, così come oggi la conosciamo.
Tucidide – uomo politico ateniese, comandante militare, appaltatore delle miniere d’oro che Atene occupava in Tracia – è stato il principale testimone e narratore della ‘grande guerra’ che oppose Atene a Sparta (431-404 a.C.): un immane conflitto che segnò l’inizio del declino della Grecia classica. Tucidide non amava la democrazia ma seppe convivere col secolare regime democratico, fino al momento in cui, nel 411 a.C., un sanguinoso colpo di Stato portò al potere i suoi amici oligarchi. Cosa accadde allora a Tucidide? Si schierò con l’oligarchia? Dovette eclissarsi al crollo del breve regime oligarchico? Certo è che, proprio con i fatti di quel terribile 411 a.C., la sua Storia – narrazione giorno per giorno della lunga guerra tra Spartani e Ateniesi – si interrompe. Questa coincidenza è il punto di partenza, e forse la chiave, per dipanare la sua vera vicenda biografica, offuscata da una massiccia leggenda che fa di lui o un incompetente mentitore o la vittima di una colossale, inspiegabile ingiustizia, culminata in una improbabile condanna a morte.
L’opera di Tucidide rimase incompiuta o meglio per alcune parti solo abbozzata. Ma si salvò: perché finì nelle mani di un avventuriero di genio, Senofonte, anche lui ateniese, che in politica s’era trovato dalla stessa sua parte. È a costui che dobbiamo la salvezza di un racconto che ha sancito per millenni come si scrive la storia.
«Di tutta la storiografia antica a noi giunta, l’opera di Tucidide ateniese è la sola che racconti quasi esclusivamente fatti contemporanei, visti – com’egli rivendica – e verificati, storia vivente. È la storia di una lunga guerra, di una rovinosa ‘guerra generale’ che coinvolse gran parte del mondo greco. Impresa titanica, se si considera, oltre che la durata del conflitto, l’ampiezza del teatro di operazioni. Tucidide racconta la vicenda bellica via via nel suo farsi, con attenzione costante anche agli effetti dirompenti della guerra nella politica interna soprattutto di Atene. Tucidide, cui dobbiamo l’invenzione della storiografia quale tuttora la pratichiamo, fu innanzi tutto un ricco e potente signore. La sua forza erano solidi interessi economici e rapporti politici nel Nord della Grecia: in Tracia, zona nevralgica per l’impero ateniese.»
Luciano Canfora è professore emerito dell’Università di Bari. Dirige i Quaderni di storia e collabora con il Corriere della Sera. È autore di molte opere Laterza, più volte ristampate e molte delle quali tradotte nelle principali lingue. Per altri editori, tra le sue numerose pubblicazioni, La storia falsa (Rizzoli 2008), La biblioteca scomparsa (Sellerio 2009), Il viaggio di Artemidoro (Rizzoli 2010).
Matteo Renzi presenta Un'altra strada - LIbreria Palazzo Roberti, 6 aprile 2019
Matteo Renzi presenta il suo libro Un'altra strada. Idee per l'Italia di domani, Marsilio.
«Questo libro è il disegno di ciò che vorremmo vedere realizzato tra dieci anni. Siamo tra i pochi che, quando parlano di passato, possono permettersi il lusso di presentare dei risultati, ma vogliamo immaginare l’orizzonte: il nostro nome è domani, il nostro spazio è domani, il nostro luogo è domani. Perché la politica o è futuro o non è».
Come può ripartire un percorso riformista per l’Italia? Come fare tesoro degli errori commessi e delle mosse vincenti in un racconto che rinnovi il senso di una sfida? Come disegnare il futuro opponendosi alle paure dilaganti? Matteo Renzi ha scelto di imboccare una nuova strada, a livello personale e politico, mantenendo lo stesso slancio che, dieci anni fa, lo ha portato a intraprendere un’avventura straordinaria. Da sindaco di Firenze a protagonista della politica nazionale, è stato, con il suo governo, interprete di una svolta importante nella storia del nostro paese. Questo libro nasce come tentativo di individuare alcune scelte di campo necessarie e urgenti, parole chiave che siano opzioni culturali, prima ancora che politiche, cantieri su cui rifondare una proposta per l’Italia dotata di un respiro e una visione più ampi di un tweet o di una diretta Facebook. Il progetto è all’insegna di un riformismo che sia radicale nei valori, parli del passato ma per offrire un orizzonte futuro, rilanci competenza e serietà affidandosi allo stesso tempo alle parole dei poeti. Si tratta di costruire luoghi in comune contro il prevalere dei luoghi comuni che hanno alimentato il mostro insaziabile del populismo.
Con grande chiarezza e senza sconti, l’autore dà forma a una nuova narrazione dell’avvenire, fermamente convinto che «se l’Italia fa l’Italia, non ce n’è per nessuno. E noi conserviamo una fede laica in questo paese del quale siamo, comunque, perdutamente innamorati. C’è un’altra strada. Mettiamoci in cammino». Matteo Renzi (1975) è il Senatore della città di Firenze. È stato, tra l’altro, Sindaco di Firenze e Presidente del Consiglio dei Ministri.
Serena Dandini presenta Avremo sempre Parigi - Libreria Palazzo Roberti, 1 aprile 2017
Serena Dandini presenta il suo libro Avremo sempre Parigi, Rizzoli
Dialoga con l'autrice Lorenzo Parolin «È colpa di Parigi se le mie passeggiate sentimentali sono in disordine alfabetico. Sono troppe le suggestioni e le presenze che si aggirano per la città per mantenere fede a un dizionario canonico. Il vento del Nord, che in certe sere d’autunno diventa forte e dispettoso, mi coglie sempre di sorpresa scompigliandomi i pensieri e soprattutto le lettere. Serge Gainsbourg è finito alla S, ma il suo posto d’onore poteva tranquillamente essere alla D di Dandy, accanto a una schiera di gentiluomini che insieme a Oscar Wilde hanno tenuto alto a Parigi il vessillo di questo club ricercato.» È così che Serena Dandini presenta questo suo alfabeto amoroso in cui ci accompagna dalla A di Arrondissement alla Z di Zinc attraversando la G di Gare, la M di Muri e la V di Verne. Una passeggiata vivace e imprevedibile per la sua città preferita, dove le passioni dell’autrice ci svelano a ogni angolo suggestioni, storie, personaggi indimenticabili e posti segreti da visitare di persona alla prima occasione o semplicemente sognare adagiati sul divano di casa. La strada di Montparnasse che una pioniera della Nouvelle Vague ha trasformato in una spiaggia, i bistrot in cui Hemingway e Fitzgerald si confessavano i loro crucci più intimi, i giardini sorti per il capriccio di una regina o l’intuizione di un banchiere filosofo, le nuove vie della street art… Come i protagonisti di Casablanca, anche noi «avremo sempre Parigi», che pure in questi anni duri continua a stupirci con la sua formidabile bellezza e la sua capacità di rialzare la testa. Da un’autrice poliedrica, una nuova avventura letteraria all’insegna della joie de vivre che oggi più che mai è giusto tributare a questa città unica. Serena Dandini, dopo aver ideato e presentato programmi come La tv delle ragazze, Avanzi, Pippo Chennedy Show, L’ottavo nano e Parla con me, conduce su La7 The show must go off. Il suo esordio letterario Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini (Rizzoli, 2011) è stato un grande successo, seguito dalla raccolta di racconti Grazie per quella volta (Rizzoli, 2012) e da Ferite a morte (Rizzoli ControTempo 2013), il suo primo libro di narrazione dal quale è stata tratta una rappresentazione teatrale portata in tournée in Italia e all’estero.
Incontro con Alessandro (Sandro) Donati - Libreria Palazzo Roberti, 2 marzo 2017
Incontro con Alessandro Donati
Dalla lotta al doping al caso Schwarzer
Dialoga con l'autore Barbara Todesco.
Alessandro Donati, nato nel 1947, maestro dello sport del Coni, è stato allenatore delle squadre nazionali di atletica, di velocità e mezzofondo e dirigente responsabile della ricerca e sperimentazione del Coni, componente della Commissione di vigilanza sul doping, consulente del Ministero della solidarietà sociale. È consulente dell’Agenzia mondiale antidoping e autore di numerosi libri sul doping e sulle metodologie di allenamento pubblicati in Italia e all’estero.
Arrigo Cipriani presenta Elogio dell'accoglienza - Libreria Palazzo Roberti, 6 aprile 2019
Arrigo Cipriani presenta il suo libro Elegio dell'accoglienza, Aliberti.
Con la partecipazione di Jacopo Poli
Questo libro è un manifesto.
Un manifesto elegante, com’è nello stile del suo autore, Arrigo Cipriani. Ma non per questo meno battagliero di come un manifesto deve essere. Cipriani è uno degli italiani più conosciuti nel mondo. Non è solo il patron dell’Harry’s Bar di Venezia, ma un vero ambasciatore dell’accoglienza Italian Style ai quattro angoli del pianeta, con le sue 27 attività aperte in sessant’anni di lavoro (negli ultimi tempi affiancato dal figlio Giuseppe) e i suoi 3000 e più collaboratori. Il messaggio di questo manifesto è chiaro. Il turismo – che in Italia vale non meno di 70 miliardi di euro l’anno e che rappresenta con il suo indotto quasi il 12% dell’intero PIL – è accoglienza. Non sfruttamento del cliente, come troppo spesso facciamo nel nostro Paese.
«Per sessant’anni l’attività principale del mio lavoro è stata la ristorazione» esordisce Cipriani nel suo libro. «Un’attività essenzialmente di servizio. Tratterò l’argomento servizio legato al turismo inteso come offerta e non come fruizione di un terzo». L’accoglienza è un talento, una virtù, oltre che una cultura. Un talento che noi italiani storicamente possedevamo in misura maggiore rispetto a qualsiasi altro Paese del mondo, e che progressivamente abbiamo smarrito. Questo è l’ammonimento di Arrigo Cipriani, che resta fedele a poche fondamentali regole. La prima, quella di mettere al centro il cliente. Vuol dire trattarlo, più che come semplice turista (parola ormai ambigua e a rischio di negative declinazioni) come ospite. Rispetto, quindi, prima di tutto, e cura dell’ospite che arriva sul nostro territorio. Tradotto in termini pratici, significa proporre un servizio, in qualsiasi situazione o luogo, che sia professionale da una parte, ma non privo di calore umano. Questo assunto fondamentale riguarda tutto il Belpaese, da nord a sud. E prima di tutto Venezia, che con i mali e le degenerazioni del turismo di massa si sta confrontando da decenni ed è ormai giunta al redde rationem finale.
Venezia è Cipriani – e viceversa. Perciò un libro di Arrigo non può non essere anche un omaggio struggente a Venezia; un’elegia, in questo caso, per una città quasi completamente perduta, prima di tutto nel suo capitale umano, gli abitanti. Ma proprio dalla città più bella del mondo può partire la rinascita dell’accoglienza italiana verso tutti coloro che vengono a visitarla. Riformare profondamente la modalità dei servizi turistici a Venezia è un compito al quale Cipriani chiama i giovani, che hanno energie fresche ma devono unire alla passione la dedizione.Dedizione e passione sono il connubio vitale che per- mette di dedicarsi per sessant’anni alla soddisfazione dei clienti. Solo così, è il credo di Cipriani, questo bellissimo e faticoso mestiere può essere «un servizio nella libertà».
Arrigo Cipriani è nato nel 1932, l’Harry’s Bar di Venezia nel 1931. Il padre di tutti e due: Giuseppe. Arrigo, bettoliere (come ama definirsi) e scrittore, dirige l’Harry’s Bar da 65 anni. Ha scritto undici libri. Dodici con questo. Ama la vita, “un regalo di lusso” dice. Per la sua morte ha già preparato l’incisione per la lapide: “Sto da Dio”.
Giovanni Spitale presenta Il dono nelle donazioni - Libreria Palazzo Roberti, 24 ottobre 2015
Giovanni Spitale
presenta il suo libro
Il dono nelle donazioni
Una prospettiva bioetica
Partecipano
Riccardo Poletto, Sindaco di Bassano del Grappa
Andrea Turato, Vicepresidente ADMO Vicenza
Marco Baiocchi, Coordinatore trapianti ASL Bassano del Grappa
Nel 1443 il Beato Angelico dipinge la “Guarigione del Diacono Giustiniano”: una tempera su tavola attualmente conservata al Museo Nazionale di San Marco a Firenze. Il soggetto è un bizzarro miracolo raccontato dalla Legenda Aurea: i fantasmi dei santi Cosma e Damiano, due medici siriani morti nel III secolo dopo Cristo, curano un diacono romano, colpito da non meglio precisate ulcere ad una gamba; la terapia consiste nella sostituzione dell’arto malato con quello di un etiope morto da poco. È la prima volta che l’idea del trapianto, seppur in forma mitica, fa capolino nella cultura occidentale.
Il trapianto di organi, tessuti e cellule oggi rappresenta una soluzione efficace per una vasta serie di patologie, dalle insufficienze organiche alle malattie ematologiche. Si tratta però di una pratica medica molto particolare, impossibile da realizzare senza un donatore, una persona che offra una parte di sé a beneficio di qualcun altro.
È proprio questo fatto, l’inevitabile necessità del dono, a rendere questo particolare campo della medicina così interessante da un punto di vista bioetico: ne sorgono questioni legate al modo in cui concepiamo noi stessi, il nostro corpo, il morire, l’idea di sacrificio connessa con le donazioni da vivente. Si tratta di uno spettro di questioni straordinariamente variegato, che questo testo per la prima volta affronta con un approccio multidisciplinare, valutandone gli aspetti medico-scientifici, storici, giuridici, etico-morali e filosofici. Una finestra aperta sul mondo del dono, attraverso la quale chiunque, dal bioeticista all’appassionato, dallo studente al volontario, può gettare uno sguardo ed iniziare a costruirsi una propria idea.
Alessandro Milan presenta Mi vivi dentro - Libreria Palazzo Roberti, 6 aprile 2018
Alessandro Milan presenta il suo libro Mi vivi dentro, De Agostini Planeta
Dialoga con l'autore Samantha Serpentini
Tutto comincia alle sei di mattina, in radio, dove due giornalisti assonnati si danno il turno. Lui sta cercando di svegliarsi con un caffè, lei sta correndo a casa dopo aver lavorato tutta la notte. E succede che nella fretta i due scambiano per errore i loro cellulari. Si rivedono qualche ora più tardi e da un dialogo quasi surreale nasce un invito al cinema, poi a una mostra, un aperitivo, una gita in montagna.
Francesca è bassina, impertinente, ha i capelli biondi arruffati e due occhioni blu che illuminano il mondo. È una forza della natura, sempre in movimento, sempre allegra: per questo la chiamano Wondy, da Wonder Woman. Alessandro è scherzoso e un po’ goffo, si lascia travolgere da Francesca e dall’amore che presto li lega. Con lei, giorno dopo giorno impara a vivere pienamente ogni emozione, a non arretrare di fronte alle difficoltà. E così, insieme, con una forza di volontà che somiglia a un superpotere, si troveranno a combattere la più terribile delle battaglie, quella che non si può vincere. Ma anche dopo la morte sono tante le cose che restano: due figli, un gatto, un bonsai, tanti amici e, soprattutto, una straordinaria capacità di assorbire gli urti senza rompersi mai. Anzi, guardando sempre avanti, col sorriso sulle labbra.
Non è una favola, quella di Alessandro e di Wondy. È però una storia piena di speranza, di amore, di attaccamento alla vita; un inno alla resilienza, quella da esercitare quotidianamente. Perché le storie più belle non hanno il lieto fine: semplicemente non finiscono.
Alessandro Milan (Sesto San Giovanni, 1970) lavora come giornalista da quasi venti anni a Radio24, dove conduce programmi di approfondimento. È presidente dell’associazione “Wondy Sono Io” wondysonoio.org, impegnata nella diffusione della cultura della resilienza.
Domenico Starnone presenta Lacci - Libreria Palazzo Roberti, 12 marzo 2015
Domenico Starnone presenta il suo libro Lacci, Einaudi.
Dialoga con l'autore Manuela Adda.
In collaborazione con il Comitato di Educazione alla Lettura di Bassano del Grappa.
Che cosa lasciamo, quando lasciamo qualcuno? Una casa, una famiglia, il passato, un'idea di futuro, la nostra peggiore fotografia impressa a fuoco negli occhi di chi abbiamo amato. Passiamo la vita a spaccare vasi e incollare cocci illudendoci di essere nuovi di zecca. E cerchiamo di non guardare troppo indietro, perché il tempo dei bilanci è un tempo vano, ridicolo e struggente. Domenico Starnone ha scritto un libro intensissimo e vero. Il racconto a tre voci delle forze sotterranee che tengono in vita i matrimoni anche dopo l'amore.
«Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie». Si apre cosí la lettera che Vanda scrive al marito che se n'è andato di casa, lasciandola in preda a una tempesta di rabbia impotente e domande che non trovano risposta. Si sono sposati giovani all'inizio degli anni Sessanta, per desiderio di indipendenza, ma poi attorno a loro il mondo è cambiato, e ritrovarsi a trent'anni con una famiglia a carico è diventato un segno di arretratezza piú che di autonomia. Perciò adesso lui se ne sta a Roma, innamorato della grazia lieve di una sconosciuta con cui i giorni sono sempre gioiosi, e lei a Napoli con i figli, a misurare l'estensione del silenzio e il crescere dell'estraneità. Che cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi? Perché niente è piú radicale dell'abbandono, ma niente è piú tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre. E a volte basta un gesto minimo per far riaffiorare quello che abbiamo provato a mettere da parte. Domenico Starnone ci regala una storia emozionante e fortissima, il racconto magistrale di una fuga, di un ritorno, di tutti i fallimenti, quelli che ci sembrano insuperabili e quelli che ci fanno compagnia per una vita intera.
Domenico Starnone (Napoli, 1943) ha fatto a lungo l'insegnante, è stato redattore delle pagine culturali de «il manifesto». Ha pubblicato romanzi e racconti incentrati sulla vita scolastica, editi da Feltrinelli, da cui sono stati tratti i film La scuola di Daniele Luchetti, Auguri professore di Riccardo Milani e la serie televisiva Fuori classe. Si è distaccato dai temi scolastici con libri come Il salto con le aste (1989, ET Scrittori 2012), Segni d'oro, Eccesso di zelo e Denti, da cui Gabriele Salvatores ha tratto l'omonimo film. Nel 2001 ha vinto il premio Strega con il romanzo Via Gemito a cui sono seguiti, sempre per Feltrinelli, Labilità (2005, premio Castiglioncello) e Prima esecuzione (2007). Nel 2010 ha pubblicato per minimum fax Fare scene. Per Einaudi ha pubblicato Spavento (2009, premio Comisso), Autobiografia erotica di Aristide Gambía (2011) e Lacci (2014).
Paolo Pozzato presenta Monte Grappa. Giugno 1918 - Libreria Palazzo Roberti, 26 aprile 2019
Paolo Pozzato presenta il suo libro Monte Grappa. Giugno 1918
Nelle memorie italiane e austro - ungariche, scritto con Paolo Volpato e Luciano Favero
Itinera Progetti
Dialoga con l'autore Alessandro Comin
Dopo la disfatta di Caporetto gli Alti Comandi italiani si impegnarono per creare una nuova linea difensiva, della quale il Monte Grappa diveniva uno dei pilastri imprescindibili. Fu infatti fra le cime e le valli di questo massiccio che si giocò, nel giugno del 1918, la partita decisiva per decidere le sorti del conflitto, e fu sempre qui che gli austro-ungarici andarono più vicini a coronare il sogno di quattro anni di guerra. Questo volume ripercorre quei giorni e quelle ore di lotta valendosi di materiali d’archivio in parte inediti e delle memorie dei protagonisti, sia italiani che austriaci, fra cui il Maggiore Giovanni Messe, comandante del IX Reparto d'Assalto, e il Generale von Bardolff, comandante della 60ª Divisione del I Corpo d'Armata.
Paolo Pozzato, laureato in Filosofia presso l'Università di Padova, ufficiale di complemento negli aplini, attualmente è direttore dell'ISTREVI. Ha pubblicato un testo su Emilio Lussu e la Brigata Sassari, si è quindi occupato di memorialistica di parte austriaca curando l'edizione italiana dei diari dei Gen. A. Krauss, L. Pengov e dei C.ti di Divisione del I. C.d.A. austriaco sulle vicende del Monte Grappa nel 1917. Per i tipi di Itinera Progetti ha già pubblicato oltre dieci volumi dedicati alla memorialistica della Grande Guerra.
Pietro Parolin presenta Saltaboschi - Libreria Palazzo Roberti, 13 gennaio 2017
Pietro Parolin presenta il suo libro Saltaboschi. Il bandito della Valsugana, Panda Edizioni.
Dialoga con l'autore Giorgio Cavalli
Una fuga disperata nel bosco, il fiume, uno sparo. Il desiderio di sopravvivere, tornare a casa, dimenticare.
E un destino che invece porterà Nazario dove non avrebbe mai pensato di arrivare.
Nel luglio del 1866 l’Impero Austro-ungarico, schiacciato dalla Prussia da una parte e dal Regio Esercito Italiano dall’altra, inizia a vacillare e il Veneto, da anni sotto il dominio austriaco, sente finalmente il profumo della libertà: gli intellettuali sono in fermento e i generali Garibaldi e Medici alle porte.
Nazario questo non lo sa, è solo un ragazzino che vive lungo il Canale del Brenta, tra il Monte Grappa e l’Altipiano di Asiago, e passa le sue giornate a coltivare il tabacco all’ombra della prima Valsugana.
Alla morte del padre la stretta austriaca sul suo lavoro si fa più forte, la fame inizia a mordere e la scelta è una sola: diventare un bandito.
Contro di lui il Capitano August, un ufficiale austriaco che ha combattuto a Solferino e che porta un fucile mai visto prima. Assieme a lui Tiago, un misterioso brasiliano dal passato di legionario, che vive di pesca e caccia e di qualche soldo che guadagna aiutando l’amico Giovanni Carlesso, uno squinternato contrabbandiere che nasconde il tabacco nel carretto in cui vende panna e biscotti lunghe le vie di Bassano del Grappa.
Per Nazario arriverà presto il momento della resa dei conti: creduto morto imparerà a muoversi come un’ombra, per compiere la sua vendetta, in attesa nel fitto del bosco, mentre l’Impero capitola e gli austriaci fuggono, chi li appoggiava già si avvolge nel tricolore e la battaglia di Primolano incombe.
Pietro Parolin nasce a Cittadella, in provincia di Padova, nel gennaio del 1977.
Si laurea in Lettere con una tesi in Storia del Cristianesimo e si dedica poi alla produzione televisiva e alla sceneggiatura. Lavora a Roma ne La Squadra e successivamente ne La Nuova Squadra. Lavora con Rai, Lux, Fox Italia e come dialoghista nella serie Chiamatemi Gio’ di Disney Channel.
Nel 2015 esce al cinema la commedia di satira e costume Leoni, film prodotto da Csc Production e Rai Cinema, di cui è regista oltre che sceneggiatore.
Saltaboschi è il suo primo romanzo.
Björn Larsson presenta La lettera di Gertrud - Libreria Palazzo Roberti, 27 febbraio 2019
Björn Larsson presenta il suo libro La lettera di Gertrud, Iperborea
Dialoga con l'autore Lorenzo Parolin
Il nuovo romanzo di Björn Larsson: una storia di identità, di libertà e di scelta. E sul prezzo che a volte è necessario pagare per il diritto a questa scelta.
È spargendo al vento le ceneri della madre che Martin Brenner, genetista all’apice di una brillante carriera, marito e padre felice, comincia a interrogarsi sul suo rapporto con lei: perché non prova un vero dolore, perché ha sempre sentito che un velo si frapponeva tra loro? Scoprirà il motivo in una lettera che lei gli ha lasciato: quello che li divideva era un segreto. Sua madre non si chiamava Maria, ma Gertrud, ed era un’ebrea sopravvissuta ai lager. Glielo aveva nascosto per proteggerlo, ma anche per lasciarlo libero di scegliere, da adulto consapevole, la propria identità e la propria vita. Ma qual è la scelta davanti a una rivelazione così scioccante? E cosa vuol dire poi essere ebreo? Con il razionalismo dello scienziato, Martin si getta in ogni genere di letture, ricerche, discussioni con l’amico Simon e il rabbino Golder, per poter decidere: tenere il segreto o accettare la sua ebraicità, sconvolgendo non solo la propria esistenza, ma anche quella della sua famiglia, nonché quel quieto rapporto di «reciproca indifferenza» che ha sempre avuto con Dio? Ed è davvero libero di scegliere o è in realtà costretto ad accettare una definizione che per un genetista, e ateo, non ha alcun significato, e un’appartenenza che non sente? Con la sua capacità rabdomantica di captare i grandi temi del presente e trasformarli in storie da leggere d’un fiato, Björn Larsson affronta uno dei grandi equivoci di oggi – l’identità levata a vessillo di divergenza e inconciliabilità e l’appartenenza come bisogno primordiale eretto a muro divisorio – per rivendicare il diritto di ognuno di essere guardato e giudicato per l’unica vera identità che abbiamo: quella di singole persone.
Björn Larsson, nato a Jönköping nel 1953, docente di letteratura francese all'Università di Lund, filologo, traduttore, scrittore e appassionato velista, è uno degli autori svedesi più noti anche in Italia. Tra i suoi titoli di maggior successo, tutti pubblicati in Italia da Iperborea, La vera storia del pirata Long John Silver, Il Cerchio Celtico, Il porto dei sogni incrociati, I poeti morti non scrivono gialli e L'ultima avventura del pirata Long John Silver.
Presentazione del CD River di Note in Blu alla Libreria Palazzo Roberti
Presentazione del primo CD del gruppo strumentale e corale Note in Blu di Bassano del Grappa (VI).
Domenica 20 gennaio 2013, ore 17.30, presso la Libreria Palazzo Roberti in via Jacopo Da Ponte a Bassano del Grappa (VI).
Paolo Malaguti presenta Prima dell'alba - Libreria Palazzo Roberti, 23 settembre 2017
Paolo Malaguti presenta il suo nuovo libro Prima dell'alba, Neri Pozza.
Dialoga con l'autore Carlo Vanin
Alle 6,30 del 27 febbraio 1931 il trillo violento del duplex manda all’aria uno dei sogni più belli, con tanto di fiammante Fiat 521 Coupé, fatti dall’ispettore Ottaviano Malossi, 32 anni, sposato da cinque, ufficiale della Polizia di Stato nella questura centrale di Firenze. Dall’altro capo del telefono il collega Vannucci gli dice che è atteso alla stazione dagli agenti della Ferroviaria... con una certa urgenza, visto che c’è di mezzo un morto. Il tempo di trangugiare l’orzo riscaldato dalla sera prima nel buio del cucinino, salutare la moglie, inforcare la bicicletta, che Malossi si ritrova al cospetto degli agenti e poi su un treno diretto a Calenzano dove, riverso sulla massicciata, sul lato esterno della linea che scende da Prato, giace il cadavere del morto in questione. Vestito in maniera seria ed elegante, il morto porta i chiari segni di una caduta: tracce di polvere biancastra sulla schiena, uno strappo alla cucitura della manica sinistra, un altro strappo all’altezza del ginocchio destro. Il volto è quello di un uomo anziano e ben curato, capigliatura candida, pizzo lungo e folto. Gli uomini accorsi per primi sul posto lo guardano con un’espressione di timore mista a reverenza.
Nel sole accecante del mattino Malossi non tarda a scoprire il perché. Le tessere della Milizia volontaria e del PNF contenute nel portafoglio del morto mostrano generalità da far tremare i polsi: Graziani Andrea, nato a Bardolino di Verona, il 15 luglio 1864, Luogotenente Generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
Un caso spinoso, dunque, per cui bisogna fare presto, trovare i colpevoli, se ve ne sono, ma soprattutto consegnare quanto prima il corpo dell’eroe agli onori che la Patria vuole tributargli. Resta da chiarire, però, come Graziani sia finito riverso al suolo sulla scarpata opposta a quella di marcia del treno su cui viaggiava: si è suicidato, spiccando letteralmente un balzo fuori dal portello, oppure qualcuno, prima dell’alba, lo ha spinto con violenza giù dal convoglio? Malossi inizia a scavare con prudenza, tra resistenze, false piste e pressioni dall’alto, in un viaggio alla ricerca della verità che, dai binari della linea Prato-Firenze, lo condurrà lontano nel tempo, fino all’ottobre del 1917, sulle tracce di un fante italiano testimone silenzioso del disastro di Caporetto e, prima ancora, di una vita di trincea resa intollerabile dai massacri e dal rigore insensato di una gerarchia pronta a far pagare con la fucilazione anche la più banale infrazione del regolamento.
Nel centenario della «disfatta» di Caporetto, Paolo Malaguti compone un impeccabile romanzo che getta una luce nuova sulle scelte, di memoria e celebrazione, di oblio e censura, fatte dall’Italia «vittoriosa» attorno al mito della Grande Guerra e al destino dei troppi caduti di quella inutile strage che, a parere di molti, segnò la vera fine della civiltà europea.
Paolo Malaguti è nato a Monselice (Padova) nel 1978. Attualmente vive ad Asolo e lavora come docente di Lettere a Bassano del Grappa. Con Neri Pozza ha pubblicato La reliquia di Costantinopoli (2015), finalista al Premio Strega 2016. Tra le sue opere Nuovo sillabario veneto (BEAT, 2016).
Nicolai Lilin presenta Un tappeto di boschi selvaggi - Libreria Palazzo Roberti, 13 novembre 2015
Nicolai Lilin autore di Educazione siberiana presenta il suo libro autobiografico Un tappeto di boschi selvaggi. Il mondo in un cuore siberiano, Rizzoli.
Dialogano con l'autore Giacomo Montaldi, autore e conduttore del programma radiofonoco Nevermore su CRM 2.0, e Marco Bizzotto.
La memoria è un caleidoscopio. Immagini ed emozioni sono i suoi frammenti di vetro, che col tempo ci plasmano e nel tempo compongono forme sempre diverse. In questo libro ho raccolto i miei frammenti, le mie foto, i miei disegni. Quel che vedo quando penso a quel che sono.
Nicolai Lilin è nato nel 1980 a Bender, in Transnistria, vive in Italia dal 2003 e scrive in italiano. Presso Einaudi ha pubblicato i romanzi Educazione siberiana (2009), tradotto in ventitre Paesi, Caduta libera (2010 e 2011), Il respiro del buio (2011 e 2013), Storie sulla pelle (2012 e 2013), Il serpente di Dio (2014) e Trilogia siberiana (2014, che raccoglie Educazione siberiana, Caduta libera e Il respiro del buio).
Da Educazione siberiana Gabriele Salvatores ha tratto un film, interpretato tra gli altri da John Malkovich e prodotto da Cattleya con Rai Cinema, uscito nel 2013.
Daniel Pennac presenta Il caso Malaussène - Libreria Palazzo Roberti, 4 maggio 2017
Daniel Pennac presenta il suo libro Il caso Malaussène. Mi hanno mentito, Giangiacomo Feltrinelli Editore.
Introduce Stefano Pagliantini
Un giorno di tre o quattro anni fa in cui firmavo copie in libreria, un'anziana signora mi ha chiesto se avrebbe ancora sentito parlare della tribù Malaussène. Aveva letto i romanzi su consiglio della nipote, una ragazzina venuta lì a farsi firmare tutti i titoli della serie per il fidanzato. A sua volta, lei li aveva letti su consiglio della madre, alla quale erano stati suggeriti dal compagno dell'epoca, diventato poi suo marito. Avevo le tre generazioni davanti agli occhi: la figlia, la madre e la nonna. Tutte e tre mi chiedevano ardentemente notizie di Malaussène. Ho promesso che gliele avrei date.
Ecco come sono andate le cose.
Quelle tre lettrici mi hanno fatto scattare il desiderio di sapere che fine avessero fatto Verdun, E' Un Angelo, Signor Malaussène e Maracuja. E' quello che scoprirete ne Il caso Malaussène, se deciderete di accoglierlo.
Daniel Pennac
Daniel Pennac, nato a Casablanca nel 1944, già insegnante di lettere in un liceo parigino, dopo un'infanzia vissuta in giro per il mondo, tra l'Africa, l'Europa e l'Asia, si è definitivamente stabilito a Parigi. Quando comincia a scrivere scopre una particolare propensione per storie comiche, surreali ma ben radicate nelle contraddizioni del nostro tempo. Ha raggiunto il successo dopo i quarant'anni con la serie di Belleville, i romanzi editi in Italia da Feltrinelli tra il 1991 e il 1995 (Il paradiso degli orchi, La fata carabina, La prosivendola, Signor Malaussène e La passione secondo Thérèse, oltre a Ultime notizie dalla famiglia), incentrati sul personaggio di Benjamin Malaussène, di professione capro espiatorio, e relativa famiglia. Recentemente, è uscito l'ultimo libro della serie: Il caso Malaussène. Mi hanno mentito (2017). Claudio Bisio ha portato in scena con grande successo la pièce che Pennac ha tratto dalla sua saga Signor Malaussène, prodotta dal Teatro dell'Archivolto con la regia di Giorgio Gallione. Sempre per Feltrinelli sono usciti: il saggio sulla lettura Come un romanzo (1993), il romanzo Signori bambini (1998), la storia a fumetti Gli esuberati (2000, con disegni di Jacques Tardi), il romanzo Ecco la storia (2003), il monologo Grazie (2004), la rielaborazione L’avventura teatrale. Le mie italiane (2007), il racconto La lunga notte del dottor Galvan (2005), i romanzi Diario di scuola (2008; Audiolibri Emons-Feltrinelli, 2011) e Storia di un corpo (2012; nuova edizione accresciuta, con illustrazioni di Manu Larcenet: 2014), e, nella collana Feltrinelli Kids, Ernest e Celestine (2013). Altri suoi racconti sono comparsi nella collana digitale Zoom. Pennac ha vinto il Premio internazionale Grinzane Cavour “Una vita per la letteratura” nel 2002, il Premio Chiara alla carriera 2015 ed è stato insignito nel 2005 della Legion d’onore per le arti e la letteratura. Feltrinelli ha inoltre pubblicato L’amico scrittore (2015), una conversazione di Daniel Pennac con Fabio Gambaro.
Il caso Malaussène: La mia sorellina minore Verdun è nata che già urlava ne La fata carabina, mio nipote È Un Angelo è nato orfano ne La prosivendola, mio figlio Signor Malaussène è nato da due madri nel romanzo che porta il suo nome e mia nipote Maracuja è nata da due padri ne La passione secondo Thérèse. E ora li ritroviamo adulti in un mondo che più esplosivo non si può, dove si mitraglia a tutto andare, dove qualcuno rapisce l’uomo d’affari Georges Lapietà, dove Polizia e Giustizia procedono mano nella mano senza perdere un’occasione per farsi lo sgambetto, dove la Regina Zabo, editrice accorta, regna sul suo gregge di scrittori fissati con la verità vera proprio quando tutti mentono a tutti.
Tutti tranne me, ovviamente. Io, tanto per cambiare, mi becco le solite mazzate.
Benjamin Malaussène
“Io sottoscritto Benjamin Malaussène vi sfido, oggi, chiunque voi siate, ovunque vi nascondiate, quale che sia il vostro grado di indifferenza alle cose di questo mondo, a ignorare l’ultima notizia appena uscita, la notiziona che farà discutere la Francia e crepitare i soscial.”
Walter Veltroni presenta Assassinio a Villa Borghese - Libreria Palazzo Roberti, 27 novembre 2019
Walter Veltroni presenta il suo libro Assassinio a Villa Borghese, Marsilio
L’esordio nel giallo di Walter Veltroni inaugura la nuova collana Lucciole, gialli leggeri nei contenuti e nella foliazione, indagini brevi che mescolano avventura e suspense, commedia e sentimenti e che illuminano i lati più oscuri dell’animo umano.
Villa Borghese – un enorme parco nel centro di Roma, grande più della Città del Vaticano e poco meno del principato di Monaco – è uno dei luoghi più incantevoli del mondo. Ci sono ristoranti suggestivi come la Casina Valadier e bar deliziosi come quello del Giardino del lago. E poi le mille piante, i corsi d’acqua e le tante specie animali e i musei. Un mondo, all’interno di uno dei parchi storici più importanti della capitale.
Il sindaco, malato d’amore per la Villa, muovendo mari e monti alla fine riesce a farvi aprire un commissariato. «Per fare cosa» ironizzano i vertici della polizia, «arrestare i merli?» Decidono perciò di chiamare a raccolta, per il nuovo ufficio, un gruppo di soggetti che in vari commissariati hanno fatto danni o non hanno fatto nulla. Come i magnifici sette, ma al contrario. A guidarli, un maturo funzionario di polizia caduto in disgrazia.
Un giorno, però, il pacifico tran tran del parco viene interrotto da un urlo. E nulla sarà più lo stesso, a Villa Borghese.
Walter Veltroni è nato a Roma il 3 luglio del 1955. È stato direttore dell’Unità, vicepresidente del consiglio e ministro per i Beni e le attività culturali, sindaco di Roma, fondatore e primo segretario del Partito democratico. Ha scritto vari romanzi tra i quali La scoperta dell’alba, Noi, L’isola e le rose, Ciao, Quando, tutti pubblicati da Rizzoli. Ha realizzato vari documentari come Quando c’era Berlinguer, I bambini sanno, Tutto davanti a questi occhi e la serie sulla storia dei programmi televisivi Gli occhi cambiano. Nel 2019 è uscito il suo primo film C’è tempo. Collabora con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport.
Helena Janeczek presenta La ragazza con la Leica - Libreria Palazzo Roberti, 20 gennaio 2018
Helena Janeczek presenta il suo libro La ragazza con la Leica, Guanda
Dialoga con l'autrice Giovanni Cunico, Assessore alla Cultura Città di Bassano del Grappa.
Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia.
Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna.
Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa: Ruth Cerf, l’amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l’irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt’altro motivo, a dare l’avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante.
È il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l’ascesa del nazismo, l’ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro.
Ma per chi l’ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finché Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.
Helena Janeczek, nata a Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da oltre trent’anni. È autrice dei romanzi Cibo (Mondadori, 2002), Le rondini di Montecassino (Guanda, 2010), finalista al Premio Comisso e vincitore del Premio Napoli, del Premio Sandro Onofri e del Premio Pisa, e Lezioni di tenebra (Guanda, 2011).
Christian Cappello presenta Andare avanti - Libreria Palazzo Roberti, 17 novembre 2017
Christian Cappello presenta il suo libro Andare avanti, Mondadori
«A un certo punto Marta mi prese la mano e mi confessò: “Nulla mi fa più felice che aiutare il prossimo, Christian. Credo che sia doveroso far qualcosa in più per sostenere chi ha bisogno. Mi sta girando nella testa un’idea: un viaggio itinerante in Italia per raccogliere fondi per la ricerca sulle malattie rare. Sarebbe anche un modo per farle conoscere alla gente”. La sua mano mi trasmetteva un’incredibile energia, i suoi occhi erano colmi d’amore, l’amore per il prossimo.» Christian Cappello e Marta Lazzarin sono una giovane coppia all’apice della felicità: insieme hanno girato il mondo, insieme hanno creato un coinvolgente lavoro nella new economy e costruito la loro casa. E ora aspettano il loro primogenito di cui hanno già deciso il nome: Leonardo.
Tutto procede per il meglio, ma all’improvviso Marta muore in modo fulminante. E con lei se ne va anche il bambino che porta in grembo.
Dopo settimane di sorda disperazione, Christian si ritrova a camminare lungo un sentiero, come in trance, per diverse ore. Quando rientra in sè, sente di essere preda di un’insolita euforia fisica e di una nuova consapevolezza: il progetto che Marta gli aveva accennato a Natale – aiutare le persone colpite dalle malattie rare – sarà anche quello della sua rinascita.
Christian fonda quindi la onlus Marta4kids e si mette in cammino. Impiegherà quasi un anno per visitare di persona i ventisette centri di ricerca sulla fibrosi cistica sparsi in tutto il territorio italiano. Camminerà a costo zero, raccogliendo soldi per la onlus e ospitalità per sè. Incontrerà migliaia di persone, malati di ogni tipo, familiari, medici, giornalisti, sindaci e semplici curiosi. A tutti racconterà che il senso della vita, anche quando è la vita stessa ad apparire ingrata e ingiusta, è l’amore per gli altri: l’ultima, semplice lezione di Marta.
Questo libro è il diario di una avventura vera, partita da Bassano il 2 aprile 2016 e continuata per oltre quattromila chilometri di eccezionale solidarietà.
Christian Cappello (Bassano, 1977) è un celebre blogger di viaggi. È il fondatore di blogdiviaggi.com.