F. I. A. P. NAPOLI CAMPANIA al MAUSOLEO 40 MARTIRI di Gubbio
La F. I. A. P. (Federazione Italiana Associazioni Partigiane) Napoli Campania rende omaggio ai 40 Martiri di Gubbio.
Gubbio, 22 Settembre 2013
Bruno Aymone, Cons. Naz. e Presidente F.I.A.P. Napoli Campania, Presidente Associazione Patrioti delle Quattro Giornate
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Nei pressi del luogo ove è situato il Mausoleo, all'alba di giovedì 22 giugno 1944 si consumò la terrificante tragedia della fucilazione di 40 innocenti per rappresaglia da parte dell'esercito nazista.
Dopo l'uccisione, nel pomeriggio del 20 giugno, di un ufficiale medico tedesco ed il ferimento di un altro in un bar cittadino da parte di componenti una pattuglia dei Gap, subito l'esercito germanico iniziò il rastrellamento nella città, interrompendolo la sera del 20 dopo l'intervento del vescovo Ubaldi, il quale ebbe l'assicurazione del comandante tedesco della zona che non si sarebbe dato ulteriore corso alla rappresaglia, purché non fossero accaduti altri incidenti. Invece il giorno successivo il rastrellamento fu ripreso con maggior determinazione ed a più largo raggio.
Furono presi uomini e donne, giovani e meno giovani, alcuni rilasciati dopo una parvenza di interrogatorio, altri trattenuti senza scampo.
Nella notte alle prime ore del 22 giugno alcuni furono trascinati inconsci a scavare la fossa, dove, poco dopo, a ridosso del muro che conserva i segni delle pallottole assassine, gli altri furono legati come bestie da macello, trucidati in modo selvaggio, poi finiti a colpi di pistola ed appena ricoperti con qualche manciata di terra.
E' stato scritto: Un genio infernale parve avesse scelto di proposito alla strage quaranta innocenti, quaranta casi tutti pietosissimi; molti con delle circostanze che ne accrebbero l'orrore e la pietà.
Una madre e la figlia, un unico figlio di madre inferma, padri di cinque, di dieci figli, un padre di cinque bambini già orfani della mamma, due fratelli insieme, un padre e il figlio, onesti lavoratori dei campi e delle città, giovinetti, due sordomuti (Mons. O. Rogari).
La città, sconvolta e attonita, si è stretta attorno alle famiglie delle vittime e, unendosi al loro dolore, ha voluto erigere il Mausoleo a perenne ricordo di questi Quaranta martiri innocenti e come monito affinché l'umanità rifugga dalla guerra sempre apportatrice di morti, rovine, odi.
Non avevano scelto la guerra, magari neppure da che parte stare: avevano scelto le case e i campi, continuare la vita, le opere e i giorni, mentre attorno infuriava una follia feroce. E furono presi davanti alle porte, a caso rastrellati come bestie: erano vittime da immolare, ai riti della guerra, a quelle azioni e rappresaglie che costituivano la vita quotidiana dell'Italia tra il '43 e il '45.
Caddero inermi ed innocenti: abbattuti non solo dalla scarica assassina, ma dal disprezzo della vita, dalla voglia del sangue ricercato ad ogni costo, come allora era d'uso.
Sono segno di pace e di rappacificazione: ma solo a partire dal rifiuto dell'odio e della guerra come sopraffazione.
Umberto Piersanti
Video: TV Cultura Bruno Aymone Channel
Montaggio: Fatima Estrella
Ottimizzazione: Lucrezia Verbena
Postproduzione: Baypressagency
Regia: Bruno Aymone
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gubbio immagini
Ceduta alla Chiesa con le donazioni di Pipino il Breve e Carlo Magno, la città, pur assoggettata ai vescovi, si costituì in Libero comune di fazione ghibellina e, nell'XI secolo, iniziò una politica espansionistica. Distrutta Luceoli, posta sulla via Flaminia nei pressi dell'odierna Cantiano, il suo vasto territorio fu inglobato in quello eugubino e in posizione più strategica, fu fondata Pergola (poi città autonoma dal 1752). La creazione di Pergola fu considerata pericolosa dalla vicina città di Cagli, che già si sentiva minacciata da Gubbio in quanto gli Eugubini avevano ottenuto la concessione imperiale sullo strategico Castello di Cantiano, controllando di fatto, agevolmente, i collegamenti sulla via Flaminia; ne nacquero una serie di scontri che coinvolsero, in forza delle alleanze promosse dai cagliesi, anche Perugia. Le continue guerre di confine portarono Gubbio ad avere più di cento castelli sotto il suo dominio, ma, nello stesso tempo, ad entrare in forte conflitto con Perugia, allarmata dal suo espansionismo.
Nel 1096 in seguito alla partecipazione alla prima crociata di numerosi suoi abitanti al seguito di Girolamo Gabrielli, la città aggiunse nel suo stemma il rastrello e i gigli: l'insegna del francese Goffredo di Buglione.[senza fonte]
Nel 1151 undici città confederate, capeggiate da Perugia, attaccarono Gubbio con l'intento di spazzarla via. La città resse all'urto ed il seguente contrattacco portò ad una schiacciante vittoria degli assediati. L'evento fu attribuito all'intervento ritenuto miracoloso di Sant'Ubaldo (1080-1160), allora vescovo della città. La potenza militare e commerciale che Gubbio andava sempre più ostentando portò ad altri scontri con Perugia, finché nel 1257 i perugini occuparono parte dei territori eugubini, che furono poi restituiti con il trattato di pace del 1273.
La chiesa di San Giovanni
Chiesa di San Francesco
Nel XIII secolo Gubbio prosperò in pace, crescendo dal punto di vista sia urbanistico, sia economico, sia demografico. Nel 1263, i guelfi presero il potere che detennero fino al 1350, tranne brevi parentesi, come quando, nel 1300, Gubbio fu occupata dalle truppe ghibelline del conte di Ghiacciolo (Uberto Malatesta) e di Uguccione della Faggiuola. Infine, caduta sotto la signoria di Giovanni Gabrielli, nel 1354 fu assediata ed espugnata dal cardinale Albornoz, legato pontificio, che l'assoggettò alla Chiesa concedendo, però, alla città gli antichi privilegi e statuti propri.
La pace fu di breve durata poiché il governo pontificio non mantenne le promesse fatte dal cardinale Albornoz: gli eugubini nel 1376 insorsero e instaurarono un autogoverno. Pochi anni dopo, nel 1381, il vescovo Gabriello Gabrielli, appoggiato dal papa, si autoproclamò signore di Agobbio, nome medioevale di Gubbio, provocando la ribellione dei cittadini che, ridotti alla fame, nel 1384 si levarono in armi contro il vescovo. Impossibilitati a resistere al battagliero vescovo, che non voleva perdere il dominio sulla città, gli eugubini si consegnarono spontaneamente ai Montefeltro, duchi di Urbino, perdendo così il titolo di libero comune, ma ottenendo un lungo periodo di tranquillità. I Montefeltro, signori amanti dell'arte, restituirono a Gubbio i privilegi e gli ordinamenti civili, la città tornò così a fiorire culturalmente e artisticamente; in quel periodo fu ricostruito il Palazzo dei Consoli.
Nel 1508 subentrarono, nel dominio della città, i Della Rovere, che lo tennero fino al 1624 quando, con la morte di Francesco Maria II Della Rovere, ultimo erede della casata, tutti i beni passarono, come da volontà testamentaria, allo stato pontificio.
Nella battaglia di Lepanto è riferita la presenza di numerosi uomini d'arme eugubini, tanto da stupire secondo un aneddoto don Giovanni d'Austria
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