Abbazia San Nicola di Casole - Otranto
I ruderi dell'Abbazia di San Nicola di Casole, in Otranto, con annessa masseria, situazione reale a settembre 2015.
La riproduzione del sito è stata adattata a presepe.
Otranto - Monastero San Nicola di Casole (InOnda WebTv)
Posto pochi chilometri a sud di Otranto, il monastero di San Nicola di Casole rappresenta uno dei luoghi più importanti del Salento, a livello storico, artistico e culturale.
Tradizione vuole che il monastero fu fondato nel 1098 da Boemondo I d'Antiochia.Sul luogo esistevano altari, cripte e casupole dove i monaci andavano a pregare (casole, in dialetto salentino, da qui il nome S. Nicola di Casole). Successivamente Boemondo lo donò ad un gruppo di basiliani guidati da Giuseppe, che fu primo abate del futuro monastero. La ricognizione archeologica dimostra, invece, che il sito del monastero fu già occupato sin dall'VIII o IX secolo.
Il monastero ospitò un circolo di poeti in lingua greca, guidato dall'abate Nettario, a cui appartennero, oltre allo stesso Nettario, Giorgio di Gallipoli, Giovanni Grasso e Nicola di Otranto. Nel monastero venne creata la biblioteca, con numerosissimi volumi greci e latini. Era all'epoca una delle biblioteche più ricche d'Europa. La biblioteca venne distrutta nel 1480, in seguito alla battaglia di Otranto, nella quale la città dovette soccombere agli invasori Turchi. Di essa rimangono oggi solo rovine. Qualcosa tuttavia fu salvato, grazie all'opera di Sergio Stiso, umanista grecista, e al Cardinale Giovanni Bessarione, patriarca di Costantinopoli, che spesso prelevava (o per meglio dire razziava, in quanto i volumi non facevano mai ritorno al loro luogo d'origine) vari manoscritti greco-bizantini nei monasteri e delle biblioteche che visitava.
In questo monastero probabilmente si formò il mosaicista greco-otrantino Pantaleone che ci ha lasciato una delle testimonianze più importanti e teologicamente ancora di controversa interpretazione, come il mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto, capolavoro del mosaico pugliese del XII secolo.
OTRANTO ABBAZIA DI CASOLE
E' nota come la Cluny d'Italia. L'Abbazia di San Nicola di Casole, a sud di Otranto, è stato importante centro propulsore agli albori della letteratura nazionale. Ora è ridotta a un rudere, inglobato in una masseria. Un nuovo progetto traccia ora un percorso concreto per il recupero quanto meno della memoria storica legata al cenobio basiliano.
L'Abbazia di San Nicola di Casole ad Otranto
L'affascinante Abbazia di S.Nicola di Casole estratta da un documentario di routine di Salento.it
abbazia di san nicola di casole 0002
Ben altra sorte avrebbe meritato l'abbazia di San Nicola di Casole, un tempo faro di cultura per l'Occidente e adesso completamente abbandonata a sè stessa!
San Nicola di Casole: Giuseppe Cursano racconta | InOnda WebTv
Otranto, Abbazia San Nicola di Casole. Noi di InOnda WebTv siamo andati ad incontrare Giuseppe Cursano, Proprietario dell'Abbazia, il quale, nell'intervista, ci ha raccontato gli eventi degli ultimi 70 anni legati a questo antico luogo; spegandoci anche quelle che sono le sue intenzioni riguardo al recupero del monastero.
Per saperne di più, vi invitiamo a guardare il video dell'intervista. Buona visione.
- L'enigma di Càsole - di Mario Blasi - Istituto Comprensivo Otranto - Pon 2012
Il Progetto
La città e il territorio come luogo di apprendimento - Pon 2012
Il progetto ha coinvolto un gruppo di alunni/e con buone capacità scolastiche (attività di potenziamento). La tematica generale ha fatto riferimento espresso alla realtà territoriale di Otranto con particolare riferimento all'Abbazia di San Nicola di Casole. L'attività è stata finalizzata al consolidamento della conoscenza della storia locale mediante la realizzazione di un Time Travel (sul modello proposto dall'Associazione Bridging Ages visionabile sul sito bridgingages.com, un'esperienza di viaggio nel tempo in un sito storico mediante lo studio di documenti scritti, reperti, letteratura e fonti orali.
Al momento dell'inserimento del corto in rete il Time Travel che si sarebbe dovuto tenere presso un'altra importante Abbazia di Santa Maria a Cerrate è stato rimandato a settembre. Ma nell'ambito del progetto è stato prodotto il corto che potete vedere in questo post il suo trailer e il backstage, che non saranno pubblicati, e un eBook che documenta l'intero percorso didattico.
L'eBook è reperibile gratuitamente presso l'iTunes Store ed ha lo stesso nome del corto. Contiene i materiali scritti e multimediali utilizzati durante il corso compresi i prodotti multimediali prima citati. Può essere consultato solo dall'applicazione iBooks per i device della Apple, notebook, iPod, iPhone, e naturalmente iPad.
I Luoghi del Cuore - Fai - Salviamo l'Abbazia di San Nicola di Casole ad Otranto
I Luoghi del Cuore - Fondo per l'Ambiente Italiano
Ognuno di noi è emotivamente legato ad un luogo che spesso rappresenta una parte importante della nostra vita e vorrebbe che fosse protetto per sempre. Questo è il presupposto che ha dato il via al censimento nazionale “I Luoghi del Cuore”, promosso dal FAI in collaborazione con Intesa Sanpaolo, che chiede a tutti i cittadini di segnalare i piccoli e grandi tesori che amano e che vorrebbero salvare.
Il progetto ha l’obiettivo di coinvolgere concretamente tutti i cittadini, di qualsiasi età e nazionalità, di sensibilizzarli nei confronti del nostro patrimonio artistico e paesaggistico e di favorire l’aggregazione e la collaborazione fra comunità e istituzioni al fine di proteggere e valorizzare tale patrimonio.
Nel Salento, tra i vari luoghi attenzionati dal FAI, c'è l'Abbazia di San Nicola di Casole ad Otranto, quale luogo da difendere e da riportare alla pubblica conoscenza e fruibilità.
Il sig. Francesco De Cillis, e la sig.ra Rita Paiano, della delegazione Fai, hanno promosso una visita guidata all'Abbazia di San Nicola di Casole domenica 19 ottobre 2014, resa possibile dalla sensibilità dei proprietari che hanno accolto un gruppo di appassionati. Hanno aderito all'iniziativa l'Agenzia Serafino Viaggi di Lecce ed il Parco Turistico Palmieri di Martignano.
ABBAZIA DI SAN NICOLA DI CASOLE
Posto pochi chilometri a sud di Otranto, il monastero di San Nicola di Casole rappresenta uno dei luoghi più importanti del Salento, a livello storico, artistico e culturale. Tradizione vuole che il monastero fosse fondato nel 1098 da Boemondo I d'Antiochia.Sul luogo esistevano altari, cripte e casupole dove i monaci andavano a pregare (casole, in dialetto salentino, da qui il nome S. Nicola di Casole). Successivamente Boemondo lo donò ad un gruppo di basiliani guidati da Giuseppe, che fu primo abate del futuro monastero. La ricognizione archeologica dimostra, invece, che il sito del monastero fu già occupato sin dall'VIII o IX secolo. Il monastero ospitò un circolo di poeti in lingua greca, guidato dall'abate Nettario, a cui appartennero, oltre allo stesso Nettario, Giorgio di Gallipoli, Giovanni Grasso e Nicola di Otranto. Nel monastero venne creata la biblioteca, con numerosissimi volumi greci e latini. Era all'epoca una delle biblioteche più ricche d'Europa. La biblioteca venne distrutta nel 1480, in seguito alla battaglia di Otranto, nella quale la città dovette soccombere agli invasori Turchi. Di essa rimangono oggi solo rovine. Qualcosa tuttavia fu salvato, grazie all'opera di Sergio Stiso, umanista grecista, e al Cardinale Giovanni Bessarione, patriarca di Costantinopoli, che spesso prelevava (o per meglio dire razziava, in quanto i volumi non facevano mai ritorno al loro luogo d'origine) vari manoscritti greco-bizantini nei monasteri e delle biblioteche che visitava. In questo monastero, probabilmente, si formò il mosaicista greco-idruntino Pantaleone che ci ha lasciato una delle testimonianze più importanti e teologicamente ancora di controversa interpretazione, come il mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto, capolavoro del mosaico pugliese del XII secolo.
Il Parco Turistico Palmieri di Martignano sostiene questa battaglia, perciò ti invita a dare il tuo contributo votando sulla pagina internet tematica:
Monastero di San Nicola di Metsovo
Costruito a sud-ovest di Metsovo, vicino alla riva del fiume Metsovitiko, il monastero di San Nicola è stato uno dei più importanti monasteri della regione. La sua fondazione risale all' epoca bizantina, dal momento che nel 14° secolo si sente parlare per la prima volta del monastero dell' abate di Isaia. Nella sua lunga storia è stato ristrutturato più volte, tuttavia la ristrutturazione radicale avviene intorno al 1700. La sua forma attuale la si deve al lavoro di restauro svolto intorno al 1960, dalla Fondazione del Barone Michael Tosista.
Gli affreschi all'interno sono conservati in buone condizioni e si individuano due fasi della pittura. La prima, alla quale appartengono la maggior parte dei murales, risale al 1702 ed è opera del pittore Eustatius, mentre la seconda, a cui appartengono gli affreschi della parte occidentale della chiesa, ha forti influenze occidentali ed è anteriore.
Il viaggio di Pantaleone - Esperienza sensoriale nel mosaico di Otranto - parte 1
di e con
Ippolito Chiarello
drammaturgia video e suono
Davide Faggiano
direttore di produzione
Anna Miccolis
assistente di produzione
Marcella Buttazzo
documentazione video e foto
Chiara Zilli
Pantaleone, monaco basiliano presso il Monastero di San Nicola di Casole, nel 1163, in pieno medioevo, realizza unopera straordinaria, in unepoca buia, povera di immagini: il mosaico della cattedrale di Otranto. Unopera sorprendente e densa di strade da seguire. Difficile scegliere cosa raccontare. Affascinante immergersi totalmente nel mosaico e magari dare una lettura sensoriale dello stesso. Stimolare la fantasia, rimettere in moto la possibilità di guardare profondamente le cose che ci circondano. Affidare ai sensi dei bambini questopera importante può regalare alla storia dei nuovi tasselli musivi. Animali, alberi, figure, come si trasformano negli occhi dei bambini? Come negli occhi dei grandi che sono stati bambini? Tutti sanno che esiste il mosaico di Otranto, ma pochi lo conoscono almeno un po. Conoscere significa difendere. Iniziare a spiegare il mosaico ai bambini è una possibilità di costruire una coscienza della ricchezza della nostra terra e creare, difensori del futuro e osservatori critici.
Con questa scrittura teatrale, si entra nel mosaico della cattedrale di Otranto da protagonisti, utilizzando i nostri occhi ogni passo è un salto da una storia allaltra, da una leggenda allaltra.
Un percorso sensoriale che introduce il piccolo e il grande visitatore in questo immenso mare fatto di minuscole pietre colorate, per ascoltarne e scoprirne i suoni, larmonia dellinsieme e, nello stesso tempo, la musicalità di ogni singola figura gli odori, la consistenza delle pietre, che raccontano una grande storia. Una maestosa composizione musicale.
Tante le interpretazioni, affascinanti, umane, religiose, filosofiche, scientifiche noi facciamo un viaggio dei sensi nei sensi partendo da noi, dalla nostra esperienza di uomini, di bambini.
Il viaggio di Pantaleone - Esperienza sensoriale nel mosaico di Otranto - parte 2
di e con
Ippolito Chiarello
drammaturgia video e suono
Davide Faggiano
direttore di produzione
Anna Miccolis
assistente di produzione
Marcella Buttazzo
documentazione video e foto
Chiara Zilli
Pantaleone, monaco basiliano presso il Monastero di San Nicola di Casole, nel 1163, in pieno medioevo, realizza unopera straordinaria, in unepoca buia, povera di immagini: il mosaico della cattedrale di Otranto. Unopera sorprendente e densa di strade da seguire. Difficile scegliere cosa raccontare. Affascinante immergersi totalmente nel mosaico e magari dare una lettura sensoriale dello stesso. Stimolare la fantasia, rimettere in moto la possibilità di guardare profondamente le cose che ci circondano. Affidare ai sensi dei bambini questopera importante può regalare alla storia dei nuovi tasselli musivi. Animali, alberi, figure, come si trasformano negli occhi dei bambini? Come negli occhi dei grandi che sono stati bambini? Tutti sanno che esiste il mosaico di Otranto, ma pochi lo conoscono almeno un po. Conoscere significa difendere. Iniziare a spiegare il mosaico ai bambini è una possibilità di costruire una coscienza della ricchezza della nostra terra e creare, difensori del futuro e osservatori critici.
Con questa scrittura teatrale, si entra nel mosaico della cattedrale di Otranto da protagonisti, utilizzando i nostri occhi ogni passo è un salto da una storia allaltra, da una leggenda allaltra.
Un percorso sensoriale che introduce il piccolo e il grande visitatore in questo immenso mare fatto di minuscole pietre colorate, per ascoltarne e scoprirne i suoni, larmonia dellinsieme e, nello stesso tempo, la musicalità di ogni singola figura gli odori, la consistenza delle pietre, che raccontano una grande storia. Una maestosa composizione musicale.
Tante le interpretazioni, affascinanti, umane, religiose, filosofiche, scientifiche noi facciamo un viaggio dei sensi nei sensi partendo da noi, dalla nostra esperienza di uomini, di bambini.
Analogie tra Mosaico di Otranto e pitture rupestri della Grotta dei Cervi (integrale) | InOnda WebTv
Quale è il vero segreto di Otranto e del suo territorio?
Quale filrouge lega le simbologie neolitiche della Grotta di Porto Badisco con i simboli sacri del Mosaico della Cattedrale di Otranto?
Domenica 6 agosto 2017 presso l’agriturismo Grotta dei Cervi di Porto Badisco il prof. Francesco Corona, ricercatore e studioso del Mosaico di Otranto, ha animato una originale serata culturale dal titolo:
Suggestioni ed analogie tra Mosaico di Otranto e pitture rupestri della Grotta dei Cervi di Porto Badisco
È quasi certo che i monaci del monastero basiliano di San Nicola di Casole, autori del mosaico pavimentale della cattedrale di Otranto (1165), conoscessero i pittogrammi in guano di pipistrello ed ocra rossa della vicina grotta dei Cervi, situata nei pressi dell’approdo naturale di Porto Badisco, sito marino che costituiva uno dei principali moli di attracco per le attività ittiche del monastero.
Molte complesse simbologie della Grotta dei Cervi possono relazionarsi con le simbologie sacre del mosaico di Otranto.
Per altro le stesse suggestive tecniche ascetiche esicaste dei monaci di Otranto sono basate sul concetto di PHOSFEMA e sono pertanto riconducibili ad alcune immagini presenti nella grotta.
Durante l’incontro verranno chiariti, in una originale presentazione multimediale espositiva, molti aspetti simbolici dei due differenti OPUS MISTERICI.
Otranto
La storia di Otranto, il suo Mosaico e la sua Cattedrale, un omaggio a Don Grazio Gianfreda da parte di Belsalento.it.
Cattredrale di Otranto
Videolezione della Dott.ssa Mariangela Sammarco.
La cattedrale di Otranto si colloca nella parte nord-occidentale della città storica, su un'altura che corrisponde all'area di maggior sviluppo edificatorio riferibile alla dominazione normanna, a partire dagli anni Settanta dell'anno Mille. La costruzione domina il resto dell'edilizia ecclesiastica e civile, mentre instaura un egualitario dialogo urbanistico con la Torre campanaria che le è coeva.
L'ipogeo di Torre Pinta a Otranto, un luogo dal fascino straordinario
Poco fuori l'abitato di Otranto, immerso in un'incantevole valle coltivata a olivi, si trova un insediamento rupestre di epoca paleocristiana. Qui si ammira lo straordinario ipogeo di Torre Pinta, scoperto nel 1967, che suscita un'impressione indelebile di bellezza e stupore. Percorrendo una lunga galleria di oltre trenta metri, resa ancor più suggestiva dalle nicche scavate lungo le pareti, si giunge a un vano circolare scoperto, avendo perduto l'originaria copertura, su cui in epoca successiva venne costruita una colombaia. Su questo corpo centrale affacciano tre vani, disposti a formare con il corridoio di accesso un ambiente a croce latina: i bracci corti della croce sono disposti ad est, sud e ovest, il lungo corridoio è orientato a nord. Secondo l'ipotesi più accreditata, l'ipogeo era adibito al culto funerario: le nicchie scavate in ordini sovrapposti lungo le pareti e nella volta erano destinate ad ospitare altrettante urne cinerarie. L'ipogeo si trova in una proprietà privata, presso l'agriturismo Torre Pinta.
Le foto sulla mia pagina facebook:
In volo sulle SPETTACOLARI coste del Salento - Episodio 1
Trovate qui la continuazione con l'episodio 2:
Immagini su Instagram
Il territorio salentino della provincia di lecce origina a nord est vicino Casalabate e la sua Abbazia di Santa Maria a Cerrate, attualmente gestita dal Fondo Ambiente Italiano. Passando da torre Rinalda mi soffermo a torre chianca, che dista solo 10 km da Lecce. Proseguendo poi verso Frigole, troviamo il bacino artificiale di acquatina, frutto di bonifica fondiaria, dove questa mattina dei kite si spiegano al vento. Più avanti si trovano molte zone paludose, prima di giungere a San Cataldo, popolato dai Leccesi che sfruttano la icina nza alla città per gustare un caffè vista mare, o per un bagno veloce. Più a Sud dopo i due stagni Salapi e Pantano Grande troviamo l’Oasi delle Cesine, un complesso naturalistico lungo 6 km, gestito dal WWF. S.Foca. Il porto, che ospita sia barche di pescatori e piccole barche turistiche, è uno dei più importanti della costa tra Brindisi e Otranto. Nato come un villaggio di pescatori, sta diventando negli ultimi anni una nota località di villeggiatura estiva. Roca Vecchia è sede di importanti scavi archeologici, di insediamenti umani dall’età del bronzo fino al medioevo.
Poco più avanti giungiamo alla grotta della Poesia, tanto bella quanto famosa, è una grotta generata per fenomeni carsici, formando una sorta di piscina naturale. Il mare di Torre dell’Orso è stato più volte insignito della Bandiera Blu d’Europa, nella scogliera si trova la grotta di s cristoforo, intitolata all omonimo martire protettore dei viandanti, era un antico tempio scavato nella roccia, vicino ai farglioni delle due sorelle. giungiamo a Sant’Andrea. La sera, ricca di eventi, è una meta ambita dai giovani, soprattutto nel weekend. Più a sud di sant’andrea, procedendo verso specchiulla, nell’alta scogliera si apre una grande pineta dove poter riposare o fare pic nic all’ombra, non a caso questo è uno dei luoghi tipici dove i salentini trascorrono la pasquetta. E quando le rocce lasciano spazio alla costa sabbiosa, so di ritrovarmi in prossimità dei Laghi alimini.
Sono due laghi a nord della città di Otranto. Alimini Grande, che è stato generato dalla continua erosione del mare e Alimini Piccolo, invece, da sorgenti di acqua dolce.
Quando la costa rocciosa ricomincia ad avere il sopravvento, troviamo la baia dei Turchi. In successione, poi: la Caletta di Toraiello, Baia di S. Stefano, Grotta delle Pupe, Baia Morrone, Baia imperia… e ancora Grotta Sfondata, Mulino d’acqua, Grotta della Monaca con la sua omonima Cala, Cala di San Pietro dei Canali, Spiaggia della Cattapìgnula, Cala del Canale del Càfaro e Spiaggia di Rinule.
La roccia ritorna sabbia per la città di Otranto, caratteristica per il suo porto, che sebbene oggi ospita solo piccole imbarcazioni, un tempo era importante negli scambi con l’oriente, per il castello aragonese assieme alle torri, i bastioni e le mura, con lo stemma di carlo v al suo ingresso, la cattedrale dell’Annunziata che date le dimensioni è da ritenersi la Chiesa più grande della Puglia e che ospita al suo interno un mosaico pavimentale, il più grande d’Europa, nonché i resti di 800 martiri che furono uccisi dai Turchi durante l’invasione nel 1480. Ancora più interessante il Monastero di San Nicola di Casole (poco a sud di Otranto) perchè lì i monaci basiliani avevano creato la più grande biblioteca dell’Occidente e istituito la prima forma di college, venivano istruiti sia i ragazzi che gli adulti. Fu uno di questi monaci, Pantaleone, l'autore del mosaico di cui vi parlavo prima. Anticamente fu “capoluogo” di una grande provincia che comprendeva tutto il Salento comprese anche quelle che oggi sono le province di Brindisi e Taranto, denominata come “Terra d’Otranto”. Nelle giornate più limpide è possibile intravedere dalla costa le montagne dell'Albania, distanti solo 80 chilometri.
L'ipogeo di Torre Pinta, situato sotto l'omonima torre nella Valle delle Memorie, fu scoperto nel 1976. La Torre del Serpe. Cava di bauxite. Un posto suggestivo per il contrasto di colori assolutamente da vedere.
Punta palascia, punto più a est d’Italia, tant’è che a capodanno non è strano trovarci persone rivolte verso il mare ad ammirare la prima alba d’Italia del nuovo anno. Prima di arrivare a porto badisco, però, troviamo la Grotta dei Cervi, Scoperta nel 1970.
Porto badisco. Santa cesarea terme. Torre miggiano, il suo porticciolo e la spiaggia di porto miggiano. Questo piccolo arenile che si trova ai piedi delle alte falesie è bellissimo ed è assolutamente da vedere.
Grotta Romanelli, le piccole grotte Rutunda e Rutundella ,la grotta Azzurra e la grotta Palombara. Prima di giungere a Castro. Secondo un’interpretazione avvenne qui il primo approdo di Enea, scritto da Virgilio nell’Eneide.
E più avanti si incontra un fiordo, chiamato acquaviva per le sorgenti di acqua calda e fredda che vi si alternano.
Otranto Puglia
Capo d'Otranto, o Punta Palascìa, situato nel territorio comunale di Otranto, è il punto più a oriente d'Italia. Secondo le convenzioni nautiche, questo luogo è il punto di separazione tra il Mar Ionio e il Mar Adriatico. È il comune con la minore densità abitativa della provincia di Lecce. Il litorale, esteso per circa 25 km, si alterna a lunghi tratti sabbiosi, specie nella parte settentrionale, a tratti rocciosi a picco sul mare. Confina a nord con i comuni di Melendugno e Carpignano Salentino, a ovest con i comuni di Cannole, Giurdignano e Palmariggi, a sud con i comuni di Uggiano la Chiesa e Santa Cesarea Terme, a est con il Mare Adriatico. Il territorio fa parte delle Serre salentine. La litoranea a sud in direzione Porto Badisco è caratterizzata da piccoli tornanti che si snodano tra il brullo paesaggio costiero, mentre a nord si erge dolcemente la Serra degli Alimini circondata da una fertile campagna a ridosso degli omonimi laghi e delle spiagge. Il centro urbano sorge nella Valle dell'Idro, piccolo ruscello il cui percorso si snoda interamente nel territorio comunale e che sfocia nel porto, nei pressi dei giardini pubblici. Dall'ottobre 2006, parte del suo territorio rientra nel Parco Costa Otranto - Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase, istituito dalla Regione Puglia allo scopo di salvaguardare la costa orientale del Salento, ricca di beni architettonici e di specie floreali e faunistiche. L'importanza del suo porto le fece assumere il ruolo di ponte fra oriente e occidente. Otranto fu centro bizantino e gotico, poi normanno, svevo, angioino e aragonese. Nella sua cattedrale, costruita fra il 1080 e il 1088, nel 1095 venne impartita la benedizione ai dodicimila crociati che, al comando del principe Boemondo I d'Altavilla (1050-1111), partivano per liberare e per proteggere il Santo Sepolcro. A Otranto, l'11 settembre 1227, era morto a seguito di malaria il Ludovico IV di Turingia, sposo di santa Elisabetta d'Ungheria. Otranto era sede di una importante comunità ebraica che espresse raffinati poeti nel IX secolo, tra i quali Meiuchas e Shabbatai da Otranto. La comunità era nota in tutto il Mediterraneo e in riferimento al suo prestigio venne coniato il detto «da Bari uscirà la Legge e la parola del signore da Otranto. Nella seconda metà del XII secolo risiedevano in città 500 famiglie ebree sotto la guida di Meir, Mali, Menachem e Caleb, come testimoniato dal diario di viaggio di Beniamino di Tudela. All'inizio del XIII secolo visse a Otranto il poeta ebreo Anatoli, che ivi compose uno splendido dialogo tra il corpo e la mente dopo la morte. Nel 1219 l'imperatore Federico II confermò al vescovo i diritti sulle decime dei cristiani e degli ebrei residenti a Otranto. Nel 1480 la città fu espugnata dai Turchi (Maometto II), che fecero strage della popolazione durante la Battaglia di Otranto, uccidendo 800 persone: si tratta dei beati Martiri idruntini. I Turchi distrussero anche il Monastero di San Nicola di Casole (poco a sud di Otranto). In esso i monaci basiliani avevano costituito la più vasta biblioteca dell'allora Occidente oltre ad avere istituito la prima forma di college nella storia, che ospitava ragazzi provenienti da tutta Europa che si recavano a Otranto per studiare. Fu uno di questi monaci, Pantaleone, l'autore del monumentale mosaico pavimentale (il più grande in Europa) contenuto nella cattedrale. I Codici prodotti in questo monastero sono ora custoditi nelle migliori biblioteche d'Europa, da Parigi a Londra, da Berlino a Mosca. Dopo la pesante distruzione da parte dei Turchi, la città si rianimò, presa dalla voglia di riscattarsi. Nel 1539 contava 3200 abitanti con 638 fuochi. In questi anni, Otranto fu contesa dai Veneziani e nuovamente dagli Angioini. Nel frattempo gli Ottomani tentarono nuovi assalti alla città, nel 1535 e nel 1537, ma Otranto riuscì sempre a resistere. A partire dalla seconda metà del Seicento Otranto visse un netto calo della sua importanza. Il commercio fu soggetto a un arresto e le manifestazioni culturali furono pressoché nulle. Anche nel settore edile non ci furono grandi novità. Molti degli abitanti di Otranto, ormai esausti e spaventati dalle continue incursioni via mare, decisero di lasciare il proprio paese per trasferirsi in luoghi più sicuri. Fu così che la città perse quel posto primario che occupava nel Salento. Otranto subì altri attacchi dei saraceni, nel 1614 e nel 1644, ma riuscì a uscirne indenne.
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otranto
il mosaico dell'cattedrale di otranto
Il mosaico della cattedrale di Otranto
Il mosaico pavimentale della cattedrale di Otranto viene eseguito dal 1163 al 1165 dal monaco Pantaleone e raffigura la storia dell'uomo da Adamo ed Eva al Giudizio Universale. Il discorso figurato si snoda lungo un altissimo albero della vita simbolo di Dio, che appare anche nelle navate laterali. Il mosaico è popolato da mostri, diavoli, angeli, personaggi biblici e storici. Nell'albero centrale del Bene e del Male, come indica la presenza di Adamo e Eva, sono disposte diverse scene bibliche (Noè, Caino e Abele) o scene tratte dalla Chançon de geste, come quella di Re Artù, o ancora scene pseudo'storiche, come Alessandro che tenta di raggiungere il cielo su un trono guidato da grifoni, scena tratta dal romanzo d'Alessandro dello pseudo Callistene. L'iconografia del pavimento presenta dunque una commistione di temi religiosi, prevalentemente tratti dalle sacre scritture, e scene mitologiche e di vita quotidiana. Sono inoltre presenti diversi motivi decorativi e animali reali e fantastici tratti dai Bestiari. Ben poco si sa del monaco Pantaleone, le uniche notizie si possono infatti desumere unicamente da tre epigrafi latine inserite organicamente nel mosaico. Committente del mosaico è l'arcivescovo di Otranto, Gionata (1163'1169). Pantaleone, preside della scuola pittorica italo'greca di Otranto, appartiene al celebre convento di S. Nicola di Casole ed è l'autore anche dei mosaici pavimentali delle cattedrali di Brindisi e di Taranto. A guidare il credente nel mosaico, un percorso figurato verso la salvezza, è l'albero della vita, radice e origine di ogni manifestazione divina e simbolo di immortalità. La narrazione parte dalla sua cima con l'episodio di Adamo ed Eva, prosegue con le scene di Re Artù e di Caino e Abele per giungere alla raffigurazione, nella parte alta della navata centrale, dei tondi con i dodici Mesi dell'anno. Ogni mese ha una cornice ornata di segni geometrici e cifre arabe all'interno della quale appaiono gli uomini intenti nelle fatiche stagionali, i segni zodiacali e i nomi dei mesi scritti in latino. Al di sotto dei Mesi appare il Diluvio universale, la Torre di Babele, una figura quadricorporea monocefala e, forse, Diana cacciatrice che punta la freccia verso un cervo. Al di sotto, dopo una quantità di animali reali e fantastici appare Alessandro Magno e cavalieri ed elefanti. Figurazioni simili si ripetono nel presbiterio, nell'abside e nelle navate laterali.
Ilaria Miarelli Mariani
Rovetta Casa museo Fantoni luogo del cuore Fai Antenna 2 TV 15022013
Buona notizia per Rovetta. La Casa Museo Fantoni si è classificata al 26° posto nella graduatoria nazionale e al primo posto in Lombardia per quanto riguarda i Luoghi del cuore del Fai.