Da Pralongo di Forno di Zoldo al Monte Petorgnon
14-08-2019: Località Pralongo parcheggiamo in questo spiazzo (m 985, due chilometri da Forno di Zoldo) La segnaletica è chiara, attacchiamo il sentiero 535 per il Col de Michiel. La mulattiera ha inizio oltre il piccolo campeggio estivo, ripida e scomoda per certi versi, non perde tempo con “inutili” svolte. A metà del cammino s’addolcisce in località “Pian Grand” (m 1280), dove si notato cartelli che indirizzano a sinistra verso la Croda Daerta e a destra eventualmente il collegamento con il 524, sul fondo della valle. Faggi e abeti si dividono il pendio che torna ad impennarsi, la traccia sempre visibile si restringe sensibilmente. Anche troppo contorta ora, viene illuminata dai pochi raggi che filtra il fogliame. Siamo in cima al Col de Michiel e una panca di tronchi sa rubarci il tempo di una sosta (m 1491). Il vicino crocicchio elenca le direzioni possibili con i tempi di marcia. Un colle anomalo, impercettibile la divisione con l’attiguo Petorgnón, più che altro un punto di sosta durante la salita dello stesso. Ci avviamo dunque, sempre sul sentiero 535, il primo tratto coincide con l’Anello Zoldano e l’allungo alla Baita Angelini. Dopo qualche minuto infatti, le direttrici si dividono, ne approfittiamo poi al ritorno per arricchire la giornata con nuovi passi e nuovi scenari. Ci avviciniamo alla nostra meta e ad una cintura di rocce che sembra cingere la parte sommatale del monte. Omini e una freccia rossa mandano a sinistra, dove l’ascesa è possibile, la traccia però è meno chiara e va seguita con attenzione. Una volta sopra, la via si snoda tra i mughi e gli ultimi larici. Due scalini facili ci ricordano che abbiamo anche le mani (1° inf.). Passiamo un intaglio guadagnando il ripiano seguente, che va parzialmente aggirato sulla sinistra. Il sentiero diventa una trincea gelata e contorta che punta ormai il pulpito finale. Il sole compare all’improvviso dal versante opposto ed abbaglia, siamo in cima. In buona parte occupata dai mughi, offre sufficiente spazio per la perlustrazione rituale (Petorgnón m 1914). Dagli Spiz al Prampèr: una muraglia di mille metri che va incontro alla Talvéna, si riesce a distinguere il puntino rosso del Bivacco G. Carnielli, ubicato in posizione fantastica. A sud-ovest la catena del Moschesìn spinge i Tàmer e il S.Sebastiano a ridosso del Duran. Sembrano darsi spallate reciproche per emergere e farsi notare. Li guardiamo senza avvicinarci troppo al bordo che cade sulla Forcella delle Féde, un franamento recente qui sotto, mette in guardia sulla qualità della roccia. Ritorno:ricalchiamo il secondo tratto della salita, quasi fino al Col de Michiel e prendiamo a sinistra il sentiero 536 dell’Anello Zoldano. Ci si porta senza grosse differenze di quota sul versante settentrionale del Petorgnón. Dobbiamo quindi calare bruscamente e superare alla base una parete altrimenti (per noi) impossibile. Il terreno è franoso e richiede un minimo di prudenza anche la risalita opposta. Doppiamo il culmine di una spalla per poi abbassarci nuovamente fino ad entrare in un canalone angusto, che dobbiamo per forza discendere un centinaio di metri. Muovendoci con calma tra i blocchi e le macerie (segnavia), scartiamo a sinistra, su per una rampa erbosa che ci porta a passeggiare poi lungo una cengia esposta in piena parete. Questo brevissimo tratto è conosciuto come il “Viaz de l’Ariosto” e conclude l’avventuroso aggiramento del Petorgnón. Più avanti tra la vegetazione, troviamo il crocicchio con le informazioni che ci servono. Finiamo infatti col trovare la strada bianca e in breve la bella radura con le panche a bordo acqua. Il ritorno alla macchina è una tranquilla passeggiata e inserendoci sul sentiero 524 che conduce al “Pian de la Casera Vecia”, passando la Casera del Pian che in breve ci porta al parcheggio.
Monte Civetta - Dolomiti Bellunesi
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Circa un'ora di filmato condensata in 1 minuto. Il punto dove è stato ripreso il filmato si trova a Ronch, località Rocca Pietore (BL).
Il Civetta (Al Zuita in dialetto locale) è un gruppo appartenente alle Dolomiti, situato in Provincia di Belluno. Separa la Val di Zoldo dall'Agordino e fa da cornice al caratteristico paesino di Alleghe.
Nel lato a nord-ovest è caratterizzata da un'impressionante parete verticale con un dislivello di più di 1000 metri ed una lunghezza di circa 4 km, tra la cima Su Alto e la Torre Coldai. È chiamata nell'ambiente alpinistico la parete delle pareti, sulla quale scorrono alcune famosissime vie, tra le quali la Solleder-Lettembauer, la Philip-Flamm, la via dei 5 di Valmadrera e altri itinerari di elevata difficoltà alpinistica.
A 200 metri dalla vetta, sul pacato lato zoldano, sorge il piccolo rifugio Torrani. A nord del gruppo, presso il monte Coldai vi è il Rifugio Sonino al Coldai, al centro, sul versante alleghese, il rifugio Tissi mentre all'altro estremo è localizzato il rifugio Vazzoler.
Altezza: 3.220 m s.l.m.
Catena: Alpi
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