Unesco, ex villaggio operaio Crespi d'Adda pronto per terza vita
Capriate S.Gervasio (BG) (askanews) - Rispondere ai bisogni dei propri dipendenti dalla culla alla tomba. Era questo il motto del capitalismo paternalista di fine Ottocento che ha portato alla costruzione dei villaggi operai, dove accanto alla fabbrica si facevano anche la chiesa, la scuola e l'ospedale, oltre a case di diversa ampiezza e finitura, a seconda dello status sociale di chi le abitava. Ce ne sono in tutta Europa e nel Nord America, ma è in provincia di Bergamo, a Crespi d'Adda, che si trova uno degli esempi più completi e meglio conservati, tanto che nel 1995 l'Unesco l'ha inserito nella lista del Patrimonio mondiale dell'umanità. Oggi è un tranquillo paese di 400 abitanti, dove vivono soprattutto ex operai e loro discendenti.
Entravano alle 6 del mattino fino alla sera, alle 6-7 e mezza, dopo è arrivato il duce con le 8 otto ore e allora...entrava alle 8 fino a mezzogiorno, poi dalle 13.30 fino alle 16.30-17, però hanno fatto 12 ore al giorno tanti anni.
Del resto nel cotonificio di Crespi d'Adda si è lavorato fino al 2003, poi la chiusura e il degrado, ma oggi, dopo un contenzioso sugli oneri di urbanizzazione, è vicina la riconversione della vecchia fabbrica in uffici, centri di ricerca e polo culturale.
Noi abbiamo dato il benvenuto al nuovo proprietario, al signor Percassi, perché crediamo veramente - ci ha detto il sindaco di Capriate San Gervasio, Comune di cui Crespi d'Adda è una frazione - che voglia fare qualcosa di ottimo per la nostra città. Perché la fabbrica torni a essere moderna abbiamo bisogno chiaramente di infrastrutture diverse rispetto al passato, è questo il nodo. Oggi che però ci stiamo avviando verso la definizione di un accordo di programma insieme alla Regione Lombardia abbiamo coinvolto attori importanti nel ridefinire proprio anche questa questione.
Siamo dunque alla vigilia di una trasformazione, in parte già iniziata, che deve però completarsi cercando di preservare il carattere di un luogo dove il tempo sembra essersi fermato.
Quando io ero bambina, 40 anni fa, abitavo in un paese vicino, Brembate, e Crespi era 'la buca'. Andavano a lavorare tantissime donne di Brembate nello stabilimento, ma era una località considerata poco più di zero. Poi c'erano le nebbie e a novembre era già tutto buio. Oggi è cambiato l'ecosistema, ma soprattutto la considerazione che si dà a questo villaggio.
Nel frattempo, dopo l'installazione di nuove turbine, è già stata riattivata la monumentale centrale idroelettrica che muoveva i telai dello stabilimento. Una fonte di energia pulita in grado di coprire abbondantemente il fabbisogno dell'intero paese, anche nella sua terza vita.