Chiesa di San Pietro in Ciel D'Oro, Pavia
La tradizione vuole che la basilica sia stata fondata dal re longobardo Liutprando per ospitare le spoglie di sant'Agostino, custodite fino al 722 a Cagliari nella omonima cripta, ove giunsero nel 504 da Ippona, attualmente in Algeria, al seguito di san Fulgenzio di Ruspe, esiliato assieme ad altri vescovi del Nord Africa dal re Vandalo Trasamondo. Il re Liutprando, infatti, temeva che i saraceni potessero trafugare una così importante reliquia nel corso delle loro frequenti scorrerie.
Da giovane studiò e si formò come monaco Paolo Diacono, storico e poeta dei Longobardi.
Dopo il 1000, in epoca comunale i monaci lasciarono il cenobio pavese a causa dei disordini e si trasferirono sull'Appennino ligure, dando vita al monastero di Pietramartina di Rezzoaglio; a Pavia rimasero attive due chiese dedicate al santo irlandese Colombano fino al XVI secolo.
Successivamente passò ai monaci agostiniani.
Il portale della chiesa
Come gran parte delle chiese pavesi, fu ricostruita in epoca romanica, alla fine del XII secolo. Si trovava nella parte nord del centro storico, all'interno di una zona chiamata Cittadella, cinta da mura, che serviva per attività militari (la zona si trova molto vicina al Castello Visconteo). Il nome della basilica è dovuto al fatto che la copertura dell'originaria chiesa, probabilmente a cassettoni o a capriate lignee a vista, presentava una sontuosa decorazione a foglia d'oro. Ai lati della chiesa si trovavano due conventi; quello a nord era occupato dai canonici lateranensi, quello a sud dai monaci agostiniani.
Nel 1796 le truppe al seguito di Napoleone Bonaparte entrarono in città e spogliarono la chiesa, che fu sconsacrata e usata come stalla o deposito, mentre i frati venivano cacciati ed i conventi affidati ai militari. L'Ottocento fu deleterio per l'edificio ormai all'abbandono: la navata destra e la prima campata della navata centrale crollarono e l'aula rimase aperta all'esterno, con gravissimi danni per gli affreschi sopravvissuti. Di fronte a questo stato, la Società Conservatrice de'monumenti pavesi dell'arte cristiana, sotto la presidenza del dott. Carlo dell'Acqua, trattò con l'esercito il riacquisto della basilica e dell'antico convento degli agostiniani, avvenuto nel 1884. I lavori di restauro, affidati alla direzione dell'architetto pavese Angelo Savoldi, professore al Politecnico di Milano e Regio ispettore dei monumenti di Pavia,[3] furono eseguiti fra il 1875 e il 1899[4] e riportarono il prestigioso complesso romanico all'antico splendore, ricostruendo le navate mancanti, la cripta ed eliminando altre manomissioni che nei secoli precedenti si erano susseguite sull'impianto medievale della basilica. Le opere si conclusero dopo la solenne riapertura al culto della basilica, avvenuta il 15 giugno 1896.[3] Le spoglie di sant'Agostino, che erano state trasferite nel Duomo, furono riportate nella chiesa, assieme all'arca trecentesca destinata ad accoglierle. Attualmente, la chiesa è officiata dai monaci agostiniani, che sono tornati ad occupare l'antico convento.
La Vus - 008 - A spasso per Lomello
Nella serie di video si vede il segretario dell'associazione eccezionalmente accompagnato dalla sua splendida moglie Manuela in visita al borgo medievale di Lomello, Il cuore longobardo della Lomellina. Insieme visitano il complesso monumentale composto dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore, detta la chiesa del Diavolo, costruita per le nozze della regina longobarda Teodolinda, il battistero di san Giovanni ad Fontes, la canonica e il castello. Inoltre si vede il monumentale pezzo di 'strachin', il nome che in Lomellina si da alla gorgonzola, che Matteo e Manuela riescono a trovare alla omonima sagra di Lomello.
Si tratta del canale dell'Associazione di Promozione Sociale 'Muricin'.
L'associazione ha lo scopo di valorizzare il patrimonio culturale rurale attraverso la creazione di contesti di condivisione delle conoscenze legate alla produzione artigianale, ai saper fare della tradizione contadina.
I video pubblicati raccontano piccole storie ambientate in paesaggi rurali, piccoli viaggi alla scoperta di cose buone e saperi della tradizione.
La grotta del Santuario di San Michele Arcangelo - Circolo del Viaggiatore - Lioni -
NEL VIDEO LA GROTTA DELLA BASILICA. IL VIDEO E' BREVISSIMO IN QUANTO E' VIETATO FILMARE E FOTOGRAFARE NELLA BASILICA.
Il santuario di San Michele Arcangelo si trova a Monte Sant'Angelo, in provincia di
Foggia. L'insieme fa parte del sito seriale Longobardi in Italia: i luoghi del potere, comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, inscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco nel giugno 2011.
STORIA :Secondo la tradizione, il santuario ha origine nel 490, anno della prima apparizione dell'Arcangelo Michele sul Gargano[senza fonte]. A partire dal 650 l'area garganica, nella quale sorgeva il santuario, entrò a far parte dei domini longobardi, direttamente soggetta al Ducato di Benevento. Il popolo germanico nutriva una particolare venerazione per l'arcangelo Michele, nel quale ritrovavano le virtù guerriere un tempo adorate nel dio germanico Odino, e già a partire dal VII secolo considerarono il santuario garganico il santuario nazionale dei Longobardi. Presto San Michele Arcangelo divenne il principale centro di culto dell'arcangelo dell'intero Occidente, modello tipologico per tutti gli altri. Il santuario fu oggetto del mecenatismo monumentale sia dei duchi di Benevento, sia dei re installati a Pavia, che promossero numerosi interventi di ristrutturazione per facilitare l'accesso alla grotta della prima apparizione e per alloggiare i pellegrini. San Michele Arcangelo divenne così una delle principali mete di pellegrinaggio della cristianità, tappa di quella variante della Via Francigena oggi chiamata Via Sacra Langobardorum che conduceva in Terra Santa[1]. Il Santuario infatti è uno dei tre maggiori luoghi di culto europei intitolati a San Michele, insieme alla Sacra di San Michele in val di Susa, e a Mont Saint-Michel in Normandia. I tre luoghi sacri si trovano a 1000 chilometri di distanza l'uno dall'altro, allineati lungo una retta che, prolungata in linea d'aria, conduce a Gerusalemme.
Dopo la caduta del Regno longobardo (774) il santuario conservò la propria importante funzione all'interno della Langobardia Minor, sempre nell'ambito del Ducato del Benevento che in quello stesso 774 si elevò, per iniziativa di Arechi II, al rango di principato. Quando anche Benevento cadde nel corso dell'XI secolo, del santuario di San Michele Arcangelo si presero cura prima i Normanni, poi gli Svevi e gli Angioini, che si legarono a loro volta al culto micaelico e intervennero ulteriormente sulla struttura del santuario stesso, modificandone la parte superiore e arricchendolo di nuovi apparati decorativi[1].
I PELLEGRINAGGI : Nel corso dei secoli, milioni di pellegrini si sono recati in visita a questo luogo di culto così antico. Tra di essi numerosi papi (Gelasio I, Leone IX, Urbano II, Alessandro III, Gregorio X, Celestino V, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II) e sovrani (Ludovico II, Ottone III, Enrico II, Matilde di Canossa, Carlo d'Angiò, Alfonso d'Aragona, Ferdinando il Cattolico). Anche San Francesco d'Assisi si è recato in visita a san Michele Arcangelo, ma non sentendosi degno di entrare nella grotta, si è fermato in preghiera e raccoglimento all'ingresso, baciando la terra e incidendo su una pietra il segno di croce in forma di T (Tau).[sen
L' ARCHITETTURA : La struttura del Santuario risulta essere costituita da un livello superiore e da uno inferiore. Al livello superiore sono presenti il portale romanico e il campanile. Il campanile è chiamato anche torre angioina in quanto fu eretta da Carlo d'Angiò come ringraziamento a san Michele per la conquista dell'Italia meridionale ed è modellato secondo lo schema delle torri di Castel del Monte.
Il livello inferiore comprende la grotta, alla quale si accede direttamente dalla scalinata angioina, il museo devozionale e le cripte. La statua del Santo in marmo di Carrara fu scolpita da Andrea Sansovino ed è datata 1507. In quel periodo era vescovo di Manfredonia, la diocesi di cui faceva parte Monte Sant'Angelo, il cardinale Antonio del Monte, compaesano dello scultore e probabile committente dell'opera che rappresenta uno dei primi capolavori del Rinascimento nel sud dell'Italia. La grotta presenta al suo interno, oltre la statua del Santo, la cattedra episcopale e la statua di San Sebastiano. Le cripte si trovano in ambienti di età longobarda e servivano da entrata alla grotta. Vengono definitivamente abbandonate nel XIII secolo. Le iscrizioni lungo le pareti delle cripte, in alcuni casi a caratteri runici, testimoniano il notevole afflusso dei pellegrini
La Vus - 010 - A spasso per Lomello
Nella serie di video si vede il segretario dell'associazione eccezionalmente accompagnato dalla sua splendida moglie Manuela in visita al borgo medievale di Lomello, Il cuore longobardo della Lomellina. Insieme visitano il complesso monumentale composto dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore, detta la chiesa del Diavolo, costruita per le nozze della regina longobarda Teodolinda, il battistero di san Giovanni ad Fontes, la canonica e il castello. Inoltre si vede il monumentale pezzo di 'strachin', il nome che in Lomellina si da alla gorgonzola, che Matteo e Manuela riescono a trovare alla omonima sagra di Lomello.
Si tratta del canale dell'Associazione di Promozione Sociale 'Muricin'.
L'associazione ha lo scopo di valorizzare il patrimonio culturale rurale attraverso la creazione di contesti di condivisione delle conoscenze legate alla produzione artigianale, ai saper fare della tradizione contadina.
I video pubblicati raccontano piccole storie ambientate in paesaggi rurali, piccoli viaggi alla scoperta di cose buone e saperi della tradizione.