Comune di Alatri (FR)
Le origini di Alatri sono legate alla popolazione degli Ernici, un antico raggruppamento italico a cui si attribuisce, intorno al VII secolo a.C., la costruzione dell’Acropoli e delle possenti mura megalitiche che cingono l’abitato. La città vanta un ricco patrimonio storico-artistico, culturale, naturalistico ed archeologico.
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mura ciclopiche alatri - marco odargi - intro
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Alatri
Posta nel cuore della Ciociaria, su una collina alle pendici dei Monti Ernici (502 mt s. l. m.), Alatri si presenta come una delle città d’arte più belle e nobili del Lazio meridionale. Un fascino che le è dato soprattutto dalla mirabile convivenza degli elementi monumentali arcaici e di quelli risalenti alle epoche successive, in particolare al Medioevo. Ma Alatri è universalmente conosciuta come la “Città dei Ciclopi” per l’eccezionale stato di conservazione di uno dei maggiori esempi di architettura antica in Italia, vale a dire l’Acropoli della Civita, vero simbolo delle “città megalitiche” laziali, a cui da sempre sono legati misteri e leggende. In epoca pre-romana Aletrium fu potente roccaforte degli ernici - l’antico popolo che dominava gli omonimi monti - ed esercitò una notevole influenza sui territori circostanti: un’antica leggenda romana vuole che fosse una delle “città ciclopiche”, tutte inizianti per “A” (Arpino, Arce, Anagni, Atina e appunto Alatri), fondate nel XIII secolo a. C. dal mitico popolo dei Pelasgi, diretti discendenti del dio Saturno, secondo una disposizione che peraltro rimanderebbe ad alcune costellazioni zodiacali.
A questo remoto passato (VI-VII secolo a. C.) risalgono la cinta muraria in opera megalitica e l’imponente Acropoli di Alatri, di forma trapezoidale, detta anche “Civita”. Si tratta senza dubbio del monumento più rappresentativo di Alatri, quello che da sempre più stimola e colpisce la fantasia del visitatore della cittadina, e che non a caso divenne meta privilegiata del Grand Tour sette-ottocentesco. Ad Alatri giunse, tra gli altri, l’illustre storico tedesco Ferdinand Gregorovius, il quale, in Passeggiate romane, dedicò parole sentite ad un «meraviglioso monumento di cui non trovasi l’eguale in tutto il Lazio»: «Allorquando mi trovai dinanzi a quella nera costruzione titanica, conservata in ottimo stato, quasi non contasse secoli e secoli, ma soltanto anni, provai un’ammirazione per la forza umana
Qui vediamo dinanzi a noi mura colossali di cui ogni pietra non è un grosso pezzo quadrato, ma un vero macigno di forma irregolare, e se ci domandiamo meravigliati con quali mezzi si siano potuti mura ciclopiche di alatricollocare tali massi gli uni sugli altri, si arriva ancor meno a comprendere come sia stato possibile incastrarli gli uni negli altri, in modo da non lasciare il minimo interstizio, producendo l’effetto di un gigantesco mosaico lavorato con la massima precisione». E certamente, la visione dei colossali blocchi litici che formano il perimetro dell’antico centro urbano e delle mura non può non lasciare esterrefatti, ancor oggi quando - in un’era cosiddetta “tecnologica” – non è stato tuttavia stabilito con certezza il metodo usato per produrre siffatto «mosaico»: basti pensare che l’architrave della scenografica Porta Maggiore (o “dell’Areopago”), che apre a sud l’Acropoli, e a cui si accede tramite una scalinata (sui cui gradini sono varie croci ed iscrizioni medievali), è costituito da un unico enorme masso calcareo di diverse tonnellate. Da notare che sui primi gradini della solenne porta si trovano incisi alcuni simboli (lettere alternate a croci, in una sequenza simmetrica e apparentemente sensata) riconducibili probabilmente all’epoca medievale, ma il cui significato è sconosciuto. Sul versante settentrionale della Civita di Alatri , raggiungibile percorrendo via Gregoriana, è invece la Porta Minore (o “del Seminario”), sul cui architrave si trovano scolpiti tre falli, immagine ricorrente nella simbologia sacra degli Ernici e presente anche sulle mura poligonali di Ferentino e sugli “Arcazzi” di Anagni. Delle sculture rimangono però soltanto tracce, a causa della sistematica distruzione che subirono, con l’avvento del cristianesimo, tali “imbarazzanti” testimonianze della religiosità pagana.
L'attuale centro storico di Alatri ha le classiche strutture urbane del Medioevo ma la sua fondazione risale a tempi antichi e molto probabilmente intorno al 1539 a.C. Alatri vanta chiese di grande pregio e strutture architettoniche antichissime ed uniche nel loro genere. Occorre però sottolineare come tutto il centralatrio storico della cittadina di Alatri abbia nel suo insieme un aspetto assai pittoresco: dai silenziosi vicoli medievali delle Piagge alle abitazioni nobiliari dei Trivi, una passeggiata per i quartieri tipici di Alatri risulta al visitatore piacevole ed emozionante.
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Alatri - Agnello o Leone ?
Menhir , Dolmen & Co. (Strutture Megalitiche)
Alatri (FR) - Acropoli - Mura Poligonali
Secondo la credenza popolare , la città di Alatri è nata da un raggio di sole.
Nell'acropoli , la formazione di roccia sulla quale anticamente era costruito un tempio (ed oggi basilica) è solo la parte finale di un blocco unico che proviene dalle profondità della terra.
Un naturale gigantesco Menhir che come un conduttore , raccoglie le energie negative terrestri che sono facilitate nel loro ascendere alla superficie.
Per maggiori informazioni , fare riferimento alla legge del ritmo di Pier Luigi Ighina :
ACROPOLI DAY ad Alatri - (22.09.2012) - Videomaker: Claudio Tofani
ALATRI PREROMANA 5
La Fondazione del Tempio Solare di Alatri si attesterebbe intorno al 1600 a.C.. Collabora agli Studi Leonardo Malentacchi Astrofilo Fiorentino. Il video completo, anche di musiche, lo potrete prenotare: ornellotofani@libero.it
CHIESA DI SAN FRANCESCO ALATRI FROSINONE LAZIO ITALIA
Chiesa di San Francesco.
Costruita tra la seconda metà del XIII secolo e la prima metà del XIV, si caratterizza per una struttura compatta, in stile gotico; la facciata presenta un portale archiacuto e un rosone a colonnine radiali. L'interno, in un'unica navata, venne ristrutturato in epoca barocca e conserva una nota Deposizione di scuola napoletana del Seicento, e un mantello risalente al XIII secolo attribuito a san Francesco d'Assisi.
La chiesa aveva annesso un contiguo convento, i cui ambienti sono adibiti a sala espositiva, e sono noti come il Chiostro. In un'angusta intercapedine dell'ex-convento si trova un affresco di notevole interesse raffigurante un Cristo Pantocratore al centro di un labirinto.
Terra Ernica - Alatri, Anagni, Ferentino, Fumone e Veroli
Le antiche città di Anagnia, Ferentinum, Aletrium e Verulae furono le principali città del popolo italico degli Ernici e della Lega Ernica, costituita in epoca remota, molto tempo prima della fondazione di Roma (753 a.C.).
Il nome degli Ernici deriva da herna, una voce arcaica, probabilmente di appartenenza linguistica ai gruppi del sud-piceno, che significa pietra. Queste città presentano una struttura fortificata e vantano la presenza di una cinta muraria e delle caratteristiche mura megalitiche innalzate in opera poligonale, giustapposte a incastro, senza calce, con cunei che riempiono i rari spazi vuoti. Il centro storico di Fumone invece è posto su un colle dalla caratteristica forma di cono. Di certo sappiamo che, in virtù della sua collocazione geografica assolse fin dall'antichità un'importante funzione di controllo del territorio. Proprio a questa sua funzione si deve il nome Fumone, e il detto “Quando Fumone fuma, tutta la Campagna trema”.
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Sistema Urbano Museale di Alatri (di C.Cittadini)
Breve spot che mostra il Sistema Urbano Museale di Alatri 2012
A cura del Museo Civico di Alatri
TEMPLUM SOLARE DI ALATRI
UNITA' DI MISURA, GLI ANGOLI DISEGNATI DAL SOLE, NEGLI EQUINOZI E NEI SOLSTIZI, INCISI SUL TEMPLUM DI ALATRI ?
ALATRI COLLEGIATA DI SANTA MARIA MAGGIORE
La collegiata di Santa Maria Maggiore si trova nella piazza omonima del centro cittadino.
Fu costruita nel V secolo, sulle rovine di un tempio dedicato alla dea Venere, ed era originariamente dedicata alla Vergine e al Salvatore. È citata per la prima volta nel 1137. In epoca romanica venne ampliata più volte, ma nel XIII secolo fu sottoposta, per opera di maestranze borgognone, ad una radicale trasformazione che le ha conferito le linee romanico-gotiche oggi visibili.
Il motivo del rosone della collegiata riprodotto nel rosone della chiesa di San Francesco.
L'esterno si caratterizza per una facciata monocuspidata (a capanna), con il pregevole rosone realizzato agli inizi del XIV secolo: la partizione quadrilatera degli elementi e l'utilizzo del motivo trilobo rendono il suo disegno molto simile a raffigurazioni di rosoni riportate nel Livre de Portraiture di Villard de Honnecourt, 1235 ca (conservato a Parigi, Bibliothèque nationale); disegno, fra l'altro, che è fedelmente riproposto in scala al centro del rosone della vicina chiesa di San Francesco.
Tre portali fungono da ingresso alla chiesa. Essi sono decorati da lunette affrescate: quella del grande portale centrale, protetta dalla strombatura, reca una Madonna col Bambino del tardo Trecento; quelle laterali sono ormai cancellate, come gli affreschi posti fra le porte, un San Cristoforo e un'Annunciazione, originariamente protetti da un portico che fu abbattuto nella seconda metà dell'Ottocento.
Il campanile fu aggiunto nel 1394, come documenta una lapide con lo stemma di Bonifacio IX (il riferimento al papa, cioè le chiavi di san Pietro, è separato dallo stemma). Era protetto da una copertura a cuspide fino al 1654, quando un terremoto la distrusse assieme alla statua del Battista posta nella nicchia al di sopra del rosone (attualmente al suo posto vi è una copia moderna).
L'interno è sobrio ed essenziale ed è ripartito in tre navate da massicci pilastri su cui poggiano arcate a tutto sesto; i pilastri che sorreggono gli archi ogivali di imposta delle volte a crociera sono rafforzati da semicolonne con interessanti capitelli. L'endonartece che accoglie il visitatore e precede la scansione in navate è dovuto allo spostamento in avanti della facciata a seguito dei rifacimenti duecenteschi. Dalla navata di sinistra si accede ad una serie di cappelle, che sono un'aggiunta operata tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo.
Pregevoli opere d'arte sono custodite nella chiesa: degni di particolare menzione il gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli (XIII secolo), il Trittico del Redentore di Antonio da Alatri, la Vergine col Bambino e san Salvatore (prima metà del XV secolo) e il fonte battesimale del XIII secolo.
Fonte Wikipedia.
Mura Ciclopiche - Fondi Città Smart
La cinta urbana di Fondi è il monumento antico più caratteristico della città, che è in genere in opera poligonale assai accurata. In gran parte della murazione non vi è tendenza alla regolarità della disposizione dei blocchi in file orizzontali, ma nonostante ciò essa è accuratissima; le facce dei blocchi sono levigate, non vi sono tra blocco e blocco spazi riempiti con scheggioni di risulta.
La cinta muraria di Fondi si è mantenuta sino ad oggi nei limiti antichi pur essendo stata, la città, più volte incendiata, abbandonata e restaurata fin dal Medioevo.
In età sillana si addivenne a una parziale ricostruzione di porte, torri e mura, come risulta da iscrizioni incorporate nelle mura stesse.
Nella sua costruzione si possono cogliere varie fasi che testimoniano i tempi e le varie conquiste della scienza edilizia.
Nella prima costruzione – le mura ciclopiche, di cui restano notevoli esempi lungo via degli Osci, dei Latini, la Portella – si può notare il primitivo insediamento diffuso e delimitato da mura formate da blocchi enormi, sovrapposti, senza malta e a scarpata, di una certa stabilità grazie all’enorme peso dei blocchi stessi.
Secondo alcuni queste mura risalirebbero all’800-700 a.C. In una seconda fase troviamo l’opus poligonale con blocchi di almeno 5 lati che si incastrano fra loro fino a formare un reticolato difficilmente attaccabile (es. via Marconi).
Anche in questo caso siamo in presenza di mura prive di malta. Questo tipo di costruzione fa supporre che essa possa risalire ad un’epoca anteriore al IV a. C.
La terza fase delle mura è determinata dall’introduzione della malta, che proveniva dal Medio Oriente e giunse in Italia verso il III secolo a.C.
Con la malta si ha una grande rivelazione in quanto con essa si potevano costruire, con piccoli blocchi lavorabili anche da un singolo costruttore, mura di enormi dimensioni molto più resistenti di quelle delle prime due fasi.
Con la malta non occorrevano blocchi ciclopici, con il conseguente impiego di molte braccia di artigiani e macchine di sollevamento.
Un singolo costruttore poteva procurarsi gli strumenti semplici e costruire edifici anche imponenti. Con la malta la tecnica edilizia raggiunse risultati che al tempo d’oggi sono stati superati solo dal cemento armato.
Questa terza fase è presente in tutta la sua bellezza nel lato est delle mura in viale Regina Margherita e via Giulia Gonzaga.
L’opus incertum e il reticulatum costituiscono la fase più evoluta; essi non hanno limiti di altezza o di larghezza; l’interno del muro è riempito con malta e scaglie della lavorazione dei blocchi ed è di eccezionale resistenza.
Progetto Fondi Città Smart del Comune di Fondi (LT) - Italy.
Progetto sviluppato da Techmoving srlsu -
ORNELLO TOFANI: DALLE SUE ULTIME RICERCHE con PAOLO DEBERTOLIS
ORNELLO TOFANI GLI ULTIMI STUDI E PAOLO DEBERTOLIS. LA PORTA DELLA FERTILITà E LA PROBABILE DATAZIONE DELLA FONDAZIONE DI ALATRI
Artena
Read the translation in English:
Artena
Artena is a town of particular historical and monumental interest. Situated deep in the Sacco Valley, on the northern flank of the Lepini Mountains, it was known as Monte Furtino until 1873. Destroyed by the Romans in 401 BC, there are still fragments of the polygonal walls which surrounded an area of about 30 hectares where there are remains of the Roman city and two large gates. The historical centre is Medieval in appearance, and has an unusual urban structure, the roads being mainly steps, forcing the inhabitants to travel on foot or to use donkeys to transport goods or persons. The austere Borghese Palace, built in the 12th century, is in the historical centre. This town, abundant in vegetation and chestnut trees, is today a busy centre for archaeologists and experts, who continue to excavate the area, bringing traces of an ancient civilisation to light.
Castro Dei Volsci, Rossella Cerroni
Rossella Cerroni alla ventiquattresima edizione della tradizionale rassegna dialettale di Ferentino (FR).
Antiche Fornaci Giorgi - Ferentino su Sereno Variabile, Rai2
Puntata di Sabato 15 Gennaio 2011 con presentazione della città di Ferentino, a cura di Bianca Maria Valeri, e delle Antiche Fornaci Giorgi, con Marco Infussi.
Presentato da Simona Giacomelli, regia di Flavio Zennaro.
Il complesso megalitico del Monte Croccia, era un santuario dell'Età del Bronzo
DI FRANCESCO FOSCHINO - Durante un convegno promosso dal Gruppo Archeologico Lucano si è svolta una ricognizione presso il sito di Petre della Mola sul Monte Croccia, nel Parco di Gallipoli Cognato in Basilicata. Fino ad allora, si era certi che tale sito presentava uno straordinario allineamento verso il solstizio d'inverno, difficilmente casuale.
Non vi erano tracce dell'intenzionalità, se non il supporto statistico. Poi, durante la ricognizione del 21 dicembre 2013, tre importanti ed inedite scoperte hanno dimostrato in maniera incontrovertibile l'esistenza di un santuario dell'Età del Bronzo dedicato al solstizio d'inverno.
La telecamera di Hyperbros ha documentato in esclusiva i momenti in cui queste scoperte sono avvenute.
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Il nuovo profilo della Stu di Ferentino
Ecco una ricostruzione degli interventi della Società di Trasformazione Urbana, proposta dal Comune di Ferentino e dal Gruppo Iride di Arezzo.
Il nuovo edificio sarà più alto della Scuola Paolini, che di suo è già imponente.
Nell'immagine proposta, si è accuratamente evitato di mostrare l'impatto che quest'opera avrà sulla Chiesa di Santa Maria Maggiore che, vista dalla Variante Casilina, avrà sullo sfondo un bel parallelepipedo di cemento armato.
Ricordiamo che la Scuola Paolini, la più grande della città, è stata chiusa con una perizia piuttosto artificiosa che la dichiarava a rischio crollo, con buona pace dei bambini delle scuole materne ed elementari, e dei ragazzi del liceo classico e scientifico che vi hanno studiato per almeno 60 anni.
In verità, la perizia scambia per lesione quel che è un giunto di dilatazione tra i due corpi separati in cemento armato, semplicemente non coperto da una piastra di metallo, come normalmente si fa in questo genere di costruzioni.
In seguito, l'edificio è stato abbandonato per anni: sono stati appiccati incendi, distrutti tutti gli interni, addirittura smontate e rubate porte e finestre.
Il colpo di grazia lo hanno dato le operazioni di sgombero delle strade, durante la nevicata del 2012: la pala meccanica ha divelto il muro di recinzione.
Questo per far si che - agli occhi del cittadino - l'edificio fosse in un tale stato di degrado da dover rendere necessaria la demolizione.
Sono quindi cominciati i lavori e - come già ampiamente documentato, sia durante la costruzione dell'edificio, sia durante il progetto di opere successive, come la variante stradale Circonvallazione - Ospedale del 1999, mai realizzata - sono stati trovati i reperti archeologici: una domus romana con pavimento a mosaico, e la prosecuzione della strada romana che affiora all'inizio della Circonvallazione.
A conferma del fatto che i reperti fossero già stati trovati, il fatto che nel piazzale sottostante la Paolini tale strada romana sia stata tagliata con strumenti elettrici a disco (chissà quanti anni fa) per il passaggio di una conduttura.
Allo stato attuale i reperti sono stati di nuovo interrati, come misura conservativa.
Non è chiaro però come possano esser conservati, visto che è previsto un parcheggio interrato ben sotto il livello attuale dei reperti. Verranno forse smontati e rimontati? Oppure il posteggio sotterraneo vi girerà attorno?
L'importanza di questi reperti è grande: certificano i risultati di numerosi studi archeologici, basati solo sull'analisi documentale, ed individuano un insediamento romano che va a completare il racconto della Ferentino megalitica e medievale.
Dubbi tecnici sorgono considerando l'impossibilità di edificare all'interno della cinta muraria per il vincolo archeologico. Si pone poi una seria domanda sul vincolo di destinazione d'uso: se si demolisce una scuola, va ricostruita una scuola, non delle palazzine.
Infine, sorge anche un vincolo testamentario: gli edifici Macioti ed Ex-Omni, compresi nel progetto, erano stati donati al Comune di Ferentino a scopi socio - sanitario - assistenziale, e non possono diventare altro.
Ragionando dal lato economico, questa opera pone anche seri dubbi di utilità: a cosa serviranno tutti quegli appartamenti, quando il centro storico di Ferentino ne ha circa 80 sfitti?
Inoltre, la speculazione edilizia non sarà affatto remunerativa per il Comune di Ferentino, che ha venduto l'edificio per 2,5 milioni di € (dei quali a sua volta paga 1,25€ poiché socio al 51% della Aulo Quintilio spa) e ricomprerà poi la sua parte per 2,8 milioni di € + IVA.
veroli bike centro storico s leucio - piazza mazzoli
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veroli, centro storico
mure pelasgiche, torre s.leucio, s.erasmo, galleria la catena, piazza mazzoli, palazzo comunale, cattedrale s.andrea, via g.campano, pro loco
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Baden Powell e via Liguria: Parchi urbani dimenticati
Numerosi spazi verdi abbandonati a se stessi. Erbacce, sporcizia e degrado a Maria Pia.