Places to see in ( Arezzo - Italy ) Museo Archeologico Mecenate
Places to see in ( Arezzo - Italy ) Museo Archeologico Mecenate
The Gaio Cilnio Mecenate State Archaeological Museum is the most important archaeological museum in Arezzo. Dedicated to the Aretine Gaius Cilnius Maecenas , an important figure of Rome at the time of Augustus from which comes the word patronage , is housed since 1937 in the former monastery of San Bernardo, built on the remains of the Roman amphitheater of the II century AD
The collection was previously located elsewhere and has existed since 1823 . Enlarged by excavations and acquisitions, it was reorganized after the restoration of the 1951 monastery , which healed the war damages. In 1973 it was acquired by the Italian State. The last redevelopment dates back to the 1990s.
The museum is on two floors, with a topographical presentation (on the ground floor) and thematic (on the second floor, where there are objects of paleontology , prehistory , numismatics and private collections donated by some citizens of Arezzo).
The ground floor is dedicated to Etruscan and Roman art, with the first two rooms displaying the remains of Arezzo and its area, from the Villanovan period to Hellenism . Among the most valuable pieces stand out jewels from the necropolis of Poggio del Sole , a carved and polychrome pediment with fighting scenes ( 480 BC ) and a series of votive portraits, found in via della Società Operaia and dating between the second and first century B.C
In the third room there is the most important work of the museum, an attic crater with red figures with the Amazzonomachia , attributed to Euphronius ( 510 - 500 BC ). The two following rooms present the finds from the Val di Chiana and the Casentino , among which stand out a male fetid stone torso (end of the 6th century BC) and the red-figure Attic amphora with the Hippodamia Rapture of the painter's school of Meidias ( 410 - 400 BC )
The following four rooms are dedicated to the sealed land , a ceramic production developed between the I century BC and the I century AD, which in Arezzo had the most important production center in the Mediterranean for about a century.
The last seven rooms are dedicated to the Roman era, with portraits and statues, mosaics, funeral objects and bronze objects . Interesting are a portrait of Livia , a clayish Hellenistic head, perhaps an Amazon , coming from the pediment of a temple and the head of a young man in terracotta.
On the first floor are objects of applied art and everyday use. Of great value is the virile portrait in gold on glass of III AD, one of the finest examples of this technique. Among the ceramics stands out the collection of buccheri from the 6th century BC. A whole room is dedicated to numismatics , where the great quinipodium is particularly rare , of which only one other specimen is known in the world. the next four rooms are dedicated to some private collections formed in the nineteenth century and the last two rooms are dedicated to prehistory, from the palaeolithic to the iron age , and palaeontology .
( Arezzo - Italy ) is well know as a tourist destination because of the variety of places you can enjoy while you are visiting Arezzo . Through a series of videos we will try to show you recommended places to visit in Arezzo - Italy
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Museo archeologico di Arezzo Gaio Cilnio Mecenate
Incontri al Museo Archeologico Gaio Cilnio Mecenate di Arezzo
Incontri al Museo Archeologico Gaio Cilnio Mecenate di Arezzo
***** AREZZO - Museo Archeologico Nazionale Mecenate & CHIMERA DI AREZZO reale e in ologramma
Video Clip THE PIONTA HILLOCK at the Archaeology Museum, Arezzo, Italy
Video Clip dalla sala dedicata alla collina del Pionta presso il Museo Archeologico di Arezzo.
Video Clip from the room dedicated to the Pionta Hillock at the Archaeology Museum in Arezzo.
La Giornata degli Etruschi al museo archeologico Mecenate
La Giornata degli Etruschi al museo archeologico Mecenate
Servizio di Marco Alfonsi. Intervista a Mario Bruni, ass. Castelsecco; Maria Gatto, dir. museo archeologico “Gaio Cilnio Mecenate” di Arezzo
TSD News del 30 agosto 2019.
Il Museo Archeologico di Arezzo.
Archeopanche, per potersi sedere al Museo Archeologico di Arezzo
Servizio @ClaudiaFailli
Archeopanche, per potersi sedere al Museo Archeologico di Arezzo: ecco i quattro pezzi unici
Best Attractions and Places to See in Arezzo , Italy
Arezzo Travel Guide. MUST WATCH. Top things you have to do in Arezzo. We have sorted Tourist Attractions in Luxembourg City for You. Discover Arezzo as per the Traveller Resources given by our Travel Specialists. You will not miss any fun thing to do in Isle of Skye.
This Video has covered Best Attractions and Things to do in Arezzo.
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List of Best Things to do in Arezzo
Villa La Ripa
Piazza Grande
Duomo San Donato
Santa Maria della Pieve
San Domenico Church
Museo Casa di Giorgio Vasari
Church of San Francesco Arezzo
Parco della Fortezza Medicea
Ivan Bruschi House & Museum
Museo Archeologico Mecenate
3. Il dono votivo: il santuario presso Porta San Lorentino
Il dono votivo: il santuario presso Porta San Lorentino
Nel 1553, presso Porta San Lorentino, fu ritrovata la grande statua in bronzo raffigurante la mitica Chimera, databile agli inizi del IV secolo a.C. La statua presenta lungo la zampa anteriore destra l’iscrizione tinścvil, la quale è stata incisa direttamente sul modello in cera prima della fusione. Tale parola, composta dai termini tinś e cvil, è stata generalmente intesa come “dono a Tina”, seppure si propenda ora verso il significato più generico di “offerta”. E’ stato ipotizzato che la scultura, isolata o assieme al suo avversario Bellerofonte, fosse un dono per un importante santuario sub-urbano, forse dedicato al medesimo Tina, come lascerebbero intuire altri bronzetti votivi rinvenuti assieme alla più grande scultura.
L’iscrizione rientra in una serie di testi etruschi che indicano il dono di un oggetto alla divinità. In età arcaica il testo di dedica conteneva il nome e il verbo usato nel dono fra uomini, esplicitando così una pratica che ricalcava quella in uso fra gli aristocratici; era invece assente il nome della divinità, pertanto sottinteso. Successivamente e su influsso greco, la formula cambiò e si fece sempre più ricorrente il nome della divinità. Tale nuovo formulario rientrava in una pratica di ex-voto legata a grazie ricevute o risposte oracolari. Nella Chimera, l’isolamento della parola tinścvil costituisce il massimo della stringatezza e della discrezione della dedica votiva. L’assenza del donatore potrebbe suggerire una collettività pubblica, e la divinità, in questo caso sottintesa, deve essere stata quella venerata nel santuario.
L’iscrizione della Chimera presenta lettere in uso nell’Etruria meridionale, come dimostra la presenza del gamma, e settentrionale insieme. Questa peculiarità agli inizi del IV secolo a.C. è forse da legare ad una maestranza itinerante composta di artigiani magnogreci ed etruschi provenienti dall’area tra Orvieto e Veio o dai vicini territori falisci, che operarono ad Arezzo attirati dalle possibilità economiche della città.
Crediti
Voce: Francesco Botti (Spazio Seme)
Testo e video: Andrea Gaucci
La Chimera di Arezzo: un grande bronzo alla corte mediceo-lorenese
Auditorium Vasari - 18 luglio 2018
Maria Gatto, direttrice del Museo Archeologico di Arezzo, racconta le vicende che hanno visto come protagonista la Chimera di Arezzo dal giorno del suo ritrovamento il 15 novembre 1553 fino ad oggi.
Il famosissimo bronzo fu rinvenuto in occasione del rifacimento delle mura della città e subito il Gran Duca Cosimo I si interessò a questo ritrovamento, tanto che già pochi giorni dopo fu portato a Firenze.
Da allora la Chimera, prima di essere collocata nel Museo Archeologico di Firenze dove ancora oggi possiamo trovarla, ha dimorato per secoli prima tra le mura di Palazzo Vecchio e poi nella Galleria degli Uffizi, dove persone di ogni luogo e di ogni tempo l’hanno potuta ammirare.
Maria Gatto, direttrice del Museo Archeologico di Arezzo, racconta le vicende che hanno visto come protagonista la Chimera di Arezzo dal giorno del suo ritrovamento il 15 novembre 1553 fino ad oggi.
Il famosissimo bronzo fu rinvenuto in occasione del rifacimento delle mura della città e subito il Gran Duca Cosimo I si interessò a questo ritrovamento, tanto che già pochi giorni dopo fu portato a Firenze.
Da allora la Chimera, prima di essere collocata nel Museo Archeologico di Firenze dove ancora oggi possiamo trovarla, ha dimorato per secoli prima tra le mura di Palazzo Vecchio e poi nella Galleria degli Uffizi, dove persone di ogni luogo e di ogni tempo l’hanno potuta ammirare.
3. The votive gift: the sanctuary in Porta San Lorentino
The bronze statue of the mythical Chimera, dated to the beginning of the 4th century BC, was discovered at Porta San Lorentino in 1533. Along the Chimera’s front right paw is the inscription tinścvil, which was carved in the wax model before fusion. This word, made up of the terms tinś and cvil, it was generally intended as “gift to Tina”, even if now it tends towards the more general terms of “offer”. It was thought that the sculpture, by itself or with its enemy Bellerophon, was a gift for an important suburban sanctuary, possibly dedicated to the same god Tina, which is what the other bronze votive statues discovered with the larger sculpture would indicate.
The inscription belongs to a larger series of Etruscan texts which indicate the act of giving an object to a god. In the archaic age the dedicating text contained the name and the verb used in the gift between men, thus expliciting a practice which reflected that which was in use by the aristocrats; the name of the divinity was omitted and left to be intended. Later, and with the Greek influence, the formula changed and the name of the divinity was more and more recurrent, whilst a particular verb of giving was used in the sacred meanings. This new formula was part of an ex-voto practice connected to thanks received or oracle answers. In the Chimera, the isolation of the word tinścvil constitutes the concision and the discretion of the votive dedication. The absence of the donor could indicate a collective donation and in this case the god, implied, is the one to be revered in the sanctuary.
The word carved in the Chimera presents the use of a mix of characters from the Southern, as the letter gamma testified, and Northern writing areas. This particularity at the beginning of the 4th century BC could be related to artesans from the Greek colonies of South Italy and Etruscans artesans coming from the area between Orvieto and Veio or from the near Faliscan territories, who worked in Arezzo attracted by the economic possibilities of the city.
Voice: Melanie Neu (Spazio Seme)
Text: Andrea Gaucci
MUSEO DELLE MINIERE A CAVRIGLIA (AREZZO, TOSCANA, ITALY)
MUSEO DELLE MINIERE E DEL TERRITORIO / MINE AND TERRITORY MUSEUM OF CASTELNUOVO DEI SABBIONI, CAVRIGLIA, AREZZO.
Il museo sorge nel vecchio centro storico di Castelnuovo dei Sabbioni, prima espropriato anni fa dall'ENEL e recentemente riacquistato dal comune di Cavriglia, che ne ha ristrutturato alcune parti. Agli inizi del '900 la zona era caratterizzata da una forte presenza del movimento anarchico e marxista tra i minatori, sfruttati al massimo nel nome degli avvoltoi dello sfruttamento capitalista. Durante la prima guerra mondiale prigionieri di guerra austroungarici furono impiegati per il lavoro nelle miniere. In seguito questa località divenne tristemente famosa nel luglio del 1944 a causa degli eccidi compiuti dai nazifascisti (divisione Hermann Goering e collaborazionisti repubblichini di Salò in divisa tedesca) che costarono la vita a 191 civili (incluse le frazioni di San Martino, Meleto Valdarno e dintorni). Nessun responsabile è mai stato estradato, processato e condannato a causa della diretta responsabilità dei governi democristiani succedutisi nel dopoguerra con le prove nascoste e poi rinvenute nell'armadio della vergogna della Procura Militare di Roma. Non lontano dal museo sorgono le rovine del castello di Montedomenichi, base operativa partigiana durante la Resistenza antifascista. Anche nel dopoguerra la zona vide imponenti lotte sociali e scioperi con il sostegno di tutta la popolazione del Valdarno, fino al successivo esaurimento dei giacimenti di lignite. Gli scavi hanno inoltre riportato alla luce parecchi fossili oggi visibili al Museo Paleontologico di Montevarchi. Nel corso del filmato è possibile ascoltare la voce di Priamo Bigiandi (1900-1961), minatore, sindaco di Cavriglia (1946-1951), deputato al Parlamento italiano, Presidente dell'ANPI e assessore provinciale. Il museo ha il fine di mantenere la memoria dell'area mineraria di Castelnuovo dei Sabbioni raccogliendo i reperti e i documenti della locale miniera. Sono esposti materiali per lo scavo e minerali di diversa natura tra i quali un grosso blocco di lignite. Conserva inoltre documenti cartacei e su supporti informatici consultabili al pubblico ed è caratterizzato da un percorso multimediale attraverso il quale il visitatore può conoscere la vita del minatore e il lavoro in miniera. Questo video è dedicato alla memoria del minatore anarchico di Cavriglia Innocenti Granacci Corso detto Antonio (1861-1947) e di Nicolai Bujanov, partigiano sovietico di 19 anni, caduto in combattimento nel luglio del 1944 nella zona di Cavriglia. Galleria di immagini di archivio e fotografie scattate sabato 12 luglio 2014.
minecavriglia.it
#Zich. The idea for an Exhibition
During the experiment of an innovative museum itinerary, based on computer and technological resources and in line with the development of communication and something able to receive continuous updates and improvements, the choice was made to work on the theme of Etruscan writing. The introduction of writing in Italy and above all with the Etruscans, was a revolutionary innovation mediated by the Greeks from the end of the 8th century BC. Using written texts to lock words down brought important stimulus to the ancient Italian civilizations and contributed to the formation of urban societies of which the Etruscans were amongst the most prominent in Italy before Rome’s dominance. To this day the Etruscans are part of our cultural and civil heritage.
The association between the ancient texts and their interactive explanations is thought to stimulate the reflection on the confrontation between the contribution that the ancient form of communication gave to the Etruscan civilization in its history and the mutations that the more innovative forms of communication are having on modern society. It is not by chance that the title of the exhibit is Zich, the Etruscan root for the verb to write and the deriving words.
The itinerary proposes a summary on the diffusion of the writing practice in the Etruscan Arezzo territory. Amongst a total of around 125 well known written texts (most now lost), dating between the 6th century BC and the 1st century AD, 16 texts have been selected to introduce us to the different writing uses and the general themes of the Etruscan society.
Like the majority of Etruscan texts (around 13000 well known), the texts from Arezzo are quite brief. The knowledge of the Etruscan language is mainly thanks to texts of a private nature, mainly names of people. The archaeological and linguistic search has produced noticeable progress in the discovery of this language.
Voice: Melanie Neu (Spazio Seme)
Text: Andrea Gaucci
7. Greci schiavi ad Arezzo: la firma di artista dal Convitto
Greci schiavi ad Arezzo: la firma di artista dal Convitto
Fra le firme di artisti si annovera ad Arezzo nel tardo III sec. a.C., in un’Etruria ormai in fase di romanizzazione, quella apposta a crudo sul listello di base di una lastra fittile decorata ad alto rilievo con figure. Il frammento di lastra, che doveva ornare il tetto di un edificio, fu recuperato attorno al 1668 nel corso dei lavori per la realizzazione del Convento dei Gesuiti.
L’iscrizione testimonia l’adozione della lettera gamma per il suono /k/, tipica delle iscrizioni dell’Etruria meridionale come dimostrano l’alfabetario di via Roma della Sala I e l’iscrizione della Chimera nella Sala II del piano inferiore del Museo. Questa lettera fu adottata anche ad Arezzo con la fine del IV secolo a.C. in sostituizione del kappa fino ad allora usato per il medesimo suono. Si legge cnei: urste: il nome è quello di un liberto, cioè una persona liberata dalla schiavitù. Questo liberto assunse il prenome Cnei, corrispondente del latino Gnaeus, conservando come cognome il proprio nome greco di schiavo, Oréstes, etruschizzato Urste. Cnei Urste faceva parte di quel ceto servile che deve aver costituito lo scheletro delle maestranze impegnate nella coroplastica aretina di periodo ellenistico.
Crediti
Voce: Francesco Botti (Spazio Seme)
Testo e video: Andrea Gaucci
Lorenzo Bonechi a cura di Michele Loffredo - Museo medievale e moderno - Arezzo/Italy -
Lorenzo Bonechi a cura di Michele Loffredo - Museo medievale e moderno - Arezzo/Italy - 23 giugno - 15 settembre 2013 - (a cura di Armando Schiavone le riprese video HD e postproduzione ) email: volaviola@inwind.it - facebook.com/armando.schiavone - twitter.com/volaviolavola -
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Here are top 15 things to do in Arezzo, Italy
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1. Teatro Petrarca -
2. Duomo San Donato - Ana del Castillo / shutterstock
3. Parco Passeggio del Prato -
4. Piazza Grande - Khirman Vladimir / shutterstock
5. Museum of Medieval and Modern Art -
6. Fortezza Medicea -
7. Roman Amphitheatre -
8. Museo Archeologico Mecenate -
9. Check out the antiques market - pitatatu / shutterstock
10. Basilica of San Francesco - eZeePics / shutterstock
11. Church of Santa Maria della Pieve - Stepniak / shutterstock
12. Lago Trasimeno - MilaCroft / shutterstock
13. Casa del Vasari -
14. Parco Sandro Pertini -
15. Visit the town of Monte San Savino - pegasophoto / shutterstock
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4. L'identità della donna: Lucignano
L'identità della donna: Lucignano
La condizione sociale delle donne etrusche era sicuramente più vicina alla cultura moderna di quanto lo fosse nel mondo latino e greco. Questo è dimostrato da molti documenti archeologici a partire dagli affreschi parietali delle tombe di Tarquinia. I testi etruschi ci conservano molti nomi femminili e pare significativo che le formule onomastiche fossero comprensive del prenome delle donne. Il prenome è infatti espressione dell’individualità e ad esempio nelle iscrizioni latine non era consentito che le donne lo inserissero. Nelle iscrizioni funerarie di età ellenistica, quando i documenti scritti sono in quantità maggiore, emerge tuttavia un dato piuttosto contrastante con questo quadro. Nelle iscrizioni funerarie, soprattutto quelle che rimangono all’interno della visibilità familiare come le urne, l’onomastica femminile spesso era priva di prenomi. Le donne quindi venivano identificate soltanto dal gentilizio e dal nome del marito accompagnato eventualmente dal termine puia, che significa moglie. Così la donna perdeva nel ricordo postumo la sua connotazione individuale e veniva identificata in quanto moglie oppure madre, come suggerisce la diffusa pratica del metronimico.
Il caso dell’urna funeraria in travertino da Casalta di Lucignano ci documenta una donna, identificata dall’iscrizione come “Larthia Spurinei della Tetinei”. Qui abbiamo uno dei rari casi di presenza del prenome, identificato nell’abbreviazione L puntata che sta per Larthia, e, come ci aspetteremo, la connotazione del gentilizio paterno Spurinei e materno Tetinei, entrambi alla forma femminile. Nel caso di Spurinei, la terminazione -nei è il corrispettivo femminile del maschile -na. Nella lingua etrusca non è generalmente attestata la distinzione di genere, ad eccezione appunto dei nomi di persona.
Crediti
Voce: Francesco Botti (Spazio Seme)
Testo e video: Andrea Gaucci
1. La scrittura etrusca ad Arezzo
La scrittura etrusca ad Arezzo
La lingua etrusca è sostanzialmente priva di legami familiari con altri ceppi linguistici, come ad esempio quello indo-europeo da cui discendono il Latino e il Greco e che è alla base della maggior parte delle lingue europee attuali, fra cui l’Italiano. L’Etrusco è pertanto una lingua di difficile comprensione. Diversamente, la scrittura etrusca si basa su un alfabeto leggibile senza particolari difficoltà, derivando da quello greco con piccole modifiche ed essendo affine a quello latino da noi usato. La diffusione dell’alfabeto nei territori abitati dagli Etruschi, a nord fino a Mantova in Lombardia e Adria in Veneto, a sud fino a Pontecagnano vicino a Salerno, e il particolarismo che ha sempre caratterizzato le comunità etrusche, hanno comportato da luogo a luogo molteplici varietà nella pronuncia della lingua e nella scrittura delle lettere. Ad Arezzo, le più rilevanti caratteristiche scrittorie sono quelle che accomunano i territori etruschi del nord della Toscana e della pianura padana. Stili e mode della scrittura ebbero inoltre continue modifiche nel tempo, come sarà possibile notare anche dai documenti del percorso.
Crediti
Voce: Francesco Botti (Spazio Seme)
Testo e video: Andrea Gaucci
Per approfondimenti sulla lingua etrusca:
H. Rix, Lingua e scrittura, in M. Cristofani (a cura di), Etruschi. Una nuova immagine, Firenze 1984, pp. 210-238.
Per approfondimenti sulle iscrizioni etrusche di Arezzo e del suo territorio:
L. Agostiniani, Aspetti epigrafici e linguistici delle iscrizioni etrusche di Arezzo, in G. Camporeale, G. Firpo (a cura di), Arezzo nell'antichità, Roma 2009, pp. 135-142;
CORTONA (Arezzo) MAEC Museo dell'Accademia Etrusca e della Città di Cortona (1/2)