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Si consiglia una visita molto approfondita.
Bronzetti Nuragici | Museo Archeologico di Cagliari | Sardegna
Il bronzetto nuragico, chiamato in lingua sarda brunzìttu nuragicu o nuraghesu o nuraxesu, è una scultura bronzea tipica della Sardegna della fase finale dell'età del bronzo e la prima età del Ferro.
Durante gli scavi archeologici sono stati ritrovati nel tempo più di 500 bronzetti, principalmente nei luoghi di culto come tombe dei giganti, pozzi sacri, nei megara nuragici, nei villaggi e negli stessi nuraghi.
La funzione di queste miniature bronzee era infatti quella di “ex voto” paragonabile alla candela che il cristiano accende in chiesa con la speranza che le sue “richieste a Dio” vengano esaudite.
Numerose statuette sarde sono state ritrovate anche in scavi effettuati nell'Italia centrale e precisamente nelle tombe etrusche risalenti al 900~700 a.C.
Gli archeologi non sono riusciti ancora a datare le figure con precisione: si presume siano state realizzate tra il 900 a.C. e il 500 a.C.; tuttavia dei recenti ritrovamenti presso Orroli e
Ballao di frammenti di bronzetti risalenti al 1300 a.C. hanno rimesso in discussione la loro effettiva datazione.
I bronzetti nuragici venivano creati con la tecnica “della cera persa”, una lavorazione complessa che richiedeva una manualità e una precisione fuori dal comune, utilizzata anche dai Fenici.
Il metodo consisteva nel creare l’oggetto con la cera, per essere poi ricoperto d’argilla e cotto nel fuoco. La cera sciogliendosi fuoriusciva, lasciando all’interno della terracotta la forma uguale al modellino.
A questo punto veniva colato all'intero della forma il bronzo liquido che assumeva la stessa forma del modellino di cera; una volta raffreddato bastava rompere la terracotta per ottenere il bronzetto.
Le statuette rappresentavano scene di vita quotidiana delle popolazioni nuragiche, sopratutto quelle delle classi elevate.
Abbiamo guerrieri con spade, pugnali e archi, capi tribù, divinità, animali come bovini, ovini, cervi, cinghiali, cani, ma anche oggetti di vita quotidiana come armi in miniatura, vasi, carri.
Una figura di particolare importanza è la cosiddetta Madonna con bambino, rappresentazione bronzea della Dea Madre nuragica.
Appare seduta in un trono del neolitico, col bimbo seduto nelle sue gambe e rappresenta la madre dei guerrieri nuragici, figura più vicine all'umano, alla Dea incarnata.
Altre statuette molto significative sono le cosiddette navicelle votive. Il loro scopo era accompagnare l'anima del defunto nel viaggio eterno, ma rappresentavano anche un’offerta votiva tramite il fuoco, in quanto all'interno della navicella venivano inserite delle brace accese trasformandola in una lucerna.
Al di la del loro significato religioso, le navicelle nuragiche sono tra i migliori esemplari di bronzetti per raffinatezza artistica e rappresentano veri e propri modelli in scala di imbarcazioni sia preistoriche che storiche, a dimostrazione della grande conoscenza del mare e dell'arte della marineria delle popolazioni nuragiche.
Gli stili dei bronzetti finora ritrovati possono essere raggruppati in tre correnti: quella di Monte Arcosu, quella di Abini-Teti e quella Barbaricina.
La corrente di Monte Arcosu ( Uta ) è caratterizzata dalla forma geometrica con teste cilindriche, grandi occhi e corpo stilizzato e rigorosamente geometrico; questo tipo di manufatto sembra
rappresentare l’aristocrazia e la nobiltà.
Lo stile di Abini-Teti è simile al precedente anche se le figure sono meno geometriche e sembrano più orientali, indossano copricapi con lunghe corna o spuntoni, a volte hanno la testa schiacciata e una ha 4 occhi, forse un demone-guerrieri.
Lo stile barbaricino è completamente diverso dai precedenti: appare più popolare e più reale, con figure di persone e animali che richiamano la vita di tutti i giorni.
Le più belle collezioni si possono ammirare nel Museo archeologico di Cagliari, in quello G. A. Sanna di Sassari e nei musei di Nuoro e Oristano oltre che nei musei locali dove si trovano i principali siti archeologici dell'Isola.
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Pantalica nel panorama della preistoria siciliana
Questo audiovisivo, realizzato per iniziativa del Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa, è finalizzato ad illustrare il sito della stazione preistorica di Pantalica ed i reperti - custoditi presso il Museo stesso - che documentano 5 secoli di un complesso di manifestazioni che vanno - appunto - sotto la denominazione di cultura di Pantalica. Questo luogo, ubicato non lontano da Siracusa, orograficamente configurato come una imprendibile fortezza naturale, fu popolato nel corso del XIII° secolo a.C., costituendo il più importante insediamento umano della Sicilia orientale sorto alla fine dell'espansione micenea nell'Isola e scomparso con l'affermarsi della colonizzazione di epoca storica, tra due momenti, cioè, nei quali, il mondo greco fungeva da volano della storia. Dell'insediamento preistorico di Pantalica, al nostro tempo, sono pervenuti solo i resti dell'Anaktoron, il Palazzo del Principe, paragonato, dall'archeologo Paolo Orsi, agli schemi edilizi micenei, mentre, in uno col solenne spettacolo della natura, 5000 tombe a grotticella artificiale, raggruppate in 5 necropoli, sovrastano le valli dei fiumi Anapo e Calcinara, rendendo, ancor oggi, in pieno, la suggestione degli antichi riti del seppellimento che si svolgevano sulle erte pareti di questi baratri montani.
Regia: Giovanna Bongiorno
Anno di produzione 1992
Consulenza scientifica: Giuseppe Voza, Museo Archeologico “Paolo Orsi” Siracusa
ANARA PITANARA, TRA CULTURA E TRADIZIONE
Va in scena dal 6 al 12 settembre la sagra de l'Anara Pitanara a Isola della Scala. Se ancora non sapete di cosa si tratta, ve lo spieghiamo qui.
I QUATTRO SITI DEL PARCO ARCHEOLOGICO NAXOS
I QUATTRO SITI DEL PARCO ARCHEOLOGICO NAXOS - Itw al Direttore, Architetto Vera Greco, di Agata Patrizia Saccone per m-ilmagazine.it
Un viaggio alla scoperta del Parco Archeologico di Naxos, del Teatro Antico di Taormina, dell'Isola Bella e di Villa Caronia, luoghi magici intrisi di storia del taorminese.
Vroulia. Scuola Archeologica Italiana di Atene. Rodi
Nelle giornate in cui si decide per Ercolano quale Capitale europea della cultura per i prossimi anni, non può non sovvenirci alla mente il primo scavatore dell’archeologia moderna, che ha operato ad Ercolano con sistematicità, Amedeo Maiuri.
Per una serie di fortuite coincidenze ho avuto modo di partecipare con alcuni dottorandi della scuola archeologica di Atene, all’inaugurazione della mostra del Museo Archeologico di Rodi e alla serie di siti i cui scavi furono curati dalla Scuola Italiana.
Amedeo Maiuri appena ventisettenne, con Federico Halber, fu a capo della Missione Archeologica Italiana nell'Egeo, dal 1913 al 1924.Eseguando scavi in tutte le isola del Dodecanneso e mietendo risultati eccezionali. Bloccando un traffico di reperti internazionale, in certi casi intervenendo di tasca propria, come l’archeologia in tempo di guerra operata da Donna Paola Zancani Muontuori, a Paestum, in cui gli operai li pagava con le poche risorse personali. Non a caso cito la Zancani, perché anch’essa, nostra concittadina, è passata dalla Scuola Italiana di Archeologia insieme al marito Domenico Montuori, il quale proprio in Grecia si ammalò, e ad un anno dalle nozze, morì. Il Museo Archeologico di Rodi, Amedeo Maiuri, lo pensò, lo sistemò e lo diresse dal 1915 al 1924, scelse per esso la più bella architettonica dell’isola di Rodi, l’ospedale dei Cavalieri, ove dispose sala per sala i reperti secondo la provenienza, Lindos, Karamicos, Ialisos , Kos.
L'Ospedale dei Cavalieri di Rodi, costruito alla fine del 1300, sede del Museo Archeologico dal 1915, visto con gli occhi di uno della penisola sorrentina amalfitana ha molteplici valenze, in quanto quasi sicuramente, gli amalfitani delle repubbliche marinare sono passate da qui, Gerado Sasso di Scala, se non lui, la sua carta di credito sicuramente è circolata in questi ambienti. Le sale dedicate a Lindos, non possono non sucitare emozioni al pensiero che su quell'Acropoli sono saliti i marinai prima della partenza per il Tirreno, ricordiamo che era gens Rodia a fondare Palepoli, Cuma, Pitecussai-Ischia, nei vari video ne ripercorriamo le orme non senza l'abbaglio della passione.
Con la mostra in atto, l’Eforia Greca, ha celebrato i cento anni ricordando anche l’operato della Missione Italiana, nei video che accompagnano questo articolo vediamo sia il museo che i siti archeologici.Lucio Esposito
Pronti Partenza...Via - VERONA la città degli innamorati #documentario
In questa puntata di Pronti Partenza ...Via viene presentata VERONA, una delle più note e visitate città d'arte del nord Italia, ricchissima di storia, già dai tempi romani, quando era una importante città di transito verso il nord Europa. Ancora oggi conserva notevoli monumenti romani tra cui quello che è diventato il simbolo universale della città veneta, l'Arena. L'anfiteatro romano dai tipici colori della pietra di Verona bianco e rosa ancora oggi è luogo di spettacoli, tra cui grandiosi rappresentazioni operistiche. Anche il teatro romano, che si affaccia sull'Adige, continua ad essere luogo di spettacoli all'aperto.
La città nel Medioevo si lega al nome della famiglia della Scala che contribuisce ad accrescerne il prestigio e la impreziosiscono di opere d'Arte. A Cangrande della Scala si deve la costruzione di Castelvecchio, oggi principale polo museale della città.
Il nome di Verona inoltre è indissolubilmente legato alla tragedia shakespeariana di Giulietta e Romeo, le cui famiglie risiedevano in città proprio ai tempi degli Scaligeri.
Altri luoghi della cultura a Verona, oltre alla casa-museo di Giulietta, sono il museo degli Affreschi alla tomba di Giulietta, il museo Maffeiano, il Museo Archeologico al Teatro Romano, la Basilica di San Zeno Maggiore, il Duomo, la chiesa di Sant'Anastasia e la chiesa di San Fermo Maggiore, solo per citarne alcuni.
Una realizzazione di Fabrizio Vaghi e Paolo Vaghi
Testi, grafica, montaggio e regia di Fabrizio Vaghi
Una produzione Vaghi per il mondo
Puntata condotta da Fabrizio Vaghi e Alessandra Frassoni,
con la partecipazione di Antonella Arzone (Direzione Musei d'Arte Monumenti del Comune di Verona).
Si ringrazia per la preziosa collaborazione il Comune di Verona - Area Cultura e Turismo - Film Commission. Si ringraziano inoltre Associazione Chiese Vive di Verona e AGEC.
Tutti i diritti riservati, Vaghi per il mondo, 2016 -
Vietata la duplicazione e la diffusione non autorizzata al di fuori del canale
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Guarda altre puntate di Pronti Partenza...Via, alla scoperta delle più belle città d'arte in Italia:
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2013 Gran tour della Campania 1° giorno - Capri, Giardini di Augusto e villa San Michele
Gran tour della Campania visita di Capri i Giardini di Augusto e villa San Michele
La Valle dei Templi
La Valle dei Templi è un'area archeologica della Sicilia caratterizzata dall'eccezionale stato di conservazione e da una serie di importanti templi dorici del periodo ellenico. Corrisponde all'antica Akragas, monumentale nucleo originario della città di Agrigento. Oggi è parco archeologico regionale.
Dal 1997 l'intera zona è stata inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità redatta dall'UNESCO. È considerata un'ambita meta turistica, oltre ad essere il simbolo della città e uno dei principali di tutta l'isola. Il parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, con i suoi 1300 ettari, è il sito archeologico più grande del mondo.
La nascita della polis agrigentina è legata allo sviluppo della polis Gela: la città, infatti, fu fondata nel 581 a.C. da alcuni abitanti di Gela, originari delle isole di Rodi e di Creta, col nome di Ἀκράγας (Akragas), dall'omonimo fiume che bagna il territorio. Fu una delle principali città del mondo antico, centro urbano importante sia economicamente che politicamente.
L'insediamento fu protetto nel VI secolo da un sistema difensivo, consistente in un circuito di mura che sfruttava le caratteristiche topografiche del luogo, costituito dal pianoro su fianco di colline che dominavano il litorale e di cui la valle dei templi occupava il margine sud e non costituiva l'acropoli, localizzata invece più a monte, in corrispondenza del nucleo medievale dell'attuale città.
L'espansionismo militare di Akragas ebbe particolare impulso al tempo del tiranno Terone (488-473 a.C.) e della vittoria sui Cartaginesi. Seguì un periodo di rivalità con Siracusa. I grandi templi, costruiti nel V secolo, testimoniano comunque la prosperità della città.
Dopo il saccheggio da parte dei Cartaginesi, nel 406 a.C., seguì un periodo di decadenza della città, che comunque fu ricostruita. Dal 262 a.C. Agrigento entrò nel dominio romano, restando tuttavia una città importante. A partire dal VII secolo la città si impoverì e si spopolò ed il centro urbano si ridusse alla sola collina dell'acropoli, venendo così abbandonate sia l'area urbana, che la zona dei templi.
Padula (SA) - Certosa di San Lorenzo (Slide Show)
La Certosa di San Lorenzo, conosciuta anche come Certosa di Padula, è la più grande certosa in Italia, nonché tra le più famose, ed è situata a Padula, nel Vallo di Diano, in Provincia di Salerno. Nel 1998 è stata dichiarata patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO.
La Certosa di Padula fu fondata nel 1306 da Tommaso Sanseverino conte di Marsico e signore del Vallo di Diano, sotto la supervisione organizzativa del Priore della Certosa di Trisulti (Frosinone), sul sito di un preesistente cenobio. La sua struttura richiama l'immagine della graticola sulla quale il santo a cui è dedicata fu bruciato vivo. La storia dell'edificio copre un periodo di circa 450 anni.
La parte principale della Certosa è in stile Barocco ed occupa una superficie di 51.500 m² sulla quale sono edificate oltre 320 stanze. Il monastero ha il più grande chiostro del mondo (circa 12.000 m²) ed è contornato da 84 colonne. Una grande scala a chiocciola, in marmo bianco, porta alla grande biblioteca del convento.
Secondo la regola certosina che predica il lavoro e la contemplazione, nella Certosa esistono posti diversi per la loro attuazione: il tranquillo chiostro, la biblioteca con il pavimento ricoperto da mattonelle in ceramica di Vietri sul Mare, la Cappella decorata con preziosi marmi, la grande cucina dove, la leggenda narra, fu preparata una frittata di 1.000 uova per Carlo V, le grandi cantine con le enormi botti, le lavanderie ed i campi limitrofi dove venivano coltivati i frutti della terra per il sostentamento dei monaci oltre che per la commercializzazione con l'esterno. I monaci producevano vino, olio di oliva, frutta ed ortaggi.
Oggi la Certosa ospita il museo archeologico provinciale della Lucania occidentale, che raccoglie una collezione di reperti provenienti dagli scavi delle necropoli di Sala Consilina e di Padula. Questo museo copre un periodo che va dalla preistoria all'età ellenistica. (fonte:
Fotografie e montaggio: Salvatore Clemente (toticlemente.it)
Brano musicale: Baro reprise degli Evita Cidni (
Trapani e dintorni - Marsala, museo garibaldino e saline
Nei prezzi l'isola di Mozia con il suo sito archeologico. Purtroppo è un'isola privata quindi c'è da pagare per accedervi.
Baia (NAPOLI) Il parco archeologico sommerso da LineaBlu del 5/9/2009
Ci troviamo nei Campi Flegrei (dal greco terra ardente). In questa zona di origine vulcanica esiste il fenomeno del bradisismo, esso consiste in un innalzamento (bradisismo positivo) o abbassamento del livello del suolo (bradisismo negativo) relativamente lento sulla scala dei tempi umani ma molto veloce rispetto ai tempi geologici. A volte, come accade nei Campi Flegrei tali movimenti possono ripetersi in maniera ciclica su un periodo di secoli.Generalmente tale fenomeno è dovuto a variazioni di volume di una camera magmatica vicina alla superficie che si svuota e si riempie, o anche a variazioni di calore che influiscono sul volume dellacqua contenuta nel sottosuolo molto poroso.A causa del fenomeno del bradisismo lantica fascia costiera ha subito uno sprofondamento con la conseguente sommersione di tutti gli edifici che vi erano costruiti. Siti di grande importanza in epoca romana, dove Pozzuoli era la più celebre città commerciale, Baia la più famosa località residenziale e Miseno la sede della flotta militare, sono oggi sommersi.I primi ritrovamenti di reperti archeologici avvennero negli anni Venti dove in occasione dellampliamento della banchina del porto venero portati alla luce sculture, elementi architettonici, fistule aquarie con bolli imperiali.
Musei italiani. Sistema nazionale - Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, Roma
In occasione del sesto incontro del ciclo organizzato dalla Direzione generale Musei per promuovere il Sistema museale nazionale, venerdì 16 novembre Valentino Nizzo presenta il Museo nazionale etrusco di Villa Giulia di Roma, tra i più recenti musei dotati di autonomia speciale del MiBAC.
Per maggiori informazioni musei.beniculturali.it
AnticaTipografiaArtisticaArcheScaligere 19maggio2007
l'Antica Tipografia Artistica Arche Scaligere e Museo Conte e la sua attuale attività didattico culturale. The oldest printing house in Verona and the Museum Conte for the print heritage
Le Isole Eolie con Imperatore Travel World
Ecco a voi la registrazione del webinar Le Isole Eolie con Imperatore Travel World!
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Oglio Po è... Ville, Corti Rurali, Castelli, Siti Unesco e Borghi più belli d'Italia
Oglio Po è…Sabbioneta, a forma di stella, racconta del Principe Gonzaga che creò la città ideale e la perla del Rinascimento, sito UNESCO e Patrimonio dell’Umanità. Ostiano: castello, Sinagoga (XVIII sec.) e teatrino ligneo di fattura ottocentesca. Isola Dovarese scenografica piazza gonzaghesca che ospita il famoso Palio. Canneto sull'Oglio: antica Torre Civica, palazzo del Monte di Pietà e Palazzo Municipale, teatro neoclassico “Mauro Pagano”, Ecomuseo delle Valli Oglio-Chiese, collezione d'arte “Pietro Mortara” e Museo del Giocattolo Superti Furga. Bozzolo: i resti delle imponenti mura e della Porta San Martino. Caratteristici portici gonzagheschi a San Martino dall'Argine (bellissima anche la Chiesa Castello), Gazzuolo (da visitare il Centro Multimediale Oreste Coni) e Dosolo (splendido il teatro di Villastrada). Commessaggio: unico il Torrazzo e il ponte di barche, come lo storico Palio. Pomponesco (tra i Borghi più belli d’Italia): piazza che si apre vasta ai piedi dell'argine del Po. Una intatta cinta muraria, con porte e torrioni, protegge Rivarolo Mantovano: piazza Finzi, palazzo del Podestà, al Palazzo Penci ed ex Sinagoga. Piadena: Museo Archeologico, chiostro seicentesco dei Gerolamini, monumento naturale dei Lagazzi (sito palafitticolo dell'età del bronzo dichiarato dall'UNESCO “Patrimonio Mondiale”). San Daniele Po: Museo Paleoantropologico (straordinario il reperto di dell'Uomo di Neanderthal Pàus). Marcaria: Corte Castiglioni, Villa Luzzara Carnevali. Spineda: Villa Cavalcabò. Torre de' Picenardi: Villa Sommi Picenardi, e la villa-castello progettata da Luigi Voghera. Casalmaggiore: splendida piazza con il Palazzo Municipale e il teatro di fine Settecento, museo del Bijou, originale collezione nell'antico Collegio dei Barnabiti, museo Diotti (casa-atelier del pittore). Casteldidone: Villa Mina della Scala. San Giovanni in Croce: Villa Medici del Vascello (vi abitò Cecilia Gallerani, protagonista del ritratto della “Dama con l'ermellino” di Leonardo da Vinci). Solarolo Rainerio: Villa Recusani, Villa Pralasca Fontana o Villa Zanetti. Castelponzone, uno dei “Borghi più belli d'Italia” e il Museo dei Cordai. Cella Dati: Villa Dati. Rivarolo del Re e le sue ville: Longari Ponzone, Todeschina, Villa Diotti o Bergamaschi. Gussola: villa Ferrari e Villa Loda Bodini.
AMEDEO MAIURI.Scuola Archeologica Italiana di Atene. Rodi m
Nelle giornate in cui si decide per Ercolano quale Capitale europea della cultura per i prossimi anni, non può non sovvenirci alla mente il primo scavatore dell’archeologia moderna, che ha operato ad Ercolano con sistematicità, Amedeo Maiuri.
Per una serie di fortuite coincidenze ho avuto modo di partecipare con alcuni dottorandi della scuola archeologica di Atene, all’inaugurazione della mostra del Museo Archeologico di Rodi e alla serie di siti i cui scavi furono curati dalla Scuola Italiana.
Amedeo Maiuri appena ventisettenne, con Federico Halber, fu a capo della Missione Archeologica Italiana nell'Egeo, dal 1913 al 1924.Eseguando scavi in tutte le isola del Dodecanneso e mietendo risultati eccezionali. Bloccando un traffico di reperti internazionale, in certi casi intervenendo di tasca propria, come l’archeologia in tempo di guerra operata da Donna Paola Zancani Muontuori, a Paestum, in cui gli operai li pagava con le poche risorse personali. Non a caso cito la Zancani, perché anch’essa, nostra concittadina, è passata dalla Scuola Italiana di Archeologia insieme al marito Domenico Montuori, il quale proprio in Grecia si ammalò, e ad un anno dalle nozze, morì. Il Museo Archeologico di Rodi, Amedeo Maiuri, lo pensò, lo sistemò e lo diresse dal 1915 al 1924, scelse per esso la più bella architettonica dell’isola di Rodi, l’ospedale dei Cavalieri, ove dispose sala per sala i reperti secondo la provenienza, Lindos, Karamicos, Ialisos , Kos.
L'Ospedale dei Cavalieri di Rodi, costruito alla fine del 1300, sede del Museo Archeologico dal 1915, visto con gli occhi di uno della penisola sorrentina amalfitana ha molteplici valenze, in quanto quasi sicuramente, gli amalfitani delle repubbliche marinare sono passate da qui, Gerado Sasso di Scala, se non lui, la sua carta di credito sicuramente è circolata in questi ambienti. Le sale dedicate a Lindos, non possono non sucitare emozioni al pensiero che su quell'Acropoli sono saliti i marinai prima della partenza per il Tirreno, ricordiamo che era gens Rodia a fondare Palepoli, Cuma, Pitecussai-Ischia, nei vari video ne ripercorriamo le orme non senza l'abbaglio della passione.
Con la mostra in atto, l’Eforia Greca, ha celebrato i cento anni ricordando anche l’operato della Missione Italiana, nei video che accompagnano questo articolo vediamo sia il museo che i siti archeologici.Lucio Esposito
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La visita ad un importante sito archeologico siciliano,Morgantina
Regia: Gigi Oliviero
Produzione: Luma Film - Siciliamo