Storie di Persone e di Musei - Museo Archeologico Comunale di Segni
Il ciclo di Storie di Persone e di Musei ospita come penultimo appuntamento il 17 maggio 2018 il Museo Archeologico Comunale di Segni (RM), che ci viene illustrato dalla Direttrice Federica Colaiacomo.
Il Museo Archeologico Comunale di Segni è ospitato nell'antico Palazzo della Comunità, costruito nel XIII sec. nel cuore dell'antico centro storico.
Aperto al pubblico per la prima volta nel 2001, con un percorso espositivo dedicato alla città antica, è stato ampliato nel 2006 per accogliere le nuove acquisizioni provenienti dalla sua attività di ricerca, riguardanti non solo la città, ma anche l'immediato suburbio, il territorio e, come una sorta di museo nel museo, la città medievale.
Il percorso didattico, oltre a un'ampia e agevole pannellatura con plastici e ricostruzioni assonometriche, è arricchito da gruppi scultorei di notevole interesse, numerose iscrizioni sacre e funerarie, elementi architettonici decorativi e una vasta collezione di materiale ceramico d'età romana e medievale (museosegni.it).
Il Museo di Segni è titolare del Marchio di Qualità della Regione Lazio fin dal 2005: questo per la qualità degli allestimenti e per l'ampio ventaglio delle attività legate alla sua proposta culturale, che comprendono iniziative puramente scientifiche, eventi a carattere divulgativo e un incessante lavoro didattico con le scuole di ogni ordine e grado.
In particolare, la sua attività scientifica ne fa oggi uno dei più attivi centri di ricerca dell'area. Oltre ai numerosissimi studi condotti negli ultimi anni, concretizzati in un'ampia e apprezzata bibliografia e che hanno condotto al recupero di un patrimonio di conoscenze di primissimo piano, merita un cenno l'accordo di studi stipulato dal Museo nel dicembre 2011 con la British School at Rome, già concretizzatosi nella stesura di un ampio progetto di ricerche, tra cui il Segni Project, una campagna di scavi realizzata negli anni 2012 - 2014, e il recupero e la valorizzazione del ninfeo di Q. Mutius.
MACERATA MUSEI 720 LIS
Nell’ambito del progetto “Il museo di tutti e per tutti”, promosso dalla Regione Marche - Assessorato alla Cultura in collaborazione con il Museo Tattile Statale Omero di Ancona Macerata Musei presenta la rete, costituita dai Musei civici di Palazzo Buonaccorsi, l’Arena Sferisterio, la Biblioteca comunale Mozzi Borgetti, il Teatro Lauro Rossi, la Torre civica, il Museo di Storia Naturale e l’area archeologica di Helvia Ricina, con questo filmato nella Lingua dei segni per promuovere e valorizzare l’offerta culturale cittadina.
VISITONLINE.IT - LIS - Museo civico Amedeo Lia
Il Museo Amedeo Lia ha sede nell'antico complesso conventuale dei frati minimi di San Francesco di Paola, insediatisi nella città della Spezia attorno alla seconda decade del 1600.
A partire dall'anno 1616, vengono edificati il convento e successivamente la chiesa.
Allo scadere del XVIII secolo il convento perde la sua originaria funzione e viene destinato prima ad ospedale, primamilitare e poi civile.
Dal 1914 la struttura viene abbandonata e di seguito abilitata a caserma e residenza. Nel primo dopoguerra, infine, ne viene nuovamente mutata la destinazione, sede della Pretura e, quindi, di uffici comunali. A seguito della donazione fatta da Amedeo Lia e dalla sua famiglia al Comune della Spezia della ricca collezione d'arte, il fabbricato viene scelto quale sede del
futuro Museo.
La Collezione oggi comprende circa 1000 opere di grande varietà, dall’epoca classica, al tardo antico, al Medioevo e per finire al XVIII secolo. Sono conservati dipinti, miniature, sculture in bronzo, rame, avorio, legno, vetri, maioliche, oggetti d’arte che documentano il gusto e la cultura dell’arte in Italia e in Europa.
Museo Carlo Bilotti Roma video per non udenti - LIS Sordi
SEGNI (Rm) REPERTI ARCHEOLOGICI Località TORRACCIA
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Inaugurazione Museo Archeologico Antichi Umbri
GLI ANTICHI UMBRI HANNO LA LORO CASA
Sabato scorso è stato inaugurato nel centro storico di Gualdo Tadino, il Museo Archeologico Antichi Umbri, allestito nella storica residenza Casa Cajani. Tantissima gente, tantissimo entusiasmo, favorevoli i giudizi.
Servizio di Angelo Barberini.
Artena (Roma).wmv
Sountrack by Mark Fontaine from Taormina -
Artena is a village and comune in the province of Rome, Italy. It is situated in the northwest of Monti Lepini, in the upper valley of the Sacco River. It is approximately 40 km southeast by rail, and 30 km direct from Rome.Economy is based on agriculture, animal husbandry and tourism.The name of the original village of the Volsci is uncertain; Ecetra or Fortinum are possible suggestions.In the Middle Ages it was a fief of various Roman baronal families, such as the Colonna, the Orsini and the Borghese.The modern village was called Monte Fortino until 1873. It owes its present name to an unproven identification of the site with the ancient Volscian Artena, destroyed in 404 BC. Another Artena, which belonged to the district of Caere, and lay between it and Veii, was destroyed in the period of the kings, and its site is unknown.Main sightsOn the mountain (600 km) above the village are the fine remains of the fortifications of a city built in a very primitive style, in cyclopean blocks of local limestone. Within the walls are traces of buildings, and a massive terrace which supported some edifice of importance.Other sights include the Palazzo Borghese (17th century), and the churches of Santa Maria delle Letizie, Santa Croce, Santo Stefano Protomartire and San Francesco.
Artena è un comune italiano di 13.242 abitanti della provincia di Roma nel Lazio. Fa parte della Comunità Montana dei Monti Lepini Area Romana. Sviluppatasi a partire dal XII secolo con il nome di Montefortino, ha assunto il nome attuale nel 1873, in ricordo dell'antica città dei Volsci, sulla cui area si crede fosse stata fondata.Artena è situata nell'alta valle del fiume Sacco, alle falde dei monti Lepini.Scavi archeologici compiuti nei pressi del paese, hanno dimostrato l'esistenza di una città d'origine preromana, sorta prima dell'VIII secolo a.C. di cui restano imponenti mura ciclopiche, e altri reperti straordinari, contenuti oggi nel museo archeologico dedicato a Roger Lambrechts. Il nome di quella città non è mai stato ben definito. Alcuni archeologi sostengono che nell'attuale territorio comunale, sorgesse l'antica città di Artena descritta anche da Tito Livio nella sua monumentale storia di Roma. Secondo altri la città presente sul territorio sarebbe stata Ecetra; mentre per molti quella città poteva essere, Fortinum, da cui sarebbe derivato Montefortino, nome che la città ebbe dal Medioevo fino al 1873. La zona della città situata sull'attuale piano della Civita di Artena ha sempre avuto origini sconosciute, che potranno essere chiarite solo grazie ad eventuali nuovi ritrovamenti archeologici.
Le antiche cronache narrano che Montefortino si sviluppò su un grosso colle che dominava la valle del Sacco; e alcune cronache antiche narrano che i questi luoghi partivano briganti che assalivano i viandanti che diretti a Roma da sud attraversavano la valle del Sacco; e tale attività era presente già nell'antichità. Nel periodo medioevale Montefortino fu feudo dei Conti di Tuscolo ceduto poi ai Conti di Segni, che ressero il castello fino al 1475, quando su pressione del re di Francia Carlo VIII, diventò possedimento della potente e antica famiglia Colonna. La spiccata attività antipapale di quest'ultimi, provocò ad Artena diverse distruzioni ad opera dei Pontefici nel 1526 (Clemente VII), nel 1543 (Paolo II) e nel 1557, sotto Paolo IV che, addirittura, giunse a mettere fuori legge gli abitanti di Montefortino con la condanna come briganti e a far radere al suolo l'abitato, e a svolgere il rito dell'aratura e della semina del sale sulle rovine della cittadina.A causa dei grossi debiti contratti dalla famiglia Colonna, Montefortino fu venduto al Cardinale Scipione Borghese nel 1614. Il cardinale Borghese portò notevoli migliorie alla città; s'impegnò fino in fondo a riedificare il paese, messo in ginocchio dalle continue devastazioni e dalla cattiva amministrazione dei Colonna. Molte innovazioni di quell'epoca sono ancora oggi presenti: la centrale Piazza della Vittoria, l'Arco Borghese, la Via del Borgo, la Via Nuova, il Convento di San Francesco e l'Asilo di San Marco. Inoltre il principe cardinale fece ristrutturare il Palazzo, già iniziato dai Colonna, che porta il suo nome. L'antica famiglia Borghese rimase proprietaria di Montefortino anche durante il periodo napoleonico.Nel 1849, si rifugiò a Montefortino Giuseppe Garibaldi, in fuga da Roma, dove soggiornò una notte, partendo poi per la Romagna.Negli anni recenti, il paese grazie alla vicinanza con le città di Roma e Latina e la posizione in prossimità del casello autostradale di Valmontone ha conosciuto un diascreto sviluppo demografico ed economico.
Font : Wikipedia
la prova generale Oltre gli Occhi 2014, Arte&Mani - Deaf Italy LIS
Oltre gli Occhi
Due amiche si ritrovano sotto un vecchio lampione...inizia così un racconto doloroso, popolato da molti personaggi e da ricordi terribili.
Spettacolo realizzato per non dimenticare i crimini del nazismo e basato, per la prima volta, su una drammaturgia sorda-LIS originale. Accessibile a sordi e udenti.
Ciao a tutti!
La compagnia Arte&Mani - Deaf Italy è lieta di annunciarvi che il dramma Oltre gli Occhi, messo in scena per la prima volta il 24 e 25 gennaio 2014 scorso, ha avuto un grande successo.
Lo spettacolo è stato il risultato di un intenso lavoro di gruppo svolto dagli attori sordi e udenti, dal regista, dalla curatrice del testo e dagli addetti agli effetti sonori che, tutti insieme, hanno contribuito a creare uno spettacolo integrato in Lingua dei Segni e in Italiano.
Ci sono state molte repliche ed altre ce ne saranno... le prossime?
Info: artemani.italy@gmail.com
Antonio La Rosa 'Exmà Museo d'Arte Contemporanea di Cagliari
Equilibri instabili_personale di Antonio La Rosa
Exmà Centro Comunale d'Arte e Cultura Cagliari
dal 23 aprile al 24 maggio 2015
ANGELO_LIBERATI_GALLERIA COMUNALE D'ARTE_CAGLIARI _1989
GALLERIA COMUNALE D'ARTE -- CAGLIARI
9 giugno -- 9 luglio 1989
Mi scuso per la qualità del cortometraggio e contemporaneamente ringrazio l'autore che l'ha realizzato. E' l'unica testimonianza rimasta.
testo critico Gianni Murtas
Angelo Liberati espone per la prima volta in Sardegna nel 1968 poco più che ventenne. Presenta una pittura chiaramente ascrivibile all'interno della nuova figurazione, rinata in Italia e in Europa dopo il terremoto informale combinando radici figurative novecentesche con le più recenti suggestioni della Pop Art americana.
Già da questo esordio la sua ricerca sembra snodarsi su due livelli intrecciati ma differenti: la narrazione attraverso le immagini e la riflessione metalinguistica sui sistemi che le producono. Il recupero figurativo di Angelo Liberati ha infatti, fin dall'inizio, un carattere eminentemente sincretistico, ricco di commistioni tecniche (inchiostri, acrilici, pastelli, e successivamente oli, riporti, collages, décollages) e di sovrapposizioni simboliche che si aggrovigliano nella definizione di nuove dimensioni semantiche.(...)
(...)L'accentuarsi delle valenze Pop nella produzione degli Anni Settanta, con la comparsa di riporti e décollages, è d'altra parte significativa e illuminante nell'indicare le radici del percorso. L'attenzione di Angelo liberati per il reale si dimostra sempre meno mimetica e sempre più manipolatoria; l'artificiosità delle sue immagini, composte di frammenti eterogenei (pittura, cinema, pubblicità), rinvia infatti al processo di selezione che le dà vita più che al loro significato originario.
Si tratta di immagini fortemente connotate (Bob Dylan, Rembrandt, nudi in atteggiamenti sessuali), che proprio per le infinite associazioni che producono rivelano un eccesso di significato inconciliabile con la referenzialità della cronaca.(...)
(...)In questo riadattamento soggettivo del reale Angelo Liberati evidenzia la matrice tutta italiana della sua declinazione Pop (Schifano, festa, Angeli) puntando, anche quando si serve di stilemi rauschenberghiani nelle tecniche di riporto e di integrazione dei segni, su una lettura ideologica dell'immagine.(...)
(...)Le immagini, i segni, i simboli, le veline che nascondono, gli strappi che rivelano, diventano insomma tante metafore dell'esistere contemporaneo che trovano organicità e coesione nell'immaginario pittorico, ma che comunque rinviano per una lettura definitiva ad una interpretazione del momento storico nella sua interezza.
Gianno Murtas 1998
Cortometraggio riprese di: Romualdo Lobina
Musica consigliata:
//youtube.com/watch?v=nszR0tfp4Es
ENSieme per non Dimenticare - parte 4
150° Anniversario della Fondazione Sordomuti in Calabria
Catanzaro 19 settembre 2009 . Sezione Prov.le Ens Catanzaro in collaborazione con Consiglio Regionale Calabria Ens
Belice/Epicentro, memorie e segni cancellati
Conosciamo meglio, attraverso queste immagini con interviste, il museo Belìce/Epicentro della Memoria Viva a Gibellina. Nel 47° anniversario del terremoto che sconvolse la Valle del Belice, le sale del museo, operativo dal 2011, ospitano fino al 30 gennaio un'esposizione di installazioni dell'artista siracusano Letterio Consiglio. S'intitola Memorie. Segni cancellati di una città e contiene fotografie scattate a Siracusa, il cui territorio, come la Valle del Belice, ha subìto ingenti danni a causa dei terremoti e a causa di certa politica, sostiene Consiglio evidenziando non soltanto gli effetti naturali dei terremoti ma anche la distruzione provocata da politici.
Belìce/EpiCentro è nato con il progetto Le Terre che tremarono ideato dal Cresm di Gibellina, da CLAC di Palermo, Le Mat con sede a Roma e Eco di Polizzi Generosa con il sostegno della Fondazione con il sud e della Provincia di Trapani. Lo spazio contiene e offre alla fruizione video, racconti, disegni, fotografie, documenti che rappresentano la coscienza storica della gente del territorio belicino e raccontano storie importanti e poco conosciute di lotte e mobilitazione popolare prima e dopo il terremoto del 1968. La storia che raccontano parole, immagini e segni - spiega il direttore Giuseppe Maiorana che è anche assessore comunale a Salemi - inizia negli anni '50 con Danilo Dolci e attraversa un trentennio fondante della Storia locale ma anche italiana, perché il Belice fu in quegli anni un laboratorio innovativo di pratiche di agire sociale che è importante oggi conoscere, per riflettere sul presente che stiamo vivendo. (Servizio a cura di Massimo Provenza)
SERVIZIO TG - MONTEROTONDO, MUSEO MULTIMEDIALE
Cagliari: i segreti del secondo migliore museo in Italia
-youtg.net- La telecamera di youtg.net ha incontrato la direttrice della Galleria comunale d'Arte e presidente dell'Associazione musei locali e istituzionali (Anmli), Anna Maria Montaldo, per scoprire i segreti del museo premiato a Milano dall'International council of museums (Icom) come secondo migliore museo in Italia.
Villa Romana di Marsicovetere, prov Potenza in Lucania
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Villa Romana di Marsicovetere, prov. Potenza in Lucania
Localizzazione: Marsicovetere
Provincia: Potenza
Stato: Italia
Altitudine: 600 m s.l.m.
Dimensioni: Superficie 2000 m²
Amministrazione: Ente Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata
La villa romana di Marsicovetere è una villa rustica scoperta nel 2006 in località Barricelle nel territorio comunale di Marsicovetere, abitata dal II secolo a.C. al VII secolo d.C., monumentalizzata in età imperiale allorché fu di proprietà dei Bruttii Praesentes, una famiglia lucana che ha dato i natali fra gli altri all'imperatrice Bruttia Crispina, moglie di Commodo nel 178.
Storia
Si tratta di un sito archeologico i cui primi reperti sono stati rinvenuti nel 2006 nel corso di uno scavo eseguito dall'Eni per la costruzione di un oleodotto. I lavori di scavo sono poi proseguiti a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata. Fino al gennaio 2012 erano stati messi in luce circa 2000 m2 di un vasto complesso edilizio corrispondente al modello di villa rustica residenziale e produttiva delineato da Catone e Varrone, ossia al modello di una costruzione comprendente tre aree: nella zona nord-orientale la pars rustica, destinata al personale di servizio; nella zona sud-orientale la pars fructuaria, comprendente gli impianti dedicati alla produzione soprattutto di olio di oliva e tessuti di lana; nella zona occidentale, la pars urbana, molto ampia e riccamente decorata, comprendente le residenze dei proprietarii e degli amministratori della tenuta.
Il sito era ubicato nella fertile Val d'Agri, lungo il tratturo (poi Via Herculea) che la collegava alle antiche Potentia, Grumentum e Venusia. Si ritiene che fra il I secolo a.C. e il III secolo d.C. queste ultime località fossero i probabili mercati di vendita dei prodotti della villa.
Sono stati osservati i segni di due terremoti disastrosi. Il primo terremoto, avvenuto nel I secolo d.C., comportò il crollo del primitivo edificio e fece almeno una vittima (è stato rinvenuto lo scheletro di un uomo di circa 35 anni nella pars rustica); poco tempo dopo, tuttavia, il complesso fu ricostruito e addirittura monumentalizzato con marmo bianco e verde proveniente dalla Tessaglia. Un terremoto avvenuto nel III secolo d.C. segnò invece l'inizio di una serie di trasformazioni che modificarono la natura del sito e ne comportarono il lento declino fino al definitivo abbandono nel VII secolo.
I bolli stampigliati su alcune tegole della copertura degli edifici ricostruiti dopo il terremoto del I secolo d.C., riportano il nome di Caio Bruttius Praesens, il nonno o il padre di Bruttia Crispina, colei che diventerà moglie dell'imperatore Commodo nel 178 ma fu poi esiliata a Capri nel 192. Un sigillo di bronzo, risalente a qualche decennio dopo e recante l'iscrizione MODERATI AVG N (di proprietà di Moderato del nostro Augusto) riporta il nome di Moderato, un liberto imperiale incaricato di gestione della villa per conto dell'imperatore. Pertanto la proprietà della villa, appartenute nel I secolo della potente famiglia lucana dei Bruttii Praesentes, passò alla famiglia imperiale probabilmente in seguito al matrimonio fra Crispina e Commodo.
Bibliografia
Maurizio Landi, «La villa lucana che racconta l'apogeo e la fine dell'Impero», Storica, anno 4, n. 36 (febbraio 2012), pp. 14-17.
Maria Pina Gargano, «La villa romana di Marsicovetere-Barricelle (Potenza)». In: Il territorio grumentino e la valle dell'Agri nell'antichità, Atti della Giornata di Studi (Grumento Nova, Potenza, 25 aprile 2009) pp. 67-76 (pdf).
Alfonsina Russo e Maria Pina Gargano, «La villa dell'imperatrice Bruttia Crispina. Il progetto di valorizzazione della villa romana di Barricelle di Marsicovetere». In: La valorizzazione dei siti archeologici: obiettivi, strategie e soluzioni, Paestum, 13-16 novembre 2008, pp. 20-23 (pdf).
Leggi razziali: Roberti-Gibelli, fondamentale non dimenticare
La celebrazione di oggi non deve essere solo un gesto simbolico in ricordo della drammatica data del 18 settembre 1938, ma uno stimolo a ricordare per 365 giorni all'anno e per tutti i decenni che verranno cosa è potuto accadere in un momento di follia generale della società italiana.
Questo il commento dell'assessore regionale alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, a margine della cerimonia Zakhor/Ricorda: a 80 anni dalle leggi razziali, tenutasi nella sala del Consiglio comunale di Trieste alla presenza, oltre che delle principali autorità politiche e religiose cittadine, della dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni.
Lungo il Nilo Ippolito Rosellini
Pisa - L'Egitto a Palazzo Blu dal 28 Aprile al 25 Luglio 2010 La Mostra:
Lungo il Nilo Ippolito Rosellini e la spedizione Franco-Toscana in Egitto (1828-1829).
Più di 200 reperti egiziani, disegni e manoscritti, provenienti dalle collezioni della Biblioreca Universitaria di Pisa, dal Museo Egizio di Firenze, dalle Collezioni Egittologiche dell'Ateneo pisano, dal Museo dell'Opera Primaziale Pisana e dal Museo Botanico di Pisa, ripercorrono la vicenda dell'archeologo pisano e della campagna di ricerca svolta con Jean- Francois Champillion, tra Alessandria e Abu Simbel.
Nel video le immagini della conferenza stampa del 27.04.2010 a Palazzo Blu, alcune immagini delle Opere e le interviste del Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa Cosimo Bracci Torsi, dell'Assessore alla Cultura del Comune di Pisa Silvia Panichi e della Curatrice della Mostra Marilina Betrò.
Siracusa. Visite guidate al teatro Comunale
Leggi su siracusaoggi.it
Angelo Liberati_Nuoro 1998_Galleria Comunale_intervista Azzurra Tv
Mostra Antologica il 'realismo pop' di Angelo Liberati alla Galleria Comunale di Nuoro 1998
Giovedì 29 ottobre 1998
Nuoro, il 'realismo pop' di Angelo Liberati
ngelo Liberati espone alla Galleria comunale di Nuoro: la sua personale verrà inaugurata sabato alle 18 e potrà essere visitata fino a metà novembre.Liberati opera a Cagliari dal 1970 ed è conosciuto in Italia, in Spagna e negli Usa; collabora con la Società poligrafica d'arte classica e contemporanea di Roma (che gli ha dedicato un'importante monografia). La mostra di Nuoro -Realismo pop , patrocinata da Comune, Provincia, Comunità montana e dalla Comochi - comprende circa 40 dipinti di medie e grandi dimensioni e si divide in due momenti ben distinti, ma complementari, dell'opera dell'artista. Il patrimonio linguistico del pittore è soprattuto nelle tecniche miste: il collage, il décollage, gli inserti materici, i pastelli, gli smalti, gli acrilici, gli olii. Sono frutto della più marcata figurazione di stampo realista col riattraversamento critico del patrimonio classico (Rembrandt), oppure appartengono alla fase di ricerca più sperimentale (con gli stilemi della pop-art, del new dada e della nuova figurazione). Alcune opere sono del tutto inedite e si ricollegano al primo tema così come anche alla produzione più strettamente politica dell'artista, collocandosi idealmente come momento culminante di un iter espositivo che ha visto l'artista presente in grandi e interessanti mostre (l'ultima delle quali poche settimane fa nel Museo archeologico di Villanovaforru). Particolare attenzione merita la breve panoramica di opere grafiche: serigrafie, incisioni e le ultime litografie.L'organizzazione della mostra nella Galleria comunale nuorese (piazza Indipendenza 9) è stata curata da Annamaria Cabras ed è presentata in catalogo (Lithosgrafiche di Cagliari) dal critico Massimo Antonio Sanna.