Finale Ligure, La Fortezza Ritrovata: Andrea De Pascale, Museo Archeologico del Finale
Finale Ligure vacanze a tema per famiglie: la settimana preistorica
Preistoria Live a Finale Ligure: settimane a tema per famiglie e bambini organizzate a Finale Ligure dagli Happy Family Hotels, in collaborazione con Associazione culturale Baba Jaga, Cooperativa Tracce e Museo Archeologico del Finale.
La settimana preistorica è solo una delle tante iniziative che vengono organizzate ogni anno dagli Happy Family Hotels, 4 alberghi a 3 stelle, a conduzione familiare a Finale Ligure (in Liguria).
Ogni anno organizziamo miniclub per bambini, giornate a tema, corsi di cucina, escursioni in mountain bike, avvistamento cetacei e tante altre iniziative per offrire sempre il meglio dell'accoglienza ai nostri ospiti.
Per maggiori informazioni su questa bella iniziativa potete visitare la pagina
09 Porta Testa
La medievale porta Testa, dalla quale usciva la strada per Gorra e il passo del Melogno o la valle di Calice, risale nel suo nucleo originale alla riedificazione attuata dal marchese Giovanni I. Lo indica l'iscrizione in caratteri gotici posta tra due stemmi a cuore, oggi fortemente deteriorati e abrasi, collocata nello spazio interno dell'arco, che ricorda il marchese quale esecutore dell'opera e la data della sua costruzione: il 10 giugno 1452.
La porta, ampiamente rimaneggiata alla fine del XIX secolo con la sovrapposizione della torretta campanaria con orologio e con la realizzazione di un affresco raffigurante la Madonna tra santi nella parte interna, oltre all'arco a sesto acuto, conserva le originarie strutture difensive aggettanti su mensole in Pietra di Finale.
Dalla porta inizia l'animata Via Nicotera, uno degli assi viari principali del Borgo, dedicata al patriota risorgimentale e garibaldino, ministro dell'interno del Regno d'Italia, che nel 1877 decretò l'annessione del comune di Gorra e di Perti a Finalborgo.
05 Le mura di Finalborgo e Porta Reale (o Carretta)
Finalborgo conserva quasi integralmente la cerchia muraria medievale, intervallata da torri e nella quale si aprono le porte di accesso all'abitato.
Secondo il modello difensivo di molti borghi liguri medievali di fondovalle, anche nel caso del Borgo del Finale, le mura si raccordavano su una torre posta più in alto, sulla collina del Bechignolo, che nel periodo spagnolo fu inglobata in Castel San Giovanni.
Sulla base della tipologia delle murature, costruite con elementi in pietra irregolari, ciottoli fluviali e laterizi di reimpiego, la cinta attuale di Finalborgo è attribuibile alla metà del XV secolo, quando Giovanni I Del Carretto, dopo le distruzioni genovesi successive alla guerra del Finale (1447-1450), ricostruì in meno di due anni le mura dell'abitato e le porte di accesso.
La cinta muraria è caratterizzata da un percorso di ronda dotato di merli, in parte tamponati in epoca moderna per ricavare delle fuciliere.
A chi proveniva da Finalmarina, il Borgo si presentava con le possenti difese di porta Carretta, in corrispondenza del medievale ponte dei pesci, il cui innesto si può scorgere ai piedi della grande torre che proteggeva l'ingresso all'abitato. L'accesso medievale nel periodo spagnolo fu sostituito dall'attuale arco di porta Reale, decorato da una finta architettura dipinta ottocentesca con lo stemma dei Savoia e l'immagine della Vergine, protettrice dell'abitato.
Oltreppassata la porta ed entrati all'interno delle mura che racchiudono il borgo si giunge in Piazza San Biagio. Qui è stato sistemato un grande bassorilievo in marmo con uno stemma della famiglia Del Carretto sormontato da un cimiero. Lo stemma, originariamente collocato sulla vicina porta, è trionfalmente rappresentato sopra un carro trainato da due leoni. Esso simboleggia l'unione tra Giovanni I Del Carretto e Viscontina Adorno, le cui nozze avvennero nel 1451. Per alcuni tratti naturalistici e per la buona esecuzione scultorea, l'opera è attribuibile ad uno scultore lombardo attivo in Liguria intorno alla metà del Quattrocento.
Da Castel Gavone proviene invece il capitello in Pietra di Finale decorato con uno stemma dei Del Carretto-Adorno e una testa maschile che si trova in prossimità del bassorilievo.
14 Castel San Giovanni
L'occupazione spagnola del Finale, a partire dal 1602, portò ad un radicale cambiamento del paesaggio con la costruzione di grandi e moderne fortificazioni destinate a trasformare in una potente piazzaforte l'antico marchesato, incuneato tra i domini della Repubblica di Genova.
Sulla dorsale della collina del Becchignolo, sovrastante Finalborgo, fu eretto Castel San Giovanni, posto a controllo dell'abitato e delle strade di collegamento con le valli del Bormida e le Langhe.
Nel tratto di cinta che si spingeva lungo la pendice occidentale dell'altura si apriva la porta Mezzalama, attraverso la quale passava la strada costruita nel 1666 dall'ingegnere Gaspare Beretta per collegare il Finale al Ducato di Milano.
I lavori della nuova fortificazione furono diretti tra il 1640 e il 1644 da Ferdinando Glazar, originario della Carinzia, al servizio degli Spagnoli nel Finale. Essa inglobò la preesistente torre medievale di raccordo delle mura, riconoscibile nel corpo centrale ottagonale, circondato dalle cortine della fortezza spagnola.
La fortificazione, oggetto tra il 1674 e 1678 di ulteriori interventi diretti dal Beretta, si adattava al profilo irregolare dell'altura con un perimetro spezzato articolato su bastioni.
Il fronte sud, dominante il Borgo con un'ampia vista fino al mare, è impostato su due possenti baluardi a tenaglia con speroni fortemente scarpati, sormontati da garitte angolari.
L'ingresso, in diretto rapporto con la strada per Perti, è protetto da un sistema di rivellini, più bassi rispetto alle cortine della fortezza. Di esso restano l'originario sistema di difesa con mensole pensili e gli elementi del ponte levatoio su uno stretto fossato, che immetteva direttamente in un corpo di fabbrica ad impianto quadrato.
Dopo il 1713, la Repubblica di Genova ridimensionò la fortezza demolendo le strutture settentrionali.
Nel 1822 fu trasformato in penitenziario e, dopo un lungo periodo di abbandono, fu oggetto tra il 1985 ed il 1991 di un radicale restauro.
Speciale Museo di Archeologia Ligure/1
Andiamo insieme alla scoperta delle chicche più gustose del Museo di Archeologia Ligure. Preistoria e protostoria della Liguria; le sepolture paleolitiche dalla grotta della Arene Candide, i ricchissimi corredi della necropoli preromana di Genova; gli scavi delle città della Liguria romana e molto altro ancora…
Pubblicato il 12/12/2016
10 Il complesso conventuale di Santa Caterina
Il complesso conventuale domenicano di Santa Caterina fu fondato nel 1359 dai Del Carretto, quale chiesa famigliare destinata ad ospitarne le sepolture.
La chiesa medievale presentava un impianto rettangolare, ripartito in tre navate scandite da arcate ogivali con semplici capitelli in pietra di Finale. Esse si concludevano in un presbiterio e in due cappelle laterali rettangolari, di tradizione lombarda, coperte da volte a crociera e allineate sulla parete di fondo. All'esterno, slanciate lesene in pietra di Finale scandivano la facciata a capanna, rivolta ad oriente verso la piazza e il nucleo centrale dell'abitato. Nell'estrema linearità della struttura, nella semplicità dei volumi e nell'essenzialità degli apparati decorativi può essere colta la tradizione architettonica degli ordini mendicanti, ai quali appartenevano i Frati Predicatori domenicani, che officiarono la chiesa dalla sua fondazione al 1864.
Dopo la vivace stagione religiosa ed artistica vissuta dal convento finalese tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, l'insediamento domenicano conobbe un progressivo declino, sul quale incisero le travagliate vicende del Finale nella seconda metà del XVI secolo.
Nonostante ripetuti interventi di ampliamento e rinnovamento degli spazi conventuali, questa crisi si accentò ulteriormente nei secoli successivi anche per il venir meno del patrocinio marchionale e il ridimensionamento del ruolo degli antichi Ordini Mendicanti di fronte all'emergere di nuove e più dinamiche congregazioni religiose.
Il definitivo tracollo del convento si registrò con l'arrivo delle truppe napoleoniche e l'esproprio delle sue proprietà in favore del governo provvisorio della Repubblica Ligure nel 1798, che adibì il complesso conventuale a caserma, ospedale militare e carcere.
Con la restaurazione dei Savoia, nel 1825 i Domenicani tornarono in possesso del convento. Ma la vecchia chiesa non era più sentita come consona ai tempi e ne fu deciso un radicale ammodernamento su progetto dell'architetto finalese Domenico Porro, che ribaltò l'abside e la trasformo in un edificio ad aula unica abbattendo il colonnato medievale.
La nuova chiesa rimase in uso poco più di un trentennio. La politica unitaria in materia ecclesiastica portò nel 1864 alla definitiva soppressione del convento con il forzato allontanamento dei Domenicani ed il trasferimento nella parrocchiale di San Biagio di molti degli arredi e degli altari.
Infine, il complesso fu destinato a penitenziario, funzione mantenuta fino al 1964. Della fase carceraria si conservano le celle di rigore, visitabili all'interno del campanile trecentesco.
Tra il 1992 e il 2001 il complesso fu integralmente restaurato.
La chiesa, mantenuta nei volumi ottocenteschi, è tornata a svolgere le sue funzioni di spazio pubblico quale centro congressuale e auditorium.
Il piano superiore della parte conventuale, intorno ai due chiostri, ospita il Museo Archeologico del Finale, allestito nei lunghi corridoi dove si aprivano le porte del dormitorio decorate con immagini sei- e settecentesche di personaggi domenicani.
La manica edilizia sul lato occidentale della piazza è stata adibita a spazio espositivo dell'Oratorio de' Disciplinanti. Nella cadenzata sala degli archi, al piano terreno, si conservano tracce di un affresco medievale, mentre gli ambienti ai piani superiori hanno mantenuto la loro atmosfera originaria, quando erano destinati alla tipografia e alla tessitoria del penitenziario.
02 History of Finalborgo
Quoted in ancient sources as Burgus Finarii, Finalborgo is a fine example of a newly founded, medieval walled settlement. The borgo was built towards the end of the 12th century on the floodplains at the foot of the Becchignolo hill, where the Pora and Aquila streams flow into each other.
The town was founded as a consequence of the territorial re-organization devised in 1185 by Enrico II Del Carretto, after losing control over Savona and Noli, when these two towns became free communes.
The borgo of Finale was strategically located along the roads that connected the Finale area to the Oltregiogo region, where the Del Carretto family owned large landed estates.
Besides increasing demographic needs, new Mediaeval towns were built in order to encourage greater centralization where administration, taxation and justice were concerned. More centralized power meant that local governments were strong enough to hold their own over an extremely fragmented territory at a time of continuing warfare.
A deed by the notary Alberto dated 1213 supplies the earliest known proof of the newly founded town, dominated by Castel Gavone, or Gavone Castle, which was re-constructed by Enrico II on the Bechignolo hilltop in 1217.
The charters of Finale issued by Antonio Del Carretto in 1311, regulated life and livelihood of the Borgo, by enforcing strict town-planning rules and regulations similar to those applied in other leading Middle-Age towns.
Urban traits are not only in the social organization, but also in the Courts of Law, where justice was administered on behalf of the Marquess.
Further proof of the prestige that the town enjoyed lies in the fact that religious communities were allowed to settle within the perimeter of the walls. The Convent of Santa Caterina was therefore founded in 1359. The Church of San Biagio was founded a few years later, between 1372 and 1375.
In his Bellum Finariense, humanist Gian Mario Filelfo describes how bravely the walled town resisted against the lengthy Genovese siege that was part of the Finale War that raged between 1447 and 1450. Filelfo also tells us how heavily Finalborgo was bombarded during the siege up until its final capitulation and destruction by the Genoense army in 1449.
In December 1450, Giovanni I Del Carretto re-conquered his Marquessate and set to rebuilding both Castel Gavone and the Borgo, which was enclosed into new walls and gates. The Law Courts were rebuilt in 1462, and the bell tower of the Church of San Biagio followed suit a few years later. Over the following decades, the Convent of Santa Caterina was enlarged by adding two Renaissance cloisters to it.
The second half of the 16th Century was especially fraught for the Finale, as Alfonso II (1546-1583) was forced to defend his ancient Marquessate from the Genovesi and the Spanish, who finally occupied the area in 1598.
Investments in the Finale area at the beginning of the 'Spanish' period together with the town's strategic position with reference to the Duchy of Milan triggered a period of economic growth. This position became crucial when the Beretta road was opened in 1666.
After this Finale sank together with the decline of the Spanish Empire and finally lost its freedom when the town was sold to Genova in 1713
After the fall of the Napoleonic Empire in 1713 and the annexation to the Kingdom of Sardinia in 1814, Finale gradually shrank, while the coastal settlement of Marina, whose demographics had boomed during the Spanish period, gradually gained importance.
Over the last few decades the Borgo and its ancient charms are gradually being re-discovered, as you will find by strolling down the roads and alleyways.
The refurbishment of the Convent of Santa Caterina and the decision to use it for cultural events have been crucial steps towards re-qualifying the Borgo, which is now listed among the Borghi più belli d'Italia, literally the most beautiful towns in Italy.
14 Castel San Giovanni
Die seit 1602 spanische Besetzung von Finale führte zu einer radikalen Veränderung in der Landschaft mit dem Bau von großen und modernen Festungen, deren Zweck war, das alte Marquisat in eine mächtige Festung zu verwandeln, zwischen den Domänen der Republik Genua eingefügt.
Am Becchignolo Hügel, der Finalborgo emporragt, wurde Castel San Giovanni errichtet, dem die Kontrolle des Dorfes und die Straßenverbindungen mit den Tälern von Bormida und der Langhe zugeschrieben wurde.
Innerhalb des Stadtmauerrings, ein Teil dessen die westliche Anhöhe hinauf führte, wurde die Porta Mezzalama geöffnet, wodurch die im Jahre 1666 von dem Ingenieur Gaspare Beretta gebaute Straße, Finale mit dem Herzogtum Mailand verband.
Die Arbeiten der neuen Befestigung wurden zwischen 1640 und 1644 von Ferdinand Glazar, gebürtig aus Kärnten und in Dienst der Spanier in Finale geleitet. Sie verleibte sich mit dem bereits bestehenden mittelalterlichen Anschlussturm ein, der sich zwischen den Stadtmauern befand; er war durch seinen achteckigen zentralen Bau erkennbar und von Kurtinen umgeben.
Die Festung, die zwischen 1674 und 1678 mehrmals von Beretta umgebaut wurde, passte mit seinem irregulären Umfang und unter sich verbundenen Bastionen zu dem Umriss der Anhöhe.
Die Südfront, mit Blick auf das Dorf und weit auf das Meer hinaus, ruht auf zwei mächtigen zangenförmigen Schutzwallen mit tiefen und weiten schuhformähnlichen Verstärkungen, auf deren oberen Ecken Wachtürme zu sehen sind.
Der Eingang befindet sich auf der Seite, wo die Straße nach Perti führt, und ist durch ein System von Ravelins (Wallschieldern) beschützt, die niedriger sind als die Kurtinen der Festung . Erhalten geblieben sind das ursprüngliche Verteidigungssystem mit Mauervorsprüngen und Elemente der Zugbrücke über einen schmalen Graben, die den direkten Eingang in den Baukörper mit quadratischen Grundriss erlaubte.
Nach 1713 reduzierte die Republik Genua die Festung, indem sie die nördlichen Strukturen abriss.
Im Jahr 1822 wurde diese Festung in ein Gefängnis umgewandelt, und nachdem sie eine lange Zeit vernachlässigt wurde, wurde sie zwischen 1985 und 1991 gründlich neu restauriert.
02 Storia del Burgus Finarii
Finalborgo, menzionato nelle fonti come il Burgus Finarii, costituisce un tipico esempio di abitato medievale di nuova fondazione, difeso da mura. Esso sorse alla fine del XII secolo nella piana alluvionale alle falde dell'altura del Becchignolo, alla confluenza dei torrenti Pora e Aquila.
La sua nascita deve essere ricondotta alla riorganizzazione territoriale attuata dopo il 1185 da Enrico II Del Carretto, in seguito alla perdita del controllo marchionale su Savona e Noli, divenuti liberi comuni.
Il Borgo del Finale si collocava in un punto strategico delle strade che collegavano il Finale con l'oltregiogo, dove i Del Carretto detenevano ampi possessi.
La fondazione di borghi nuovi medievali, oltre alla crescita demografica, esprime l'esigenza di accentramento dei poteri amministrativi, fiscali e giudiziari, l'affermazione dei poteri locali e il frazionamento territoriale in un momento storico dominato da una continua conflittualità.
Un atto del notaio Alberto dell'ottobre 1213 fornisce la prima attestazione del nuovo abitato, dominato da Castel Gavone ricostruito nel 1217 dallo stesso Enrico II.
Gli statuti del Finale, promulgati da Antonio Del Carretto nel 1311, regolavano la vita e le attività del Borgo, imponendo rigide norme urbanistiche sul modello delle principali città medievali.
I caratteri urbani dell'abitato trovano un chiaro riflesso non solo nella sua organizzazione sociale ed economica, ma anche nell'esistenza di un centro del potere, come il palazzo del Tribunale, dove si amministrava la giustizia in nome del marchese.
Il prestigio dell'abitato trovò ulteriore conferma con lo stanziamento all'interno delle mura di insediamenti religiosi: nel 1359 fu fondato il convento di Santa Caterina e pochi anni dopo, nel 1372-1375, fu costruita dentro le mura la chiesa di San Biagio.
Il Borgo murato resistette a lungo all'assedio genovese durante la guerra del Finale, tra il 1447 e il 1450. L'umanista Gian Mario Filelfo nel Bellum Finariense, descrive il lungo assedio, i bombardamenti subiti dall'abitato e la sua distruzione ad opera dei Genovesi nel 1449.
Nel dicembre 1450, Giovanni I Del Carretto riconquistò il marchesato e avviò la ricostruzione di Castel Gavone e del Borgo, dove vennero rialzate le mura con nuove porte urbane. Nel 1462, il Palazzo del Tribunale fu ristrutturato, mentre agli anni immediatamente successivi risale la costruzione del campanile della chiesa di San Biagio. Nei decenni seguenti, il convento di Santa Caterina ampliò i suoi spazi e si dotò dei due ampi chiostri ormai rinascimentali.
La seconda metà del Cinquecento costituì per il Finale una fase particolarmente travagliata, coincisa con il governo di Alfonso II (1546-1583), durante il quale si concentrarono sull'antico marchesato le mire di Genova e della Spagna, che nel 1598 occupò militarmente il Finale.
Il periodo spagnolo vide un iniziale momento di ascesa economica legata alle ingenti risorse investite nel Finale e al suo fondamentale ruolo di raccordo con il Ducato di Milano, potenziato nel 1666 con l'apertura della strada Beretta. In seguito anche il Finale fu coinvolto nel declino dell'Impero spagnolo.
Questa fase si concluse nel 1713 con la vendita del Finale a Genova, che segnò la fine della sua autonomia.
Dopo la caduta dell'impero napoleonico e l'annessione al Regno di Sardegna nel 1814, il ruolo del Borgo quale antica capitale del Finale si era andato ridimensionando nei confronti della cosiddetta Marina, ossia il centro abitato sorto lungo la costa, che a partire dal periodo spagnolo aveva visto una rapida crescita della popolazione.
Gli ultimi decenni hanno portato alla graduale riscoperta del Borgo e dei suoi antichi connotati, che traspaiono percorrendo le sue strade, dove si trovano scorci di grande suggestione.
Il recupero del complesso di Santa Caterina e la sua destinazione a centro culturale hanno svolto un ruolo essenziale nella riqualificazione di questo nucleo storico, che ha meritato l'inserimento tra i Borghi più belli d'Italia.
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Velisti per caso - Finalborgo principe della preistoria
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Diario di bordo
A Finalborgo Syusy si dirige entusiasta al museo archeologico, che raccoglie la preistoria di tutta questa parte della Liguria. Il reperto più significativo è la tomba di un giovane principe, morto qualcosa come 19mila anni fa. Nel museo è ricostruita la sua tomba, con lo scheletro deposto così come è stato trovato. Dalla sua analisi si evince che il corpo giaceva su un letto di ocra rossa che ha trasmesso il colore alle ossa, l'età stimata è attorno ai 15 anni, l'altezza elevata (attorno al metro e 70) e la causa del decesso, probabilmente, si deve all'assalto di un grosso animale. Il motivo per cui è stato dichiarato principe sta nel vestiario: tra i reperti c'è anche un prezioso copricapo di conchiglie forate e cucite, in mano poi stringeva una selce di bella fattura e due simboli del potere della caccia ricavati da corna di alci. L'informazione più significativa che si ricava dagli accessori è che i pendagli a chiusura del vestito sono decorati con ossa di mammuth: il mammuth era molto presente in Francia e poco in Italia, sembrerebbe quindi che il nostro principe fosse un viaggiatore arrivato in Liguria dal nord Europa... Si cibava soprattutto di carne, ma anche di pesci e molluschi dimostrando una grande frequentazione del mare avvalorata anche da tutte le conchiglie decorative...
Gli studi di un'antropologa russa hanno ricostruito il volto del principe, restituendo un volto che ha dei tratti orientali, simili a quelli di crani trovati nello stesso periodo in Russia... è affascinante scoprire che le popolazioni in giro per l'Europa nello stesso periodo così remoto avessero le stesse caratteristiche... Chi era questa gente? Come si spostava?
13 Il Palazzo del Tribunale
Questo edificio già a partire dal 1311 è indicato come il palacium ubi ius redditur, cioè dove si amministra la giustizia, funzione mantenuta fino ad oggi in una straordinaria continuità d'uso.
All'originario edificio, probabilmente eretto nella seconda metà del Duecento, sono riconducibili gli archetti pensili ritornati alla luce dopo la rimozione delle pesanti intonacature, che avevano obliterato le strutture anteriori e la ricca decorazione dipinta sulle facciate.
L'originaria fase medievale conobbe un primo rifacimento nel 1462, quando Guglielmo Casatroia, a nome del marchese Giovanni I, commissionò al maestro Giorgio Molinaro de Plebe la ristrutturazione del palazzo. A questi interventi appartiene la lunetta in Pietra di Finale con le Quattro Virtù Cardinali, datata 1462, e la sottostante immagine del Giudice togato, con la scritta sul cartiglio Nichil utille nixi sit honestum (Niente è utile che non sia onesto).
Il palazzo medievale si presentava aperto in un loggiato a pianterreno e finestre architravate con colonnine centrali, ancora visibili in facciata.
Del tutto eccezionale è la ricca decorazione dipinta tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo con un finto bugnato a piramide tronca in verde e rosso, percorsa da una serie di fasci con una girale con motti che alludono alla forza e al diritto, fogliami e putti.
La facciata è stata oggetto di un complesso restauro nel 2011.
Sul lato sinistro, visibile dalla strada che porta a Castel San Giovanni, si conserva il loggiato con un fregio in terracotta raffigurante putti che sorreggono una ghirlanda.
A partire dal 1625 il palazzo fu sede dei governatori spagnoli e dopo il 1713 di quelli della Repubblica di Genova.
Interventi di ristrutturazione degli interni avvennero al momento del passaggio dell'infanta Margherita di Spagna, che soggiornò nel palazzo nel 1666 prima di intraprendere il suo viaggio verso Vienna.
Nel 1789, Benedetto Andrea Centurione, governatore genovese del Finale, promosse un radicale rifacimento dell'edificio, come confermato dal lungo fregio in facciata.
Il fronte principale fu ampliato, escludendo dalla vista la loggia medievale e venne aperto il nuovo ingresso centrale dove fu collocato un architrave con motivi militari e le spalle bombate di un camino cinquecentesco proveniente dalla demolizione di Castel Gavone. La decorazione allegorica dipinta intorno al portale risale al periodo napoleonico.
Nel 1782, con l'abbattimento della cosiddetta Casa del Cancelliere, fu creata l'attuale piazza, alla quale fanno da fondale le facciate di palazzo Cremata, a oriente, e di palazzo Arnaldi, a occidente, con una leggiadra decorazione di metà Ottocento in stucchi che incorniciano le finestre dei diversi piani.
89 Mausoleo Sforza Del Carretto ING720
the mausoleum of Sforza Andrea Del Carretto in San Biagio Church - Finalborgo
Il Castrum di Sant'Antonino di Perti nel comune di Finale Ligure (SV) - ARST-036_091
Il Castrum di Sant’Antonino è un insediamento fortificato tardantico risalente al periodo bizantino ed è probabile che insista su un remoto castellaro dell’età del ferro. Semisepolti nel bosco si trovano i basamenti delle mura che sono poste solo a occidente e a settentrione perché sui lati meridionale e orientale vi era la protezione naturale delle pareti rocciose dell’altura, queste, pur avendo uno spessore esiguo, garantivano una sufficiente protezione perché l’impervietà dei luoghi impedivano l’uso di macchine d’assedio. All’interno dell’insediamento, si sono individuate alcune costruzioni con le fondamenta in muratura e il tetto in legno e paglia, al loro interno si sono stati trovati numerosi reperti archeologici tra cui: monete bizantine, ceramica pregiata anteriore al VII secolo proveniente dall’area cartaginese a testimonianza dei rapporti commerciali con varie aree del Mediterraneo. Tutti quanti questi reperti sono oggi conservati al museo archeologico di Finalborgo. Il primo documento che cita il “Castrum Perticae” è del 1162 in cui Federico Barbarosa investe Enrico I detto il “Guecio” della Marca del Finale. Questi, capostipite della casata dei Del Carretto, discendeva dal leggendario Aleramo di Sassonia ed era detto il guercio per aver perso un occhio in un combattimento mortale con un saraceno al quale aveva preso come trofeo un turbante colorato a strisce gialle e rosse. Questi colori compariranno poi nel suo stemma araldico. All’interno del Castrum si trova la chiesa di Sant’Antonino costruita a cavallo tra il X e l’XI secolo dedicata a un soldato romano martire il cui nome è collegato alla tradizione della Legione Tebana. E’ ad aula unica e pianta trapezoidale con la cripta ricavata dal dislivello del terreno verso est. Un terremoto ha fatto crollare, nel 1887, la facciata della chiesa che è stata ricostruita unitamente al lato sud. Dalla cripta della chiesa, semiscavata nella roccia, si scende in un cunicolo naturale, forse un tempo luogo di culto pagano, lungo una ventina di metri che termina in un pozzo verticale. Un’antica tradizione racconta che nella grotta sotto la cripta viveva un oracolo cui ci si rivolgeva per avere notizie dei congiunti lontani. Nel 1447 il Castrum di Sant’Antonino subì un gravoso assedio per poi essere abbandonato quando i marchesi Del Carretto scelsero, come sede del marchesato, l’altura del Becchignolo sopra Final Borgo e vi costruirono Castel Govone. Si raggiunge l’abitato di Perti, staccandosi dalla strada che da Finale Ligure porta a Calice Ligure, lasciati i mezzi si scende alla località Casevalle per poi risalire in 20 minuti, attraverso lecceto mediterraneo, ai resti del castrum.
Coordinate Geografiche
44° 11’ 40”
08° 19’ 21”
h = 289 m./s.l.m.
Grotta de Arene Candide
Grotta: Grotta de Arene Candide
Provincia: Savona
Comune: Finale Ligure
Località: Arene Candide Caprazoppa
Video prodotto e realizzato da Filippo Lambardi @Flips @Conte
GoPro Hero2 @1080p
Ringraziamo il Gruppo Speleologico E.A.Martel di Genova
14 San Giovanni Castle
The Spanish military occupation of the Finale from 1602 led to a radical change in the landscape which was brought about by the construction of large modern fortifications meant to transform the ancient marquessate into a powerful stronghold wedged among the dominions of the Republic of Genoa.
Castel San Giovanni was erected on the ridge of the Becchignolo hill above Finalborgo: from whence it was possible to control both the borgo and the roads to the Bormida and Langhe valleys.
The part of the walls that climbed along the westerns foot of the hill was interrupted by the Mezzalama Gate. The road built by Engineer Gaspare Beretta in 1666 that went through this gate connected Finale to the Duchy of Milan.
Ferdinando Glazar, who originally came from Carinthia but worked for the Spanish in the Finale area, supervised the construction of a new round of walls between 1640 and 1644.
The new walls included the pre-existing medieval tower connecting different sections of wall. The original tower can still be spotted in the central octagonal building, surrounded by the curtains of the Spanish fortress.
Re-furbished again between 1674 and 1678 by Beretta, the stronghold was able to accommodate the irregular profile of the hill because the round of walls was sectioned into ramparts.
To the south and dominating the Borgo as well as the view to the sea, the walls are characterised by two powerful pincer-shaped bastions with steep escarpment-like buttresses, surmounted by a sentry box on each corner.
The entrance that opens directly onto the Perti road is protected by a set of ravelins, which are set lower down if compared to the fortress's curtains. The only surviving parts are the original defense system provided with hanging brackets and parts of the draw-bridge over the narrow moat, which enabled access to a square factory building.
After 1713, the Republic of Genoa reduced the building by knocking down the north wing.
In 1822 it was turned into a prison, then after a lengthy period of disuse, the building was completely refurbished between 1985 and 1991.
In mostra a Genova i resti del primo cimitero al mondo
Genova (askanews) - I resti scheletrici perfettamente conservati di uomini seppelliti più di 10 mila anni fa nel primo cimitero al mondo sono esposti a Genova all'interno del Museo di Archeologia Ligure di Villa Durazzo Pallavicini. I resti sono di due adulti e di tre bambini ritrovati insieme ad un'altra ventina di scheletri nella grotta delle Arene Candide di Finale Ligure, uno dei più importanti siti archeologici per la comprensione degli stili di vita e dell organizzazione sociale degli ultimi cacciatori paleolitici. Vitale Sparacello, ricercatore presso la University of Durham in Inghilterra, ha spiegato perché si tratta del primo cimitero al mondo: Sono stati seppelliti nell'arco di mille anni. I nuovi individui venivano seppelliti vicino alle ossa degli antenati, ha spiegato.
Le sepolture sono state scoperte a partire dagli anni 40 del secolo scorso. Nonostante l'usanza di seppellire i morti con un ricco corredo risalga ad almeno 20 mila anni prima, alle Arene Candide abbiamo la prima chiara testimonianza di un legame tra generazioni diverse. Questo fa pensare che la caverna e la zona circostante abbiano rivestito una particolare importanza per una stirpe di cacciatori con una ben definita identità rituale e territoriale. Da qui la definizione di primo cimitero.
Speciale Museo di Archeologia Ligure/3
Mai provato ad accendere un fuoco con una pietra focaia? E a triturare il grano con un antico mortaio? Avete mai costruito un gioiello preistorico. Tutto questo si può fare alla Grotta dell’Archeologia.
Pubblicato il 14/12/2016