Castle of Pitino - Castello di Pitino
Il castello di Pitino sorge a circa 10,5 Km da San Severino Marche, su di un colle alto 602 metri s.l.m. Il sito, per la posizione strategica, doveva essere fortificato ben prima del Mille, epoca a cui risalgono i documenti storici più antichi, attualmente disponibili. I reperti preistorici rinvenuti a Pitino (punte di lance, di frecce, di giavellotti …), tuttavia, dimostrano che il colle ospitava insediamenti umani fin dal Paleolitico. Altri ritrovamenti archeologici hanno portato alla luce materiale della cosiddetta età del bronzo, ma la civiltà più importante, che si sviluppò a Pitino tra l’ VIII ed il VI secolo a.C. fu quella dei Piceni. Dalle tombe sono venuti alla luce bronzi, vasi di terracotta, spade di bronzo, elmi corinzi di forma e provenienza sia etrusca che orientale, oggetti d’oro e d’argento, a testimonianza di una società ricca e raffinata. Il materiale rinvenuto è oggi conservato nel Museo Archeologico Nazionale delle Marche, ad Ancona, e nel Museo Archeologico “G. Moretti” di San Severino Marche. Con l’arrivo dei romani e la sconfitta dei Piceni, gli abitanti di Pitino furono costretti a lasciare la loro città arroccata sul colle e trasferirsi a Settempeda, luogo più facilmente controllabile dai vincitori. Il Castello di cui ancora oggi ammiriamo i resti risale, invece, al Medioevo. Per tutto il Medioevo Pitino fu conteso dai vicini Comuni di San Severino, Montecchio (Treia), Camerino, bolentino e Cingoli; avere il possesso di Pitino, infatti, significava avere il controllo dell’intera valle del Potenza, dell’importante via di comunicazione che collegava l'Umbria al Mare Adriatico. Numerosi scontri si susseguirono per tutto il XII e XIII secolo e, a causa di uno di questi, nel 1199 Pitino fu assediato e distrutto ed immediatamente ricostruito. Solo dalla fine del XIII secolo, pur con diverse vicende, il Castello rimase definitivamente in possesso del Comune di San Severino.
Tratto da: Il Castello di Pitino - cenni storici, a cura dell'Associazione Amici di Pitino
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Parco archeologico di Septempeda - San Severino Marche
Il Parco Archeologico della città romana di Settempeda si trova ad est dell'attuale San Severino Marche, in prossimità della chiesa di S. Maria della Pieve, lungo la S.S. 361, che ricalca quasi pedissequamente il tracciato della antica via Flaminia Prolaquense (diverticolo della via Flaminia che collegava Nuceria Camellaria ad Ancona, seguendo per gran tratto la vallata del Potenza).
La strada costituiva il decumano massimo della città; alcuni tratti di essa sono stati scavati, ma non sono attualmente visibili. Nei pressi della chiesa di S. Maria della Pieve è stato messo in luce un incrocio di due strade urbane lastricate con grossi basoli e con crepidini laterali.
Le mura della città erano costruite in opera quadrata con blocchi di arenaria; il circuito ne è stato quasi completamente individuato e sono ora visibili la porta est e quella sud-ovest, monumentale e di tipo ad esedra. Nella zona a nord della strada statale è situato un edificio termale di notevole ampiezza, i cui ambienti si sviluppano attorno ad un vasto cortile pavimentato in opus spicatum.
Più ad ovest, sono stati di recente resi visibili i resti di un complesso artigianale con fornaci per la produzione di vasi di terra sigillata.
info: turismo.marche.it - musei.marche.it
Pillole di Archeologia 7 - l'oinochoe di Pitino di San Severino
- Museo Archeologico Nazionale delle Marche -
Settima puntata della rubrica ArcHeomarcHe, andata in onda sul TGR Marche il 5 agosto 2014, dedicata all'oinochoe di Pitino di San Severino,una sorta di raffinatissima, pregiatissima e delicatissima brocca realizzata con un uovo di struzzo decorato ad incisione, particolarmente tenue con un fregio figurato forse originariamente dipinto. Il vaso era completato da un alto collo, piede ed ansa probabilmente in legno, perduti e ricostruiti. Il collo era sormontato da un prezioso bocchello rappresentante una testa femminile in pregiato avorio intagliato. Il reperto è datato VII secolo a.C..
Riprese di Carlo Bragoni e montaggio di Mirko Menghini