***** Aosta - MAR MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE + ipogei romani + museo egizio e numismatico
Il percorso di visita al MAR si snoda tra epoche e continenti diversi. Dalle formelle nord-africane, alle stelle antropomorfe, a reperti che vanno dal Mesolitico all'epoca dei Salassi, fino a testimonianze risalenti al medioevo. Una parte importante è dedicata al periodo romano, con l'esposizione di suppellettili della vita quotidiana, corredi funerari, gioielli e ornamenti, stampe che riportano testimonianze dell'edilizia dell'epoca. Anche le civiltà etrusca, egiziana e mesopotamica (e molto altro ancora!) trovano spazio al MAR... La sede ospita, ogni anno, al primo piano, importanti mostre temporanee.
Museo Archeologico Regionale - Presentazione
Museo Archeologico Regionale - Presentazione
18 dicembre 2015 - Falisci e Celti in mostra al Museo archeologico regionale
Falisci e Celti in mostra al Museo archeologico regionale
24 giugno 2016 - Inaugurato il Parco e Museo archeologico di Saint-Martin-de-Corléans
24 giugno 2016 - Inaugurato il Parco e Museo archeologico di Saint-Martin-de-Corléans
Raffaella Resch: Gabriele Basilico. La città e il territorio, Museo Archeologico Regionale, Aosta
Gianni Marussi intervista Raffaella Resch, coordinamento generale della mostra: Gabriele Basilico. La città e il territorio, Museo Archeologico Regionale, Aosta, 27/04/2018, © artdirectory-marussi, Gianni Marussi, Artdirectory Marussi
Sicilia -- Palermo -- Museo archeologico regionale Salinas
Sicilia : Palermo : Museo archeologico regionale Salinas
GIOVANNI SEGANTINI E I PITTORI DELLA MONTAGNA Mostra ad Aosta MAR Museo Archeologico Regionale
07 aprile 2017 - 24 settembre 2017
Aosta, MAR - MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE
L’esposizione, a cura di Filippo Timo e Daniela Magnetti, propone un selezionato percorso che ha come fulcro l’esperienza pittorica di Giovanni Segantini, tra i massimi esponenti del divisionismo italiano, che ha eletto la montagna a proprio soggetto principe, interpretandola in modo personale e innovativo, sia in termini di stile sia di poetica. La selezione di opere proposte in mostra individua e suggerisce uno dei molti possibili percorsi attraverso la pittura di montagna a cavallo tra il XIX e il XX secolo, limitando la propria attenzione ai soli artisti italiani e concentrandosi geograficamente sui lavori dell’arco alpino. Accanto alle opere di Giovanni Segantini, scelte attingendo ad uno specifico momento dell’esperienza artistica del pittore, ovvero agli anni giovanili trascorsi in Brianza, compaiono più di cinquanta artisti, a partire da Vittore Grubicy, Emilio Longoni, Baldassarre Longoni, Carlo Fornara, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Lorenzo Delleani, Cesare Maggi, Leonardo Roda, Italo Mus, sino a Fortunato Depero. Accanto alle opere di questi maestri trovano posto i dipinti di almeno tre generazioni di altri artisti che, pur non avendo incontrato tutti la grande notorietà, hanno saputo instaurare un dialogo con i capofila, divenendo anch’essi partecipi di una pagina importante della storia dell'arte italiana. All’interno del grande orizzonte tematico della pittura di montagna, le opere sono state organizzate in sette sezioni, oltre a quella dedicata a Segantini che vede esposto lo splendido olio su tela La raccolta dei bozzoli (1882-1883), così scandite: le vedute estive, le scene di vita campestre e contadina, i paesaggi antropizzati, i ricordi alpini, i laghi, i tramonti e i notturni, le vedute dei grandi paesaggi innevati. A queste si aggiunge una sezione dedicata a Italo Mus, il pittore valdostano più noto e ammirato del XX secolo, di cui ricorre nel 2017 il cinquantesimo anniversario della scomparsa.
Aosta - AREA MEGALITICA di Saint-Martin-de-Corléans - museo e parco archeologico
L’area, riportata alla luce nel 1969, si estende per circa un ettaro e rivela uno dei più interessanti siti archeologici in Europa: suggestivamente scandite, significative testimonianze di quasi cinque millenni di storia, dai momenti finali del Neolitico ai giorni nostri.
Il termine area megalitica è stato utilizzato per definire sinteticamente il ritrovamento di Aosta, che non presenta finora riscontri, all’infuori di quello, seppur parziale, con il sito di Sion, Petit-Chasseur, in Svizzera.
Per “area megalitica” si intende una porzione di terreno, più o meno estesa ma ben delimitabile, nella quale sono presenti testimonianze monumentali megalitiche multiple e di tipo diverso.
Non si tratta, infatti, di un semplice allineamento di menhir o di stele antropomorfe, oppure di una necropoli o di singole tombe dolmeniche: i ritrovamenti mostrano invece l’esistenza di un’area sacra destinata sin dall’inizio a essere sede di ricorrenti manifestazioni legate al culto e alla sepoltura.
Sono state individuate cinque fasi strutturali che, a partire dal Neolitico recente (fine del V millennio a.C.) e attraverso tutta l’Età del Rame (IV-III millennio a.C.), giunge all’Età del Bronzo (II millennio a.C.).
Configurata dapprima come un santuario all’aperto destinato al culto dei viventi, l’area assume solo negli ultimi secoli del III millennio funzioni funerarie, divenendo una necropoli privilegiata, con tombe monumentali di varia tipologia megalitica.
In ordine cronologico sarà possibile apprezzare: le tracce di un’aratura propiziatoria corredata dalla semina rituale di denti umani (fine V millennnio a.C.) seguita dalla creazione di pozzi allineati sul cui fondo trovano posto offerte quali macine unite a resti frutti e cereali.
In un momento successivo (inizi del III millennio a.C.) si ha l’allineamento di almeno 24 pali totemici in legno orientati da Nord Est a Sud Ovest progressivamente affiancati e poi sostituiti da più di 46 imponenti stele antropomorfe, prima vera manifestazione del megalitismo in quest’area, magistrali capolavori della statuaria preistorica.
La destinazione d’uso dell’area si fa nettamente funeraria con la costruzione delle prime tombe megalitiche, probabilmente occupate da membri di eminenti famiglie della comunità, costruite totalmente fuori terra. Protagonista esemplare è la cosiddetta “Tomba 2”, eretta su un’insolita piattaforma triangolare di pietrame, utilizzata per quasi un millennio come sepoltura collettiva ospitante i resti di ben 39 individui.
Il museo
Il percorso espositivo dell’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans inizia con una discesa temporale dall’odierno alla preistoria: lungo un tragitto costellato da immagini riferite alla storia umana, le passerelle dall’ingresso del museo conducono il visitatore al livello del sito archeologico vero e proprio (a circa 6 metri sotto il livello stradale).
Qui si apre allo sguardo un ambiente grandioso: l’effetto cercato è quello di una comprensione visiva emozionale dell’insieme, colto come complesso monumentale, modulato dall’illuminazione che muta gradatamente con riferimento alle diverse ore del giorno.
Attraversando la dimensione del tempo, i toni delle luci colorano l’atmosfera che avvolge i reperti archeologici, il dolmen, le stele abbattute, le piattaforme, le tracce delle arature.
La visita è un continuo affaccio sul sito archeologico, in una sorta di costante dialogo “interno-museo / esterno-sito”. Spiegazioni, approfondimenti e interpretazioni sono disponibili su apparati didattici e multimediali.
L’itinerario si articola in sei sezioni, che seguono e ricostruiscono la periodizzazione del sito: la curva accogliente della cronologia termina indicando il passaggio alle arature, quindi ai pozzi, attraversando poi il lungo ambiente dedicato agli allineamenti di pali, per giungere alle stele antropomorfe e alla conclusiva fase delle tombe.
Aosta il nuovo Parco Archeologico Megalitico
Inaugurato il 24 giugno 2016 il nuovo Parco Archeologico-Museo di Aosta-Saint-Martin-de-Corléans. Si tratta della più vasta area Megalitica d'Europa. Gli scavi iniziarono nel 1969, successivamente ripresi nel 2001. Ora con i finanziamenti anche dell'Unione Europea si sono potuti proseguire i lavori di scavo e anche di costruzione di questo modernissimo museo.
Il Museo del Tesoro di Aosta
Fabio Bolzetta visita il Museo del Tesoro di Aosta
Reportage - Parco archeologico e Museo dell'area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans
ENRICO BAJ. L'Invasione degli ultracorpi. AOSTA Museo Archeologico Regionale - 11.6/09.10.2016
La mostra è dedicata al tema dell’ultracorpo nell’opera di Enrico Baj a partire dal 1951 fino al 1985. Passando attraverso i diversi periodi produttivi essa ricostruisce le trasformazioni e i cambiamenti di questa particolare “figura” sempre al centro della ricerca dell’artista milanese.
Il titolo Enrico Baj. L’invasione degli ultracorpi – che cita la celebre pellicola diretta da Don Siegel nel 1956, tratta dal romanzo di fantascienza di Jack Finney – rimanda quindi a un elemento costante nel pensiero di Baj, fervido di soluzioni, sin dagli esordi della sua ricerca. L’ultracorpo è una creatura antropoide, un’invenzione figurale frutto di una scienza cosmica ancora misteriosa, un’allegoria di una vita oltre la conoscenza, capace di spaziare da un microcosmo cellulare a un macrocosmo extra-terrestre.
Molti i capolavori esposti, tra cui si ricordano: Quamisado II del 1951 (olio e smalto su tela), Piccolo bambino con i suoi giochi del 1952 (smalto su tela), Trillali-Trillalà del 1955 (olio e collage su tela), Personaggio urlante del 1964 (olio, collage, meccano e ovatta su stoffa), Ultracorpo in Svizzera del 1959 (olio e collage su tela).
Il percorso espositivo segue uno sviluppo cronologico scansito in alcune sezioni tematiche, accompagnate da un vasto corredo didattico e da contributi video-documentari. Partendo dalle opere del periodo nucleare, attraverso un ricco susseguirsi di dipinti, collage e sculture, il pubblico giunge al grande salone che ospita l’ Apocalisse – collocata volutamente al termine – che lo avvolgerà in una vorticosa messa in scena. Questa grande installazione, composta da sagome e teli, è stata esposta per la prima volta a Milano allo Studio Marconi nel 1979 e nel corso del tempo, fino al 2000, Baj l’ha arricchita di nuovi elementi. L’opera è a composizione variabile, quindi è stata sempre allestita con differenti modalità, a seconda degli ambienti destinati ad accoglierla. L’ultima esposizione risale al 2008 nel Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta.
Due sale con allestimenti specifici sono dedicate rispettivamente, la prima, a un’installazione con otto “meccani” che sfilano come in una parata e, la seconda, alle sculture per l’opera teatrale di Ubu re di Alfred Jarry del 1986, che testimoniano l’interesse di Baj per il teatro e la commedia dell’arte. Lo spettacolo messo in scena dal famoso regista e marionettista italiano Massimo Schuster nel 1984, fu rappresentato per oltre dieci anni in tutto il mondo.
Valorizzazione dell'Area Megalitica di Saint Martin de Corléans di Aosta
Valorizzazione dell'area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans di Aosta
Les riches heures du Cervin - fino al 9 maggio al Museo Archeologico Regionale
Les riches heures du Cervin - fino al 9 maggio al Museo Archeologico Regionale
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ARVIER (Valle D'Aosta) Chiesa di S. Sulpizio + Madonna con Bambino MADONNA DI CHAMIN + museo
La preziosissima statua in ALABASTRO della Madonna con Bambino venne scolpita da Stefano Mossettaz fra il 1421 ed il 1422 per la cappella funeraria del vescovo Oger Moriset nella Cattedrale di Aosta, la statua fu acquistata dal parroco di Arvier nel 1907.
Oggi “la MADONNA DI CHAMIN” è esposta presso il museo del tesoro della chiesa parrocchiale di S. Sulpizio ad ARVIER.
Sita nel centro del paese, sotto il roccione su cui sorge il Castello La Mothe, la chiesa fu eretta verso il XIII secolo, ristrutturata nel corso del XVII secolo (in stile barocco) e verso la metà del XVIII secolo vennero costruite la cupola e le due sacrestie. Dispone di un campanile (risalente all’anno 1450) con fusto slanciato e muratura a vista (a conci regolari) ed una serie di aperture su tre livelli nella sequenza di monofora, bidora e trifora. La cuspide piramidale, è coronata da quattro pinnacoli e risalirebbe al XV secolo.
A navata unica presenta l'altare maggiore in legno intagliato (policromo e dorato) con al centro la pala raffigurante la Vergine ed i Santi Sulpizio ed Antonio Abate (quest'ultimi raffigurati anche nelle due grandi statue poste ai lati). Il tabernacolo, risalente all'anno 1885 è opera dello scultore Valsesiano Giacomo Molino.
Degli originari quattro altari minori (dedicati a: Madonna delle Grazie, Pietà, Santo Rosario e Santi Rocco e Sebastiano) solo due fanno ancora parte dell'arredo della chiesa, collocati sotto i due ampi archi che si aprono sulle pareti laterali del coro. L'altare di San Sebastiano (della prima metà del XVIII secolo) reca al centro una tela raffigurante la Natività ed i Santi Rocco e Sebastiano mentre l'altare ligneo,con decorazione stile rococò, del Santo Rosario (dell'anno 1793) presenta una tela con la Vergine e San Domenico.
In un'ampia nicchia della navata è allestito il Museo d'arte sacra che espone e raccoglie le opere di pregio della chiesa e delle Cappelle di pertinenza, tra cui importanti oreficerie sacre.
Il ritrovamento dell'Amigdala di Plau (Aosta)
Il ritrovamento archeologico di reperti del paleolitico inferiore tra cui una splendida amigdala acheuleana può riportare la datazione dei primi insediamenti in valle d'Aosta fino a 300.000 anni fa, nell'area di Saint Denis, frazioni di Plau e Semon.
FENIS (AOSTA) IL MUSEO M.A.V. - Agosto 2010
A Fenis - Valle D'Aosta - da alcuni anni la Regione ha aperto il M.A.V, Museo dell'Artigianato e delle Tradizioni Valdostane. Esso espone oggetti, tutti in legno, riguardanti la vita della civiltà contadina valdostana di un tempo.
E' interessantissimo e vale la pena di visitarlo
Bumper documentario Regione Valle d'Aosta - Arte e Cultura
Bumper documentario Regione Valle d'Aosta - Ambiente
Production manager: Alessio Tubbiolo
All rights reserved - riservato ogni diritto di utilizzo
Innocenzo Manzetti: la prima telefonata in Valle d'Aosta
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Chi ha fatto la prima telefonata della storia? Come è nata l'elettricità in Valle?
Regia Guido Raimondo , testi e interviste Luca Casali, musiche originali Carlo Brnvenuto