Il Museo Archeologico di Angera
La conservatrice Cristina Miedico spiega la collezione e le attività del piccolo museo sul Lago
Museo Civico Archeologico Villa Mirabello Varese
Presentazione Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello - Varese. Sezioni: Preistorica, Protostorica, Età Romana, Epigrafica, Età del Ferro, Medievale, Risorgimento, biblioteca. palafitte, unesco, isolino virginia, cultura, istruzione, cultura di Golasecca, lago di varese
Ecco il nuovo Civico Museo Archeologico
CAMAIORE - E’ stato presentato oggi il nuovo Civico Museo Archeologico di Camaiore, situato nel complesso del Palazzo Tori Massoni in Piazza Francigena.
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MUSEO ARCHEOLOGICO FORMIA
ARSAGO SEPRIO MUSEO ARCHEOLOGICO
Leggere e studiare a Villa Mirabello: intervista alla conservatrice del Museo Archeologico
Leggere e studiare a Villa Mirabello: intervista alla conservatrice del Museo Archeologico
Sesto Calende e il nostro Ticino
Angera - dalla glaciazione al paesaggio preistorico - Simulazione 3D
Ricostruzione dell'evoluzione del paesaggio nel territorio di Angera e del lago di Varese, dalla glaciazione Wurmiana alla preistoria. Simulazione realizzata con software 3dNature Visual Nature Studio.
Il territorio di Varese in età preistorica e protostorica
Maurizio Harari (Università degli Studi di Pavia)
Presentazione del volume (tavola rotonda) “IL TERRITORIO DI VARESE IN ETÀ PREISTORICA E PROTOSTORICA”, La Storia di Varese, Nomos edizioni.
Grazie a questo volume, emerge una panoramica approfondita e aggiornata sull’ambiente, i popoli, le scritture, sugli scavi archeologici e sulle ricerche, che riguardano il lunghissimo periodo che va dal Paleolitico al periodo preromano. La ricchezza del patrimonio di archeologia preistorica che riguarda il territorio della provincia di Varese è nota (basti pensare agli insediamenti palafitticoli dei laghi e alla Cultura di Golasecca) ed ha permesso agli Autori di trarre pieno e meditato profitto da riflessioni storico-archeologiche dedicate al popolamento antico dell’Italia del nord-ovest. Argomenti dunque attualissimi e, nell’orizzonte pre- e protostorico che li incornicia, ben radicati nel quadro territoriale proprio di una Storia di Varese. L’analisi è stata compiuta da alcuni tra i più autorevoli archeologi e studiosi delle università di Pavia, Milano, Torino, Padova, Venezia e Nottingham, del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, del Centro di Studi Preistorici e Archeologici di Varese e di altri prestigiosi laboratori, musei e istituzioni culturali nazionali.
Incontro nell’ambito della Mostra “Alieni. La conquista dell’Italia da parte di piante e animali introdotti dall’uomo”
link della rassegna : uninsubria.it/alieni
Varese- i 4 siti UNESCO.m4v
Presentazione dei 4 siti UNESCO del territorio varesino:
Paesaggio culturale dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia: Sacro Monte di Varese; Monte San Giorgio sito fossilifero transnazionale italo-svizzero; I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.): Castelseprio-Torba; Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino: Biandronno-Isolino Virginia, Cadrezzate-Del Sabbione, Bodio Lomnago-Bodio Centrale
Gli interni del Palazzo Vescovile
Fino agli '90 ha ospitato i musei di Montalcino (il diocesano, il civico e l'archeologico, con opere, di importanti autori senesi del XIII-XVI secolo, tra cui Bartalo di Fredi, Sodoma, Bartolomeo Neroni) ma oggi, il Palazzo Vescovile, è chiuso e in molti, soprattutto i bambini di Montalcino non hanno mai potuto vedere questo palazzo signorile che potrebbe tornare a nuova vita ospitando magari dei progetti o attività di particolare interesse culturale.
Museo Baroffio Sacro Monte di Varese
Il Museo Baroffio e del Santuario è stato riaperto nel dicembre 2001 dopo una chiusura quasi decennale, in cui il complesso è stato risanato nel rispetto dell'edificio originario progettato dall'architetto Ulderico Tononi e dallo scultore Lodovico Pogliaghi. Le opere, sottoposte a un riesame di attribuzione e datazione, sono state restaurate e ordinate secondo moderni criteri espositivi, così che sia piena la loro valorizzazione e ottimale la conservazione. Sono stati aggiunti altri spazi al percorso espositivo: una grande sala che ospita una mostra mariana permanente con opere di noti artisti moderni e un piano recuperato in antichi e suggestivi locali addossati al santuario.
Il museo accoglie chi vuole leggere la storia di Santa Maria del Monte attraverso la bellezza di sculture romaniche, miniature di codici preziosi, paliotti d'età sforzesca e chi sa apprezzare il patrimonio delle donazioni succedutesi fino ai nostri giorni, prima fra tutte quella del barone Baroffio, con dipinti dal XV al XVIII secolo, sino alla sezione di arte sacra contemporanea.
La Fabbrica nella Giungla: ex Polveriera a Taino (VA)
la vecchia fabbrica Polveriera di Taino (Varese)
La bellezza di uno dei panorami più belli della Lombardia, il mistero di una vecchia polveriera nascosta in un bosco secolare e la memoria storica di Taino, piccola cittadina di quattro mila anime in Provincia di Varese. Sono questi i tre ingredienti che fanno dell’ex Polveriera Montedison uno dei luoghi abbandonati più suggestivi e carichi di fascino di tutta la regione.
L’ex polveriera fu costruita agli inizi del 900 nel bosco della collina del Campaccio, affaccio naturale sul lago Maggiore dal quale è possibile godere di uno scorcio mozzafiato: di fronte il monte Rosa, dall’altro lato della sponda Arona e sotto, un po’ spostata a destra, la Rocca di Angera. Per oltre mezzo secolo, l’ex polveriera ha fatto parte della vita e della morte dei tainesi e oggi, dopo 40 anni e passa di abbandono, restano 700 mila metri quadrati di ruderi, vecchi laboratori, camminamenti e cunicoli.
Negli anni di massimo splendore, l’azienda arrivò a impiegare fino a 2 mila addetti, vale a dire l’intera popolazione di Taino. L’anno della sua fondazione è il 1914, pochi mesi prima dello scoppio della Prima guerra mondiale, e fu costruita per volontà dalla ditta francese Davey Bickford Smith. All’inizio la produzione era modesta e anche il numero di addetti non andava oltre le 50 unità. Ma dopo la fine della Grande Guerra, con l’ingresso nella proprietà di grandi aziende del settore, l’attività aumentò: micce rapide, micce lente e micce detonanti, munizioni di diverso calibro e soprattutto proiettili antiaereo e anticarro. Da quei laboratori uscirono anche le micce che vennero utilizzate per l’apertura del traforo del Sempione e durante la Seconda guerra mondiale il comando tedesco per proteggerla allestì anche un distaccamento di oltre 200 militari. Finito il conflitto, iniziò il declino e nel 1972, dopo che la proprietà passo prima alla Montecatini e poi alla Montedison, arrivò la chiusura.
Tuttavia, il momento chiave della storia dell’ex polveriera, quello che l’ha fatta entrare nella memoria collettiva di tutti gli abitanti della zona, risale al 27 luglio del 1935, quando un’esplosione avvenuta durante una delle fasi della lavorazione uccise 35 tainesi. Ma la tragedia non spezzò il legame fra la popolazione e la fabbrica. Al contrario, nonostante il dolore e la disperazione, in un certo modo lo rinsaldò: i tainesi erano consci del rischio che correvano, quell’azienda paradossalmente dava da vivere a migliaia di famiglie e c’erano addetti che prima di iniziare a lavorare si facevano il segno della croce.
Adesso, dopo 40 anni di abbandono, ciò che rimane sono solo edifici mezzi diroccati e capannoni sventrati. Resti che adesso stanno crollando a pezzi, muti spettatori delle sempre più frequenti incursioni di vandali, writer, sette sataniche e appassionati di softair attirati dai sentieri infestati di rovi, dalla vegetazione fitta e dai cunicoli: è come se l’ex polveriera stesse per essere inglobata dal bosco che per anni l’ha protetta dalle incursioni aree.
Ovviamente, come per ogni luogo abbandonato che si rispetti, anche per l’ex polveriera nel corso degli anni sono fiorite leggende, per lo più legate alla presenza di spettri. Una delle storie più gettonate riguarda i fantasmi delle vittime della grande esplosione del ’35. C’è chi sostiene di averli visti vagare fra gli alberi e le rovine e chi, invece, afferma di averne udito i lamenti.
La cosa certa, tuttavia, è l’intenzione dell’amministrazione comunale locale di bloccare il degrado. Dieci anni fa decise di rilevare il terreno per un milione di euro, una spesa impegnativa per un comune di 4 mila abitanti scarsi, tanto che non mancarono critiche e polemiche. L’ex Polveriera è un “balcone naturale” affacciato sul lago e l’obiettivo è costruire un grande villaggio turistico con albergo, residence, centro sportivo e ville. Ma il progetto, nonostante le offerte, non è mai decollato: colpa della crisi, delle dimensioni eccessive dell’area e del divieto imposto dal Pgt a insediamenti commerciali di grandi dimensioni. Nel frattempo, in attesa che il progetto di recupero prenda finalmente forma e sostanza, in Comune hanno pensato di mantenere viva la storia e la memoria dell’ex polveriera trasformando l’ex Dopo lavoro in un museo civico con centro anziani annesso.
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Museo dei Trasporti Ogliari
Museo dei Trasporti Ogliari a Ranco in provincia di Varese sulle sponde del lago Maggiore,
MUSEO DEI TRAPORTI OGLIARI si trova a Ranco in provincia di Varese,sulle sponde del lago Maggiore. Qui potete trovare tutti i mezzi di trasporto dal cavallo all'uomo nello spazio. Nel museo dei Trasporti Ogliari potete trovare: museo trasporti carrozze , museo trasporti treni elettrici , museo trasporti treni a vapore , museo trasporti funivia , museo trasporti funicolare , museo trasporti mezzi a motore , museo trasporti auto , trasporti museo moto , trasporti museo bus , museo trasporti mezzi dei pompieri , museo trasporti biciclette , museo trasporti rotaie , museo trasporti locomotive , museo trasporti metropolitana , museo trasporti manichini , museo trasporti la città ideale ( un plastico della Città Ideale di Leonardo da Vinci ).
2 Dalla preistoria all'alto medioevo
Le prime importanti testimonianze urbane e culturali nel territorio comasco risalgono al periodo compreso tra l'XI e il IV sec. a.C.. Esse si riferiscono alla Cultura di Golasecca, una civiltà che prende il nome dall'omonima località (oggi in provincia di Varese). La Civiltà di Golasecca si espande in tutta la Lombardia, raggiungendo il lago di Como e contribuendo allo sviluppo commerciale e culturale del territorio. All'interno del Parco Spina Verde, a nord-ovest di Como, tra i numerosi reperti archeologici risalenti alla civiltà di Golasecca, sono visibili le cosiddette Camere in roccia, i più antichi resti di abitazione rinvenuti nel territorio comasco. L'interesse dell'Impero Romano per il lago porta, nel 59 a.C., alla fondazione dell'abitato di Novum Comum e con esso l'edificazione di ville e templi oggi parzialmente riportati alla luce da scavi archeologici. Numerosi reperti ritrovati, sono esposti al Museo Archeologico di Piazza Medaglie D'Oro a Como. Dal 440 d.C. Abbondio, vescovo di Como, è la figura più importante per la diffusione della cultura cristiana nel comasco. Egli si dedica all'evangelizzazione del territorio lariano e della città di Como di cui oggi è il patrono. Grazie alla sua opera numerose chiese, con i loro stucchi ed affreschi, sorgono in tutto il territorio.
Il castello di Vigevano
A Vigevano, si sa, c'è la piazza più bella di tutta la Lombardia. Di lato, imponente e discreto, un castello passato di mano dai Visconti agli Sforza dove anche Leonardo da Vinci venne a prendere appunti.
La rubrica Lombardia ritrovata di Umberto Martini su Rai3 Lombardia.